sabato 11 gennaio 2014

E=mc^2: La famosa equazione non sarebbe di Einstein


Albert Einstein è oggi venerato come “il padre della scienza moderna”. La sua faccia rugosa e i suoi capelli scompigliati sono diventati il simbolo del genio, e la “sua” celebre equazione: E = mc ^ 2 è ripetutamente utilizzata come simbolo di qualcosa di scientifico e intellettuale. 
 
Numerose fonti riportano che E = mc ^ 2, ossia la Teoria della Relatività da sempre collegata alla figura di Einstein in realtà non fu originariamente pubblicata da Einstein. 
 
Secondo Umberto Bartocci, docente presso la Università di Perugia e storico della matematica, questa famosa equazione fu pubblicata da Olinto De Pretto ben due anni prima della pubblicazione delle equazioni di Einstein. 

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Nel 1903 De Pretto pubblicò la sua equazione sulla rivista scientifica Atte, e nel 1904 la stessa equazione fu pubblicata dal Regio Istituto di Scienze Veneto. Le ricerche di Einstein non furono pubblicate fino al 1905 …Einstein parlava un buon italiano, e visse anche nel Nord Italia per un breve periodo.
 
Di conseguenza la equazione “E = mc ^ 2″ dovrebbe essere chiamata la “Equazione De Pretto” e non la “Equazione di Einstein.”

Tali argomenti sollevano la questione su che genere di personaggio fosse realmente Einstein. Esistono altre prove che possa essere stato incline a comportamenti non etici? Un sito web riporta che “Einstein … era ben lontano dall’essere un marito ideale. Un anno prima di sposarsi la sua compagna Mileva diede alla luce una figlia, Lieserl, mentre Einstein era via. Il destino della piccola è sconosciuto, ma si presume che sia stata data in adozione probabilmente sotto la pressione di Einstein stesso, che sembra non abbia mai nemmeno veduto la sua primogenita.
 

Dopo il matrimonio Mileva gli diede altri due figli, tuttavia la coppia era già sull’orlo della separazione. Einstein intraprese una relazione con la cugina Elsa Lowenthal durante un viaggio a Berlino nel 1912, per poi lasciare Mileva e i figli due anni dopo.

Einstein e Mileva infine divorziarono nel 1919, dopo che Einstein ebbe inviato alla consorte un elenco di ‘condizioni’ in base a cui sarebbe stato disposto a restare sposato. La lista annoverava richieste autocratiche del tipo: “Non dovrete aspettarvi alcuna intimità, né dovrete mai rimproverarmi in alcun modo.” Dopo il divorzio, Einstein vide poco i suoi figli. Il più grande – Hans Albert –  in seguito considerò che “probabilmente l’unico progetto abbandonato da mio padre, sono io.” Il figlio minore Eduard morì in manicomio dopo una diagnosi di schizofrenia. Subito dopo il divorzio Einstein sposò Elsa, ma pochi anni dopo iniziò una relazione con Betty Neumann, la nipote di un amico.


Alcuni sostengono che l’opera di plagio di Einstein si estese al lavoro di numerosi altri fisici. Una domanda che continua a suscitare discussioni riguarda quanto Einstein trasse dal lavoro di Hendrik Lorentz e Henri Poincaré nel formulare la Teoria della Relatività Speciale. Alcuni elementi della teoria di Einstein del 1905 risultano identici a parti di alcuni documenti datati 1904 redatti da Lorentz e Poincaré.
Einstein sostenne di aver letto tali opere dopo il 1905. Un dato apparentemente schiacciante è che il documento di Einstein del 1905 non recava riferimenti, lasciando intendere che egli fosse consapevole di stare nascondendo qualcosa.

Una fonte osserva che “David Hilbert presentò un articolo contenente le equazioni di campo della relatività generale cinque giorni prima di Einstein.”

