Numerose scoperte e lavori scientifici nei più disparati campi quali, ad esempio, la fisica, la biologia, le neuroscienze, nonché recentissime e diverse evidenze sperimentali di rilievo, lasciano emergere nuove prospettive sulla concezione della realtà...
Numerose scoperte e lavori scientifici nei più disparati campi quali, ad esempio, la fisica, la biologia, le neuroscienze, nonché recentissime e diverse evidenze sperimentali di rilievo, lasciano emergere nuove ed interessanti prospettive sulla concezione stessa della realtà. Seppur spesso distanti e talvolta in contrasto con una visione classi-ca e marcatamente riduzionista, il loro ap-profondimento, e la relativa integrazione tra di esse, inducono a spostare la direzione di ricerca verso una visione olistica, ovvero dallo studio delle proprietà delle singole componenti a quello delle interazioni tra di esse. Quello che si propone è una chiave di lettura “informazionale” in senso computazionale e cibernetico applicabile su diverse scale e in diversi settori di indagine scientifica, fondata su criteri rigorosi e verificabili ma che richiede una revisione concettuale rispetto a quanto già ampiamente conclamato senza però smentirlo completamente ma, addirittura, estendendolo.
Memoria dell’acqua e olografia
Punto di partenza di questo percorso sono le scoperte relative alla cosiddetta “memoria dell’acqua”, ovvero quella particolarissima proprietà, in dote alle strutture (cluster) che questa molecola tende a formare spontaneamente nella sua fase liquida, di riuscire ritenere e propagare il contenuto “informazionale” di altre molecole seppur altamente diluite in essa.
È l’approccio utilizzato nelle preparazioni omeopatiche.
Molto si è dibattuto in merito, talvolta con toni decisamente animati, ma l’impegno nella ricerca ha portato a risultati di notevole impatto. Da semplici molecole di soluto si è giunti a riscontrare sperimentalmente la possibilità di replica di un’intera sequenza di DNA senza alcun processo di polimerasi, come dimostrato nel recente lavoro di Luc Montagnier.
Altra tecnica volta a sfruttare questa proprietà è il Trasferimento Farmacologico Frequenziale, abbreviato TFF, scoperto e messo a punto dal Dr. Massimo Citro per scopi terapeutici. Il procedimento consiste, per grandi linee, nell’irradiare con un segnale elettromagnetico un principio attivo posto all’ingresso di un amplificatore a larga banda che lo ripropone in uscita applicandolo ad una soluzione fisiologica o ad acqua semplice a seconda delle modalità di somministrazione.
I casi clinici trattati con i fluidi così “informati” manifestano feedback analoghi a quelli dei farmaci di partenza ma con assenza di effetti collaterali imputabili alla na-tura originariamente molecolare.
Il principio di azione fondamentale più accreditato per spiegare questo fenomeno è quello dei “domini di coerenza”, un particolare effetto definibile nell’ambito dalla teoria quantistica dei campi proposto da due fisici italiani, Emilio Del Giudice e Giuliano Preparata. In condizioni di coerenza quantica, gli atomi, e di conseguenza le molecole, di un dato insieme oscillano in fase tra di loro in uno stato di minima energia ed elevata organizzazione sincronica, ovvero bassa entropia.
Con questi presupposti gli effetti molecolari microscopici si manifestano su scala macroscopica e diventano “palpabili”. Conseguentemente se si verifica un’iterazione tra poche molecole di soluto ed i relativi cluster di acqua che le accolgono, in condizioni di coerenza gli effetti tendono a propagarsi per risonanza a tutto il dominio interessato e in maniera apprezzabilmente stabile.
Similmente si ottiene lo stesso risultato se l’acqua, o una soluzione ad essa affine, viene esposta ad un segnale, un campo, contenete informazione. Essa si imprime nei cluster coerenti e si propaga attraverso di loro.
Facendo un’analogia è come se in un coro di svariati componenti, alcune voci, o al minimo solo una, intonassero una determinata nota ed il resto del gruppo la ricalcasse andando a formare una singola voce ma decisamente più corposa. L’incoerenza, invece, è paragonabile al chiacchiericcio disarmonico di una folla: ognuno parla per se e globalmente si ode solo brusio senza alcun significato.
