Parlare dei tentativi
della Monsanto per ostacolare la giustizia, impedire la trasparenza ed impedire
che la gente ne fermi le lucrose attività nel settore dei semi e degli erbicidi
può sembrare una noiosa ripetizione di un tema ormai assodato. Il problema ad
oggi è che l’azienda sta assumendo dei comportamenti ancora più dannatamente
discutibili: adesso la Monsanto si sta rifiutando di rendere pubblici i
risultati di test di laboratorio condotti a St. Louis, Missouri, i quali le
hanno “conferito” l’autorizzazione per usare il glifosato in Cina [e da lì nel
mondo].
Solo pochi mesi fa, dei
volontari della sicurezza alimentare in Cina hanno inviato una richiesta al
Ministero dell’Agricoltura perché rendesse pubblici i risultati delle prove che
avevano permesso di attribuire il certificato di sicurezza per l’importazione in
Cina dell’erbicida RoundUp, prodotto dalla Monsanto e contenente il glifosato.
Il glifosato aveva ricevuto il certificato di sicurezza nel 1988, dopo che
furono condotte, dalla Monsanto stessa, delle ricerche presso gli Younger
Laboratories di St. Louis, Missouri.
La ricerca si riteneva
fosse un test della tossicità per esposizione acuta, con dei ratti che
ricevevano per via orale il RoundUp per numerosi giorni e dei conigli che ne
erano esposti sulla cute. L’azienda aveva sostenuto che l’erbicida non avesse
manifestato effetti né agli occhi né sulla pelle, né che ci furono allergie
conseguenti. Tuttavia, si è rifiutata di inviare i risultati al laboratorio dei
volontari cinesi asserendo si tratti di un “segreto commerciale”.
I risultati di tale
ricerca non sono stati resi pubblici in nessun luogo al mondo, ed ancora una
volta la Monsanto si rifiuta di rivelarli. Se veramente non si fossero
manifestate reazioni negative nei ratti e nei conigli esposti al glifosato,
perché non “farsi assolvere” una volta per tutte rendendo di dominio pubblico i
dati, magari postandoli sul web in modo che tutti li possano vedere? La risposta
penso la conosciamo tutti: se animali semplicemente nutriti con sementi OGM –
mais, soia ed altre granaglie – resistenti al glifosato hanno sviluppato dei
tumori, cosa sarà dunque successo a quei ratti alimentati direttamente col
glifosato?
Ed ancora: perché mai la
Cina dovrebbe dare alla Monsanto il permesso per esportare il RoundUp nel
proprio Paese basandosi su dei test di tossicità della durata di pochi giorni?
Nel frattempo, altri esperimenti sulla tossicità del glifosato (il principale
“ingrediente” del RoundUp), sono stati condotti in Europa e Tony Tweedale – il
consulente sugli OGM per tossicità e valutazione del rischio – ha chiesto alla
European Food Safety Authority (EFSA) di rendere pubblici altri due studi
condotti sul tema. Uno è il test condotto dall’ente di controllo tedesco, studio
nel quale hanno valutato una “Accettabile dose giornaliera” [acronimo inglese
ADI], di glifosato; nell’altro hanno valutato la tossicità cronica
all’esposizione.
La Germania ha
raccomandato di rivedere la ADI alzandola da 0,3 a 0,5 mg per kg di peso
corporeo al giorno. Noi non crediamo esista una dose “sicura” di esposizione al
glifosato dato che la tossina si accumula nel corpo ed interagisce con altri
pesticidi ed erbicidi nel causare gravi problemi di salute ed anche l’EPA
riconosce che questo potrebbe essere un problema.
Il glifosato, come il DDT per esempio, si muove lungo la catena alimentare e noi siamo esposti a livelli incessantemente crescenti di veleno. La cosa vale anche per altri pesticidi, fungicidi ed erbicidi usati in agricoltura che non si ritrovano solo nelle piante OGM che mangiamo, ma anche nei “consumatori” secondari: bestiame, pesci ed uccelli.
Nonostante la richiesta di Tweedale, la European Food Safety Authority si è anche rifiutata di rendere pubblici i propri studi sulla tossicità del RoundUp, asserendo che contengono informazioni commerciali confidenziali.
La Pesticide Action
Network (PAN) Europe aveva precedentemente chiesto agli enti di controllo
tedeschi di rendere disponibili tutti gli studi a lungo termine condotti sulla
tossicità del glifosato. La risposta è stata un altro rifiuto, nuovamente
motivato con la riservatezza commerciale.
Sembra proprio che gli enti di controllo di vari Governi del mondo non facciano altro che proteggere l’azienda più odiata al mondo, nascondendo alla gente i veri livelli di tossicità del loro prodotto più “commerciale”.
Sembra proprio che gli enti di controllo di vari Governi del mondo non facciano altro che proteggere l’azienda più odiata al mondo, nascondendo alla gente i veri livelli di tossicità del loro prodotto più “commerciale”.
Natural Society -
26 Luglio 2014 - Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla
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