lunedì 16 giugno 2014

L’assalto all’ambasciata russa dimostra la debolezza del potere di Kiev

L’assalto all’ambasciata russa dimostra la debolezza del potere di Kiev

L’attacco all’ambasciata della Federazione Russa a Kiev e l’inazione della parte ucraina mettono in evidenza la debolezza delle autorità in Ucraina.
 
Secondo i politologi russi, dopo questo incidente le trattative con i dirigenti ucraini vanno sospese finché non presentino le scuse e bisogna chiedere le dimissioni del capo del ministero degli esteri dell’Ucraina.

Sabato scorso l’ambasciata russa a Kiev è stata attaccata da manifestanti. Contro la sede diplomatica sono stati lanciati sassi, petardi, dal pennone è stata strappata la bandiera nazionale russa. I manifestanti hanno dipinto di svastiche naziste il recinto dell’ambasciata ed hanno capovolto le auto parcheggiate presso la stessa. La TV ha rilevato che la folla non ha incontrato resistenza da parte delle forze dell’ordine.

Il Ministero degli Esteri della Russia ha espresso indignazione per queste azioni provocatorie ed ha chiesto alla parte ucraina di adottare tutti i necessari provvedimenti per garantire la sicurezza dei diplomatici russi a Kiev. Il ministero che dichiarato che le autorità ucraine non avevano realizzato le misure atte a proteggere l’ambasciata della Russia e che Mosca lo valuta come una rozza violazione degli obblighi internazionali dell’Ucraina. Nondimeno i paesi occidentali hanno bloccato nel Consiglio di sicurezza dell’ONU la dichiarazione, proposta dalla Russia, con la condanna dell’assalto alla sua ambasciata.

Secondo l’opinione del politologo Aleksej Mukhin, l’attacco all’ambasciata russa a Kiev mette in luce il carattere del potere esistente in Ucraina:
Tale situazione dimostra o che il potere in Ucraina è estremamente debole, o che le autorità non vogliono apertamente, a dispetto del diritto internazionale, proteggere l’ambasciata russa. Ciò significa che le autorità ucraine ignorano il diritto internazionale e possono permetterselo in quanto sono si trovano sotto l’ala protettiva degli USA.
Stando ai media ucraini, questo sabato Andrej Deshitsa, facente funzioni di ministro degli esteri dell’Ucraina, è venuto alla sede diplomatica russa assaltata dai radicali e, accompagnato da grida di approvazione della folla, ha detto in presenza di giornalisti parole oscene all’indirizzo del presidente russo Vladimir Putin.

Secondo il politologo russo Aleksandr Kon’kov, la diplomazia russa deve prendere le distanze da qualsiasi trattativa con le autorità ucraine finché le stesse non presentino le necessarie scuse e non intraprenda passi adeguati per risolvere la situazione:
Stupisce il comportamento del ministro degli esteri ucraino, il quale è arrivato presumibilmente per porre fine alle azioni dei manifestanti ed invece ha contribuito attivamente alle offese nei confronti della diplomazia russa e dello Stato russo in generale. Mi sembra opportuno chiedere le dimissioni del ministro degli esteri ucraino per le azioni che ha intrapreso personalmente.
La Russia ha proposto al Consiglio di sicurezza dell’ONU di condannare risolutamente l’assalto avvenuto sabato scorso contro l’ambasciata della Russia a Kiev. Tuttavia i paesi occidentali hanno bloccato nel Consiglio di sicurezza la dichiarazione presentata dalla Russia. Ciò dimostra che alle autorità di Kiev è stata data carta bianca per tutte le azioni, dice il politologo Viačeslav Nikonov:
Non mi sorprende tale posizione dei paesi occidentali, i quali sono intenzionati a cacciare la situazione in un vicolo cieco assoluto e ad inasprire al massimo i rapporti tra Russia e Ucraina. Tentano di accendere il conflitto tra i due paesi vicini.


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