Le implicazioni del recente accordo nucleare iraniano si estendono ben oltre le centrifughe e l’arricchimento dell’uranio. La Russia, che ha a lungo usato le tensioni tra Teheran e Washington per i propri fini, può saperlo meglio di chiunque altro.
Teheran
e Washington sono stati ostacolati dalle rispettive retoriche
post-1979. Anche dopo l’accordo nucleare finale è stato firmato a
Ginevra, funzionari di Teheran e Washington dicono che non normalizzano i
legami. In generale, tuttavia, le parti da tempo migliorano le
relazioni senza fare alcuna concessione rinunciando ai loro obiettivi
strategici o abbandonando pubblicamente le loro posizioni ideologiche.
Non va dimenticato che Washington e Teheran hanno avviato un dialogo
diplomatico segreto sostenuto nel sultanato di Oman nel 2013, scioccando
alleati e nemici.
Le minacce degli Stati Uniti di attaccare la Siria
nell’agosto 2013 sarebbero state volte a fare leva sui colloqui
bilaterali segreti tra Teheran e Washington. Secondo Banafsheh Keynoush,
ex-traduttore di quattro presidenti iraniani e dell’avvocatessa
riformista Shirin Ebadi, Teheran ha da tempo voluto ravvivare il
commercio con Washington. Il giornalista Gareth Porter fa una simile
affermazione, sostenendo che i funzionari iraniani hanno deliberatamente
usato l’arricchimento dell’uranio per normalizzare i rapporti con
Washington. Scrivendo per Middle East Eye, Porter sostiene che durante il secondo mandato di Bill Clinton,
“gli strateghi iraniani cominciarono a discutere l’idea che il programma nucleare iraniano fosse la principale speranza per impegnare la potenza egemone“.
C’era anche una lettera inviata via fax dall’Iran per un
“grande patto” nel 2003 che Mohammad Javad Zarif, ministro degli Esteri
iraniano, riconosce come risposta iraniana a un segnale fuorviante da
una terza parte che sosteneva di parlare a nome di Washington.
Lavorando sull’accordo
Non è un caso che progredendo i colloqui sul nucleare, le chiacchiere su una ripresa dei legami commerciali tra Iran e Stati Uniti divamparono a Wall Street e nei bazar di Teheran. Quando l’accordo finale è stato annunciato a Vienna, fu anche annunciato in Iran un “piano speciale” per esportare prodotti petrolchimici negli Stati Uniti, tra l’altro, secondo la Mehr News Agency iraniana. L’annuncio non fu fatto che dalla prominente Associazione dell’Industria Petrolchimica iraniana. Il piano per esportare prodotti petrolchimici iraniani è solo la punta dell’iceberg, però. Teheran Times riporta il 23 maggio che Gholamreza Shafei, capo della Camera di commercio, industria, miniere e agricoltura iraniana,
Non è un caso che progredendo i colloqui sul nucleare, le chiacchiere su una ripresa dei legami commerciali tra Iran e Stati Uniti divamparono a Wall Street e nei bazar di Teheran. Quando l’accordo finale è stato annunciato a Vienna, fu anche annunciato in Iran un “piano speciale” per esportare prodotti petrolchimici negli Stati Uniti, tra l’altro, secondo la Mehr News Agency iraniana. L’annuncio non fu fatto che dalla prominente Associazione dell’Industria Petrolchimica iraniana. Il piano per esportare prodotti petrolchimici iraniani è solo la punta dell’iceberg, però. Teheran Times riporta il 23 maggio che Gholamreza Shafei, capo della Camera di commercio, industria, miniere e agricoltura iraniana,
“ha detto che il governo iraniano ha dato il via libera ai proprietari di imprese private nel creare legami commerciali con gli omologhi statunitensi“.
Ha anche riconosciuto che l’istituzione di
una camera del commercio iraniano-statunitense fu discussa per circa
dieci mesi. In realtà, colloqui per istituire la camera del commercio
iraniano-statunitense furono comunicati dall’Agenzia del governo della
Repubblica Islamica (IRNA) nel 2013, che riportava discussioni sulla
camera iraniano-statunitense avviate nello stesso momento in cui
Washington e Teheran iniziavano i colloqui diretti nel 2013. La
normalizzazione dei legami commerciali tra Iran e Stati Uniti è un
processo poco seguito che segnerebbe la normalizzazione. Le transazioni
commerciali e affaristiche tra Iran e USA possono aversi senza la
normalizzazione dei rapporti diplomatici e senza cambiamenti
significativi nella percezione pubblica dei rapporti tra Iran e Stati
Uniti. Le retorica di entrambe le parti potrebbe, più o meno, restare
mentre il commercio prospera e i sostenitori della linea dura contrari
al riavvicinamento potrebbero essere tenuti a bada.
