La gioia non può essere sviluppata nè raggiunta.
E' piuttosto ciò che emerge spontaneamente quando cessiamo di essere "altrove", identificati con qualcosa o qualcuno, persi nelle fantasie del passato e del futuro.
I pensieri, le emozioni, la felicità, la tristezza, i piaceri, i dolori vanno e vengono.
Ma la gioia è sempre lì, incondizionata, perchè essa è il pre-sentimento più sottile della nostra vera natura, diretta emanazione del puro senso di Essere.
Possiamo trovarci nelle situazioni più elegiache o in autentici inferni in terra ma questo puro senso di essere -"Sono" – è sempre presente.
E questo puro Essere è Gioia, anche se spesso è oscurato da mille nubi concettuali ed emotive.
La gioia non è dunque acquisizione di uno stato, di un'emozione, di una condizione.
La gioia non è dunque acquisizione di uno stato, di un'emozione, di una condizione.
E' l'esatto opposto: ciò che emerge quando tutto questo movimento si conclude.
La gioia non può essere il traguardo e il compimento di una qualche ricerca ma è ciò che riaffiora quando la ricerca stessa si dissolve.
La gioia è la base onnipresente al di là delle "nuovole" concettuali ed emotive, non un punto d'arrivo.
La gioia è ovunque ma riducendola a uno stato che deve essere raggiunto o mantenuto, la perdiamo.
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