 Un’altra fonte nota che ”Einstein presentò il proprio documento il giorno 25 Novembre 1915 a Berlino, quando Hilbert aveva presentato il suo il giorno 20 novembre 1915 a Gottinga. Il 18 novembre, Hilbert ricevette una lettera di ringraziamento da parte di Einstein, a proposito dello invio di una bozza di progetto che Hilbert aveva intenzione di presentare il 20. Quindi, in realtà, Hilbert aveva inviato una copia del suo lavoro ad Einstein con almeno due settimane di anticipo. Sicché il lavoro di Hilbert si trasformò nel lavoro di Einstein. (David Hilbert morì nel 1943.)

Tali dati storici sono facilmente disponibili sebbene sia risaputo che molti scienziati e storici preferiscono tacere al riguardo. La determinazione secondo cui la luce abbia una velocità finita fu realizzata da Michelson e Morley decenni prima di Einstein.
Hendrik Lorentz determinò attraverso le sue equazioni la concezione relativistica del tempo e le contrazioni di lunghezza che diventano significative via via che si avvicinano alla velocità della luce. Questi signori, insieme a David Hilbert e Olinto De Pretto sono stati boicottati in modo tale che Einstein avesse potuto assumere il merito delle loro determinazioni.

Einstein sembrò appoggiarsi molto alla sua prima moglie, studentessa di talento di tre anni più anziana di lui, per compensare la sua limitata capacità.

Un altro sito web scrive: “… nel 1927 H. Thirring scrisse che ‘H. Poincaré aveva già completamente risolto il problema alcuni anni prima della comparsa dei primi lavori di Einstein (1905). . . . “

Sir Edmund Whittaker, nella sua indagine dettagliata, Storia delle Teorie su Etere ed Elettricità, volume II, (1953), intitolò un capitolo: ‘La teoria della relatività di Poincaré e Lorentz’.
 
Whittaker documentò accuratamente la autentica storia dello sviluppo della teoria edimostrò – citando fonti primarie – che Einstein non ebbe alcun merito circa gran parte della teoria. Einstein di contro non addusse controargomentazioni alle accuse del celebre trattato di Whittaker. . .

Insomma, volendo mantenere al riguardo una certa moderazione, si può affermare che Einstein fosse poco più di un comprimario, per non dire un ladro intellettuale e fanfarone pretenzioso. Quando il libro di Whitaker fu pubblicato Einstein era ancora in vita, eppure non rispose in alcun modo. Nessuna querela per diffamazione, nessuna smentita, nessun comunicato pubblico. 

Einstein è stato il primo grande truffatore e ladro di idee della scienza moderna. Il suo furto della equazione di Olinto De Pretto E = mc ^ 2 gli ha dato una notevole credibilità scientifica, su cui egli costruì una carriera scientifica. De Pretto non fu un fisico professionista, e trascorse la sua vita come industriale, venendo a mancare nel 1921.

De Pretto pubblicò la sua equazione in ben due occasioni, e restò senza dubbio molto meravigliato che qualcuno avesse potuto rivendicare il merito del suo lavoro.

 Addirittura si sospetta che i primi lavori di Einstein fossero in realtà opera della sua prima moglie, Mileva, che fu una studentessa molto più brillante di lui. (Probabilmente fu riluttante a denunciare il plagio in quanto il fisico era il padre dei suoi figli.)
 
Alcuni professori universitari usano appropriarsi del lavoro effettuato dai loro studenti laureati, e sarebbe interessante vedere se qualcuno degli studenti di Einstein si sia mai lamentato di un simile furto. Un plagiatore  raramente smette di plagiare, soprattutto se continua a farla franca.

Le denunce nei confronti di Einstein, però, sembrano scomparire nel buco nero di orwelliana memoria. Einstein costituisce ovviamente una vacca sacra per molti. Alcuni hanno addirittura adoperato la parola “eresia” per censurare critiche serie e ben documentate aventi per oggetto i plagi di Einstein.

Tuttavia alla lunga la verità viene sempre a galla, e un giorno Einstein sarà conosciuto come un plagiatore, piuttosto che come un grande fisico.

