Catherine
Il 16 luglio 1906, all’età di 16 anni, lo scrittore Howard Phillips Lovecraft - morto nel 1937 a 46 anni - scriveva una lunga lettera alla rivista Scientific American nella quale sulla base delle sue profonde conoscenze astronomiche congetturava la esistenza di un altro pianeta oltre la orbita di Nettuno.
Lovecraft aveva così previsto con quasi 25 anni di anticipo la scoperta del pianeta più lontano (anche se si parla oggigiorno di un ulteriore “ Pianeta X “) del nostro Sistema Solare: Plutone - scoperto nel 1930 (1). La lettera fu pubblicata poi sulla stessa rivista il mese successivo.
Ho deciso di esordire con questo episodio in questo mio articolo perché esso rappresenta solo uno dei numerosi esempi che porterò a sostegno di una tesi che vedrà il personaggio H.P. Lovecraft, o più semplicemente HPL, non più nella comune immagine di scrittore “solitario di Providence“, la sua città natale, quanto nella a mio parere molto più calzante veste di “veggente“, o meglio di incredibile precursore dello attuale e alternativo nuovo modo di ripensare la Origine e la Storia della Terra e dell’Uomo, che piano piano sta prendendo piede nella vita quotidiana delle attuali generazioni di studiosi di frontiera, ben oltre la ristretta cerchia dei collaboratori e lettori di riviste specifiche.
Molti di voi avranno saputo di Lovecraft, come il sottoscritto fino a poco tempo fa, come di un grandissimo delle letteratura dell'orrore della prima meta del ‘900, definito infatti dai critici come un vero e proprio “Copernico dell’Horror “, e già questo sarebbe sufficiente a porlo tra i grandi di questo genere dello occulto, secondo (forse) solo ad Edgar Allan Poe.
A mio parere invece queste definizioni, già di notevole apprezzamento, sono di una enorme riduttività, al punto da incominciare seriamente a considerare i suoi racconti come un semplice “schermo“ escogitato dallo stesso HPL per fare in modo di essere considerato dal mondo esterno solo come un semplice scrittore, invece di uno straordinario genio, come io ormai lo considero, dotato di capacità superiori e addirittura “medianiche” ...
Io stesso, per molti anni non essendo un amante di questo genere letterario, mi ero sempre volutamente tenuto lontano dalle sue opere, considerandolo come un autore “tabù”. Mi rendo conto ora di quanto avessi sbagliato e di come invece una lettura approfondita di tutti i suoi scritti sarebbe di estrema utilità per ogni amante delle discipline alternative. Non sarà facile riuscire a rendervi manifesta questa impressione personale, ma le tenteremo tutte per convincervi.
E’ meglio cominciare con alcune premesse doverose. In primo luogo sono stati scelti per questo articolo solo i suoi racconti riuniti poi nel saggio “I Miti di Cthulhu“ (pronuncia imposta da Lovecraft, e guai a pronunciare in modo diverso: “k-lutl-lutl “) (3), più che altro perché raccolgono alcuni tra i suoi scritti letterari più famosi a valenza realistico-fantastico-scientifica.
Inoltre sarà meglio precisare che qui non si vuole fare della critica letteraria ma andare oltre, dato che da questo punto di vista HPL è già riconosciuto come un grandissimo. Proprio per questo motivo, dato che su Lovecraft si è scritto già molto (anche in modo inconcludente e deviante, quale per esempio la questione se il libro maledetto “Necronomicon” descritto da Lovecraft in vari racconti sia esistito veramente oppure no), mi limiterò semplicemente ad esporre le mie idee, che spero siano di stimolo per tanti, supportate da diversi esempi.
Per sua stessa ammissione, diverse delle storie di Lovecraft traggono spunto dai suoi “sogni“ o visioni che lo perseguitarono per molti anni: nel sonno entrava in contatto con questi oscuri emissari, i Magri Notturni (una sorta di esseri volanti dalle ali di pipistrello) che lo trasportavano e gli facevano vivere le situazioni più assurde e tenebrose, sia nel passato che nel futuro, oppure sospeso in un limbo fuori dal tempo.
