giovedì 20 agosto 2015

Presenza è la nostra costante natura


Presenza è la nostra costante natura, ma la maggior parte del tempo la interrompiamo attraverso un vivere in uno stato di aspettativa, motivazione o interpretazione. Non siamo quasi mai a casa. […]

Solo qui, nella consapevolezza presente di ciò che semplicemente è, ci può essere la libertà di essere liberi dall’immagine di se stessi.

Vivere appassionatamente è lasciare andare ogni cosa in cambio della meraviglia della presenza senza tempo. […]

La presenza non può essere confusa con l’«essere qui e ora» che è un processo continuo creato dal sé separato e non ha diretta rilevanza con la liberazione.

Presenza è una qualità di benvenuto, una consapevolezza aperta che è dedicata semplicemente a ciò che è. Ci può essere ancora qualcuno che è consapevole e c’è ciò di cui siamo consci… il suono dell’acqua che scorre, il sapore del tè, la sensazione di paura o il peso e la consistenza di sedersi su una poltrona. E poi può esserci il lasciare andare di colui che è consapevole e allora tutto ciò che rimane è presenza. […]

C’è semplicemente ciò che è.

All’inizio è sufficiente permettere che la consapevolezza si dedichi a ciò che è. Il lasciare andare colui che è consapevole può seguire questa cosa con facilità, ma non può mai essere un obiettivo.
Io non posso «creare» presenza, semplicemente perché io sono presenza. […]

La presenza è totalmente senza sforzi […]. La presenza può solo essere permessa e riconosciuta. Ciò che tendo a fare per la maggior parte del tempo è schivarla o interromperla. […]

Nella presenza tutta l’azione è libera da impedimenti e senza macchia. È la spontaneità che nasce dall’immobilità.

Nel permettere la presenza […] ciò che muore è tutta l’aspettativa, il giudizio e lo sforzo del divenire. Ciò che muore è il ciarpame della separazione, il senso di identità di sé, che può solo funzionare nell’illusorio mondo del passato e del futuro, della memoria e dell’aspettativa. Poiché tutto potrà essere trovato se ci lasciamo andare semplicemente a ciò che è: saremo allora in un luogo di non conoscenza. […]

Ciò che lasciamo andare è il nostro incessante bisogno di sentire che siamo un’identità separata. […]

Quando c’è presenza non c’è più il sé. […]

Non c’è mai nessuna situazione in cui non possiamo non essere uniti al presente. Non è meraviglioso?! […]

La presenza è disponibile in qualunque situazione, o per dirla in altre parole, la libertà è già continuamente disponibile.

Ogni giornata con i suoi eventi ci dà l’occasione di essere presenti a… dolore, paura, il rumore di un’auto, il vento tra gli alberi, il mio corpo sulla sedia, una penna tra le dita, dolore emozionale, abitudini, essere pieni di giudizi su di sé, colpa, camminare, il sapore del formaggio, essere di fretta, essere pigri, esercitare il controllo, e la mente che fa il guru […].

Se provo a portare luce su un aspetto in particolare della mia storia, disturbo il naturale fluire […]. Perché la presenza non è un obiettivo […]. Non è un esercizio spirituale o uno strumento per raggiungere uno scopo […]. La presenza […] non sta cercando di andare da nessuna parte e se io sono, l’ho già interrotta.


Tony Parsons
tratto da “The Open Secret

fonte: http://www.non-dualita.it/presenza-e-la-nostra-costante-natura-tony-parsons/

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