Assodate le modalità di questo fenomeno fisico, ovvero il come ciò sia possibile, risulta estremamente interessante spostare l’orientamento di ricerca verso il cosa sia effettivamente “memorizzato” in questo processo da un punto di vista qualitativo. Definirla semplicemente informazione è risposta estremamente vaga ma, usufruendo di conoscenze già consolidate, è possibile avanzare ipotesi ben più precise.
Analizzando gli indizi a disposizione, con riferimento a quanto già citato, troviamo che il fenomeno si verifica nelle particolare condizioni in cui:
- l’acqua è in uno stato di coerenza
- vi è la presenza di un campo elet-tromagnetico fisso (a bassa frequen-za in alcuni casi)
Facendo attenzione non stiamo descrivendo altro che un fenomeno di olografia, ovvero di memorizzazione di un’informazione in un mezzo, o meglio un “supporto”, coerente, l’acqua in questo caso, unitamente ad un segnale di riferimento che, sommato ad un altro segnale specifico a seconda del caso, forma un ologramma.
Esaminando più in dettaglio questa ipotesi, ricordiamo che l’olografia è un fenomeno che consente di ricostruire immagini tridimensionali a partire da una lastra bidimensionale sulla quale è stata impressa un figura di interferenza formata appunto dalla somma dei segnali a cui viene esposta.
Un’interessante caratteristica degli ologrammi e quella di riuscire a ricostruire l’informazione originale completa anche da una sua frazione concretizzando il concetto che “in ogni singola parte vi è l’immagine dell’intero insieme”.
Supponendo attendibile questa conclusione, si può affermare che nei domini di coerenza è possibile memorizzare figure di interferenza olografiche capaci di rappresentare informazioni complesse.
A sorprendere è che questo sofisticato meccanismo è assolutamente naturale e spontaneo, una prerogativa intrinseca delle aggregazioni atomiche/molecolari e per di più attuata con il minimo dispendio energetico.
È dunque fertile spunto di riflessione constatare che gli organismi viventi sono costituiti per la maggioranza di acqua e che la frequenza di risonanza del campo magnetico terrestre (risonanza di Shumann) si attesti proprio su quei valori di oscillazione talvolta usati in laboratorio per riprodurre il fenomeno (7~8 Hz). Valori compatibili, inoltre, con le frequenze delle onde celebrali umane in banda ALFA.
In altri termini si potrebbe dire che, in base a queste constatazioni, sul nostro pianeta la vita esiste e si sviluppa perché in queste condizioni l’informazione biologica ha potuto attecchire in maniera estremamente prolifica producendo evoluzione e biodiversità in uno scenario di armonia tra ambiente ed organismi dove ogni singolo elemento è compartecipe della globalità.
Morfogenesi ed Evoluzione dei Sistemi
Come già accennato, un’informazione codificata olograficamente, in genere, è in grado di esprimersi in maniera tridimensionale nello spazio.
Il caso specifico dell’acqua non fa eccezione e, a dimostrarlo, entro limiti plausibili rispetto a quanto già esposto, potrebbero essere i risultati delle ricerche di Masaru Emoto che hanno messo in evidenza il rapporto tra la peculiare cristallizzazione dell’acqua a basse temperature e la qualità dell’informazione a cui essa viene esposta, ovvero informata, attraverso diversi metodi. Emerge che le geometrie dei cristalli sono tanto più belle ed armoniose quanto più il contenuto informativo di esposizione è positivo, ad esempio amore, pace, gioia, ecc; viceversa si riscontrano geometrie disarmoniche e caotiche nel caso di contenuti negativi e sgradevoli quali rabbia, odio, paura e così via.
Questo tipo di sperimentazione è stato fortemente criticato dalla comunità scientifica che lo ha classificato privo di qualsiasi fondamento.
Mi permetto di dissentire, almeno parzialmente.
