giovedì 12 novembre 2015

Il fiasco finale dell’esercito ucraino

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Ai primi di novembre, mentre celebrava il 150° anniversario della nascita del metropolita Andrej Sheptitskij, il primo ministro ucraino Arsenij Jatsenjuk proclamava che “l’esercito ucraino ha combattuto e vinto per 20 mesi“. Era un annuncio sorprendente per il capo di un governo che ha perso praticamente tutto ciò che poteva perdere per mancanza di professionalità e stupidità. 

Dando uno sguardo a cifre secche, le forze armate dell’Ucraina attualmente sono costituite da 188000 truppe. Lo scorso anno il numero di generali è aumentato del 60%, da 121 nel 2014 a 201 nel settembre 2015. In altre parole, l’esercito ucraino ha ora un generale ogni 935 soldati. Quali successi tangibili abbiamo visto da tale macchina intellettuale che si gonfia ogni mese?

 Nel conflitto nel Donbas, l’Ucraina ha perso 24000 soldati in operazioni di combattimento, quasi 54000 furono feriti e oltre 9000 dispersi. I morti per incidenti non legati ai combattimenti furono 1309, tra cui 873 suicidi. Oltre 3000 mezzi furono completamente distrutti e altri 2000 catturati dalle forze armate della Novorossia come bottino di guerra. 929 carri armati furono distrutti, 887 blindati, 238 lanciarazzi multipli BM-21 Grad, 836 autoveicoli, 21 aviogetti militari, 32 elicotteri e 46 UAV. 2500 soldati furono presi prigionieri durante i combattimenti, la maggior parte dei quali restituita ai parenti o scambiati. Ma le ostilità non sempre erano tali da giustificare panico e resa. 

Per esempio, nell’agosto 2014 vicino Ilovajsk, il comandante dell’unità comando operativa meridionale Tenente-Generale Ruslan Khomchak, ordinò alle truppe di superare le posizioni fortificate dei ribelli, mentre fuggiva dalla zona. Il generale abbandonò anche il suo autista personale ferito. Quasi un migliaio di soldati ucraini morì quel giorno. Non sorprende che il Maggiore-Generale Viktor Nazarov, che era il Capo di Stato Maggiore dell’operazione antiterrorismo (ATO), affermasse che le diserzioni di massa cominciarono subito dopo. 

L’ufficio del procuratore militare dell’Ucraina ha avviato un’indagine ufficiale su 16000 casi di diserzione dalla “zona della ATO”, così come su 6000 casi di mancata osservanza degli ordini (la maggioranza contro ufficiali che si rifiutarono di eseguire ordini suicidi e tentarono di ritirare le truppe dalle “sacche” o aree in cui furono circondati da forze nemiche, per minimizzare le perdite). Alla fine, circa 7000 procedimenti penali sono stati aperti contro uomini arruolabili, ma renitenti agli ordini di mobilitazione. 

La celebre 24.ma Brigata meccanizzata, creata nella città di Javorov in Ucraina occidentale (ora base degli istruttori della NATO), era sul punto di sbandare dopo essere stata ripetutamente intrappolata da accerchiamenti tattici nell’Oriente, subendo pesanti perdite. Corruzione, furto e mancanza di rifornimenti furono la ciliegina sulla torta dell’autodistruzione dell’esercito ucraino. 

Quattro milioni di grivne (160000 dollari) furono sottratte da un solo capo dei servizi finanziari delle forze armate ucraine, il Maggiore Andrej Kvirel, che li prese dalla paga dei soldati. Tale importo bastava a mantenere un reggimento nella “Zona Anti-Terrorismo” per quattro mesi. Infine, l’Ucraina non ha praticamente alcuna forza aerea o navale, e miliardi di grivne sono state pompate per la costruzione di fortificazioni al confine russo.

Se questo è ciò che il primo ministro Jatsenjuk chiama “vittoria”, allora cosa sarebbe un fiasco militare?


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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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