Da queste paurose visioni, che io chiamerei piuttosto veri e propri “viaggi in astrale“ (o viaggio/connessione in un mondo vicino?) nascevano i suoi racconti (4).
Ho usato il termine “viaggio in astrale“, perché francamente non considero possibile come Lovecraft, negli anni ‘20, sia stato capace di anticipare determinati argomenti di attualità che a breve andremo a commentare, senza essere dotato di qualche capacità extrasensoriale.
Se si deve iniziare con qualcosa di veramente impressionante, per averlo accennato in “anteprima", è tutto il discorso creato da Lovecraft (la prima volta nel 1917) attorno al concetto di “Dagon“: in un passato remotissimo esseri extraterrestri anfibi rettilo/pesciformi giunsero nel nostro Sistema Solare.
Per prima cosa scelsero come base il pianeta più esterno del nostro sistema (Lovecraft pensava fosse Plutone- denominato Yuggoth nei suoi scritti, ma secondo me aveva “visto“ quello che oggi viene chiamato il Pianeta X, o Nibiru) e poi scesero sulla terra per dominarla ed instaurare il Culto di Dagon, il dio pesce.
I loro sacerdoti portavano sulla testa una specie di Tiara, e qui dobbiamo ricordare che la Tiara deriva da un antico modello di cappello mediorientale la cui foggia rappresentava una testa di pesce con la bocca aperta (come la tiara papale. Quindi, il papa e le alte gerarchie che parlano di Jawè come del cristo che per i Dogon sono le entità nelle maschere, sono al servizio dei Dagon?)
L’homo sapiens non aveva preso ancora il controllo della Terra (ma come confermano i Dogon, l'uomo esisteva già, e come sembrano dirci degli artisti, non era poi così poco evoluto..), ma poi ci riuscì a dispetto di questi “pesci” immondi, che tra le altre cose erano in grado di incrociarsi con noi umani facendo nascere degli “ibridi”, pertanto i Dagon erano stati costretti a ritirarsi in fondo al mare per millenni.
Ma a partire dal XX secolo l’ora della riscossa suonò per i Dagon e - con l’aiuto di umani sotto il loro controllo - mentale o fisico, questi rettili/pesci avrebbero fatto di tutto per prendere definitivamente il controllo della Terra. E così complottavano ogni sorta di male ai nostri danni per indurci a diventare loro schiavi. In sostanza questo il tema principale di Lovecraft in alcuni suoi racconti (5).
Mentre maturavo questi concetti dentro di me, leggendo i racconti di HPL mi rendevo conto di come questo prodigioso personaggio avesse anticipato le tematiche di due importantissimi studiosi come Robert Temple e Zecharia Sitchin di almeno 50 anni. Ho qui con me i loro due testi più conosciuti: “Il Mistero di Sirio" e “ Il Dodicesimo pianeta" (6).
Una riga di accenno a Lovecraft? Neanche mezza! In un certo senso la cosa è comprensibile perché non si può sinceramente scrivere un saggio ponendo alla base delle proprie teorie dei racconti del fantastico di uno scrittore americano, però il fatto che Lovecraft abbia senz’altro anticipato le ora consolidate ipotesi di un arrivo remoto di esseri extraterrestri anfibi sul nostro pianeta è un argomento estremamente interessante che andrebbe approfondito.
Certamente al culto del Dio Dagon - almeno come termine - accenna la Bibbia che adoravano questo idolo Dagon, per esempio nell'episodio di Sansone catturato dai Filistei (nel mosaico di Pantaleone il nome Sansone lo ritroviamo scritto sopra la testa di una strana donna), ed è da li che si era ispirato Lovecraft, ma il costruire addirittura una teoria di cui si sta discutendo come possibile solo di questi tempi mi sembra una cosa eccezionale.