La mia attenzione si focalizza sull’esposizione dell’acqua a pensieri ed emozioni umane, ovvero dove vi è un’interazione, sia essa diretta che indiretta, con la coscienza che, come vedremo in seguito, è oggettivamente assimilabile ad un entità di natura informazionale. Altre metodiche sarebbero da approfondire per essere considerate attendibili ma in generale, a mio avviso, possono esserlo quelle in cui viene veicolato un contenuto ondulatorio, ovvero onde celebrali, sonore o luminose, e quindi compatibili con la codifica olografica.
Emoto ha anche realizzato evidenze sperimentali insieme a Citro, riscontrando l’effettiva differenza di cristallizzazione tra campioni diversi realizzati con la metodologia TFF.
Altra indicazione estremamente interessante è quella che deriva dal già citato lavoro di Montagnier. Il DNA replicato non viene a formarsi dal nulla, ma viene ricomposto avendo a disposizione i soli elementi costituenti della molecola nell’ambiente di destinazione. L’informazione trasmessa dalla molecola originale non fa altro che da stampo informazionale sul quale vanno a ricollocarsi le basi nella opportuna sequenza. Si parla di una precisione media del 98% che tutto fa pensare fuorché al caso. Piuttosto viene da associare quanto descritto ad un fenomeno di risonanza morfica.
È l’informazione che induce la forma di un entità fisica, la sua geometria e la sua evoluzione nello spazio tridimensionale. In maniera complementare la materia veicola informazione in base alla propria configurazione molecolare specifica.
Informazione e materia appaiono quindi come livelli diversi, ma non mutualmente esclusivi, della stessa realtà.
Effetti simili, oserei a questo punto dire analoghi, furono riscontrati nei numerosi esperimenti di cimatica di Hans Jenny che dimostrano le proprietà geometriche sia bidimensionali che tridimensionali delle onde sonore con risultati decisamente interessanti. Esempio notevole è la resa geometrica strumentalmente rilevata della sillaba sanscrita “OM” che risulta sorprendentemente simile alla stessa rappresentazione del rispettivo mandala tramandato da gene-razioni nelle culture orientali.
All’evidenza pare quindi si possa concludere che l’informazione, opportunamente codificata, è intrinsecamente morfogenetica.
La morfogenesi dei sistemi viventi è ancora una questione ampiamente aperta e dibattuta nell’ambito delle scienze biologiche.
Comprendere il meccanismo di questo fenomeno è una sfida avvincente per studiosi e scienziati.
Alla luce delle considerazioni esposte in questa sede si cercherà di proporre una possibile soluzione basata su principi fisici che possono produrre conseguenze a livello biologico.
Il primo è la sintropia, un principio introdotto dal matematico italiano Luigi Fantappié per descrivere la tendenza all’autoorganizzazione dei sistemi in maniera simmetrica ed opposta all’entropia, ovvero l’indice, o meglio lo stato, di disordine di un sistema chiuso nel quale si svolgono trasformazioni termodinamiche.
I sistemi biologici sono fortemente regolati dalla sintropia nella loro evoluzione, tendono, cioè, a “prendere forma” in maniera altamente organizzata mantenendo la propria autocoerenza attraverso la dissipazione di calore ove necessario. In termini meno tecnici, è come se un organismo possedesse, a priori del suo sviluppo, un progetto, una finalità, o retrocausalità che dir si voglia, in opposizione al concetto di causalità, affine, invece, all’entropia.
Queste due tendenze sono in effetti complementari tra di loro e, in natura, si compensano quasi simmetricamente in un equilibrio di supercausalità con un leggero vantaggio per la sin-tropia.
È proprio questo “tiro alla fune” il motore dell’evoluzione spontanea di un sistema.
Altro concetto chiave è quello dell’entropia informazionale.
Introdotto da Claude Shannon, padre della Teoria dell’Informazione, indica la quantità di incertezza dell’informazione contenuta in un sistema cibernetico, sia esso elaborativo, trasmissivo o di memoria, ed ha un espressione formalmente analoga a quella del disordine termodinamico ed, a livello quantistico, cioè su scale in cui l’energia è definibile unicamente in maniera discreta, è sostanzialmente equivalente.