Modifica dei parametri geostrategici tra Stati Uniti, Russia e Iran
Le ostilità tra Stati Uniti e Iran furono sfruttate da altri attori internazionali per i propri programmi. Teheran e Washington ne furono consapevoli. Il governo russo ha usato le tensioni tra Teheran e Washington come carta per le proprie strategie negoziali numerose volte. Mosca, però, ha sempre consapevolmente cercato di non attraversare una certa linea quando usava le divergenze iraniano-statunitense, cercando concessioni da Washington. Mosca non ha mai voluto indebolire l’Iran o lasciare che Washington sottomettesse Teheran. Russi e iraniani sanno molto bene che la loro sicurezza è organicamente connessa. Con la normalizzazione dei rapporti tra Stati Uniti e Iran e l’approccio conciliante preso da Washington e Teheran nel 2013, la leva dei rapporti bilaterali della Russia con l’Iran contro gli Stati Uniti è una strada che Mosca essenzialmente non può più seguire. Il Cremlino se ne rende conto e dal 2013 ha preso provvedimenti seri per cementare i legami russo-iraniani come partnership strategica rispecchiando la partnership sino-russa.
Le ostilità tra Stati Uniti e Iran furono sfruttate da altri attori internazionali per i propri programmi. Teheran e Washington ne furono consapevoli. Il governo russo ha usato le tensioni tra Teheran e Washington come carta per le proprie strategie negoziali numerose volte. Mosca, però, ha sempre consapevolmente cercato di non attraversare una certa linea quando usava le divergenze iraniano-statunitense, cercando concessioni da Washington. Mosca non ha mai voluto indebolire l’Iran o lasciare che Washington sottomettesse Teheran. Russi e iraniani sanno molto bene che la loro sicurezza è organicamente connessa. Con la normalizzazione dei rapporti tra Stati Uniti e Iran e l’approccio conciliante preso da Washington e Teheran nel 2013, la leva dei rapporti bilaterali della Russia con l’Iran contro gli Stati Uniti è una strada che Mosca essenzialmente non può più seguire. Il Cremlino se ne rende conto e dal 2013 ha preso provvedimenti seri per cementare i legami russo-iraniani come partnership strategica rispecchiando la partnership sino-russa.
Ciò include l’adozione di misure per stabilire maggiore
fiducia tra Mosca e Teheran. Mosca ha anche espiato per la decisione
dell’ex-presidente Dmitrij Medvedev di fermare l’invio dei sistemi
missilistici di difesa aerea S-300 all’Iran nel 2010, revocando il
divieto della consegna dei sistemi, aggiornandoli e offrendosi di
vendere il superiore Antej-2500 all’esercito iraniano, se
Teheran ritira la querela contro Rosoboronexport per non aver consegnato
gli S-300, presso la sede di conciliazione di Ginevra e l’Alta Corte
Arbitrale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in
Europa (OSCE).
I colloqui bilaterali non nucleari fra Teheran e
Washington hanno indubbiamente incluso un certo sforzo degli Stati Uniti
per mettere gli iraniani contro i russi, soprattutto ora che l’Unione
europea ha bisogno di un fornitore di energia che sostituisca la
Federazione russa. Sebbene gli Stati Uniti spinsero i russi nel 2010 ad
annullare l’accordo sugli S-300 che Mosca fece con l’Iran nel 2007,
celebrarono il fatto che il governo iraniano abbia portato la Russia
presso la Corte di conciliazione e di arbitrato dell’OSCE nel 2011 per
avere i 4 miliardi di dollari di risarcimento per la violazione del
contratto da parte del Cremlino.
La guerra dell’informazione contro la Russia
I media mainstream statunitensi e gli intellettuali che lavorano per gli interessi degli Stati Uniti hanno lanciato una campagna d’informazione anti-russa sottolineando che Iran e Russia sono “alleati di comodo”, e che la partnership russo-iraniana non durerà, sostenendo che la Russia è la perdente nell’accordo sul nucleare fra Iran e P5+1 (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti più la Germania). I loro punti di discussione puntano decisamente agli aspetti negativi dei rapporti tra Russia e Iran e sottolineano che Mosca e Teheran saranno concorrenti sul mercato dell’energia, soprattutto in Europa. Sottolineano anche che i russi hanno paurosamente fretta di concludere accordi commerciali con l’Iran prima che il mercato iraniano si apra al commercio con Stati Uniti ed Europa occidentale.