Temple ha impiantato il suo saggio su uno studio di antropologia prodotto negli anni ‘50 basato sullo strano culto del popolo africano dei Dogon, depositari del ricordo dell’arrivo di esseri anfibi intelligenti sul nostro pianeta. Lovecraft allora era già morto da circa 20 anni.
Sitchin invece negli anni ‘70 scrisse che determinate tavolette sumere rivelavano che esisteva un “pianeta esterno” ( Nibiru o “ il pianeta X “) del nostro sistema solare con una orbita irregolare dal quale erano giunti coloro che sulla Terra avevano generato poi l’Homo Sapiens modificando geneticamente l’Homo Erectus.
Ora capirete bene perché leggendo i miti di Cthulhu mi ero reso conto della incredibile connessione tra questo libro e i saggi scritti da due maestri di Archeologia Spaziale come Temple e Sitchin.
Ma ora passiamo ad altro.
“I teosofi hanno intuito l’imponente grandezza del Ciclo Cosmico, del quale il nostro mondo e la razza umana costituiscono solo episodi transitori." Con questa semplice frase - ma se ne possono trovare una infinità sparse tra i suoi scritti - tratta da un suo racconto del 1926 (7) Lovecraft dimostra - a mio parere con grande stile - tutta la sua grandezza di “profeta “ del genere Archeologia misteriosa.
Personalmente ho dedicato tutta una vita tra studi di archeologia alternativa, ricerche e vere e proprie spedizioni in Sud America della serie “o la va o la spacca “ sulle tracce di Imperi Amazzonici leggendari per capire quanto sia effimero il dominio dell’uomo rispetto ad intere ere geologiche della Terra e come siano risibili le “certezze" della archeologia ufficiale e qui mi trovo HPL che con tre righe dimostra di avere facilmente compreso tutto questo già 80 anni fa.
Veramente invidiabile poi la sua capacità di sintesi: “I Grandi Antichi vivevano da secoli prima della nascita della umanità ... erano scesi sul giovane pianeta dal cielo...erano poi scomparsi sotto la terra e sotto il mare... ma avevano narrato in sogno i loro segreti al primo uomo ... questo era il Culto ... finché il grande sacerdote Cthulhu dalla sua oscura dimora nella potente città di R’lyeh sotto le acque, sarebbe risorto e avrebbe riportato la Terra sotto il suo dominio “ (8).
Risulta difficile negare che queste tematiche Lovecraftiane volte a descriverci i celati ma ben determinati tentativi di una civiltà non umana nel conquistare il dominio del mondo (9) non abbiano delle inquietanti similitudini con gli attualissimi libri di David Icke.
Moltissime persone sono ormai convinte che “qualcosa“ sia sfuggito al controllo dei governanti del pianeta e ci sia in atto una celata ma terribile battaglia per il controllo dei nostri Paesi, delle nostre case, delle nostre vite e dei nostri pensieri ed abitudini. Una progressiva e costante diminuzione delle nostre libertà con le proprie giuste aspirazioni: la Teoria del Complotto, appunto. Ma proseguiamo.
Già nei primi anni ‘60 gli autori del celeberrimo saggio “Il mattino dei Maghi" avevano riconosciuto che: “... pochi testi eguagliano in grandezza metafisica quello in cui H.P.Lovecraft tenta di descrivere l’impensabile avventura dell’uomo risvegliato che sarebbe giunto a socchiudere quella porta e così avrebbe preteso di insinuarsi lì dove Dio regna di là dall’infinito “ (10).
E così Lovecraft con i suoi racconti ci fa sapere che esiste una “affinità della Matematica Superiore con certe credenze e fatti Magici trasmessi attraverso i secoli da una antichità inenarrabile, umana e pre-umana, la cui conoscenza del cosmo e delle sue leggi era superiore alla nostra" (11) , e che “Einstein ha torto, che certi oggetti e certe forze possono spostarsi a una velocità superiore a quella della luce"come che “esiste una verità velata dalla immemorabile allegoria del TAO" (12). Tutte prodigiose possibilità alle quali io personalmente mi sto avvicinando solo da pochissimo tempo.
