martedì 3 giugno 2014

Firmato il trattato istitutivo dell’Unione economica eurasiatica

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I Presidenti Vladimir Putin, Nursultan Nazarbaev e Aleksandr Lukashenko hanno firmato il trattato che istituisce la Comunità economica eurasiatica, ad Astana il 29 maggio. Tre Paesi sono al centro di questa alleanza economica: Russia, Kazakhstan e Bielorussia. Il documento storico segna una nuova fase dell’integrazione economica. Il nuovo accordo entrerà in vigore il 1° gennaio 2015, riunendo un territorio con una popolazione di 170 milioni di abitanti e un’economia da 1 trilione di dollari. Russia, Bielorussia e Kazakhstan gradualmente aprono le frontiere per consentire la libera circolazione di merci, capitali, lavoro e servizi, oltre a dare ai cittadini la parità di accesso a trasporti e infrastrutture energetiche, ognuno dei quali sarà regolato da dogane e disposizioni tariffarie comuni.


Questa nuova unione dovrebbe essere integrata in futuro dall’adesione di Armenia e Kirghizistan. I politici occidentali percepiscono il progetto dell’Eurasec come ostile, creando seri ostacoli all’egemonia occidentale sia nell’ex-sfera d’influenza sovietica che nel mondo. La cerimonia ufficiale della firma ad Astana, in Kazakhstan, s’è svolta sullo sfondo delle accresciute tensioni nella regione, aggravate dalla crisi politica in Ucraina. Ciò non è affatto accidentale. Come la ricercatrice del MSU Natalija Kharitonova ha recentemente affermato:
La Russia cerca di mobilitare il sostegno all’integrazione eurasiatica e di utilizzarne i benefici, esistenti e previsti, per  fini propagandistici anche verso i Paesi ai suoi confini occidentali“.

Il presidente russo Vladimir Putin ha ammesso che “grazie allo spirito costruttivo generale e alla volontà e capacità di ognuno di raggiungere dei compromessi, abbiamo superato molte difficoltà lungo la strada e riuscito a firmare il documento entro il termine che avevamo stabilito (il 1 giugno). Il leader kazako Nursultan Nazarbaev è fiducioso sui risultati:
L’accordo è completo, competente e tiene conto degli interessi di tutti gli Stati coinvolti”
Ha sottolineato che le decisioni prese nell’Unione saranno consensuali:
ciascuna parte avrà un ruolo determinante“. 
 Nazarbaev ha ancora una volta sottolineato che l’unione economica
in nessun modo mette in dubbio l’indipendenza o la sovranità politica degli Stati che partecipano al processo di integrazione“. 
Il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko ha cercato di “tranquillizzare” gli oppositori dell’integrazione economica di Russia, Bielorussia e Kazakhstan, osservando che nell’EurAsec tutte le voci saranno equamente ascoltate.
Insieme a Russia e Kazakhstan partecipiamo a un equo processo comune. E se dovremo far carico qualcuno di qualsiasi cosa, sarà anch’esso equo. Questa è la nostra alleanza amichevole“, ha detto Lukashenko. 

Il presidente della Bielorussia s’è indignato per le critiche infondate sentite mentre si preparava il trattato che istituisce l’EurAsec.
Abbiamo sentito accuse e rivendicazioni secondo cui l’integrazione è il ritorno dell’impero sovietico, una perdita di sovranità e che metterà a dura prova non Russia o Kazakistan, ma Bielorussia. Ma la Bielorussia  potrà anche ottenere di più di chiunque altro. Anche ora la stampa solleva un polverone su Lukashenko che chiede concessioni, negoziando dei bonus per Minsk, cito“, 
ha detto Lukashenko. Tuttavia Lukashenko ha stipulato un utile accordo per il suo Paese, sempre contestato dal giornalismo “irresponsabile”. Dopo le minacce del presidente bielorusso di bloccare la firma, una serie di domande di Minsk è stata risolta positivamente. Quindi, Mosca ha promesso di trasferire 2 miliardi di dollari in prestiti, per ricostituire rapidamente le riserve bielorusse in calo entro maggio 2014. La questione delle forniture petrolifere è stata risolta. Come notato da Lukashenko, “possiamo aumentarne la quantità richiesta, in caso di necessità”. Il leader bielorusso è anche riuscito a negoziare una promessa sulla questione chiave dell’abolizione dei dazi doganali sui prodotti petroliferi russi esportati dalla Bielorussia. Ciò equivale a circa 3-4 miliardi di dollari all’anno. La Bielorussia cesserà anche completamente tutti i pagamenti sui trasferimenti di petrolio dalla Russia nel 2016.