I media mainstream statunitensi e gli intellettuali che lavorano per gli interessi degli Stati Uniti hanno lanciato una campagna d’informazione anti-russa sottolineando che Iran e Russia sono “alleati di comodo”, e che la partnership russo-iraniana non durerà, sostenendo che la Russia è la perdente nell’accordo sul nucleare fra Iran e P5+1 (Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti più la Germania). I loro punti di discussione puntano decisamente agli aspetti negativi dei rapporti tra Russia e Iran e sottolineano che Mosca e Teheran saranno concorrenti sul mercato dell’energia, soprattutto in Europa. Sottolineano anche che i russi hanno paurosamente fretta di concludere accordi commerciali con l’Iran prima che il mercato iraniano si apra al commercio con Stati Uniti ed Europa occidentale.
Presumono che l’Iran preferisca le aziende
di Stati Uniti ed Europa occidentale a quelle russe perché non sono così
avanzate e la tecnologia russa non è aggiornata. Allo stesso tempo, un
altro racconto sostiene che Russia e Iran commerciano presso la comunità
internazionale. Questa trasformazione è stata gradualmente descritta
negli ultimi dieci anni, presentando la Russia come la Francia gollista,
parte occidentale indipendente e contraria a Washington. Poi dipinsero
la Russia come la Repubblica popolare cinese quando si accesero le
tensioni tra Mosca e NATO durante e dopo la guerra russo-georgiana e lo
scudo antimissile in Europa.
La Russia fu descritta separata
dall’occidente, come la Cina, ma co-esistente. Dopo euromaidan in
Ucraina, la Russia viene descritta come il nuovo Iran, un Paese in
rapporti ostili con l’occidente. Perciò Radio Free Europe del governo
degli Stati Uniti afferma: “Dopo decenni come Stato canaglia isolato,
l’Iran sembra finalmente uscire dal freddo. E dopo decenni da finta
partner dell’occidente, la Russia è divenuta canaglia”. Molte di tali
valutazioni sono polemiche o sofismi. Un articolo ampiamente diffuso da
Reuters di Agnia Grigas e Amir Handjani sostiene che la Russia sarà la
“grande perdente” dell’accordo sul nucleare con l’Iran, ma è pieno di
errori e presupposti.
Gli autori, esperti del settore energetico, non
sanno che la Statistical Review of World Energy della BP annuncia che
l’Iran ha le maggiori riserve di gas naturale del mondo, pari a 1202400
miliardi di piedi cubi. Né Grigas, esperto di Russia e spazio
post-sovietico, consultato dal Gruppo Eurasia, che Handjani
sanno che l’impero cinese, non l’Iran, aveva ceduto più territorio alla
Russia in passato. Mettendo da parte tali errori, l’articolo della
Reuters prevede che l'”alleanza russo-iraniana sia più un matrimonio di
convenienza che un autentico partenariato”. Questa è retorica del
desiderio della Washington Beltway. Gli autori sostengono che
“la Russia usa l’Iran come punto d’appoggio geopolitico nel Golfo Persico ricco di energia per colpire gli alleati degli Stati Uniti nella regione. In cambio, l’Iran sfrutta il potere di veto di Mosca nei forum multilaterali come le Nazioni Unite“. Inoltre presumono che “l’Iran impegnato con l’occidente su energia, commercio e produzione di energia nucleare pacifica, non vedrebbe più la Russia come protettrice dei suoi interessi”.
La Russia non ha alcun punto d’appoggio nel Golfo
Persico e non vi è alcuna prova che Mosca utilizzi Teheran per
minacciare qualsiasi alleato di Washington in Medio Oriente. Invece il
Cremlino non ha interesse a suscitare problemi con gli alleati degli
Stati Uniti in Medio Oriente, come Israele e Arabia Saudita, e invece
vuole commerciarvi allontanandoli da Washington. D’altra parte, però,
gli iraniani non si fanno manipolare eseguendo gli ordini di un attore
internazionale e hanno sempre lavorato per proteggere i propri interessi
senza dipendere da altri Paesi. Non c’è un gran record in cui la Russia
abbia usato il diritto di veto per l’Iran. Né l’Iran è nella stessa
posizione dell’alleata Siria, mentre Teheran non teme ne si preoccupa
del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; perciò l’Iran non fu
scosso da una qualche risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU,
approvata contro di esso.
