Lo
si dice dall’inizio della guerra civile iniziata la scorsa primavera,
ma l’Ucraina potrebbe finalmente essere sul punto di una rivolta
legittima del popolo contro il governo. Le rivoluzioni colorate nel 2004
e 2014 furono organizzate dall’estero (nonostante la rappresentazione
fuorviante dei mass media quali movimenti popolari), per raggiungimento
obiettivi geopolitici concreti per conto dell’occidente, screditandosi
quindi come veri e propri interventi ed esponendone la natura.
Anche se
l’Ucraina finora non ha avuto una vera rivoluzione (organizzata da
ucraini per gli ucraini), non significa che non sia imminente, avendo
tutti gli “ingredienti” pronti. Tre sviluppi recenti indicano che il
Paese sia assai più vicino a una vera rivoluzione di quanto la maggior
parte degli osservatori pretendano, e se la popolazione prende
l’iniziativa cogliendo l’opportunità che ha di fronte, potrebbe
invertire le disastrose politiche del regime prima che sia troppo tardi.
Divieto di libri
Kiev ha deciso di vietare vari di libri di autori russi, in particolare le opere del famoso crociato anti-rivoluzione colorata e storico Nikolaj Starikov e del consigliere presidenziale Sergej Glaziev. Questi in particolare sono estremamente critici verso il regime, e sembra che Kiev li veda quali minacce ideologiche al proprio domino. Il divieto dei libro spunta nell’ambito dell’esistente oppressione politica contro tutti i dissidenti politici, mediatici o semplici cittadini. Le autorità esprimono chiaramente che alcuna opinione contraria sarà tollerata e cercano di controllare le informazioni ricevute dalla popolazione.
Kiev ha deciso di vietare vari di libri di autori russi, in particolare le opere del famoso crociato anti-rivoluzione colorata e storico Nikolaj Starikov e del consigliere presidenziale Sergej Glaziev. Questi in particolare sono estremamente critici verso il regime, e sembra che Kiev li veda quali minacce ideologiche al proprio domino. Il divieto dei libro spunta nell’ambito dell’esistente oppressione politica contro tutti i dissidenti politici, mediatici o semplici cittadini. Le autorità esprimono chiaramente che alcuna opinione contraria sarà tollerata e cercano di controllare le informazioni ricevute dalla popolazione.
Ciò
va letto come nient’altro che paura della propria cittadinanza dato che
se Kiev e i suoi rappresentanti fossero sicuri del proprio dominio, non
avrebbero alcun bisogno di essere così autoritari. Il fatto che ora
adottano il passo pubblicizzato ed estremo di vietare alcuni libri ci
parla di paranoia acuita, che a sua volta può essere letta (gioco di
parole) come grave minaccia dai cittadini che credono di affrontare. Il
fatto è, e potrebbe non essere mera paranoia, la realtà oggettiva di
alcuni elementi della società, e non solo dei battaglioni neonazisti
(anche se per propri motivi), che si preparano a ribellarsi a Kiev.
La minaccia dell’embargo russo al cibo
L’ultima notizia da Mosca è Medvedev annunciare la campagna delle contro-sanzioni “estendersi a Albania, Montenegro, Islanda e Liechtenstein e, soggetta a certe condizioni, Ucraina”. Specificando ha avvertito che se l’Ucraina va avanti sull’accordo di associazione economica con l’UE, che dovrebbe entrare in vigore all’inizio del prossimo anno, i suoi prodotti agricoli saranno soggetti alle stesse restrizioni. Il divieto d’importare frutta e verdura lo scorso ottobre ha già minacciato la perdita di un mercato da 51milioni per i produttori ucraini, ed includervi tutti i prodotti agricoli potrebbe essere catastrofico per l’economia già in ginocchio.
L’ultima notizia da Mosca è Medvedev annunciare la campagna delle contro-sanzioni “estendersi a Albania, Montenegro, Islanda e Liechtenstein e, soggetta a certe condizioni, Ucraina”. Specificando ha avvertito che se l’Ucraina va avanti sull’accordo di associazione economica con l’UE, che dovrebbe entrare in vigore all’inizio del prossimo anno, i suoi prodotti agricoli saranno soggetti alle stesse restrizioni. Il divieto d’importare frutta e verdura lo scorso ottobre ha già minacciato la perdita di un mercato da 51milioni per i produttori ucraini, ed includervi tutti i prodotti agricoli potrebbe essere catastrofico per l’economia già in ginocchio.
