Secondo i politologi russi, dopo questo incidente le
trattative con i dirigenti ucraini vanno sospese finché non presentino
le scuse e bisogna chiedere le dimissioni del capo del ministero degli
esteri dell’Ucraina.
Sabato scorso l’ambasciata russa a
Kiev è stata attaccata da manifestanti. Contro la sede diplomatica sono
stati lanciati sassi, petardi, dal pennone è stata strappata la bandiera
nazionale russa. I manifestanti hanno dipinto di svastiche naziste il
recinto dell’ambasciata ed hanno capovolto le auto parcheggiate presso
la stessa. La TV ha rilevato che la folla non ha incontrato resistenza
da parte delle forze dell’ordine.
Il Ministero degli
Esteri della Russia ha espresso indignazione per queste azioni
provocatorie ed ha chiesto alla parte ucraina di adottare tutti i
necessari provvedimenti per garantire la sicurezza dei diplomatici russi
a Kiev. Il ministero che dichiarato che le autorità ucraine non avevano
realizzato le misure atte a proteggere l’ambasciata della Russia e che
Mosca lo valuta come una rozza violazione degli obblighi internazionali
dell’Ucraina. Nondimeno i paesi occidentali hanno bloccato nel Consiglio
di sicurezza dell’ONU la dichiarazione, proposta dalla Russia, con la
condanna dell’assalto alla sua ambasciata.
Secondo
l’opinione del politologo Aleksej Mukhin, l’attacco all’ambasciata russa
a Kiev mette in luce il carattere del potere esistente in Ucraina:
Tale situazione dimostra o che il potere in Ucraina è estremamente debole, o che le autorità non vogliono apertamente, a dispetto del diritto internazionale, proteggere l’ambasciata russa. Ciò significa che le autorità ucraine ignorano il diritto internazionale e possono permetterselo in quanto sono si trovano sotto l’ala protettiva degli USA.
Stando ai media ucraini, questo sabato
Andrej Deshitsa, facente funzioni di ministro degli esteri dell’Ucraina,
è venuto alla sede diplomatica russa assaltata dai radicali e,
accompagnato da grida di approvazione della folla, ha detto in presenza
di giornalisti parole oscene all’indirizzo del presidente russo Vladimir
Putin.
Secondo il politologo russo Aleksandr Kon’kov,
la diplomazia russa deve prendere le distanze da qualsiasi trattativa
con le autorità ucraine finché le stesse non presentino le necessarie
scuse e non intraprenda passi adeguati per risolvere la situazione:
Stupisce il comportamento del ministro degli esteri ucraino, il quale è arrivato presumibilmente per porre fine alle azioni dei manifestanti ed invece ha contribuito attivamente alle offese nei confronti della diplomazia russa e dello Stato russo in generale. Mi sembra opportuno chiedere le dimissioni del ministro degli esteri ucraino per le azioni che ha intrapreso personalmente.
La Russia ha proposto
al Consiglio di sicurezza dell’ONU di condannare risolutamente l’assalto
avvenuto sabato scorso contro l’ambasciata della Russia a Kiev.
Tuttavia i paesi occidentali hanno bloccato nel Consiglio di sicurezza
la dichiarazione presentata dalla Russia. Ciò dimostra che alle autorità
di Kiev è stata data carta bianca per tutte le azioni, dice il
politologo Viačeslav Nikonov:
Non mi sorprende tale posizione dei paesi occidentali, i quali sono intenzionati a cacciare la situazione in un vicolo cieco assoluto e ad inasprire al massimo i rapporti tra Russia e Ucraina. Tentano di accendere il conflitto tra i due paesi vicini.
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