Si aspettava che Bruxelles potesse passare al terzo
pacchetto di sanzioni, dirette questa volta contro singoli settori
dell’economia russa. Ma per il momento l’Ue ha solo esteso di nuovo la
“lista nera” delle persone e delle compagnie. Oggi questa lista entra in
vigore.
Il Comitato dei rappresentati permanenti dei
paesi dell’Ue ha allungato la lista delle sanzioni includendovi ancora
15 cittadini della Russia e dell’Ucraina, nonché 18 imprese ed
organizzazioni. Le proposte sulle sanzioni supplementari sono state
messe in campo dalla Eurocommissione e dal servizio di politica estera
dell’Ue. Da pretesto per le nuove sanzioni è servita la tragedia del 17
luglio, quando il Boeing per passeggeri della compagnia Malaysia
Airlines si è schiantato nell’est dell’Ucraina dove sono in corso
ostilità. L’Occidente accusa la Russia di insufficiente uso della
propria influenza sul sud-est dell’Ucraina dove è in atto la guerra
civile tra le milizie delle regioni orientali e le truppe governative.
I
nuovi provvedimenti sono chiamati ad incidere su sfere come la difesa,
l’accesso ai mercati dei capitali e l’esportazione delle tecnologie
usate nel settore della energia. L’Ue non ha ancora comunicato quali
compagnie concrete sono soggette alle sanzioni. Possono essere le banche
russe nel cui capitale la quota dello Stato supera il 50%. Così, la
posizione dell’Ue può risultare persino più dura di quella degli USA,
nella cui lista sono incluse solo la Gazprombank e la Vnesheconombank.
Come al solto, le opinioni nell’Ue in merito alla durezza delle sanzioni
antirusse si sono divise. L’Olanda, la Gran Bretagna e l’Italia si
esprimono per un approccio più radicale. Alcuni paesi baltici, tra cui
la Lettonia, hanno introdotto limitazioni per l’ingresso nel loro
territorio di alcuni musicisti russi.
Tra le potenziali sanzioni contro
la Russia vengono nominate anche le restrizioni dirette contro il
settore militare. In particolare, i funzionari europei hanno esaminato
la possibilità di introdurre l’embargo sulle forniture di armi, ma il
volume delle relative forniture dall’Ue verso la Russia costituisce
soltanto 300 milioni di euro all’anno. Tra i fornitori verso la Russia
ci sono la Gran Bretagna e la Francia con il famoso contratto per la
consegna alla Russia di due navi portaelicotteri Mistral. Parigi non è
pronta a rinunciare a questi contratto. Nella situazione in cui l’Ue non
ha varato ancora l’embargo sulle forniture di armi alla Russia la
rottura unilaterale del contratto sulle Mistral minerebbe la reputazione
della Franica sul mercato mondiale degli armamenti. Stando alle
previsioni del Fondo monetario internazionale, le sanzioni contro la
Russia si ripercuoteranno nel modo più duro sui paesi dell’Europa
Centrale e dell’Europa Orientale, le cui economie sono molto legate alla
Russia.
Durante la prossima settimana la discussione sulla possibilità
di introdurre sanzioni settoriali contro la Russia continuerà.
Ed
intanto, nel pieno della crisi politica ed economica in Ucraina, nel
suo nuovo governo si è prodotta una crepa. Ha annunciato le proprie
dimissioni Arsenij Yatseniuk, il nuovo premier ucraino che è stato uno
dei primi ad occupare un’alta carica politica nel paese investito dalle
proteste. Proprio Yatseniuk ha partecipato a tutte le trattative con
l’Ue, in particolare sull’accordo di associazione con l’Ue e sulla
concessione all’Ucraina del credito dell’FMI. Yatseniuk ha spiegato le
sue dimissioni con la disgregazione della coalizione governativa “La
strada europea”. Stando agli analisti, Yatseniuk non è riuscito ad
accordarsi con i deputati della Rada che hanno declinato coerentemente
una serie di progetti importanti per il gabinetto dei ministri, tra cui
le modifiche al codice fiscale del paese e la legge “Sull’erario
statale”, nonché il progetto di finanziamento dell’esercito.
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