Secondo Business New
Europe, l’agricoltura è più grande dell’industria oggi, (grazie per lo
più al crollo della produzione subito con la guerra al Donbas) e l’unica
a segnare una crescita lo scorso anno; quindi, se le esportazioni
dell’Ucraina verso il principale partner commerciale sono escluse, le
conseguenze potrebbero benissimo essere fatali. Ulteriore punto su
questo argomento, va notato che è assai improbabile che le esportazioni
possano essere riorientate verso l’UE, perché i produttori nazionali già
ululano di dolore per la miseria economica inflittagli dalle
contro-sanzioni della Russia e sono animosamente in competizione tra
loro in un mercato saturo.
Sarebbe quindi una mossa politica esiziale
per qualsiasi governo dell’Unione europea dare priorità ai prodotti
agricoli ucraini sui propri, tanto più che l’Unione europea soffre la
peggiore crisi sul latte da trent’anni e non può assolutamente assorbire
eventuali importazioni ucraine. Se l’Ucraina non può vendere i propri
prodotti all’Europa l’eccesso che sarebbe originariamente finito in
Russia rimarrà sul mercato domestico precipitando il crollo dei prezzi,
preludendo l’improvviso crollo di tutta l’agricoltura. Ciò, a sua volta
influenzerebbe la capacità del Paese di nutrirsi, e cioè costosi
prodotti alimentari esteri (prodotti probabilmente con OGM degli Stati
Uniti) verrebbero importati per soddisfare la domanda.
Con
un’agricoltura sempre meno redditizia, i terreni agricoli verrebbero
venduto a prezzi di costo a società straniere (di nuovo probabilmente
statunitensi, in particolare Monsanto), inaugurando così l’acquisizione
estera completa di una delle più ricche regioni agricole del mondo. Tale
scenario disastroso può essere evitato però, a condizione che gli
ucraini adottino l’azione urgente di cambiare il governo prima della
fine dell’anno, portando all’esame degli sviluppi successivi.
Il Comitato per la Salvezza dell’Ucraina
Ultimo ma non meno importante, uno dei più importanti, anche se non indicati, aspetti che potrebbero spingere gli ucraini a una vera rivoluzione è l’istituzione del Comitato per la Salvezza dell’Ucraina (CSU), governo in esilio a Mosca. Come dice il proverbio, “meglio tardi che mai” che sembra abbastanza adatto al caso.
Ultimo ma non meno importante, uno dei più importanti, anche se non indicati, aspetti che potrebbero spingere gli ucraini a una vera rivoluzione è l’istituzione del Comitato per la Salvezza dell’Ucraina (CSU), governo in esilio a Mosca. Come dice il proverbio, “meglio tardi che mai” che sembra abbastanza adatto al caso.
Da ciò che si può
discernere, il CSU è un’idea dell’ex-primo ministro Nikolaj Azarov, e
anche se non è il leader (Vladimir Alejnik lo è), sembra dirigere la
scena. Azarov ha promesso che se va al potere, il CSU terrà
immediatamente nuove elezioni, libere e giuste, ma affinché ciò avvenga “chiede
a tutti i cittadini, partiti, sindacati e movimenti sociali di unirsi e
ristabilire l’ordine a casa nostra tramite uno sforzo congiunto“.
Il punto, a quanto pare, è unire le organizzazioni della società civile e
i cittadini in una campagna antigovernativa coordinata, nella
convinzione che possa rivelarsi il punto di svolta fondamentale per il
regime.
Quasi ogni osservatore sarebbe d’accordo che Kiev non lascerà
mai il potere senza combattere, ma Azarov non menziona la violenza nella
lotta imminente, anche se si può compendere che sarebbe una risposta
logica all’aspra repressione dello Stato; alcuni sostenitori potrebbero
decidere di reagire in questo modo. Oggi il CSU non sembra ispirare
molto entusiasmo, ma ciò potrebbe cambiare con il tempo. Dopo tutto,
l’organizzazione non è perfetta (e gran parte di sue composizione e
attività è ancora misteriosa e non aperta)m ma si distingue
simbolicamente come prima forma realistica di opposizione al governo di
Majdan, aiutata dal fatto di essere all’estero, al sicuro dalle grinfie
di Kiev.
