venerdì 11 aprile 2014

Renzi colpisce ancora

LA NESTLE' METTE IN PRATICA IL JOBS ACT DI RENZI: LAVORATORI DA TEMPO INDETERMINATO A DETERMINATO, OPPURE LICENZIATI!
MILANO - Nonostante il Financial Times abbia definito il Jobs Act di Renzi qualcosa di vago e indeterminato, sembra proprio che la semplice evocazione del provvedimento, per adesso rimasto nelle slide del governo, venga già recepito dalle imprese.

Specie, se l'annunciato pacchetto di legge è di natura liberticida e depressivo dal punto di vista salariale.
La notizia in materia è che la Nestlé Italia ha proposto la trasformazione, nei suoi stabilimenti, di centinaia di contratti a tempo indeterminato in contratti a tempo determinato.

Naturalmente non solo offrendo il ricatto del licenziamento, come "rinnovo" contrattuale, ma anche peggiori condizioni salariali e lavorative.

Non ci vuole molto a capire che, invece della mitica crescita, provvedimenti come il Jobs Act servono solo a creare la corsa al ribasso dei salari. E tanto il provvedimento è atteso che le multinazionali lo mettono in pratica prima che diventi legge.



Resta da dire qualcosa sulla Nestlé: oggetto di una serie di boicottaggi, per la nocività dei suoi prodotti, sin dagli anni '80. Come, dallo stesso periodo, oggetto di pesanti critiche per attività antisindacali un po' in tutto il mondo. Ora, con la deregolazione in atto in Italia sui diritti del lavoro, la multinazionale può mostrare finalmente la sua vera indole.

Il signor Renzi, quindi, ha varato un provvedimento in tema di lavoro in Italia perfettamente in liena con i desiderata delle multinazionali schiaviste mondiali. Gli elettori del Pd lo sanno? probabilmente no.

Fonte notizia: senzasoste.it - che ringraziamo.
http://www.ilnord.it

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CLAMOROSO: la riforma di Renzi del Senato é stata consigliata dalla Banca Americana JP Morgan


LA “MANO” DI JPMORGAN DIETRO LA RIFORMA DEL SENATO, E LE CONSEGUENTI ULTERIORI LIMITAZIONI DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA.

ECCO IL LINK DEL DOCUMENTO RISERVATO DI JPMORGAN SULLA “RIFORMA” DEL SENATO, DELLA “COSTITUZIONE” E DELLA “DEMOCRAZIA” IN ITALIA: PDF

Ora, l’articolo.

e ora odiateli finché la merda non copra tutte le loro infamie.
Rottamare la democrazia? No, grazie. Anche quella sarebbe una “riforma”, certo. Ma ne faremmo volentieri a meno. Così la pensa Salvatore Settis, già direttore della Normale di Pisa. «La riforma di Renzi – dice – è contraria alle regole più elementari della democrazia». Quindi, innanzitutto, occorre fermare la «svolta autoritaria» del governo, perché il progetto di riforma costituzionale tanto voluto dal premier è «affrettato, disordinato e assolutamente eccessivo».

Tanto per cominciare, «non si può accettare che a incidere così profondamente sulla Carta sia un Parlamento di nominati e non di eletti, con un presidente del Consiglio nominato e non eletto». Questo Parlamento «non può fare una riforma di questa portata, né tantomeno anteporla alla riforma elettorale, che è la vera urgenza». Il guaio è che il male viene da lontano: si tratta di «decisioni prese in stanze segrete», che «non ci sono mai state spiegate», perché sono i diktat del neoliberismo che vorrebbe sbaraccare lo Stato democratico, visto come ostacolo al grande business.

Il professor Settis, intervistato da Beatrice Borromeo per “Libertà e Giustizia”, pensa ad esempio al famoso rapporto della Jp Morgan del 2013, «riportato quasi alla lettera nel progetto di riforma del governo Letta e ora citato come un testo sacro». Via la “vecchia” Costituzione antifascista, che difende i lavoratori. Pressioni esterne sul governo Renzi? «Di certo – sottolinea Settis – c’è una vulgata neoliberista secondo la quale il mercato è tutto, l’eguaglianza è poco significativa e la libertà è quella dei mercati, non delle persone. E a questa vulgata si sono piegati in molti.Solo che finché si adeguano Berlusconi e Monti mi stupisco ben poco. Ma che ceda il Pd, che dovrebbe rappresentare la sinistra italiana, è incredibile. E porterà a un’ulteriore degrado del partito, e dunque a una nuova emorragia di votanti».

Secondo Settis, «La sinistra sta proprio perdendo la sua anima: si sta consegnando a un neoliberismo sfrenato, presentato come se fosse l’unica teoria economica possibile, l’unica interpretazione possibile del mondo».

Renzi cavallo di Troia di questo neoliberismo che ha colonizzato la sinistra? «Certamente l’unico elemento chiaro del suo stile di governo è la fretta», dice Settis. «Dovrebbe prima spiegarci qual è il suo traguardo e poi come vuole arrivarci. Non basta solo la parola “riforma”, che può contenere tutto. Anche abolire la democrazia sarebbe una riforma».