Astana, per non restare indietro, ha chiesto parità di accesso ai gasdotti e oleodotti russi. Il nuovo regime commerciale richiede che Mosca fornisca ad Astana e Minsk sovvenzioni pari a 30 miliardi di dollari l’anno, cinque volte superiore a quelle attuali. L’industria del petrolio e del gas russo  compenserà questi costi. Ma a parte Bielorussia e Kazakhstan, principali partecipanti dell’Unione, il Kirghizistan, candidato all’adesione, riceverà 1,2 miliardi di dollari da Mosca per il privilegio di un’entrata indolore nell’Euresac. Di questi, 1 miliardo sarà per il Fondo di sviluppo della Repubblica, e altri 200 milioni per la creazione della “tabella di marcia” per l’adesione della Repubblica all’Unione doganale.

I relativi accordi sono già stati firmati dai due governi. Il presidente del Kirghizistan Almazbek Atambaev che, a quanto pare non si aspettava tanta generosità da Mosca, ha detto che il Kirghizistan è disposto ad aderire all’EurAsec nel 2015. Ciò sembra  sorprendere Vladimir Putin. Il processo di adesione del Kirghizistan all’Unione sarà abbastanza lungo. Il Kirghizistan deve prima diventare membro dell’Unione doganale e dello spazio economico comune, e solo allora potrà entrare nell’EurAsec. Putin, riferendosi al suo omologo del Kirghizistan, ha dichiarato:
Sono lieto del vostro impegno personale nel progetto. Sappiamo che il percorso sarà difficile, che richiederà un duro lavoro degli esperti della Commissione eurasiatica e del governo.  Ma in ogni caso siamo pronti ad aiutarvi, a dare una mano e vedere quali ulteriori passi poter intraprendere per aiutare l’economia del Kirghizistan a prepararsi al nostro lavoro comune. Sul piano bilaterale, a mio parere, tutto va come ci aspettavamo. Mi auguro che tutti i nostri programmi saranno adempiuti“.
L’Armenia è pronta ad entrare nella nuova alleanza. Il Presidente Serzh Sargsjan s’è offerto di firmare il trattato di adesione dell’Armenia all’Unione economica eurasiatica entro il 15 giugno di quest’anno. Tuttavia, in risposta, il Presidente Nazarbaev ha proposto di prendere in considerazione questo problema il 1° luglio, sottolineando che l’Armenia dovrebbe rispettare tutti i requisiti di adesione all’Unione, cioè aderire all’Unione con i confini riconosciuti dalle Nazioni Unite. “Come nell’adesione al WTO”, ha detto Nazarbaev. (Nel 2003, l’Armenia ha aderito all’OMC con i confini internazionalmente riconosciuti, cioè senza il Nagorno-Karabakh e le sette regioni occupate).

Tuttavia, dobbiamo considerare il fatto che l’EurAsac è un’unione per l’integrazione economica, e la questione del Nagorno-Karabakh è politica e che dovrebbe essere risolta nel quadro del Gruppo di Minsk dell’OSCE. “In cima all’ordine del giorno per l’Armenia restano i problemi militari e di sicurezza energetica, il principale e forse l’unico garante dei quali è la Russia. Difficilmente si può dubitare che Mosca tiri le fila per la velocità inaudita dell’integrazione, di cui Erevan cerca di beneficiare soprattutto con l’unione doganale e quindi con la piena adesione all’Unione Eurasiatica. Alcuni dicono che l’EurAsec sia esclusivamente economica. Beh, sì e no. Anche se questo è vero per il Kazakhstan, chiaramente non lo è per Armenia e Russia, dice Arkadij Dubnov, esperto diplomatico.

Il trattato istitutivo dell’EurAsec dovrebbe essere ratificato dai parlamenti di Russia, Bielorussia e Kazakhstan entro la fine dell’anno, e l’Unione eurasiatica inizierà ad operare efficacemente dal 1° gennaio 2015. Ma gli esperti già dicono che l’Unione ha molti più vantaggi che svantaggi. Non dobbiamo escludere la prospettiva di un allargamento della cerchia dei Paesi che desiderano aderire all’unione. Secondo Putin, “le potenze economiche globali chiave” già mostrano interesse per la nuova alleanza.
 “Non è un caso che i principali attori economici del mondo già mostrano interesse per l’unione, vista come la più diretta ed immediata. Dovunque vado, con chiunque parlo, tutti vogliono sapere come avviare rapporti con la futura Unione eurasiatica“, ha detto il leader russo.
Ma vi sono anche pareri negativi. Certe élite politiche occidentali hanno un atteggiamento ostile verso l’EurAsec, vedendola come possibile serio ostacolo all’egemonia occidentale, sia nell’ex-sfera di influenza sovietica che nel mondo. Abbiamo visto quanto è stato fatto per impedire l’adesione dell’Ucraina al progetto eurasiatico. “Nonostante la situazione in Ucraina, l’istituzione dell’EurAsec e il rafforzamento della cooperazione tra Russia, Kazakhstan e Cina hanno inferto un duro colpo alle ambizioni occidentali di conservare un sistema mondiale unipolare. Possiamo quindi aspettarci tentativi nel prossimo futuro di destabilizzare la situazione, in particolare nella regione dell’Asia centrale.