La cosa più importante oggi, però, è che l’organizzazione
probabilmente costruisca una rete di cellule di supporto in Ucraina, al
fine di costruire una piattaforma anti-governativa unificata da cui
partire per sfidare lo Stato. Ciò significa che il CSU potrebbe
essenzialmente agire come comitato di coordinamento delle campagne di
sensibilizzazione nel Paese, delle manifestazioni pubbliche (quando è il
momento giusto) e forse, dopo essere violentemente represse, anche
delle operazioni di guerra ibrida. Parlando delle proteste e di
responsabilità ed interessi del CSU, se mai c’è un ambiente sociale
perfetto per testare le teorie di Gene Sharp su “dalla dittatura alla
democrazia” e “non ci sono alternative realistiche”, questo è l’Ucraina
contemporanea, dove esiste un’indubbia dittatura. Se la rivoluzione
legittima del popolo si verificasse in Ucraina, allora sarà sicuro che
il CSU avrà un ruolo di primo piano e probabilmente sfrutterà le
manifestazione per catapultarsi con la propria leadership da Mosca a
Kiev.
Conclusioni
Mai prima d’ora l’Ucraina è vicina a una rivoluzione legittima di oggi. Molti cittadini avevano paura del nuovo regime del colpo di Stato del febbraio 2014, ma non molti, fuori da Crimea e Donbas, hanno manifestato pubblicamente contro di esso. Quando accadeva, come ad esempio a Odessa nel maggio dello stesso anno, furono orribilmente uccisi e i criminali protetti dalla giustizia (volutamente). Certuni, incerti sul dal farsi per resistere al regime, decisero di “provarci” passivamente e vedere cosa infine fare per il proprio bene. Quasi 18 mesi dopo, le autorità di Majdan non fanno altro che dividere il Paese con guerra civile, assassinio di migliaia di civili e crash economico, e il tempo viene speso con ridicole tirate per ‘incolpare la Russia’, sempre più stantie e inverosimili presso la maggioranza della popolazione.
Mai prima d’ora l’Ucraina è vicina a una rivoluzione legittima di oggi. Molti cittadini avevano paura del nuovo regime del colpo di Stato del febbraio 2014, ma non molti, fuori da Crimea e Donbas, hanno manifestato pubblicamente contro di esso. Quando accadeva, come ad esempio a Odessa nel maggio dello stesso anno, furono orribilmente uccisi e i criminali protetti dalla giustizia (volutamente). Certuni, incerti sul dal farsi per resistere al regime, decisero di “provarci” passivamente e vedere cosa infine fare per il proprio bene. Quasi 18 mesi dopo, le autorità di Majdan non fanno altro che dividere il Paese con guerra civile, assassinio di migliaia di civili e crash economico, e il tempo viene speso con ridicole tirate per ‘incolpare la Russia’, sempre più stantie e inverosimili presso la maggioranza della popolazione.
I problemi
dell’Ucraina dal rovesciamento di Janukovich sono interamente
attribuibili alle nuove autorità, e sembra che parte degli ucraini
finalmente lo comprenda, perciò Kiev istiga altra paranoia per
sopprimere il pensiero indipendente, arrivando scandalosamente a vietare
dei libri. I media ucraini potrebbero essere politicamente fuorvianti,
ma la maggior parte è abbastanza intelligente da capire che il Paese va a
rotoli e che è sempre più difficile far quadrare i conti. Con
l’ultimatum delle contro-sanzioni russe all’Ucraina, alcuni potrebbero
finalmente disperarsi tanto da andare contro il governo, pur consapevoli
della probabile repressione (o peggio) che subirebbero. Tuttavia,
questi individui presumibilmente non hanno il senso della direzione
organizzata, ed qui che il CSU entra.
Si presume che non agirà
pubblicamente, non avendo mostrato alcuna forma di presenza sotterranea
in Ucraina, non importa quanto piccola, e si potrebbe concludere
(secondo lo stesso Azarov) che ciò è favorevole delle attività
antigovernative di massa, e che farà il possibile per sostenerle.
Secondo questa logica e facendo due più due, il CSU potrebbe benissimo
organizzare tale movimento raccogliendo i segmenti disillusi della
società ucraina, portando al cambio di regime prima della fine
dell’anno. Se le autorità di Majdan restano al potere e non fanno marcia
indietro sull’accordo di associazione economica con l’UE, l’Ucraina
sprofonderà in una crisi ancora più profonda che potrebbe
involontariamente mutare la paranoia di Kiev sul cambio di regime in
solida realtà.
Andrew Korybko The Saker 19 agosto 2015
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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