lunedì 11 novembre 2013

Prospettiva

prepper
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I nostri pronipoti si chiederanno: ‘Perché i nostri avi non si ribellarono in massa, sottoposti com’erano alle indicibili pressioni ambientali, sociali e psicologiche che stavano sgretolando la società degli uomini e di cui si erano ben resi conto?’
 
Sarà difficile rispondere loro. Potremmo accampare scuse quali l’impiego di una raffinata e martellante azione di propaganda dei regimi oppure ‘puntare il dito’ sulle operazioni neurodegenerative in atto, trincerandosi dietro la scusa: ‘eravamo malati e confusi, non potevamo agire’.
 

Intanto la manovra a tenaglia continua a flagellare l’America del nord. Al centro notiamo la  depressione economica indotta che continua a minare paesi che sullo sviluppo costante avevano poggiato la loro ragione d’essere. Sulle coste, oltre a ciò, insistono i disastri ambientali dei cosiddetti ‘incidenti’, quello alla piattaforma petrolifera della BP, nel Golfo del Messico, e all’altrettanto tragico ed oscuro evento che ha coinvolto la centrale atomica di  Fukushima in Giappone.
 
E’ già cominciata una moria in massa di animali acquatici;  tartarughe, sardine e  stelle marine sono le prime vittime in una prospettiva futura davvero sconfortante: quella di un oceano silenzioso e sterilizzato. Farmaci antidepressivi dispensati a iosa, interagiscono in chissà quale maniera con i veleni ambientali introdotti a forza nei corpi umani tramite la  fluorizzazione delle acque potabili e la diffusione di aerosol tossici delle  scie chimiche. Una prospettiva da tregenda. Possiamo associare a tutto ciò il cibo ormai totalmente contaminato dai ferali organismi geneticamente modificati per prevedere un futuro quanto meno traballante a tutta la popolazione residente in quella parte del globo.
 
La situazione al di qua dell’oceano (Atlantico) non è più rosea. Governi illegittimi (almeno secondo il buonsenso popolare) insistono sadicamente sulle popolazioni inermi, fiaccate da decenni di irrorazioni chimiche che stanno contribuendo tra l’altro ad annichilire in toto la flora. Nel ‘blocco Nato’ dilaga la povertà,  decine di milioni sono ormai le persone che faticano a trovare cibo in quello spazio un tempo ‘libero’ e progredito.
 
Alcuni si organizzano, con le limitatissime risorse residue a causa della predazione economica a cui siamo stati sottoposti, a condurre vite ‘di emergenza’ in luoghi più o meno sicuri, lontano dai centri urbani. Negli States si autodefiniscono ‘preppers’ ossia ‘quelli che si preparano’ … a cosa? A vivere in autonomia, procurandosi il cibo necessario per sopravvivere e condurre esistenze dignitose senza l’ausilio delle reti ‘civili’ di fornitura dell’energia e dell’acqua. Ovviamente si preparano anche all’assenza di giustizia e di copertura poliziale, armandosi ed autodifendendosi, così come si addestrano a comunicare in modo alternativo ed a interagire con sistemi semplici ma efficaci. La tecnologia è ridotta al minimo ed all’elettronica si preferisce sempre la meccanica. Come faranno però a preservare il loro DNA?
 
I preppers, comunque sia, sono il termometro del malumore e vengono additati dalla propaganda come paranoici sociopatici mentre potrebbero rappresentare una fievole speranza in un futuro prossimo. La ‘maniacalizzazione’ dei comportamenti in fondo è un fenomeno indotto dalle pressioni che subiamo.
 
In Italia la situazione non è dissimile solo che i preppers siamo già tutti noi. Quasi tutti si sono già arrabattati a condurre vite minimali, fuori dalla griglia. Gli italiani sono pronti a rivivere in un contesto ruralizzato nonostante lo scempio ambientale trascorso ed ancora in atto. Il boom economico degli anni cinquanta non è stato mai considerato definitivo ma solo come un treno a cui appigliarsi finché ‘cammina’. La memoria di una vita rurale è ancora viva nelle menti e non è detto che ciò non diverrà a breve una risorsa davvero umana. Chi tra i potenti gioca a fare ‘Dio’, ricreando il reale, incarna invece  il ruolo del pessimo Demiurgo, l’Arconte primitivo che rimodella la sua gabbia per anime per poterla meglio controllare. Non so perché ma credo proprio che stavolta abbia commesso un fatale errore. Questo insieme posticcio di operazioni traballa sempre più ed una massa preme dalle basi su cui egli stesso poggia la sua esistenza. Staremo a vedere, i giochi sono ancora aperti.

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