La situazione in Tagikistan e gli attentati terroristici ad Urumqi, mostrano i primi segni di di tale scenario in formazione. Mentre il business occidentale
da tempo segue il progetto eurasiatico con interesse ed è alla ricerca di nuovi quadri per la cooperazione e la comunicazione aziendale con i partner eurasiatici“,
dice Julija Jakusheva, Direttore Esecutivo del Sever-Iug Political Science Centre. L’esperto in Asia centrale e Medio Oriente Aleksandr Knjazev ritiene inoltre che la firma dell’Unione economica eurasiatica pone anche domande sulle contromisure all’integrazione eurasiatica che potrebbero essere rilevate in futuro. Ciò è dimostrato da una serie di dichiarazioni dei politici e delle azioni del governo degli Stati Uniti.
Penso che l’Ucraina, come mezzo per contrastare l’integrazione sia solo il primo passo. L’elenco delle possibili misure future è piuttosto lungo, dato il numero di recenti eventi spiacevoli per gli Stati Uniti, oltre alla firma dell’accordo di oggi ad Astana, vi è il recentemente notevole riavvicinamento delle relazioni tra Russia e Cina. A ciò dobbiamo aggiungere il netto passo geopolitico del Kazakhstan verso l’Eurasia“, ha detto Knjazev.

Viktoria Panfilova, della redazione de “the Independent Newspaper“, per la rivista online “New Oriental Outlook“.


Gazprom inizia la produzione nel giacimento Badrah dell’Iraq
ITAR-TASS 2 giugno 2014
 gazpromneftGazprom Neft, il braccio petrolifero del colosso energetico russo Gazprom, ha detto di aver avviato la produzione del giacimento Badrah, nell’Iraq orientale. La quantità di petrolio necessaria per l’avvio della produzione commerciale sarà accumulata in tre mesi e 
il campo Badrah sarà quindi pronto a raggiungere i livelli di produzione previsti di 15000 barili al giorno“, 
ha dichiarato Gazprom Neft. La produzione del giacimento Badrah, nella provincia orientale di Wasit, raggiungerà il suo picco di 170000 barili al giorno (circa 8,5 milioni di tonnellate all’anno) nel 2017 e quindi vi rimarrà per un periodo di 7 anni, secondo Gazprom Neft. Le riserve geologiche del campo Badrah sono stimate in 3 miliardi di barili di petrolio. Il contratto con il governo iracheno per lo sviluppo del giacimento Badrah è stato firmato nel gennaio 2010, dopo una gara d’appalto in cui un consorzio di imprese costituito da Gazprom Neft, Kogas della Corea del Sud, Petronas della Malesia e TPAO della Turchia è stato dichiarato vincitore. 

La quota di Gazprom Neft nel progetto è del 30%, mentre il 22,5% va a Kogas, 15% a Petronas e 7,5% a TPAO. La quota del governo iracheno rappresentata nel progetto iracheno dall’Oil Exploration Company (OEC), è del 25%. Il progetto di sviluppo di Badrah ha una durata prevista di 20 anni con una possibile proroga di cinque anni, secondo Gazprom Neft. Gli investimenti di capitale nel progetto sono stimati a 2 miliardi di dollari.

Alla fine di marzo 2014, il maggiore produttore indipendente di greggio russo LUKoil ha avviato la produzione del giacimento petrolifero West Qurna-2 nel sud dell’Iraq. LUKoil, che ha investito 4 miliardi di dollari nel progetto, produce 120000 barili al giorno a West Qurna-2 e progetta di passare a 400000 barili al giorno entro la fine anno. 

Il contratto ha una durata di 25 anni. West Qurna-2 è il secondo campo non sviluppato del mondo, con riserve recuperabili di circa 14 miliardi di barili. LUKoil detiene il 75% del progetto, mentre la North Oil Company statale dell’Iraq ha il 25%.


Viktoria Panfilova New Oriental Outlook 

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/06/03/firmato-il-trattato-istitutivo-dellunione-economica-eurasiatica/ 

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