Il Ministero della difesa della Russia ha definito un
fake le immagini satellitari in cui presumibilmente si vedono cannoni
semoventi russi che sono stati usati per bersagliare il territorio
ucraino. L’Ambasciatore americano ha spiattellato le fotografie sul suo
profilo Twitter il 27 luglio e due giorni dopo è emerso che non
rappresentano affatto dati ottenuti dai satelliti spia ma sono state
riprese dal gruppo privato americano Digital Globe.
Quando
alla segretaria del Servizio stampa Jen Psaki, beniamina del corpo dei
corrispondenti del Dipartimento di Stato (è finalmente tornata a
lavorare dopo aver subito un trauma) è stato chiesto “che cosa bisognava
secretare in simili immagini commerciali e poi rivelarlo al pubblico?”,
ella ha promesso di chiarirlo. I militari russi, invece, dicono che le
immagini hanno una qualità tale da renderle inanalizzabili e potevano
essere fatte in qualunque luogo. “Se tutto ciò fosse una cosa seria, non
sarebbe stato pubblicato in questo modo”, - dice Paul Craig Roberts, ex
collaboratore di alto rango dell’Amministrazione Reagan. Secondo lui,
la comparsa delle immagini su Twitter è un ulteriore segno del fatto che
si tratta di una guerra propagandistica.
La Russia già
da tempo chiede agli americani o di presentare valide prove delle accuse
all’indirizzo della Russia (trasferimento di mezzi tecnici pesanti,
attacchi d’artiglieria, aiuti alla milizia popolare), o di smettere di
diffondere informazioni false. Ma gli USA fino ad oggi non l’hanno
fatto,- ha detto il Ministro degli Esteri Sergej Lavrov. Secondo le sue
parole, Mosca ha presentato tutti i dati di controllo oggettivo
(immagini satellitari, dati di intelligence radio-elettronica,
intercettazioni telefoniche) già un paio di giorni dopo l’incidente con
il Boeing malese. Anzi li ha presentati sia all’ONU che all’OSCE:
I nostri militari e la Rosaviatsia (Agenzia Aeronautica Russa) hanno posto complessivamente circa 40 questioni estremamente concrete. Non riusciamo a capire perché gli americani, dicendo di avere delle prove irrefutabili relative alla loro ipotesi, non le presentano apertamente al pubblico? Credere sulla parola? Per noi si tratta di un passato archiviato! Per essere oggettiva un’indagine deve essere onesta e basata su fatti. Provate di presentarvi alla corte americana e di dire: “il mio assistito ha un alibi di ferro ma è un segreto di Stato, perciò credetemi sulla parola!". Sarete semplicemente derisi.
I
militari ed analisti politici russi affermano che l’attuale campagna
propagandistica americana, come quelle precedenti, è estremamente
primitiva e schematica. Inizialmente viene drammatizzata la situazione,
poi si diffonde informazione falsa, segue un eventuale atto provocatorio
(come nel caso del Boeing malese), poi arriva un’esplosione emotiva.
Il
fatto che ora già il Presidente dell’Ucraina Poroshenko, sulla scia di
tutti i suoi ministri, abbia iniziato ad intervenire su larga scala su
Twitter, secondo gli esperti russi, dimostra che ad organizzare a Kiev
gli attacchi contro la Russia sono gli specialisti statunitensi nel
campo della guerra psicologica. Le attuali possibilità dei media
consentono di organizzare campagne propagandistiche in modo rapido ed
efficace.
La Russia ha smentito già più volte i falsi
sia ucraini che americani, adducendo i propri argomenti. Anzi, gli
esperti dell’OSCE hanno confermato che non hanno registrato nessun
spostamento, nessuna concentrazione di truppe russe, nessun attacco
d’artiglieria contro il territorio ucraino, - ricorda il politologo
russo Alexey Mukhin:
Più probabilmente questi fatti saranno ignorati sul campo informativo. Sicuramente, aumenterà notevolmente l’intensità del flusso emotivo puntato contro la Russia. Ma queste accuse hanno già un carattere irrazionale e non sono confermate dai fatti. Più intense saranno le azioni degli USA e di i Kiev in questa direzione, più profonda sarà la fossa che si stanno scavando con le proprie mani.
La
fretta con cui Kiev sta tentando di scaricare la colpa dell’incidente
del Boeing malese, sta irritando anche le autorità olandesi. Il
Consiglio per la Sicurezza dei Paesi Bassi (organizzazione non statale
che indaga su tutte le catastrofi tecnogene nel Paese) ha definito
prematura e nociva la dichiarazione del SNBO (Servizio di Sicurezza e
Difesa Nazionale) dell’Ucraina del 27 luglio secondo cui le cosiddette
“scatole nere” del Boeing-777 sono già state decifrate e rilevano che
l’aereo è stato abbattuto con un razzo lanciato da terra. Le “scatole
nere” sono state consegnate agli esperti in Gran Bretagna solo il 24
luglio. Per decifrarle ci vogliono diverse settimane. Secondo le norme
dell’IKAO nessuno ha il diritto di annunciare qualsiasi informazione
fino alla fine definitiva dell’indagine. Anzi, la relativa informazione
non si trasmette alla stampa.
Attualmente anche gli
esperti della CIA riconoscono di non avere dati su chi ha lanciato il
razzo: i professionisti non vogliono assumersi la responsabilità per le
decisioni politiche dei leader, - dice il politologo russo Boris
Mezhuev:
La Casa Bianca ha preso la decisione di considerare colpevole la Russia. In questo senso si usano tutti gli argomenti. Anche se sarà appurato al 100 % che il Boeing malese è stato abbattuto da un razzo ucraino, anche in questo caso la Russia sarà ugualmente dichiarata colpevole.
Attualmente
negli USA sono in pochi a pensare del fatto che le circostanze della
tragedia del 17 luglio 2014 assomigliano sospettosamente le circostanze
di un altro dramma, quasi identico, avvenuto sopra il Mar Nero il 4
ottobre 2001, quando i sistemi di difesa antiaerea dell’Ucraina avevano
abbattuto, per errore, l’aereo russo Tu-154 che era in volo da Tel Aviv
verso Novosibirsk. Allora erano morte 78 persone. Analogamente
all’attuale Presidente Poroshenko, l’allora Presidente dell’Ucraina
Leonid Kuchma negò qualsiasi implicazione dell’Ucraina nella catastrofe.
Anzi l’allora Ministro della Difesa Alexandr Kuzmuk (usando le stesse
parole del suo attuale collega Valery Gheletey) negò anche lo stesso
fatto di svolgimento delle esercitazioni con l’impiego dei sistemi di
difesa antiaerea dell’Ucraina in Crimea.
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