Il ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias e il premier israeliano Biniyamin Netanyahu
E’ probabile che i greci abbiano chiesto qualcosa ai russi, ma i cinesi hanno detto di no. Kammenos non ha mai parlato di Iran, ma di terrorismo nei balcani. L’accordo con Israele rientra nel quadro della spartizione delle risorse petrolifere del mediterraneo, chiunque avrebbe agito nello stesso modo, sopratutto Atene, e dopo che i ministri degli esteri israeliano Dore Gold e il suo omologo turco Feridun Sinirlioglu si erano incontrati in segreto a Roma. L’accordo israelo-greco è di carattere legislativo, non militare. Varoufakis ha clonato conti correnti e ha creato una cellula segreta che si è dedicata all’hackeraggio (il tutto in combutta con hedge fund-Soros e forse la NSA statunitense). Inevitabile che finisse indagato.
Il 19 luglio Grecia ed Israele firmavano
un accordo sullo “status delle forze militari” che “offre difesa legale
ai rispettivi militari mentre si addestrano nel Paese controparte
dell’accordo”.
“Apprezziamo molto la vostra visita in un periodo difficile per la Grecia“,
dichiarava il ministro della Difesa israeliano Moshe Yalon, ex-capo di
Stato maggiore delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) all’omologo greco
Panos Kammenos,
“Questo sottolinea l’importanza delle relazioni tra i nostri Paesi“.
Kammenos ha difeso l’accordo per motivi di “antiterrorismo”, insistendo
che “il popolo greco è molto vicino al popolo d’Israele”, aggiungendo
che il terrorismo è presente al di fuori del Medio Oriente, in
particolare nei Balcani, rappresentando una minaccia la Grecia. Yalon
aveva risposto che
“Il terrorismo è terrorismo. Oggi è diretto contro qualcun altro, e domani raggiunge te“.
Durante l’incontro, i due ministri hanno discusso anche di questioni
attinenti la sicurezza marittima e delle risorse energetiche nella ZEE
di Grecia, Cipro e Israele; cooperazione nell’industria della difesa e
distribuzione di energia. Il Capo di Stato Maggiore greco Viceammiraglio
Evangelos Apostolakis firmava un accordo con l’omologo israeliano sulla
cooperazione idrografica tra i due Paesi.
Già nel 1994 Israele e Grecia
firmarono un accordo di cooperazione nella difesa. In precedenza, il 6
luglio, il ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias incontrava il
ministro israeliano delle infrastrutture nazionali, dell’energia e
dell’acqua Yuval Steinitz sul futuro della cooperazione energetica.
Kotzias aveva discusso con Steinitz la possibilità di creare un
corridoio energetico israelo-greco-cipriota e la posa di un gasdotto tra
i tre Paesi, aprendo una via al mercato europeo ad Israele. A novembre,
l’ex-ministro dell’energia Silvan Shalom espresse sostegno al gasdotto
da Israele per Cipro e Grecia, e nell’incontro con Kotzias, Shalom aveva
ribadito l’idea di costruire il gasdotto in parte con i finanziamenti
dell’Unione Europea.
“Il gasdotto diverrebbe un’ulteriore fonte di gas per l’Europa, affidabile e disponibile“,
aveva detto Shalom.
Il piano infrastrutturale tra Israele, Cipro e
Grecia comporterebbe anche la costruzione di un elettrodotto sottomarino
di 270 km da Israele a Cipro e un altro di 600 km da Cipro alla Grecia,
permettendo un flusso bidirezionale per 2000 megawatt. A Kotzias
Steinitz aveva detto che Israele segue accuratamente gli sviluppi in
Grecia e che Israele esprime la speranza che la Grecia esca dalla crisi
rapidamente. Ringraziando Steinitz per i suoi commenti, Kotzias rispose
che Israele è uno dei più stretti amici della Grecia nel mondo e
“certamente nella regione”.
