Dall'inchiesta
sulla ricostruzione emerge un'intercettazione del 30 novembre 2010, 18
mesi dopo il sisma, tra l'ex amministratore Ermanno Lisi e un
architetto: "Con tutte 'ste opere che ci stanno...farsele scappà mo' è
da fessi..."
Il terremoto è un “colpo di culo”. C’è qualcosa di peggio delle risate dell’imprenditore Francesco Piscicelli, che rideva mentre ancora le terra tremava, il 6 aprile 2009, pensando agli affari della ricostruzione. C’è l’intercettazione dell’ex assessore comunale Ermanno Lisi (entrato
in giunta in quota Udeur), un aquilano quindi, ben consapevole della
tragedia costata 309 vittime e la distruzione di un intero centro
storico. È il 30 novembre 2010 quando Lisi definisce il “terremoto” un
“colpo di culo”. Ed è incredibile come il sindaco Massimo Cialente,
in questi anni, si sia circondato di un “cerchio magico”, o meglio
“marcio”, che – al di là del rilievo penale di queste telefonate – si
dimostra interessato a far fruttare la tragedia. Un “cerchio marcio” che
conta un vicesindaco (Roberto Riga) indagato per una presunta mazzetta
da 30mila euro, un ex consigliere comunale con delega (Pierluigi
Tancredi, Pdl) accusato di corruzione, insieme a un altro ex assessore
(Vladimiro Placidi) e a un ingegnere del Comune (Mario Di Gregorio).
“O te fai gli soldi o hai finito”
“Ormai
L’Aquila s’è aperta” dice Ermanno Lisi all’architetto Pio Ciccone,
entrambi archiviati , “tu ancora non te ne stai a rende conto ma
L’Aquila si è aperta… le possibilità saranno miliardarie.
Io sto a cercà di prendere ste 160 case, se non lo pigli mo’ non lo
pigli più, questo è l’ultimo passaggio di vita, dopo sta botta, hai
finito, o le pigli mo’…”. “O gli pigli mo’ o non gli pigli più…”,
risponde Ciccone. “Esatto”, continua Lisi, “abbiamo avuto il culo di…”.
“Del terremoto!”, interviene Ciccone. E Lisi conferma: “Il culo che, in
questo frangente, con tutte ste opere che ci stanno, tu ci sta pure in
mezzo, allora, farsele scappà mo’ è da fessi… è l’ultima battuta della vita… o te fai gli soldi mo’…”. “O hai finito”, conclude Ciccone.
“Sto con la sinistra”
Quando
Ciccone gli mostra le sue preoccupazioni, per eventuali azioni
giudizarie, la risposta di Lisi è sconcertante: “Tengo paura, però fino
ad un certo punto, lo sai perché? Perché sto con la sinistra e bene o male, penso che la magistratura c’ha grossi interessi a smuove”.
Nel
2010, informandosi per un piccolo lavoro da effettuare in occasione
della “festa del libro”, Lisi deve mettersi in contatto con l’azienda di Massimiliano Nurzia che, per lavori pubblici di puntellamento, ha chiuso un appalto da 8 milioni di euro.
Ed ecco il suo commento: “Otto milioni di euro se sanno quante mazzette
so! allora Di Gregorio , secondo Bolino se… chi sa quanti lavori sta a
fa! E chissà quante mazzette sta a piglià… ecco ci sta ’na mafia interna…”.
Poi incontra l’imprenditore e viene intercettato mentre è in auto e lo
chiama: “Massi! Addò state”. Nel frattempo confida all’amico Ciccone: “8
milioni di euro s’è fatto questo coso… Mario Di Gregorio e co ju
sindaco!”. Quindi esce dall’auto, parla con Nunzia, e prima di rientrare
conclude dicendogli: “non te ne scordà! Io non me lo scordo….”. “Me lo
tenga ricordà…”, risponde Nunzia. E Lisi aggiunge: “Ma fammi il piacere!
Io sto in quelle amicizie! Ricordatelo!”. “Io non ti chiedo niente,
voglio vedè mò…”, ribatte l’imprenditore. “In quella amicizia ci sto
pure io! Ciao!”, conclude Lisi, chiudendo lo sportello e andando via.
Poi spiega all’amico il senso della frase: “Gli ho detto… in quella
amicizia ci sto pure io! Io tengo all’amministrazione, mica cazzo tengo
fuori, mica so’ stupido! Ma non gli posso dì in maniera chiara… io so’
chiaro quando parlo! Se è vero che ha fatto otto milioni di euro come
dice Bolino… porco… ti devi inginocchiare! E devi andare a piagne! Otto
milioni di euro, tre milioni so’ netti!”.
Lottizzazione senza scrupoli
Quando il commissario Adriano Goio descrive
a Lisi l’altissimo rischio di alluvione che presenta L’Aquila, e il
progetto d’invaso per impedire l’allagamento della città, già approvato
per 60 milioni di euro, l’ex assessore con l’amico Mimmo Marchetti pensa
di lottizzare immediatamente i terreni, per costruirvi dei capannoni,
in modo da aumentarne il valore, in caso di esproprio: “Io mo non posso
entrare per il conflitto d’interessi, però me ne può fregà di meno
perché devo salvaguardà, tanto non è la mia la terra è di mio fratello,
che cazzo me ne frega, però salvaguardo… un diritto, di tanta gente, in
silenzio e salviamo anche le altre terre, perché se riusciamo a fare la
lottizzazione e farcela approvà… domani mattina, mettiamo i capannoni,
mettiamo… o quantomeno se ci hanno approvato la lottizzazione, poi mi
devono pagare la terra lottizzata, adesso mi sta a venì questa idea”.
L’invaso non sarà più realizzato, nonostante lo stanziamento di 60 milioni di euro, nonostante i disagi patiti dagli aquilani con l’alluvione del dicembre 2010.
Bmw e ville dopo la tragedia
Nei
giorni scorsi abbiamo raccontato delle presunte mazzette, scoperte
dalla procura di l’Aquila nelle indagini condotte dalla squadra mobile
guidata da Maurilio Grasso, su incarico dei pm David Mancini e Antonietta Picardi, coordinati dal nuovo procuratore Fausto Cardella. Tangenti in confezioni di grappa per
l’ex vicesindaco di centrosinistra Riga, per gli ex assessori Tancredi e
Placidi, ma il “cerchio magico” di Cialente si arricchisce anche di
geometri e ingegneri come Carlo Bolino e Mario Di Gregorio. Già nel 2011
la squadra mobile fa i conti in tasca a Bolino – anch’egli archiviato
nell’inchiesta su Lisi –
scoprendo che il geometra, con stipendio da 40mila euro l’anno, a due
mesi dal terremoto inizia ad acquistare una moto Bmw da 15mila euro,
un’auto da 16mila, un appartamento da 120mila euro e – soprattutto –
un’abitazione in costruzione, per un valore dichiarato di 100mila, che
in realtà corrisponde a villa con garage il cui “solo valore di
costruzione appare superiore a quello d’acquisto”. È
la primavera del 2011, la squadra mobile de L’Aquila, segnala alla
procura gli episodi di Lisi e Bolino, restando in attesa di ulteriori
deleghe d’indagine, che non arriveranno mai.
Sarà tutto archiviato.
Da Il Fatto Quotidiano dell’11 gennaio 2014
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