Bavar-373, S-300 e le sanzioni sulle armi delle Nazioni Unite
Sul lato opposto dello spettro della guerra delle informazioni tra Mosca
e Washington, settori dei media russi sottolineano che l’apertura del
mercato iraniano sarà un grande affare per le società russe, tra cui
produttori di armi, industria nucleare ed energetica russi. Alcuni
esperti russi, tuttavia, hanno messo in guardia dall’infedeltà iraniana.
A giugno, l’agenzia di stampa russa TASS riferiva che Vladimir Sazhin,
ricercatore dell’Accademia Russa delle Scienze, affermava:
“L’Iran non si preoccupa affatto degli interessi della Russia. Ha bisogno di soldi e nel prossimo futuro porrà notevole concorrenza alla Russia, non solo in Europa, sul mercato del petrolio tra 2-3 anni, e sul mercato del gas tra 5-7 anni“.
Rapporti da Stati Uniti e Russia generalmente
esagerano o fraintendono l’Iran. Inoltre non riconoscono che l’Iran
produce la maggior parte del proprio equipaggiamento militare, tra cui
missili balistici, sottomarini, aerei da combattimento, carri armati,
elicotteri, droni e radar. È vero che la caduta delle sanzioni sulla
armi darebbe una spinta all’industria delle armi russa. La spinta, però,
non sarebbe un affare d’oro perché l’esercito iraniano non dipende
dalla Russia per la sicurezza o le attrezzature. Come accennato prima,
anche se gli iraniani acquistano parte dell’equipaggiamento militare dai
russi, Teheran ha una
“politica di autosufficienza militare e produce le proprie armi“.
Quando Mosca ha rifiutato di riparare tre sottomarini di fabbricazione
russa classe Kilo, perché l’Iran non era disposto ad inviarli in Russia,
gli iraniani li revisionarono. L’esercito iraniano sostiene anche che
il sistema di difesa aerea Bavar-373 è più o meno l’equivalente al russo S-300. L’industria bellica dell’Iran è
“un settore dinamico e moderno che avanza; possiamo rifornirci da Stati amici, ma praticamente crediamo che il nostro potere deterrente debba basarsi sulla nostra tecnologia“,
ha detto il Generale di Brigata
Ali Shadmani, Vicecapo di Stato Maggiore dell’Aeronautica iraniana,
all’agenzia FARS ad aprile, in risposta a relazioni secondo cui l’S-300
salvaguarda in modo significativo lo spazio aereo iraniano come se
l’Iran non potesse proteggere i propri cieli. Shadmani continuava
spiegando che Teheran aveva bisogno del sistema di difesa missilistica
nel 2006 e 2007, e l’accordo per l’S-300, sollecitato dalla Russia, fu
preso al momento. Inoltre osservava che l’Iran voleva il sistema, ma
anche che produce il Bavar-373, anche se “la produzione non è abbastanza veloce”
per le esigenze delle forze armate iraniane.
E’ molto probabile che
l’obiettivo principale degli iraniani nel far cadere le sanzioni sulle
armi sia esportarle. La risoluzione 1747 del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, adottata all’unanimità nel 2007 con il consenso di
Cina e Russia, in realtà ha reso l’industria bellica iraniana
competitiva sul mercato delle armi verso i produttori del P5+1. Il
presidente iraniano Hassan Rouhani si è anche rivolto al pubblico
iraniano dicendo che tutti gli obiettivi di Teheran sono stati raggiunti
a Vienna, secondo i termini dell’accordo nucleare finale, anche se
l’embargo sulle armi delle Nazioni Unite contro Teheran resta ancora in
parte per alcuni anni.
Mentre l’Iran commercia con l’occidente, l’Eurasia rimarrà la sua profondità strategica
Anche se salutano l’entrata nel mercato iraniano, le diverse valutazioni di simpatia od ostilità verso Russia o Stati Uniti disprezzano due fatti importanti. In primo luogo, è Teheran che decide con chi commerciare o no. In secondo luogo, gli iraniani non hanno limitazioni post-Vienna sui partner commerciali. L’Iran ha fatto accordi commerciali con la Russia grazie al trattamento preferenziale di partner strategico sicuro ed alleato. Mosca e Teheran collaborano per costruire un’alleanza strategica in Eurasia mirando a stabilire un legame simile a quello tra Cina e Federazione russa. Mentre gli iraniani non cederanno sui legami strategici con la Russia, lavoreranno nel loro interesse sperando in un partenariato strategico equilibrato con Mosca.