Nel
frattempo, nei prossimi 18 mesi la Grecia dovrà ricevere 2 nuovi
sottomarini di costruzione tedesca e due pattugliatori d’attacco
fabbricati in Gran Bretagna. Nonostante ciò, le forze armate elleniche,
che contano 109000 militari (e altrettanti stipendi) si sono viste
ridurre le spese per la difesa del 54% (4 miliardi di euro) l’anno
scorso. Il governo greco aveva offerto di ridurre le spese militari di
200 milioni, ma la troika, smentendo ciò che si dice sugli interessi
tedeschi e francesi, rispose chiedendo una riduzione di 400 milioni di
euro. La proposta del Primo ministro Alexis Tsipras di ridurre di 200
milioni la spesa militare, suscitava a sua volta le minacce del Ministro
della Difesa Panos Kammenos, del partito ANEL, di lasciare il governo.
Il governo Tsipras dichiarava quindi che non ci sarebbero stati più
tagli alla Difesa. Comunque, il bilancio della Difesa è ancora pari al
2,5% del PIL della Grecia.
La Grecia è uno dei pochi membri della NATO,
assieme a Stati Uniti, Regno Unito, Estonia, Turchia e Polonia, a
seguire la raccomandazione dell’alleanza per una spesa militare
superiore al 2% PIL. Un’ennesima smentita degli isterismi sull’imminente
guerra, e addirittura invasione, della NATO contro Russia, Serbia o
quant’altro. Ad aprile il governo greco firmava un accordo da 500
milioni di dollari con gli Stati Uniti per l’aggiornamento di 5
pattugliatori, il che spiegherebbe l’atteggiamento morbido del FMI,
feudo di Washington, nei confronti della crisi greca.
“Nient’altro può essere tagliato senza impatto sulle forze armate“,
ha detto l’ex-Maggior-Generale Ioannis Parisis, presidente dell’Accademia per le analisi strategiche di Atene.
“Se torniamo alla dracma, sarà un colpo mortale alle forze armate perché importiamo quasi tutto“,
compreso il carburante. La Grecia ha più truppe della Polonia, Paese
con una popolazione tre volte più grande, e questo per difendersi
dall”alleata’ Turchia, altro Paese membro della NATO, anche se Ankara
s’era offerta di aiutare Atene.
La Grecia aumentò le spese militari
quando la Turchia invase Cipro nel 1974, e le ultime follie furono
l’acquisto di 170 carri armati tedeschi Leopard 2 per 1,7 miliardi di
euro nel 2003. La Grecia ha anche acquistato da Germania, Francia, Gran
Bretagna, USA e Ucraina 400 tra aerei ed elicotteri, 9 sottomarini e
circa 30 navi da guerra.
Ma oggi i tagli al bilancio hanno messo a terra
diversi aerei e immobilizzato i carri armati. Il governo Tsipras finora
s’è anche rifiutato di ridurre il personale militare, improponibile per
un Paese con un tasso di disoccupazione del 26%. Inoltre il ministro
della Difesa Kammenos ha un ampio seguito tra i militari, e la
prospettiva di migliaia di soldati disoccupati non aggrada il partner
della coalizione di Syriza, anche perché,
“La gente vede le spese per la Difesa come necessarie data la lunga ostilità turca sul Mar Egeo“,
spiega il giornalista greco Matthaios Tsimitakis.
“La stragrande maggioranza dei greci sarebbe molto felice di tagliare le spese militari, a condizione che l’UE garantisca i confini della Grecia“.
Infatti,
gli aerei da guerra turchi hanno notevolmente aumentato le incursioni
nello spazio aereo greco. Il 15 luglio, 6 caccia turchi violarono lo
spazio aereo greco 20 volte, dopo l’incursione di elicotteri militari
turchi la settimana precedente. Dopo diversi anni, le incursioni aeree
turche sui territori della Grecia sono balzati in alto.
“La ragione principale sono i conflitti di sovranità sul Mar Egeo“,
dichiarava Mustafa Kutlay, professore presso l’Università di Economia e Tecnologia di Ankara.
“I turchi cercano d’imporre la loro sovranità sulle isole contese e trascinare la Grecia al tavolo dei negoziati“,
dichiarava Thanos Dokos, direttore generale della Fondazione ellenica per la politica estera ed europea,
“Ciò che preoccupa sono i voli a bassa quota, spesso degli elicotteri, su queste isole“.