Questa mia dissertazione su Lovecraft precursore non poteva concludersi se non riportando la sua strabiliante capacità di anticipare dibattiti e misteri archeologici quanto mai attuali.
E quindi ecco il valoroso esploratore visitare per primo la millenaria “Città senza nome “, nel deserto dell’Arabia, le cui rovine avevano proporzioni e dimensioni inquietanti ed irrazionali - racconto ricavato da un sogno di Lovecraft - vengono subito alla mente le mura ciclopiche di Sacsahuaman in Perù - e dove, nei suoi tunnel sotterranei scoprirà migliaia di mummie di esseri rettiliformi simili a coccodrilli, ibridi intelligenti che avevano dominato la Terra “prima che l’Africa emergesse dal mare “ (13).
E pertanto l’intensità del mistero del racconto va a paragonarsi con una stupefacente descrizione di Erodoto tratta dal libro sugli Egizi: “...costruirono perciò un Labirinto, che si trova poco oltre il Lago Meri presso la città detta dei coccodrilli 'Coccodrillopoli' ... il labirinto supera veramente anche le Piramidi ... vi sono due serie di stanze, metà sotterranee, metà superiori: sono tremila in totale ...quelle superiori le ho viste ... quelle sotterranee i sovrintendenti egiziani non me le vollero assolutamente mostrare, affermando che vi si trovavano i sepolcri dei Re che avevano anticamente costruito questo Labirinto e dei Coccodrilli sacri" (14).
Come Robert Temple sostiene : “...il resoconto del Grande Labirinto è in se meraviglioso e, a quanto ne so, non è stato spiegato in modo convincente da nessuno”(15).
In realtà, come potete vedere, Lovecraft ci aveva provato senz’altro, suggerendoci definitivamente che i sogni travalicano il mondo razionale, permettendo di osservare contemporaneamente eventi del passato e del futuro.
Esattamente quello che capitava a lui.
Manca solo la descrizione della città millenaria scoperta dalla spedizione in Antartide nel racconto “Le montagne della Follia" (16) per anticipare di decine d’anni anche in questo caso, le ipotesi dello Ammiraglio Flavio Barbiero e dei coniugi Flem-Ath riguardanti la ubicazione di “Atlantide" in Antartide, e chiudere il cerchio delle sue profezie.
NOTE
( 1 ) Plutone fu appunto fotografato per la prima volta nel ‘30 dall’astronomo Clyde Tombaugh.
( 2 ) Fu lo studioso Fritz Leiber a definire Lovecraft un “ Copernico letterario “.
( 3 ) Vedi : “ Vita privata di HP Lovecraft “, AA.VV., Luigi Reverdito Editore, Trento, 1987, pag. 38.
( 4 ) HP Lovecraft : “ I Miti di Cthulhu, Newton Compton Ed., 1995, pag.6.
( 5 ) In particolare “ Dagon “ e “ L’ombra su Innsmouth “, da “ I Miti di Cthulhu “, op. cit.
( 6 ) Robert Temple : “ Il mistero di Sirio “, Piemme Pocket , 2001 e Zecharia Sitchin : “ Il pianeta degli Dei “, Piemme Pocket, 2000.
( 7 ) Vedi il racconto : “ Il richiamo di Cthulhu “ da “ I miti di Cthulhu “, op. cit. pag.62.
( 8 ) “ Il richiamo..”, op. cit. pag.75.
( 9 ) Vedi : “ Colui che sussurrava nelle tenebre “, da “ I miti...”. op. cit. pag. 133.
( 10 ) L.Pauwels, J. Bergier: “ Il mattino dei maghi “, Club degli Editori, 1977, pag.430.
( 11 ) ” I sogni della casa stregata “, da “ I miti..”., op. cit.pag.268.
( 12 ) Vedi “ Colui che sussurrava ...”, op. cit. pag. 175-178.
( 13 ) ” La città senza nome “, da “ I miti...”, op.cit., pag. 32 e seg.
( 14 ) Erodoto :” Storie “, Edizione per il Club del Libro , Milano, 1959, pag.189-190.
