I
cinesi sono in procinto di eliminare il monopolio del dollaro USA,
cedendo le obbligazioni del Tesoro USA, stoccando riserve auree e
aprendo banche regionali per distribuire la propria valuta nazionale.
Questo darà più facile accesso ai mercati dei capitali, isolando la
manipolazione finanziaria di Washington e Wall Street. Temendo l’eclissi
di dollaro e sistema di Bretton Woods con l’architettura finanziaria
rivale, la risposta degli Stati Uniti è un tentativo di danneggiare i
mercati cinesi e rivalutare la valuta cinese.
La Cina ha risposto
attraverso le regole del mercato e quindi con i quantitative easing
della propria moneta mantenendo bassi i prezzi dei prodotti industriali
cinesi e delle esportazioni. Il quantitative easing di Pechino è una
reazione alla manipolazione finanziaria di Washington e Wall Street.
Inoltre, Washington non ha mai pensato che i cinesi rispondessero con il
dumping dei buoni del tesoro statunitensi. Al posto dell’isteria
sull’economia cinese, “il crollo imminente del dollaro dovrebbe avere sempre l’attenzione degli investitori”,
avvertiva l’economista Peter Schiff. La voce di Schiff è una dei molti
analisti che dicono che i discorsi su una vacillante economia cinese
sono esagerati e pessimi.
La guerra finanziaria contro Cina e Russia: la guerra degli USA alla “comunità del destino”
Mentre l’architettura finanziaria mondiale è alterata da Cina e Russia, il dollaro USA viene gradualmente neutralizzato come arma preferita di Washington. Anche il monopolio del sistema di Bretton Woods di Washington, formato da Fondo monetario internazionale (FMI) e Banca Mondiale, è messo in discussione direttamente. Anche se non costituiscono un’alternativa all’economia neoliberista, la New Development Bank (NDB) dei BRICS e l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) di Pechino sfidano il sistema di Bretton Woods attraverso una struttura finanziaria rivale.
Mentre l’architettura finanziaria mondiale è alterata da Cina e Russia, il dollaro USA viene gradualmente neutralizzato come arma preferita di Washington. Anche il monopolio del sistema di Bretton Woods di Washington, formato da Fondo monetario internazionale (FMI) e Banca Mondiale, è messo in discussione direttamente. Anche se non costituiscono un’alternativa all’economia neoliberista, la New Development Bank (NDB) dei BRICS e l’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) di Pechino sfidano il sistema di Bretton Woods attraverso una struttura finanziaria rivale.
L’impero degli Stati Uniti è consapevole
delle mosse per creare un ordine finanziario rivale. I politici di
Washington, Pentagono e Wall Street guardavano con preoccupazione al
duplice vertice di BRICS e Shanghai Cooperation Organization
nella città russa di Ufa. Fino a quel momento perseguivano guerre di
propaganda, sui mercati energetici, finanziari, valutari ed economici in
generale contro la Federazione russa.
Dopo Ufa hanno esteso la guerra
finanziaria ed economica alla Cina. Banche e governi dell’Unione europea
esaminano l’uso della moneta nazionale cinese, renminbi/yuan, come
valuta di riserva. Ciò per l’attrattiva stabilità del renminbi come
valuta. Ciò preoccupa Washington e Wall Street, ed è uno dei fattori che
hanno determinato l’espansione della guerra monetarie e finanziaria
dalla Russia alla Cina. Utilizzando speculazione e manipolazione del
mercato come arma psicologica, gli Stati Uniti lanciavano un attacco
finanziario contro i cinesi. Ciò attraverso il tentativo di affondare o
mandare in crash il mercato azionario cinese e colpire la
fiducia degli investitori nell’economia cinese e le sue riserve.
Pechino, tuttavia, ha reagito rapidamente imponendo controlli sui
prelievi d’investimento. Ciò ha impedito la valanga di vendite azionarie
e disinnescato la bomba finanziaria degli Stati Uniti. Mentre il prezzo
del renminbi ha cominciato a salire, Pechino ha iniziato il
quantitative esaing svalutando la moneta nazionale, per continuare le
esportazioni. Il Congresso degli Stati Uniti e della Casa Bianca vi si
oppongono nettamente, accusando i cinesi di manipolazione finanziaria e
chiedendo che Pechino non regoli il valore del renminbi. Ciò che la
gente della periferia di Washington vuole é che i cinesi lasciano
valutare il renminbi per distruggere economia e mercato cinesi.
