Foto: EPA
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Grazie agli sforzi degli USA nel territorio della Romania può sorgere un focolaio di tensione che rischia di diventare un problema non solo per la Romania ma anche per i suoi stretti vicini. Con l’appoggio dell’ONU Washington cerca di trasferire dall’Iraq in Romania alcune migliaia di rappresentanti dell’Organizzazione dei mujheddin del popolo iraniano (Mujaheddin e-Kalk).
Il perché della premura
manifestata dalla cosiddetta comunità civile nei confronti dei radicali è
semplice: i mujaheddin vedono la propria missione nella lotta contro
l’Iran, mentre l’Occidente cerca di indebolire questo paese con tutti i
mezzi possibili.
L’Iran e l’Iraq hanno riconosciuto
Mojaheddin e-Kalk un’organizzazione terroristica. La sua ala armata –
Esercito di liberazione nazionale dell’Iran – è ritenuta la fondatrice
del Consiglio nazionale della resistenza che raggruppa tutte le forze
d’opposizione iraniane.
Nella metà degli anni ’60 del secolo scorso la
storia “gloriosa” dei dissidenti del regime dello scià iniziò in modo
abbastanza romantico, ossia nacque dall’idea di creare una società
socialista senza classi, ma successivamente la loro attività sfociò in
atti terroristici e sovversivi di massa. In seguito alla dura
opposizione da parte delle autorità iraniane Mujaheddin e-Kalk si
trasferì in Iraq, dal cui territorio partecipò ad attacchi armati contro
il territorio dell’Iran durante la guerra irano-irachena, nonché alle
azioni di repressione contro i curdi. Le incursioni contro l’Iran
proseguirono anche negli anni successivi, ma già con il sostegno e sotto
il controllo degli Stati Uniti.
D’altronde, il
“curriculum” impressionante dell’organizzazione – circa 50 mila vite,
tra cui quelle di massimi funzionari iraniani non ha impedito all’Ue e
poi agli USA di escluderla recentemente dalla lista delle organizzazioni
terroristiche. Il motivo di ciò è ben chiaro, e cioè si applica la
formula “il nemico del mio nemico è un mio amico”. Gli strateghi
occidentali sono molto abili nell’uso di tali schemi al momento
opportuno. Così hanno dimenticato che all’inizio consideravano
terroristi i membri di Mujaheddin e-Kalk.
L’intenzione di Washington di sistemarli adesso in Romania è per lo meno improvvida, ritiene l’orientalista Boris Dolgov:
Se nei dirigenti romeni sorgeranno dei dubbi, e gli stessi sorgeranno sicuramente, dovranno pronunciarsi contro tale passo. Questa organizzazione opera contro l’Iran, vi è riconosciuta terroristica, ha compiuto atti terroristici ed attentati, ossia siamo in presenza di tutta la serie delle azioni tipiche di un’organizzazione terroristica. Non solo, ma le intenzioni degli USA sono in contrasto con la tendenza delineatasi recentemente verso il miglioramento dei rapporti tra Washington e Teheran. Anche la situazione nella regione si inasprirà se vi appariranno guerriglieri. È ovvio, infatti, che gli stessi non intendano instaurare rapporti pacifici con i rappresentanti delle altre confessioni.
Per il momento i tentativi degli
USA non danno il risultato, malgrado che abbiano scelto un paese che
dipende in notevole misura dalla politica di Washington. È ben noto come
in tutto il periodo postsovietico gli USA abbiano patrocinato
apertamente o segretamente la Romania considerandola oggetto dei propri
interessi geopolitici. E, naturalmente, hanno diritto di chiedere per
questo un pagamento. In questo caso, però, tale pagamento sembra
eccessivo.
Nondimeno, secondo alcune fonti, la
questione del trasferimento dei mojaheddin è stata discussa in dicembre a
Bruxelles durante l’incontro del segretario di Stato americano John
Kerry con il ministro degli esteri romeno Titus Corlatean. Va rilevato
che un anno prima la Germania e l’Albania si erano dichiarate disposte
ad accogliere una parte dei guerriglieri di Mujaheddin e-Kalk. Tuttavia i
dirigenti di questa organizzazione insistono su una sistemazione
compatta di tutti i tremila compagni di idee che si trovano adesso in
una base americana in Iraq. Le autorità albanesi e tedesche non possono,
certo, farlo in quanto è troppo rischioso. I leader dei terroristi sono
venuti a trovarsi in una situazione di stallo. Nessuno vuole
accoglierli, mentre nello stesso Iraq sono diventati oggetto di attacchi
missilistici da parte di forze sconosciute. Gli attivisti
dell’organizzazione attribuiscono la colpa di questi attacchi
all’attuale governo iracheno, il quale insiste apertamente sul
trasferimento dei radicali in qualche altro posto.
La
realizzazione del piano americano è pericolosa ma poco probabile, dice
Serghej Demidenko, esperto dell’Istituto per le valutazioni strategiche e
l’analisi:
Il trasferimento di un grande numero di uomini preparati ideologicamente e militarmente in una regione eurpea non molto stabile non vi aggiungerebbe calma. Ma tale scenario difficilmente sarà attuato. Persino le autorità romene si rendono conto con chi avrebbero a che fare. I guerriglieri hanno una psiche e mentalità specifica. Sono orientati alla guerra contro gli infedeli e non sanno fare nient’altro. Ma se questo scenario fosse stato realizzato, avrebbe inasprito ancora di più la situazione con il radicalismo islamico in Europa, tanto più che i servizi speciali europei non riescono a far niente contro i membri di Al Qaeda che operano attivamente nel sud del continente.
È
vero, con una certa sforzatura il comportamento degli americani nei
confronti dei “nemici e dei propri nemici” potrebbe essere ritenuto
nobile. È come se non volessero lasciare nei guai chi serviva loro.
Tanto più che in Romania è in programma la costruzione di una base
americana dove i mujaheddin potrebbero esse sistemati inizialmente. È da
notare che i recenti accordi sul programma nucleare iraniano, raggiunti
con la partecipazione degli USA, difficilmente diventeranno un momento
di svolta nella contrapposizione dei due paesi. Gli americani non hanno
rinunciato ai propri piani di schieramento dello scudo antimissile in
Europa chiamato a difendere il mondo occidentale dall’eventuale attacco
missilistico iraniano.
Ilja Kharlamov
fonte: http://italian.ruvr.ru/2014_01_10/Washington-vuole-inondare-la-Romania-di-terroristi/
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