 E=mc2: “Tutto merito dell’italiano Olinto De Pretto”

La tesi di un docente di matematica dell’Università di Perugia, ripresa dal quotidiano britannico “The Guardian”L’equazione della relatività di Einstein non sarebbe, in realtà, di Albert Einstein, bensì di un matematico autodidatta italiano, Olinto De Pretto. La sconcertante rivelazione arriva dal serissimo giornale inglese aveva raccontato la genesi della celebre formula della relatività (il tempo e il movimento sono relativi alla posizione dell’osservatore, se la velocità della luce è costante), altrimenti conosciuta come E=mc2(l’energia è uguale al prodotto della massa per il quadrato della velocità della luce) e che nell’edizione di martedì scorso ha riproposto la controversa questione circa la primogenitura dell’equazione forse più famosa al mondo. 
 Stando a quanto si racconta, il 23 novembre del 1903 l’italiano De Pretto, un industriale di Vicenza con la passione per la matematica, avrebbe pubblicato sulla rivista scientifica Atte un articolo dal titolo “Ipotesi dell’etere nella vita dell’Universo”, in cui sosteneva che “la materia di un corpo contiene una quantità di energia rappresentata dall’intera massa del corpo, che si muovesse alla medesima velocità delle singole particelle”. Insomma, la celebre E=mc2 spiegata parola per parola, anche se De Pretto non mise la formula in relazione con il concetto di relatività, ma con la vita dell’universo.

Secondo la ricostruzione fatta dal professor Umberto Bartocci, docente di Storia della matematica all’Università di Perugia, questo difetto nell’impostazione di De Pretto sarebbe stato il motivo per cui inizialmente il significato dell’equazione non venne capito. Solo successivamente, nel 1905, lo studioso svizzero Michele Besso avrebbe avvisato Albert Einstein del lavoro svolto due anni prima da De Pretto e delle conclusioni alle quali era arrivato, che il geniale fisico e matematico avrebbe poi fatto sue, senza tuttavia attribuire alcun merito all’italiano.

Questa, ovviamente, è la tesi di Bartocci, alla quale il professore ha dedicato pure un libro, pubblicato nel 1999 da Andromeda: Albert Einstein e Olindo De Pretto – La vera storia della formula più famosa del mondo, dove viene appunto spiegata la teoria della “contaminazione einsteiniana” ad opera di De Pretto, morto nel 1921. «De Pretto non scoprì la relatività – ha riconosciuto Bartocci – però non ci sono dubbi sul fatto che sia stato il primo ad usare l’equazione e questo è molto significativo. Sono anche convinto che Einstein usò le ricerche di De Pretto, sebbene questo sia impossibile da dimostrare». Nel corso degli anni ci sono poi state altre polemiche circa i contributi scientifici che avrebbero permesso ad Einstein di scoprire e rendere pubblica la rivoluzionaria formula nel 1905 e fra questi, particolarmente importanti si dice siano state le ricerche del tedesco David Hilbert.

Sembra, però, impossibile porre fine alla controversia e nemmeno Edmund Robertson, professore di matematica dell’Università di St.Andrew, è riuscito nell’intento: «Una grande parte della matematica moderna è stata creata da gente a cui nessuno ha mai dato credito, come ad esempio gli Arabi – ha raccontato Robertson al Guardian – Einstein può avere preso l’idea da qualcuno, ma le idee stesse arrivano da ogni parte. De Pretto merita sicuramente credito per gli studi che ha svolto e il contributo che ha dato, se queste cose si possono provare. Ma ciò non toglie, comunque, che la genialità di Einstein resti indiscutibile». Il dubbio persiste, le polemiche pure, la sola certezza è proprio quell’equazione E=mc2, di cui tutti, almeno una volta, hanno sentito parlare.
 
 
[Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito: AlterMedia.info]
 

1 commento:

  1. Sulla teoria della relatività
    https://youtu.be/XxraffR0Kw0
    Scienza - Scienziaggine - Cultura di Stato

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