Molti degli incidenti avvengono sulle acque a quattro miglia dalle
coste turche e su un arcipelago di sedici isole che Atene considera suo
territorio; rivendicazioni contestate da Ankara. Le incursioni turche di
giugno e luglio si sono avute su questi isolotti, tra cui Farmakonisi,
Kounelonisi, e Agathonisi. Nel 2014 i velivoli militari turchi avevano
violato lo spazio aereo greco per 2244 volte, e 361 volte fino al maggio
2015.
“Il riavvicinamento politico tra i due Paesi, nei primi anni 2000, e la crisi economica greca contribuirono a diminuire i duelli aerei“,
osservava Kutlay, direttore del Centro Studi europei USAK, think-tank turco,
“Ma il mutevole ambiente della sicurezza regionale sembra colpire un nervo scoperto e Turchia e Grecia sono ora più sensibili nei rispettivi confronti sull’Egeo“.
Lo stato di prostrazione della Grecia non
pone alcuna minaccia alla Turchia, e lo Stato Maggiore turco non ha
alcuna ragione per far incrementare le attività aree. “Nel caso di incursioni aeree, si deve reagire“, afferma Dokos.
“E’ molto difficile ritirarsi unilateralmente da una situazione di aggressione militare. E’ una situazione tragica, perché i soldi che spendiamo per i duelli aerei con la Turchia l’avremmo potuto spendere per altre priorità della Difesa“.
Nel 1987 e nel 1996 i due Paesi
furono sull’orlo della guerra. Nel 2006 in un duello aereo 2 caccia
F-16, uno turco e l’altro greco, entrarono in collisione, uccidendo il
pilota greco. Poco dopo l’insediamento a gennaio, il ministro della
Difesa Kammenos si recò sulle isole contestate, mentre il ministro della
Difesa turco Ismet Yilmaz affermò in Parlamento che appartengono di
fatto alla Turchia. A maggio, Kammenos propose la costruzione di una
base NATO in una delle isole contestate in modo che l’alleanza
“avesse una visione completa del comportamento della Turchia nella regione“.
Ulteriore spiegazione del ‘pivot israeliano’ di Atene. La Turchia porta
avanti un ambizioso programma di modernizzazione dell’aeronautica, già
dotata di oltre 100 jet da combattimento F-16. A gennaio, il governo
turco approvava l’acquisto di 4 aviogetti da caccia F-35 e 5 elicotteri Chinook,
ed ha in programma di acquistare 100 F-35, mentre a primavera il
governo turco approvava anche un programma per lo sviluppo di aerei da
combattimento e di un jet regionale per uso civile e militare.
L’ex-ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis viene indagato per
aver piratato i conti dei contribuenti greci, in vista dell’uscita della
Grecia dall’euro, nell’ambito di una squadra segreta tra cui figurava
l’economista statunitense James Galbraith, il quale precisava presso i
media che “oltre a una conversazione telefonica
inconcludente con il deputato Costas Lapavitsas, non c’era alcun
coordinamento con Siryza e le idee del nostro gruppo di lavoro avevano
ben poco in comune con le loro”. Varoufakis, che affronta
anche l’accusa di alto tradimento, confermava i preparativi segreti per
hackerare in codici fiscali dei cittadini greci per creare un sistema di
pagamento parallelo. In una conferenza a Londra, presso il think tank
OMFIF, del 16 luglio, Varoufakis aveva delineato il suo piano segreto e
accusava il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble di “propendere per la Grexit”, far uscire Atene dall’eurozona e ricattare la Francia;
“Avevamo intenzione di creare, di nascosto, conti di riserva collegati ad ogni codice fiscale, senza dirlo a nessuno affinché questo sistema operasse in segreto, naturalmente poteva essere denominato in euro, ma poteva essere subito convertito in nuova dracma. Il primo ministro, prima della nomina e delle elezioni di gennaio, mi diede via libero per sviluppare un piano B. Riunì una squadra molto competente, limitata dovendo mantenere questo piano segreto per ovvie ragioni. Ci lavoravamo da dicembre-inizio gennaio. Il nostro piano si sviluppava su molti fronti, io ne indico uno. Prendiamo il caso dei primi momenti in cui le banche vengono chiuse. I bancomat non funzionano più ed è necessario implementare un sistema di pagamento parallelo per sostenere l’economia per qualche tempo e dare l’impressione al pubblico che lo Stato ha il controllo, che c’è un piano. Lo programmammo. Ciò avrebbe creato un sistema bancario ombra durante la chiusura delle banche per l’azione aggressiva della BCE, per soffocarci. Era molto tardi e penso che avrebbe fatto la differenza, perché potevamo subito estenderlo, utilizzando le applicazioni degli smartphone, divenendo un sistema parallelo, ovviamente, basato sull’euro ma che poteva essere convertito in dracme subito. La direzione generale delle finanze pubbliche era completamente controllata dalla troika. Non dal mio ministero, da me, ministro, ma da Bruxelles. L’Amministratore Delegato viene nominato su supervisione della troika. Immaginate, è come se le finanze del Regno Unito siano controllate da Bruxelles. Sono sicuro che che fa rizzate i capelli a sentirlo“.