Più è alto il livello di entropia in una entità informazionale, meno sarà definibile l’informazione in esso contenuta. Oltre un certo livello entropico il disordine è talmente elevato da non con-sentire una lettura qualitativamente affidabile. In un simile stato l’informazione è si presente, ma priva di significato, indefinibile.
Per meglio chiarire il concetto, consideriamo, idealmente, un sistema chiuso contenente una quantità elevata, ma finita, di informazione in una porzione di spazio estremamente limitata, ma non nulla, corrispondente all’estensione del sistema stesso.
In queste condizioni, essendo l’entropia altissima, il sistema, per poter esprimersi pienamente, o quantomeno mantenere una propria identità rispetto all’informazione che contiene, può comportarsi secondo due linee guida:
- espansione
- dissipazione del calore verso l’esterno con perdita di informazione
Espandendosi il sistema tende a svilupparsi in base al progetto che lo caratterizza imprimendo forma ed organizzazione alla materia che lo costituisce; dissipando calore, invece, mantiene costante il livello di entropia sotto una certa soglia per consentire la stabilità e la coerenza dell’informazione stessa seppur, in alcuni casi, perdendone una parte di essa.
L’equilibrio tra questi due fattori determina l’implicita spinta evolutiva dei sistemi. In quelli biologici che tendono ad assorbire nutrimento, seppur in maniera regolata, questa strategia combinata garantisce un flusso continuo di informazioni tale da poter arricchire o leggermente modificare questo andamento progressivo influendo sulla diversità tra più sistemi simili ed il loro stesso sviluppo.
Consideriamo, invece, un sistema sì chiuso ma anche isolato. In questo caso esso può esclusivamente espandersi essendo impossibile scambiare calore con l’esterno.
L’universo nella sua totalità può essere assimilato ad un sistema chiuso, isolato e, come ampiamente dimostrato, in espansione e, per di più, con tendenza inflazionaria.
Trattando di entropia, si è spesso considerata l’ipotesi, seppur a lunga scadenza, di morte termodinamica dell’universo allo stato in cui tutti i possibili processi chimico-fisici fossero avvenuti raggiungendo un livello di saturazione del disordine, il massimo possibile su scala cosmica.
Ricordiamo che questa teoria, quasi una congettura, è stata formulata nel XIX° secolo, un’epoca in cui prevaleva una visione stazionaria dell’universo quanto mai obsoleta e priva di fondamento allo stato attuale delle conoscenze.
Riassumendo, si ritiene plausibile che l’evoluzione dei sistemi sia regolata dall’equilibrio tra entropia e sintropia, disordine ed ordine, causalità è finalità, supercausalità appunto, in cui i singoli elementi sono strettamente interdipendenti. Sistemi di questo tipo sono definiti dinamici e sono caratterizzati, nella loro trattazione matematica, da un “oggetto” denominato attrattore.
Un attrattore viene definito come “un insieme a cui tende un sistema dinamico dopo un tempo sufficientemente lungo”. In maniera equivalente lo si può definire come lo stato finale complessivo a cui tende un sistema.
Dal punto di vista geometrico, seppur in senso strettamente virtuale, un attrattore può essere di varie tipologie, anche con strutture complesse di natura frattale. In questo caso viene definito come attrattore strano.
Ricordiamo che una geometria frattale è definita matematicamente, attraverso funzioni ricorsive, in dimensioni non intere, fratte appunto, esprimibile sia in due che in tre dimensioni dando luogo ad immagini e forme di particolare complessità dotate di una proprietà chiamata auto similarità, ovvero in cui ogni dettaglio, indipendentemente dalla scala di riferimento, risulta simile a tutto l’insieme.
In Natura, e non solo, molti oggetti ed eventi sono assimilabili a configurazioni frattali e vengono studiati con precisione attraverso questo approccio, dalla crescita dei vegetali all’analisi d’andamento dei mercati finanziari.
Frattali ed ologrammi hanno proprietà estremamente simili, sostanzialmente ortogonali, nel senso che i primi godono di auto similarità in senso di estensione, i secondi in senso di codifica a mezzo di interferenza.