( 15 ) “ Il mistero di Sirio “, op. cit. pag. 28.
( 16 ) HP Lovecraft : “ Le montagne della Follia “, Compagnia del Fantastico, Roma 1994.
edmundkiss-zama.
http://crepanelmuro.blogspot.ch/2013/11/i-miti-di-cthulhu-lovecraft.html#more
-oOo-
La follia e la realtà
Nel mondo reale, al di fuori della scala limitata offerta dai nostri
sensi e dai nostri processi razionali e istintivi, non ci sono certezze
ma soltanto probabilità. Il tempo non è lineare, bensì si ramifica,
torna su sé stesso, scorre al contrario.
E soprattutto la percezione non è PURO ATTO DI REGISTRAZIONE
DELL’ESISTENTE, ma è ciò che in effetti DETERMINA il piano di realtà sul
quale stiamo agendo. I fenomeni si definiscono e si completano in
quanto li percepiamo, altrimenti rimangono in uno stato di
indeterminazione probabilistica,non-vivi e non-morti come il gatto di
Schroedinger.
Gli scienziati di vecchia formazione, concettualmente inadeguati ad affrontare in modo consapevole questo stato di cose, continuano ad elaborare il tutto in formule che si basano sui soliti modelli, tagliandone via le variabili di cui non sanno come tenere conto.
Gli scienziati di vecchia formazione, concettualmente inadeguati ad affrontare in modo consapevole questo stato di cose, continuano ad elaborare il tutto in formule che si basano sui soliti modelli, tagliandone via le variabili di cui non sanno come tenere conto.
I filosofi, digiuni di matematiche e intrisi di ottocentesco
razionalismo, percepiscono tuttavia che qualcosa sta cambiando e,
incapaci per difetto d’ingegno di afferrare il nuovo, ricorrono ad
architetture deboli per mascherare la loro inettitudine ad affrontare la
rivoluzione in atto.
I letterati, digiuni di tutto fuorché del
proprio ego, non hanno ancora capito nulla di quel che sta succedendo e
hanno ridotto la narrativa moderna a pamphlet politico, o a catena di
montaggio per esercizi d’evasione, o a pratica psico-masturbatoria.
Lovecraft invece intuì l’isolamento del pensiero contemporaneo in un mare di enigmi e ne conseguì un lacerante brivido di paura. I suoi incubi sono riflesso di questa angoscia, ma hanno aperto una strada sulla quale finora nessuno, nel mondo della cultura, dopo di lui ha avuto ancora il coraggio di incamminarsi. Per questo non ha avuto eredi: è unico e temo resterà tale ancora a lungo...
Per fornire un simbolo adeguato a riprodurre questa particolare situazione della cultura contemporanea, Lovecraft evocò ( consapevolmente o meno) Il Necronomicon.
Ovvero, il libro maledetto la cui lettura ingenera follia. Un SIMBOLO
quanto mai evidente: chi voglia infatti affrontare con spirito scevro da
pregiudizi le contraddizioni di fronte alle quali ci ha posto la
scienza contemporanea, deve abbandonare COMPLETAMENTE gli schemi di
pensiero consueti, lasciarsi alle spalle ogni razionalità, ogni
paradigma logico, ogni determinismo.
Di fatto deve diventare, agli occhi di chi continua a pensare nel solito
modo, come un folle prigioniero delle proprie visioni. Solo così potrà
aprire le “231 porte” invocate dai kabbalisti per affacciarsi su una
realtà ulteriore ( o un numero infinito di realtà) che non è detto debba
per forza piacerci.
Tuttavia per fare questo ci vuole un coraggio sovrumano: attributo, ancora una volta, dei folli.
( Storia del Necronomicon di H.P. Lovecraft a cura di Sebastiano Fusco - ed. Le Porte di Venexia)
( Storia del Necronomicon di H.P. Lovecraft a cura di Sebastiano Fusco - ed. Le Porte di Venexia)
Nessun commento:
Posta un commento