Varoufakis quindi chiamò un “amico
d’infanzia”, professore d’informatica presso la Columbia University, e
lo nominò Direttore Generale dei Sistemi Informativi.
“Dopo una settimana, mi disse: ‘Sai una cosa? Controllo macchine ed attrezzature, ma non controllo il software. Appartiene alla Troika. Cosa faccio?’. Decidemmo di usare un programma dal computer del mio ufficio per copiare i codici dal sito web delle imposte (Taxisnet), per progettare e sviluppare il sistema parallelo di pagamento. Eravamo pronti ad ottenere il via libera dal Primo Ministro, quando le banche avrebbero chiuso, entrando nella direzione generale delle finanze pubbliche, controllata da Bruxelles, e collegare il portatile per attivare il sistema“.
Cosa tentava di attuare di attuare Varoufakis? Un golpe degli hedge funds? Per conto di Soros come sospetta da tempo Wayne Madsen.
Il Segretario generale del Partito comunista sudafricano e ministro della Funzione pubblica Jeremy Cronin ha affermato, riguardo alla relazione tra Grecia e BRICS,
“Prima del referendum greco si è detto che la banca BRICS avrebbe fornito i finanziamenti. Per quanto ne so, la questione non fu mai formalmente sollevata. C’è certamente simpatia per la Grecia…. Tuttavia, non va esagerata la portata di una sola istituzione di recentissima creazione. … La realtà attuale dell’UE riflette la realtà globale, con un centro economico (Germania in particolare), economie semi-periferiche (Grecia, Irlanda) e periferiche (gran parte dell’Europa orientale). Ciò evidenzia la necessità di una solidarietà anticapitalista globale e della difesa della sovranità nazionale e democratica. La complicità dei socialdemocratici tedeschi (e di altre formazioni europee di centro-sinistra), nel sostenere il piano di austerità greco è molto istruttiva, come lo è la responsabilità storica del PASOK su gran parte della crisi attuale. … Guardando la situazione greca dalla prospettiva meridionale, chiaramente un piano B era e rimane l’unica via d’uscita, anche se tali scelte possono essere difficili. La nostra lettura è che le misure di austerità imposte alla Grecia sono dettate più da ragioni politiche che da imperativi economici. Qualsiasi tentativo di tracciare un percorso nazionale relativamente sovrano su mandato democratico viene punito, avvertendo Spagna, Italia, Portogallo ed Irlanda e ovunque agiscano partiti anticapitalisti. Ho il sospetto che questo sia il motivo per cui il FMI ha preso una posizione più economica e meno politica, avendo chiaro che l’attuale assetto non è sostenibile”.
Alessandro Lattanzio, 3/8/2015
La Turchia in soccorso della Grecia…
Dal
momento che la Grecia ha le sue difficoltà in Europa, sinonimo di pace e
prosperità almeno dal 2010-2011, un problema aleggia sullo sfondo,
l’atteggiamento della Turchia. Entrambi i Paesi hanno sperimentato
decenni di acuto confronto e ancora hanno controversie, in particolare
sulle prerogative nelle rispettive aree sul Mar Egeo, sulla questione di
Cipro, ecc.