Estremamente interessante è il modello chiamato ad Attrattore Strano Olografico, ASO, proposto da Claudio Messori in un lavoro di notevole pregio che tratta dello sviluppo dei sistemi biologici includendo anche i relativi sottosistemi. Integrando queste proprietà ed affrontandone uno studio approfondito perviene alla definizione di questa tipologia di attrattori “dimensionati come frattali e configurati come ologrammi”.
Sintetizzando possiamo evidenziare che:
- un’informazione di matrice olografica è esprimibile geometricamente in maniera frattale
- i sistemi si evolvono tendendo ad un attrattore, ovvero ad uno stato finale
- la spinta di evoluzione viene impressa dal meccanismo di equilibrio tra entropia e sin-tropia definibile come supercausalità
Informazione e Materia, Mente e Corpo
Affrontiamo adesso un argomento estremamente complesso e delicato, ma quanto mai centrale.
Gli studi e le speculazioni sulla natura della coscienza hanno riscosso grande interesse da parte di studiosi operanti nelle più disparate branche.
Delineare un modello definitivo per un fenomeno di questa portata sembra ancora un traguardo lontano.
Alcuni di quelli elaborati finora, molti dei quali fondati su principi di meccanica quantistica, trovano una ragionevole collocazione in quanto già sinora esposto.
Senza effettuare una carrellata pienamente esaustiva su di esse, attività già svolta da molti autori e che esula dagli scopi del presente lavoro, si cercherà di sintetizzare ed integrare, in maniera coerente, le caratteristiche salienti con particolare riferimento ai lavori di Bohm, Cramer, King, Vitiello.
Il quadro che ne emerge, tenendo conto dei vari aspetti sui quali di volta in volta si è accentuata l’enfasi, è quella di una coscienza avente caratteristiche di una entità informazionale che segue le leggi della meccanica quantistica in stretto rapporto con l’entità biologica ad essa correlata. In altre parole una Mente costituita da processi elaborativi estremamente complessi ed interfacciata profondamente al sistema nervoso, al cervello biologico, al Corpo.
La coscienza, così come suggerito dai suddetti modelli, ha proprietà olografiche, sintropiche, dissipative, transazionali in senso quantistico, di libero arbitrio supercausale e nessuna di esse esclude necessariamente le altre. Sono aspetti diversi della medesima tematica.
Come già illustrato, l’informazione, sotto forma di energia vibratoria, e la materia sono aspetti diversi e complementari di una stessa realtà, sia essa puramente fisica o, in senso esteso, biologica. Si è anche evidenziato come l’informazione sia intrinsecamente morfogenetica.
Può dunque una Coscienza, una Mente, plasmare ed interagire direttamente con il Corpo? Che relazioni sono possibili e plausibili tra lo stato di salute di una persona ed il suo stato psico-emotivo?
La connessione tra le due condizioni è evidente. Benessere fisico e psichico vanno di pari passo allo stesso modo del malessere. Il Corpo esprime, talvolta con precisione sconcertante, i disagi e le conflittualità interiori attraverso la patologia proprio come se vi fosse una “mappa” a corrispondenze biunivoche con la Mente.
La Mente, per induzione morfica, proietta se stessa sul Corpo ma anche il Corpo può essere utilizzato come strumento per interagire con la Mente
Questi principi sono alla base delle terapie a carattere psicosomatico, tuttora in via di evoluzione, le quali si muovono proprio nella direzione concettuale di un approccio olistico tra Mente e Corpo, tra l’Informazione e la Materia ad esso associata.
Sviluppi correnti e future applicazioni
In quanto sinora esposto abbiamo, seppur molto sinteticamente, messo in evidenza i presupposti teorici per impostare un nuovo paradigma di indagine scientifica.
Per paradigma va inteso un tipo di approccio concettuale, non metodologico.
È forse, quindi, nella questione concettuale, di visione, che bisogna ricercare il motivo della crisi nella ricerca scientifica, pur rimanendo validi i principi fondamentali del Metodo Galileano. Da modificare è la sua applicazione in una determinata ottica che progressivamente tenderà ad evolvere dal riduzionismo verso l’olismo, ovvero dallo studio delle singole parti a quello delle proprietà di interazione tra di esse includendovi sia gli aspetti materiali che immateriali.
