Occupandomi di
disinformazione da oltre 15 anni reputo di avere, per così dire, un po’
di pelo nello stomaco. Eppure mi capita spesso e volentieri di rimanere
stupefatto da articoli, pubblicazioni o libri che rasentano la follia
pura.
L’ultimo articolo di questo genere è intitolato: “I cinesi del China Study stanno tutti diventando diabetici”.
Spieghiamo innanzitutto che The China Study è uno studio eseguito dal dottor Colin Campbell e colleghi della Cornell University. Utilizzando dati epidemiologici cinesi effettuati tra gli anni 1972 e il 1974, su quasi 800 milioni di cinesi, questo studio spiega il rapporto tra alimentazione e sviluppo di malattie degenerative e cancro.
Una mole faraonica e rara di dati, perché non capita tutti i giorni di poter studiare attentamente la vita dei contadini cinesi, in un periodo in cui vivevano lontanissimi dall’inquinamento delle città, mangiavano legumi, fibre, cibi assolutamente naturali e integrali con un quantità risibile di proteine, ed erano costretti a muoversi a piedi.
I dati non lasciano spazio a dubbi: queste persone si ammalavano molto meno di malattie degenerative e di cancro rispetto ad altri cinesi che si muovevano poco e che mangiavano i cibi raffinati.
Per chi si occupa di benessere non c’è nulla di nuovo all’orizzonte.
Ecco perché la chiave di lettura proposta dal dottor Campbell, che conferma tutte le conoscenze plurimillenarie partendo da Ippocrate e Pitagora e arrivando alle più recenti scuole americane ed europee di Igiene e Medicina Naturale, era la seguente: una persona per mantenersi sana deve muoversi quotidianamente e deve ridurre l’apporto proteico.
Se abbiamo ancor dubbi su questo fatto, allora non ha più alcun senso continuare a parlarne.
Pochi mesi fa è stato pubblicato uno studio proprio sull’incidenza del diabete tra i cinesi.
La rivista ufficiale della potentissima casta dei camici bianchi americani, il JAMA, ha pubblicato il 4 settembre 2013 lo studio intitolato: “Prevalenza e controllo del diabete negli adulti cinesi".
Oltre l'11,6% dei cinesi odierni ha il diabete. Più della metà dei cinesi è prediabetico (52,1% degli uomini e 48,2% delle donne). Si parla di oltre 110 milioni di cinesi diabetici, oltre 500 milioni di Cinesi prediabetici (che lo svilupperanno nel giro di pochi anni) e di solo 32 milioni di persone che lo curano.
Certamente dati allarmanti per i cinesi, ma sono esattamente la copia carbone di quelli che riguardano la popolazione statunitense!
Secondo infatti l’American Diabetes Association, nel 2011 gli americani con diabete erano 25,8 milioni; quelli non diagnosticati 7 milioni e in prediabete oltre 79 milioni.
Tenendo conto che gli abitanti del paese dei mandarini sono 1.393.000.000 mentre quelli del paese a stelle e strisce sono 324.000.000, in un rapporto di 4,3 a 1.
Tale rapporto rimane identico se si paragonano i 110 milioni di cinesi diabetici con i 25,8 milioni di americani (25,8 x 4,3 = 110,9).
Quindi il rapporto tra gli ammalati di diabete rispetto il numero di abitanti del proprio paese è lo stesso in Oriente e in Occidente.
Nonostante questo, l’articolo continua dicendo che…
“A distanza di 40 anni, i cinesi dello studio sono cresciuti, e anziché camminare e lavorare nelle campagne hanno iniziato a vivere in città, continuando a mangiare, come tradizione, i loro elevati livelli di carboidrati, riducendo le proteine come Campbell ci vorrebbe portare tutti a fare. Con conseguenze disastrose.”
Secondo l’autore, la riduzione delle proteine (“come Campbell ci vorrebbe portare”), sarebbe stato ed è “disastroso” non solo per i cinesi, ma anche per tutti gli abitanti del pianeta Terra. Dando per scontato o supponendo che sia questa la vera causa del diabete.
Follia o deviazione cosciente?
Innanzitutto abbiamo appena visto che l’americano ha la stessa incidenza di diabete del cinese.
Ma l’americano medio - e neppure il cinese medio - non mangia certamente tanta verdura, frutta, cereali integrali, frutta con guscio e legumi (i famosi carboidrati intesi dal dottor Campbell nel suo libro), ma s’ingurgita oltre 100 kg di proteine animali all’anno, e quintali tra zucchero bianco e cereali raffinati, oltreché a tutte le porcherie acidificanti (cocacole e bibite gasate) che riempiono la società opulente moderna. Grasso che cola per le lobbies del farmaco.
Quindi si suppone che i cinesi andati a vivere nelle città hanno continuato a mangiare nella stessa identica maniera di quando abitavano nelle campagne. E sono diventati diabetici proprio perché hanno continuato “a mangiare, come tradizione, i loro elevati livelli di carboidrati, riducendo le proteine”. Semplici illazioni priva di fondamento.
Non sappiamo nulla di queste persone, per esempio non sappiamo:
- - quali sono state le modifiche più importanti dello stile di vita nei cinesi negli ultimi 40 anni, sia tra quei pochi rimasti a zappare la terra, sia tra i nuovi abitanti dei centri;
- - se i cinesi che hanno abbandonato le campagne si sono alimentati nella stessa identica maniera anche in città o si sono adeguati, come è logico che sia, al nuovo ambiente;
- - quanto è stato l’aumento di proteine animali e cibi raffinati nella dieta quotidiana dei nuovi cinesi;
La parziale conferma arriva proprio dallo studio del JAMA: "La prevalenza di diabete era più alta nei gruppi di età più avanzata (anche se non specificano l'età), in residenti urbani, e nelle persone che vivono in regioni economicamente sviluppate" (The prevalence of diabetes was higher in older age groups, in urban residents, and in persons living in economically developed regions), quindi non nelle campagne ma nei centri!
Sempre più studi infatti confermano che le popolazioni migrate in altri luoghi anche lontani, adattandosi allo stile di vita del nuovo posto, nel giro di poco tempo hanno manifestato le locali malattie, sconosciute però nel paese di origine.
Si può affermare che i tumore e il diabete sono malattie del benessere.
Tantissime sono ancora le informazioni utili che bisognerebbe sapere prima di sparare delle buffonate.
La storia però insegna.
I cinesi, come all’epoca tutti i nostri contadini qui da noi hanno abbandonato le campagne per vivere nelle grandi città, si saranno adeguati al nuovo e certamente più felice (in apparenza) stile di vita: maggior comodità negli spostamento che si legge aumento della sedentarietà, minor apporto di carboidrati complessi, minor apporto di frutta e verdura che in città costano molto di più che in campagna, aumento del cibo spazzatura, tra cui cereali raffinati e zuccheri bianchi.
Queste, oltre al poco movimento, sono le vere cause dell’acidosi, e l'acidosi è una condizione organica che prepara il terreno a tutte le cosiddette malattie dismetaboliche, croniche e/o degenerative come diabete e cancro.
Marcello Pamio
Fonte: disinformazione.it
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