Anche se alleati nella NATO il “conflitto” tra Grecia e
Turchia è un classico dal 1945, alcuni esperti e diplomatici greci hanno
talvolta sollevato la possibilità che l’indebolimento della Grecia
avvantaggi la Turchia che prende l’iniziativa su ogni lite, e vi sono
anche casi in cui si registrano incidenti aerei, con alcune incursioni
aeree turche sulle acque territoriali greche soggette alle pretese
turche.
Altre critiche furono rivolte da certi circoli greci alla
Turchia secondo cui riceve un numero considerevole di rifugiati siriani
per facilitarne il passaggio in Grecia, già sovraccarica di rifugiati e
nello stato catastrofico che sappiamo. È quindi tanto più notevole che
la Turchia segnali per la prima volta dalla crisi greca, in modo
notevole, ufficiale e volontario con un discorso del primo ministro
Ahmed Davutoglu sulla situazione greca, con solidarietà completamente
positiva, una proposta di aiuto alla Grecia. AFP (La Croix del 30 giugno 2015) ha trascritto la proposta di Davutoglu:
“Il Primo ministro islamico-conservatore della Turchia Ahmet Davutoglu ha offerto aiuto alla Grecia, al limite dell’inadempienza, affermando di esser pronto a considerare “qualsiasi proposta di cooperazione” con il vicino.
“Vogliamo che la Grecia sia forte, (…) siamo pronti ad aiutarla a superare la crisi economica con la cooperazione su turismo, energia, commercio”, ha detto Davutoglu durante il discorso ai membri del partito. “Contatteremo la Grecia per organizzare un incontro di cooperazione ad alto livello nel più breve tempo possibile, prendendo in considerazione un’azione comune sulla crisi finanziaria che l’ha colpita”, ha aggiunto“.
Sputnik
riporta l’intervento di Davutoglu, anche intervistando altri politici,
turchi e greci, le cui reazioni erano tutte estremamente favorevoli.
(Sputnik, 30 giugno 2015).
“… Alla domanda di Sputnik (sull'”aiuto umanitario” di 1,9 miliardi di dollari, il deputato del Partito Democratico del Popolo, Ertugrul) Kurkçu ha detto: “Sarebbe il miglior aiuto possibile al vicino attualmente in una situazione economica difficile. Ciò svilupperà amicizia e riconoscimento del popolo greco e ci permetterà di stabilire la pace nella regione del Mar Egeo”. Secondo il deputato, la Turchia ha risorse sufficienti per aiutare la Grecia, in particolare nel 2013 Ankara contribuì con 1,9 miliardi dollari di dollari di aiuti umanitari alle organizzazioni internazionali. “Potremmo dare questo aiuto alla Grecia come debito senza interessi”, aveva detto. Secondo Kurkçu, il versamento di 1,6 miliardi di euro, la parte del debito che Atene deve pagare ora, potrebbe essere un efficace passo diplomatico permettendo alla Grecia di evitare il default e di organizzare il referendum. “Abbiamo fatto questa proposta perché siamo solidali con il governo di Syriza e i nostri obiettivi politici sono gli stessi”, ha detto Kürkçü. “La deputata di Syriza Sia Anagnostopoulou ha accolto con favore la proposta della Turchia. “La solidarietà dei Paesi vicini è molto importante. Insieme possiamo diventare più forti e ricchi. In questo contesto, la proposta del signor Kurkçu è molto importante per noi”, aveva detto“.
Presumibilmente, se Davutoglu l’ha detto è indubbio
che avesse l’appoggio completo di Erdogan (Davutoglu non avrebbe preso
una posizione su un tema così delicato senza l’approvazione del
presidente, inoltre i due uomini sono molto vicini). La posizione della
Turchia, generalmente ostile alla Grecia, in favore di una solidarietà
attiva con essa sembrerebbe sorprendente, veramente sorprendente anche
nella fantasiosa politica a tutto campo di Erdogan, a volte greve e a
volte migliore. (L’aspetto stravagante di Erdogan sembra riservato
principalmente a tutto ciò che sia ad est/sud-est, cioè in Medio Oriente
in generale.
