Questo istante è tutto ciò che abbiamo, ma la mente, la successione di pensieri è sempre proiettata altrove, nel passato e nel futuro, facendoci dimenticare di esistere, di essere qui, di essere ora.
Rimandiamo sempre la nostra gioia e la nostra pace, le posticipiamo nel momento perfetto che accadrà in futuro. Quella persona, quella casa, quella situazione, quel viaggio, quel lavoro mi daranno tutto ciò che cerco. E ora? Ora siamo come zombie non consapevoli del corpo e del proprio potere. Questo istante è l’unico punto di accesso alla nostra vera natura e al nostro potenziale infinito.
Quello che segue sono degli estratti dal libro Riprendere i Sensi di Jon Kabat-Zinn, neuroscienziato e biologo molecolare del MIT, ha dedicato le sue ricerche a studiare le interazioni mente-corpo e i possibili interventi su tali interazioni al fine di promuovere i processi di guarigione.
Nel libro spiega la relazione fra consapevolezza e benessere fisico e spirituale, prendendo in esame i misteri e le meraviglie della nostra mente e del nostro corpo e descrivendo modi semplici e intuitivi per arrivare, tramite i sensi, a una comprensione più profonda della nostra bellezza, del nostro genio e del percorso che scegliamo per la nostra vita in un mondo complicato, dominato dalla paura e in rapido mutamento.
“Forse avete notato che il senso dell’identità ci dice tutto il tempo che non siamo completi: ci comunica che dobbiamo arrivare da qualche altra parte, raggiungere ciò che occorre, realizzare, acquisire completezza e felicità, contare qualcosa o molto, cavarcela bene, tutte cose in parte vere, relativamente vere, e in quanto tali intuizioni da onorare. Ma dimentica di ricordarci, a un livello più profondo, al di là delle apparenze e del tempo, che tutto ciò che va raggiunto o realizzato è già qui, ora, che non esiste un «miglioramento» dell’identità ma solo un conoscerne la sua vera natura insieme vuota e piena e perciò stesso profondamente utile.
Una delle sfide del vivere in presenza mentale è riuscire a stare in contatto con i ritmi naturali della nostra vita a mano a mano che si svolge. Si tratta di tenere bene a mente che cosa conta di più e riconoscere di essere «drogati d’azione».
Passiamo tutto il giorno da una cosa all’altra, specie quando non lavoriamo: può essere leggere il giornale, prendere in mano una rivista, fare zapping in televisione, metter su il video di un film, telefonare a qualcuno, andare ad aprire il frigo, accendere la radio appena saliti in macchina, fare compere, pulire compulsivamente la casa, leggere a letto, dire cose inconsapevoli di nessuna rilevanza rispetto al momento ma che semplicemente rispecchiano i pensieri quasi casuali che continuano a infestarci come parassiti.
Questi e altri modi del tutto «normali» di passare il tempo (e anche alcuni di quelli necessari a portare avanti la vita e a prenderci cura di quel che va fatto) possono servire anche a tenerci continuamente lontani da uno stato di piena veglia e presenza.
Se cominciamo a prestare attenzione a questi impulsi appena nascono scopriremo forse di essere sostanzialmente dipendenti da queste continue autodistrazioni, tanto abituale ci è questo fluttuare nell’aria da un momento al successivo riempiendoli di attività e di oggetti senza mai atterrarci sopra per davvero.
Poi arriva uno di quei momenti in cui, per qualche istante, ci appare tutto più chiaro e più a fuoco, e ci chiediamo a che punto siamo, nella nostra vita, tanto ci sentiamo lontani dalla sensazione reale di essere «a casa» in noi stessi e profondamente connessi con gli altri.
Che effetto farebbe prendere dimora nel proprio corpo, nella sensazione di essere vivi e basta, anche se per pochi attimi, diciamo per cinque minuti alla fine della giornata, sdraiati a letto o seduti da qualche parte, la sera o all’inizio della giornata, persino prima di mettere già i piedi dal letto? Che effetto farebbe?
Potete scoprirlo, naturalmente, se solo incontrate voi stessi evitando deliberatamente di riempire il momento presente di qualcosa.
Sdraiati a guardare le nuvole, immersi nei canti degli uccelli o nella brezza del deserto, sentendo l’aria intorno al corpo, il calore che rimandano le pareti della gola o il gioco della luce sulle rocce, o sentendo i muscoli posteriori del collo irrigidirsi mentre cercate di parcheggiare in centro durante una bufera di neve e siete già in ritardo all’appuntamento – qualunque cosa vi si offra nel luogo in cui vi trovate, che sia natura, metropoli o periferia: perché rifiutarla e cercare altrove l’eccitazione e l’intrattenimento e la distrazione, quando la vita si dispiega sempre qui e ora e non esiste luogo né tempo migliore? Che senso ha «distrarsi» quando farlo ci sposta altrove rispetto alla nostra stessa vita, come il torrente o il fiume che viene deviato, e riempie i nostri momenti già perfetti (per quanto difficili) e le nostre splendide menti di cose di cui non abbiamo nessun bisogno?
Riusciresti a essere proprio lì dove ti trovi, dovunque tu sia? Con tutto quel che accade? Adesso?
Se la risposta è sì, forse scopri che ti stai già divertendo molto, più di quanto non sapessi. Forse, in fin dei conti, te ne stai solo bello spaparanzato «a casa»… dentro te stesso, a prescindere dalle circostanze, dovunque ti trovi.”
Dioni aka Riccardo Lautizi
fonte: http://www.dionidream.com/non-fuggire-momento-presente/
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