Molti sono i fronti su cui si sta svolgendo questa transizione.
In fisica teorica e matematica vi è sempre maggior interesse ed applicazione dei principi olografici attraverso i quali si riescono a oltrepassare i limiti stringenti degli approcci classici. Doveroso citare lavori in merito come quelli di Susskind o addirittura Verlinde in cui la gravità viene resa come proprietà emergente per effetto olografico e non come interazione fondamentale.
È risaputo che uno dei grandi sogni degli studiosi e quello di unificare le forze della natura in un modello semplice e coerente che, probabilmente, magari già esiste tra le righe di quanto già scoperto, ma non viene all’attenzione proprio per limiti concettuali.
Sempre in fisica di estremo interesse è l’attività di ricerca del gruppo QUIT presso l’Università di Pavia guidato dal Prof. D’ariano che sta fornendo notevoli contributi allo sviluppo delle teorie quanto-informazionali.
In medicina ed in neuroscienze vanno sempre più evidenziandosi le relazioni psicosomatiche delle patologie e le relative cure attraverso sistemi terapeutici integrati in cui omeopatia e psicoterapia, anche transpersonale, vengono usati in maniera sinergica sia per il benessere del paziente che per la sua evoluzione soggettiva anche in senso spirituale, dove la spiritualità va intesa come dimensione umana e non esoterica o strettamente religiosa.
Per le malattie degenerative, quali il cancro, la sclerosi multipla, le demenze, l’applicazione di una tecnologia sufficientemente evoluta in senso informazionale potrebbe abbattere notevolmente i costi terapeutici e migliorare, se non addirittura risanare completamente, la qualità di vita del paziente senza inutili rischi di effetti collaterali derivati da molecole eccessivamente impegnative da smaltire per l’organismo, se non addirittura altamente tossiche.
Anche la filosofia si è evoluta abbracciando con sempre maggior interesse una visione integrale dell’uomo, immerso, ma non disgiunto, dal cosmo che abita. Anzi, come gioioso tassello di un mosaico magnifico ed irripetibile.
Conclusioni
Con questo articolo si è voluto quindi lanciare lo spunto verso un orizzonte ancora non completamente esplorato ma estremamente promettente. Una proposta di revisione concettuale fondata sul rigore scientifico seppur apparentemente visionario agli occhi dei più tradizionalisti.
L’esoticità di alcune teorie può facilmente provocare sgomento ed insofferenza ma andrebbero, proprio per deontologia scientifica, valutate attentamente anche se implicano di dover riformare profondamente le basi già acquisite.
Nella storia questo processo sei è verificato già più volte e in questi anni stiamo assistendo appunto ad un cambio di guardia, l’inizio di un nuovo ciclo di conoscenza che, se opportunamente gestito, potrà portare reali benefici al genere umano.
Quest’ultimo, però, non potrà esimersi dalla profonda scelta di condotta morale schermandosi dietro cavilli tecnologici. Una reale visone olistica non può escludere il valore dell’armonia tra ogni parte del tutto, sia esso un singolo individuo che l’intero cosmo.
L’evoluzione umana implica inevitabilmente una presa di responsabilità globale che va maturata con l’impegno corale ed interdisciplinare della ricerca verso un grande fine comune mettendo da parte, quando necessario, l’orgoglio dei singoli.
Bibliografia
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- G. Preparata, “QED Coherence in Matter”, World Scientific, 1995
- H. Jenny, “Cymatics”, Vol. 1, 1967 – Vol. 2, 1972
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- C. Messori, “Cellule, Neuroni, Qualia: il Modello ASO”, Spziomente, Luglio 2007, http://www.spaziomente.com
- I. Miller, R. A. Mill, B. Webb, “Quantum Bioholography”, DNA Decipher Journal, Marzo 2011
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- Wikipedia, “Holography”, http://en.wikipedia.org/wiki/Holography
- Wikipedia, “Entropy (information theory)”, http://en.wikipedia.org/wiki/Entropy_(information_theory)
Carlo Donadio
fonte : http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo/olismo-informazionale.php
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