Quello che cerca Renzi, continua Settis, «è l’effetto annuncio, il titolone sui giornali: “Renzi rottama il Senato”. Lui punta a una democrazia spot, a una democrazia degli slogan. Se il premier sostiene che la Camera alta non è più elettiva, ma doppiamente nominata, allora significa che ha veramente perso il senso di che cosa voglia dire “democrazia”».

NOTA: ECCO COS’E’ IL FAMOSO “RAPPORTO 2013″ DELLA BANCA AMERICANA JP MORGAN.

Che un gigante della finanza globale produca un documento in cui chiede ai governi riforme strutturali improntate all’austerity non fa più notizia. Ma Jp Morgan, storica società finanziaria (con banca inclusa) statunitense, si è spinta più in là. E ha scritto nero su bianco quella che sembra essere la ricetta del grande capitale finanziario per gli stati dell’Eurozona. Il suo consiglio ai governi nazionali d’Europa per sopravvivere alla crisi del debito è: liberatevi al più presto delle vostre costituzioni antifasciste.

In questo documento di 16 pagine datato 28 maggio 2013, dopo che nell’introduzione si fa già riferimento alla necessità di intervenire politicamente a livello locale, a pagina 12 e 13 si arriva alle costituzioni dei paesi europei, con particolare riferimento alla loro origine e ai contenuti: “Quando la crisi è iniziata era diffusa l’idea che questi limiti intrinseci avessero natura prettamente economica (…) Ma col tempo è divenuto chiaro che esistono anche limiti di natura politica. I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”

JPMorgan è stata tra le protagoniste dei progetti della finanza creativa e quindi della crisi dei subprime che dal 2008. Fino a essere stata formalmente denunciata nel 2012 dal governo federale americano come responsabile della crisi, in particolare per l’acquisto della banca d’investimento Bear Sterns. Ecco che invece dai grattacieli di Manhattan hanno pensato bene di scrivere che i problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che “i sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature, e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”.

E per colpa delle idee socialiste insite nelle costituzioni, secondo Jp Morgan, non si riescono ad applicare le necessarie misure di austerity. “I sistemi politici e costituzionali del sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire percorsi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna), e dalla crescita di partiti populisti (Italia e Grecia)”.

Quindi Jp Morgan, dopo avere attribuito all’Europa l’incapacità di uscire dalla crisi per la colpa originaria della forza politica dei partiti di sinistra e delle costituzioni antifasciste nate dalle varie lotte di liberazione continentali, ammonisce che l’austerity si stenderà sul vecchio continente “per un periodo molto lungo”.

Fonte: informarexresistere.fr
http://guardforangels.altervista.org/blog/clamoroso-riforma-renzi-senato-stata-consigliata-dalla-banca-americana-jp-morgan/

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80 euro in busta paga? Ecco svelato il gioco delle tre carte di Renzi 

A rivelarcelo è Carla Ruocco, deputata cinquestelle, che tramite il blog di Grillo scrive:

"Renzie continua a raccontare la balla degli 80 euro al mese, in complicità con giornali e tv di regime. 
 
Basterebbe andare a leggersi il testo della legge delega ora in discussione al Senato per scoprire che Renzi ha tolto, alle stesse categorie cui ha promesso gli 80 euro, le detrazioni per il coniuge a carico che valgono 700 - 800 euro all'anno, 65 euro al mese circa. La campagna pubblicitaria del venditore di pentole di Firenze finanziata con il sangue delle famiglie italiane. Un voto di scambio a 15 euro. La tua dignità vale così poco?

Niente più detrazioni per il coniuge a carico: è scritto tra le pieghe della più becera ambiguità del cosiddetto Jobs Act, legge di delega al Governo, attualmente al vaglio del Senato. La lettera c) dell’art. 5 infatti recita così: 'introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico'.

Cosa si nasconde dietro questa faziosa e ambigua dicitura? Un vero e proprio blitz sulla fondamentale detrazione per coniuge a carico, sostituito con un improbabile ed incostituzionalissimo tax credit! Oggi la detrazione per il coniuge a carico spetta a qualunque coniuge lavoratore/lavoratrice, uomo o donna che sia, che abbia moglie o marito a carico cioè che non abbia superato il reddito di 2.840,51 euro annuo, 5 milioni di vecchie lire.  
Questa detrazione ammonta all’incirca a 700/800 euro l’anno. Eliminarla sostituendola con questo cosiddetto tax credit significa ridurre enormemente la platea dei beneficiari!

Infatti la tax credit secondo la fuffa dell’articolo menzionato, spetterebbe come credito d’imposta alle imprese che assumono una donna alle seguenti condizioni, coesistenti:

  • - donne lavoratrici anche autonome;
  • - con figli minori;
  • - che si ritrovino al di sotto di un reddito complessivo;
Interpretando le pieghe di questa strana normativa si scopre che una donna che venisse assunta con questo meccanismo che avesse un coniuge a carico, oppure una coppia senza figli o senza figli minori, perderebbero la detrazione, che invece oggi spetta.

Queste categorie che si troverebbo scoperte, inoltre, sono per lo più proprio quelle alle quali sono stati promessi i famosi 80 euro in busta paga.

fonte: http://www.pressnewsweb.it/2014/04/80-euro-in-busta-paga-ecco-svelato-il.html

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