Stiamo per dare prova di come Gesù sia
stato costruito sulla figura del suo precursore Giovanni detto Battista,
con il quale ha in comune nascita, battesimo e morte. Il primo dei due a
nascere è Giovanni Battista. Difatti dal vangelo di Luca sappiamo che
l’angelo annuncia la fecondazione prima ad Elisabetta, moglie di
Zaccaria, dicendogli che darà alla luce un figlio cui dovrà mettere il
nome di Giovanni, poi dopo sei mesi a Maria, cui annuncia la nascita di
Gesù.
Lo scopo della creazione di Gesù è quello di creare un’allegoria
solare, dove Giovanni è il sole calante che viene festeggiato ancora a
tutt’oggi il 24 Giugno e Gesù il sole crescente o Sol Invictus che si
festeggia il 25 Dicembre. Dei primi trenta anni di Gesù non si sa nulla,
poi sappiamo che si farà battezzare da Giovanni, attraverso il vangelo
di Luca, poco dopo che quest’ultimo inizia la sua attività sul fiume
Giordano nell’anno quindicesimo di Tiberio, corrispondente alla meta
dell’anno 28 d.C., e che dopo aver ricevuto il battesimo molti dei
seguaci del Battista lo lasceranno per seguire Gesù, in quanto Giovanni
era il sole calante, mentre Gesù, sole crescente, acquistava forza.
Infine dopo circa tre anni di ministero
dal battesimo, Gesù verrà catturato, processato ed ucciso sotto Ponzio
Pilato che lo manderà da re Antipa che, non trovandone colpe, lo
rinvierà di nuovo a Pilato, che lo crocifiggerà il 3 Aprile dell’anno 33
d.C., data che si ottiene calcolando le tre Pasque ed il percorso del
suo ministero.
Giovanni Battista fu invece imprigionato e poi ucciso per aver criticato l’unione del re Antipa con sua cognata Erodiade, moglie del defunto re Filippo, avvenuta nell’anno 34 d.C., come potete vedere dal testo di Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, qui sotto riportato, in cui il ventesimo anno di Tiberio corrisponde appunto al 34 d.C.
Giovanni Battista fu invece imprigionato e poi ucciso per aver criticato l’unione del re Antipa con sua cognata Erodiade, moglie del defunto re Filippo, avvenuta nell’anno 34 d.C., come potete vedere dal testo di Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, qui sotto riportato, in cui il ventesimo anno di Tiberio corrisponde appunto al 34 d.C.
Libro XVIII:106 – 6. “Ora fu in questo tempo che morì Filippo, fratello di Erode, nel ventesimo anno di Tiberio, dopo avere governato per trentasette anni, e la tribù detta dei Batanei. Nel governo si dimostrò moderato, amante della modestia e della pace”.
Dal testo russo di Guerra Giudaica,
possiamo dedurre che alla morte di re Filipp, nel 34 d.C., Giovanni
Battista era ancora vivo, come potete constatare dal passo che vi
riproponiamo:
“Filippo, essendo al potere, ebbe un sogno in cui un’aquila gli aveva strappato entrambi gli occhi. Egli riunì tutti i suoi saggi. Mentre tutti spiegavano il sogno in maniera diversa, venne a lui, improvvisamente e senza essere chiamato, quell’uomo di cui abbiamo parlato in precedenza, che camminava vestito di pelli d’animali e purificava il popolo nelle acque del Giordano. Ed egli disse “Ascolta la parola del Signore. In questo sogno che hai avuto, l’aquila è la tua venalità, poiché quest’uccello è violento e rapace e quest’uccello ti strapperà gli occhi, che sono la tua provincia e la tua donna”. E quando ebbe così parlato Filippo morì prima di sera ed il suo dominio fu dato ad Agrippa”.
Per causa sua tutti i dottori della
Legge sentivano ribrezzo di lui, ma non osavano accusarlo direttamente.
Solo quell’uomo che chiamavano selvaggio (noi però lo chiameremo
Giovanni, il battezzatore del Signore) venne da lui sdegnato e disse:
“Poiché hai sposato la moglie del fratello, uomo senza legge, nello
stesso modo in cui questi è morto di una morte atroce, cosi tu sarai
reciso dalla falce celeste. La Divina Provvidenza infatti non sopporterà
in silenzio, ma ti farà morire di crudeli sofferenze in un paese
straniero perché non stai suscitando una discendenza a tuo fratello, ma
realizzi un desiderio carnale e commetti adulterio essendoci già quattro
suoi figli”. Sentendo ciò, Erode si adirò grandemente e comandò di
bastonarlo e di buttarlo fuori.
Ma egli non la smise e ovunque
incontrava Erode parlava nello stesso modo e l’accusava, finché costui
non lo mise in prigione” (Guerra Giudaica russo antico II 9.1).
Dall’analisi di questo passo veniamo a
sapere che nel 34 d.C. Giovanni era ancora vivo, che la moglie di
Filippo era Erodiade, che fu “presa” da suo fratello Erode Antipa e che,
a causa di questo, Giovanni criticò duramente Antipa fino ad essere una
prima volta bastonato e poi una seconda volta imprigionato.
Raffrontiamo questo racconto con quello degli evangelisti per
un’ulteriore conferma.
«Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù (Mt 14,1-12).
Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad
arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade,
moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti
diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo
fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non
poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e
vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo
ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per
il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua
corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata
la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai
commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi
e io te lo darò».
E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi
chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e
disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa
di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la
richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la
testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo
del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito
il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di
Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa
su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua
madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il
cadavere e lo posero in un sepolcro (Mc 6,17-29).
Ma il tetrarca Erode, rimproverato da
lui a causa di Erodìade, moglie di suo fratello, e per tutte le
malvagità che aveva commesso, aggiunse alle altre anche questa: fece
rinchiudere Giovanni in prigione (Lc 3,19-20).
Dopo la morte di Filippo, suo fratello Erode Antipa si reca a Roma, per cercare di farsi assegnare la tetrarchia di Filippo:
“Erode si recò da Tiberio per pregarlo di dar lustro alla sua autorità conferendogli il titolo regale” (Guerra Giudaica in russo antico II 9, 6).
Tornato dal viaggio da Roma, senza che
Antipa riuscì peraltro ad avere la tetrarchia di suo fratello defunto
Filippo, ci sarà l’unione con Erodiade, e questo portò Giovanni a
muovere critiche verso Antipa, in quanto la legge ebraica proibiva
l’unione con una vedova che aveva prole. La moglie di Antipa, venne a
sapere di ciò che stava progettando suo marito e così, senza che suo
marito sospettasse nulla, si rifugiò nella fortezza del Macheronte che
era sotto il dominio del padre re Areta di Petra, che proprio per questo
ripudio di Antipa verso la figlia gli mosse guerra nel 36 d.C., con
conseguente sconfitta di Antipa:
Libro XVIII:111: “Concluso l’accordo, egli navigò verso Roma. Compiuti gli affari che aveva a Roma, la moglie di lui, informata minutamente dei patti tra lui ed Erodiade, senza che lui fosse a conoscenza che a lei era già noto tutto, chiese di andare a Macheronte, posto ai confini tra gli stati di Erode e di Areta, senza svelarne il motivo.
Libro XVIII:112 Erode, persuaso che ella nulla sapesse, acconsentì. Tempo prima lei aveva disposto ogni cosa e inviato messi al Macheronte, che in quel tempo era soggetto a suo padre, sicché allestito tutto l’occorrente per il viaggio di lei dal governatore, lei era pronta a partire per l’Arabia e non appena arrivò passò da un governatore all’altro che provvedevano al trasporto. Così giunse presto da suo padre e gli disse quello che Erode progettava di fare.”
In questo passo Giuseppe Flavio ci
riferisce che la fortezza del Macheronte era dominio del re Areta, tanto
che sua figlia, venuta a conoscenza dell’adulterio, vi si rifugia per
incontrare suo padre. Successivamente Giovanni, secondo i vangeli
sinottici (cfr. Mc 6:17-29; Mt 14:1-12; Lc 3:19-20), venuto a conoscenza
del tradimento di Antipa, accusa il tetrarca di aver violato la legge
ebraica:
Marco 6:17: “Proprio Erode, infatti, aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello».” (cfr. anche Mt 14:1-12 e Lc 3:19-20).
Come avete avuto modo di verificare,
l’arresto di Giovanni Battista avvenne poco prima del 36 d.C. quando
scoppiò la guerra tra Antipa ed Areta, e dopo il 34, data della morte di
Filippo ed il successivo viaggio a Roma di Antipa per richiedere la
tetrarchia di suo fratello, che tra andata e ritorno possiamo dire durò
circa un anno o poco meno, collocando la cattura e morte del Battista
nell’anno 35 d.C. Ma se Gesù fu battezzato poco prima dell’arresto di
Giovanni Battista del 35 d.C., come è possibile che sia morto nel 33
d.C.?
Salta quindi il battesimo e i suoi tre anni di ministero che
risultano un’invenzione, ma non basta in quanto sempre dai vangeli
sappiamo che Gesù fece circa tre anni di predicazioni dopo l’avvenuto
battesimo, quindi 35 d.C. più tre anni arriviamo all’anno 38 d.C. e il
prefetto Pilato fu destituito e rimandato a Roma nel Marzo del 36 d.C.
per aver commesso la strage dei samaritani, motivo per cui Vitellio lo
sostituì con Marcello.
Gesù scompare dalla storia, ma rimane
Giovanni Battista che ancora oggi i Mandei venerano come vero messia,
così come i Catari e i cavalieri crociati, che furono accusati di eresia
Giovannita e sterminati dalla Chiesa per non aver riconosciuto Gesù
come messia. Per motivi editoriali non possiamo aggiungere altre prove,
prima dell’uscita del libro Gesù il Che Guevara dell’anno zero, che
portano a svelare come Pilato sia stato coinvolto nell’arresto e morte
di Giovanni Battista, e di come questi era un rivoluzionario, legittimo
erede al trono di Israele e della famiglia Asmonea, che i romani avevano
tolto dal trono, per mettere al suo posto la famiglia degli Erodiani,
usurpatori di sangue misto arabo, con la conseguenza di continue guerre e
rivolte del popolo palestinese che sfociarono in veri e propri bagni di
sangue.
Alessandro De Angelis
fonte: http://altrogiornale.org/giovanni-battista-ovvera-gesa%C2%B9/
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