Il Drago cinese colpisce ancora: Pechino liquida i BOT degli USA
Spingendo la Cina, essa respinge. Il dollaro (o, più propriamente, renminbi/yuan) non si ferma con l’introduzione di norme da parte di Pechino. La Cina ha adottato misure che scuotono Wall Street e Washington è avvertita. Mentre le istituzioni finanziarie statunitensi cercano di danneggiare la fiducia degli investitori in Cina attraverso tattiche psicologiche, sostenendo che l’economia cinese rallenta e che il mercato cinese è in caduta libera, Pechino annuncia di aver acquistato 600 tonnellate di oro nel giro di un mese e la Banca Popolare Cinese si sbarazza di oltre 17 miliardi di dollari dalle riserve di valuta estera. Le riserve in valuta estera cinese, escluse le riserve in valuta estera delle Regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao, erano 371o miliardi di dollari nel maggio 2015. Sono scese a 3690 miliardi nel giugno 2015. Il sito sul mercato finanziario ZeroHedge, che segue questa evoluzione, ha spiegato ciò che accade:
Spingendo la Cina, essa respinge. Il dollaro (o, più propriamente, renminbi/yuan) non si ferma con l’introduzione di norme da parte di Pechino. La Cina ha adottato misure che scuotono Wall Street e Washington è avvertita. Mentre le istituzioni finanziarie statunitensi cercano di danneggiare la fiducia degli investitori in Cina attraverso tattiche psicologiche, sostenendo che l’economia cinese rallenta e che il mercato cinese è in caduta libera, Pechino annuncia di aver acquistato 600 tonnellate di oro nel giro di un mese e la Banca Popolare Cinese si sbarazza di oltre 17 miliardi di dollari dalle riserve di valuta estera. Le riserve in valuta estera cinese, escluse le riserve in valuta estera delle Regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao, erano 371o miliardi di dollari nel maggio 2015. Sono scese a 3690 miliardi nel giugno 2015. Il sito sul mercato finanziario ZeroHedge, che segue questa evoluzione, ha spiegato ciò che accade:
“Abbiamo poi messo il cambio della Cina sulle riserve valutarie assieme al totale delle partecipazioni del Tesoro USA della Cina e relativo ‘anonimo’ rivenditore off-shore di Euroclear (‘Belgio’), rilasciato dal TIC, scoprendo che il rapporto drammatico che avevamo rilevato a maggio persiste, cioè praticamente il delta delle riserve valutarie cinesi trascina via tutti i buoni del Tesoro USA detenuti dalla Cina”.
Il punto principale qui è che i i buoni del Tesoro USA detenuti dalla Cina
“sono venduti in modo aggressivo, per la somma di 107 miliardi di dollari, finora nel 2015”.
Seguendo le transazioni finanziarie della Cina in Belgio, ZeroHedge
ha effettivamente calcolato che Pechino ha mollato 143 miliardi di
dollari in tre mesi. Pochi mesi dopo, ad agosto, altri 100 miliardi di
dollari in titoli del Tesoro USA sono defluiti nel giro di due
settimane. Il giorno dopo, il 27 agosto, Bloomberg confermava ciò che ZeroHedge aveva notato, spiegando in un rapporto:
“La Banca Popolare della Cina scarica dollari e acquista yuan per sostenerne il tasso di cambio, una politica che ha ridotto di 315 miliardi di dollari le riserve valutarie negli ultimi 12 mesi. Le scorte di 3650 miliardi diminuiranno di circa 40 miliardi al mese per il resto del 2015, secondo le stime di un’indagine di Bloomberg”.
Mentre Bloomberg sottolinea che i cinesi usano i dollari per acquistare la propria valuta nazionale, casualmente dice,
“Strategicamente e probabilmente è intenzione della Cina trovare il momento giusto per alleggerire l’eccessivo cumulo di titoli del Tesoro USA”,
citando un economista della Reorient Financial Markets Limited di Hong Kong.
L’eclisse del dollaro da parte del Renminbi cinese
Wall Street dovrebbe preoccuparsi dei problemi economici degli Stati Uniti invece di cercare di minare la Cina. Il discorso sul rallentamento dell’economia cinese è in parte distrazione. Si distoglie l’attenzione dal declino degli Stati Uniti e si rafforzano gli sforzi di Washington e Wall Street per frenare Pechino. I cinesi, tuttavia, continuano ad andare avanti imperterriti. Pechino ha scelto il Qatar come prima piazza di cambio del renminbi per i mercati dei cambi regionali in Medio Oriente e Nord Africa, nell’aprile 2015.
Wall Street dovrebbe preoccuparsi dei problemi economici degli Stati Uniti invece di cercare di minare la Cina. Il discorso sul rallentamento dell’economia cinese è in parte distrazione. Si distoglie l’attenzione dal declino degli Stati Uniti e si rafforzano gli sforzi di Washington e Wall Street per frenare Pechino. I cinesi, tuttavia, continuano ad andare avanti imperterriti. Pechino ha scelto il Qatar come prima piazza di cambio del renminbi per i mercati dei cambi regionali in Medio Oriente e Nord Africa, nell’aprile 2015.
Il nome di questo centro di
cambio è Renminbi Qatar Center, ed aggirerà le strutture
finanziarie USA e darà maggiore accesso a petrolio e gas naturale di
Medio Oriente e Nord Africa alla Repubblica Popolare Cinese. Nonostante i
desideri di Wall Street e Washington, l’Ordine Mondiale di Seta va
avanti.
Mahdi Darius Nazemroaya Strategic Culture Foundation 30/08/2015
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/08/30/la-guerra-finanziaria-di-washington-alla-cina-leclissi-del-dollaro/
Nessun commento:
Posta un commento