Anche se salutano l’entrata nel mercato iraniano, le diverse valutazioni di simpatia od ostilità verso Russia o Stati Uniti disprezzano due fatti importanti. In primo luogo, è Teheran che decide con chi commerciare o no. In secondo luogo, gli iraniani non hanno limitazioni post-Vienna sui partner commerciali. L’Iran ha fatto accordi commerciali con la Russia grazie al trattamento preferenziale di partner strategico sicuro ed alleato. Mosca e Teheran collaborano per costruire un’alleanza strategica in Eurasia mirando a stabilire un legame simile a quello tra Cina e Federazione russa. Mentre gli iraniani non cederanno sui legami strategici con la Russia, lavoreranno nel loro interesse sperando in un partenariato strategico equilibrato con Mosca.
Teheran
chiede un approccio equilibrato con la Russia su un rapporto
reciprocamente vantaggioso con la Federazione russa, che non riduca
Teheran a subordinata di Mosca. L’Iran accetterà imprese di Europa
occidentale e Stati Uniti, e farà affari con esse al posto delle imprese
russe dove necessario e ritenuto idoneo. Nonostante il possibile
fiorire del commercio con Stati Uniti ed Europa occidentale, Teheran
manterrà la profondità strategica in Eurasia, perciò gli iraniani hanno
fatto pressioni e chiesto che l’Iran diventi membro a pieno titolo
dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai insieme a Russia e
Cina. Inoltre, Teheran non si fida di Washington. Come è stato detto
durante i negoziati, l’accordo nucleare non si basa sulla fiducia, ma su
verifica e reciprocità.
Quali nubi di guerra?
Fin dall’inizio il dossier nucleare iraniano era di natura politica. Gareth Porter scrive che come
Fin dall’inizio il dossier nucleare iraniano era di natura politica. Gareth Porter scrive che come
“media potenza regionale militarmente debole ma politicamente influente“,
l’Iran essenzialmente ha indotto la crisi nucleare come leva per
coinvolgere gli Stati Uniti con l’obiettivo di normalizzare i rapporti
con Washington. La crisi nucleare, tuttavia, era una crisi prodotta da
Washington per frenare gli iraniani e l'”Asse della Resistenza” composto
da Siria, Hezbollah, Hamas e altri attori regionali. L’accusa era che
il programma nucleare iraniano non fosse che una farsa tattica usata da
Washington ed alleati per fare pressione sull’Iran, con l’obiettivo di
frenare Teheran dal ristrutturare il Medio Oriente, nell’ampia roadmap
unipolare di Washington contro russi e cinesi per controllare l’Eurasia.
Pechino, Mosca, Teheran e Washington hanno tutti piani di emergenza per
diversi scenari. Esistono probabilità di tradimento e gli iraniani ne
sono pronti. Nel 2009, l’Istituto Brookings consigliò che Washington
creasse l’illusione di dare agli iraniani la possibilità di negoziare
prima di attaccarli
“per garantirsi il sostegno logistico che l’operazione richiederebbe e ridurre al minimo il contraccolpo”.
Il Pentagono dovrebbe
“solo attaccare quando vi è la diffusa convinzione che gli iraniani hanno avuto, ma poi respinto, una superba offerta, tale che solo un regime determinato ad acquisire armi nucleari per ragioni sbagliate potrebbe respingere”, consigliava il rapporto della Brookings Institution “Quale via per la Persia?“.
Per mesi, mentre il ministro degli Esteri Zarif e il suo team negoziale
dei viceministri degli Esteri iraniani elaboravano l’accordo con il
segretario di Stato USA John Kerry e i P5+1 o EU3+3, i comandanti
iraniani facevano dichiarazioni parallele sulla prontezza alla guerra e
la necessità degli aggiornamenti militari. In realtà, l’ayatollah Ali
Khamenei diede indicazioni specifiche al governo e ai militari iraniani
per aumentare la spesa, e il 30 giugno Khamenej ordinava di rinnovare la
preparazione a un conflitto. A conclusione dei negoziati nucleari a
Vienna, il leader supremo ha detto al presidente Rouhani che alcuni
membri del sestetto con cui Zarif ha firmato l’accordo nucleare finale
sono inaffidabili, e che doveva fare attenzione. Questa sfiducia in sé
assicura che l’Iran abbia un approccio equilibrato verso Stati Uniti e
Russia.
Mahdi Darius Nazemroaya Global Research, 21 luglio 2015
Copyright © 2015 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/07/23/laccordo-degli-usa-con-liran-esclude-la-russia/
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