A nord/nord-est, e in particolare con la Russia, Erdogan
sembra generalmente meno stravagante seguendo linee più solide: la
Grecia ne è l’azimut). Pertanto la Turchia di Erdogan ha adottato verso
la Grecia una politica di solidarietà attiva, mentre le è stata a lungo
ostile potendo semplicemente rimanere indifferente; ciò non dovrebbe
sorprendere più di altre giravolte di Erdogan. Ma questa svolta ha
finemente operato e ben negoziato, e sarebbe senza dubbio estremamente
interessante; insomma, merita attenzione oltre la semplice osservazione
della singola iniziativa “umanitaria” bramata dalle direzioni politiche
del blocco BAO. (Ma dal loro punto, finora, volto agli aiuti “umanitari”
alla Grecia…)
La differenza di linguaggio dei turchi verso la Grecia da un lato, e quello delle “istituzioni” del sistema e altre europee verso la Grecia, dall’altro lato, è impressionante. I primi parlano di politica, solidarietà regionale, solidarietà umana, necessità di stabilità comune, condivisione di responsabilità politica e umana; i secondi parlano di leggi economiche (a loro vantaggio), labirinto finanziario, settarismo capitalistico, ultimatum contabili, distruzione di economie, creazione del debito per distruggere le nazioni a vantaggio delle banche, ecc. Da un lato linguaggio umano e politico, dall’altro quello contabile spietato senza il minimo interesse per il fattore umano. Inoltre, nelle dichiarazioni citate sembra che tutto avvenga come se la Grecia affronti un avversario comune anche alla Turchia, e che non sia altro che l’inganno monetario che ottusamente schiaccia i popoli con la macchina-sistema, la finanza che spazza via le strutture umane a vantaggio degli azionisti e del sistema di omologazione…
La solidarietà
c’è anche a questo livello, tra comunità, popoli, comunità umane che
naturalmente diventano antisistema perché inconsciamente sentono che
l’attacco del sistema a uno di loro riguarda tutti, perché il sistema
non fa assolutamente mai eccezioni, strutturate o perenni. Naturalmente,
si potrebbero evocare le manovre turche, i vantaggi che la Turchia
potrebbe affermare verso la Grecia in cambio dell’aiuto che avrebbe
intenzione di offrire, cosa né impossibile né cattiva, ma preferiamo
considerare la situazione presentatasi in tutta la sua crudezza ed
imponenza, perché infinitamente più interessante. (E anche se l’aiuto
della Turchia alla Grecia è minimo rispetto alle capacità turche: in
questo caso, il gesto ha un potere politico sproporzionato all’importo
previsto, ed è la politica che c’interessa più della grande contabilità
finanziaria). Si potrebbe anche aggiungere che se una manovra c’è,
potrebbe essere la Turchia che dice alla Grecia dietro le quinte,
“l’UE non ci vuole ma vedete come l’Unione europea considera coloro che ne fanno parte e come noi trattiamo uno dei membri dell’UE“.
Infine si
aggiunga la dimensione regionale. Questa mano tesa turca alla Grecia
dovrebbe incoraggiarla ad avvicinarsi alla Turchia, come a continuare, e
questa volta i catastrofici attacchi europei sono presenti e
identificati come tali, l’apertura alla Russia in modo più serio di
quanto mai fatto finora. Si noterà immediatamente che ci si ritrova in
piena coerenza, perché da una parte c’è la vicinanza tra Russia e
Turchia (nonostante un momentaneo raffreddamento che appare passeggero
della Turchia verso la Russia avendo Putin partecipato alle cerimonie
del centenario del genocidio armeno), e dall’altra parte in particolare
il gasdotto South Stream, bruscamente abbandonato in barba all’UE dalla
Russia nel dicembre scorso, e sostituito dal gasdotto Turkish Stream
proposto dalla Russia alla Turchia, che rientra in Europa propria dalla
Grecia.
Philippe Grasset, Dedefensa, 1° luglio 2015
Fonti:
Les Crises
Haaretz
Histoire et Societé
Indian Punchline
Israel Defense
Jerusalem Post
MoD Greece
Mondoweiss
Politico
Politico
Straits Times
Les Crises
Haaretz
Histoire et Societé
Indian Punchline
Israel Defense
Jerusalem Post
MoD Greece
Mondoweiss
Politico
Politico
Straits Times
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2015/08/03/il-piano-b-della-grecia-il-pivot-su-israele/
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