giovedì 13 agosto 2015

In Ucraina chi non si allinea al nuovo potere rischia la vita

 
Nell’Ucraina che innalza le bandiere europee, la libertà di stampa rimane una chimera.

Elena Bojko la giornalista ucraina che ha avuto il coraggio di denunciare su Sputnik lo stato drammatico in cui versa la libertà di stampa in Ucraina, è stata costretta a rifugiarsi a Mosca. Ecco la sua testimonianza rilasciata in un'intervista a Eliseo Bertolasi.

 Lei viene da Lviv, ma sappiamo che ora si trova a Mosca. Mi ha già rilasciato di recente un'intervista sullo stato della libertà di stampa in Ucraina. Mi racconti per favore, poi cosa le è successo?

 Elena Boiko
— Il mio conflitto con il potere locale è iniziato il 9 maggio 2015, quando il mio collega, il giornalista Dmitrij Ljaščenko, è stato picchiato dai nazisti per essere uscito in strada con la bandiera della Vittoria. Abbiamo presentato denuncia alla polizia, da quel momento sono iniziate le minacce sui nostri telefoni cellulari, così pure sui nostri profili tra i social network.

Il 17 luglio, in treno, mi sono recata a Chmel'nitskij per incontrare Dmitrij, che stava tornando a Lviv in auto. Per quale ragione? Perché sui social network, riceveva minacce, si diceva, gli avrebbero bruciato l'auto durante il tragitto.

Il 17 luglio a Lviv delle persone con le bandiere, nei pressi del circo, hanno tenuto una specie di picchetto, un raduno, con slogan del tipo: "L'Ucraina è Europa!".

Ho saputo di questo su internet, solo nella notte tra il 18 e il 19 di luglio quando siamo tornati a Lviv.

Il 24 luglio alle 8 del mattino nel mio appartamento hanno fatto irruzione undici persone con un aspetto da banditi, tre dei quali mi hanno esibito un tesserino di servizi segreti ucraini (SBU), gli altri brutti ceffi non mi hanno mostrato alcun documento, chi erano?— non lo so. Ho il sospetto che fossero attivisti del Pravy Sektor, del Varta-1, o degli attivisti di Euromaydan.

Gli individui che in quel momento collaboravano con gli agenti dell'SBU mi mostrarono un mandato di perquisizione, dove veniva indicata l'apertura di una procedimento penale per fatti relativi a una mia presunta provocazione contro i manifestanti del raduno del 17 luglio, perfino avrei scritto e pubblicato materiale incitante alla "violazione dell'integrità territoriale" dell'Ucraina.

Dopo aver messo a soqquadro l'appartamento, si sono portati via tutta l'attrezzatura informatica, apparecchiature video, supporti digitali, documenti, carte di credito.

Nonostante non sia mai arrivato il mandato per il sequestro dei beni, le nostre cose non sono ancora state restituite.

Il 27 luglio mi sono recata col mio avvocato a un interrogatorio; abbiamo capito con assoluta evidenza che l'SBU stava già preparando il mio arresto, in base all'art. 110, parte 2, ossia, per "separatismo", sulla base di testimoni che ci avrebbero visto con Dmitrij al raduno del 17 luglio.

Oltre a ciò, il giudice inquirente, si è categoricamente rifiutato di allegare al fascicolo il mio biglietto del treno (come prova del viaggio che escludeva la provocazione contro il raduno a Lviv).

La sera stessa, uno sconosciuto ha frantumato e poi appiccato il fuoco allo spioncino della porta di casa mia.

Il giorno successivo all'uscita di un bar in centro, attivisti del Pravy Sektor ci hanno versato addosso (anche a Dmitrij) vernice verde.
  Eliseo Bertolasi a Zorinsk, regione di Lugansk
Eliseo Bertolasi a Zorinsk, regione di Lugansk - © Foto: Eliseo Bertolasi

 Avete rischiato la vita?
 Era chiaro quanto fosse ormai pericoloso rimanere in Ucraina: o imprigionati, o uccisi, come accaduto a Oleg Buzina (a Kiev). Sono riuscita a lasciare l'Ucraina. Abbiamo raggiunto Mosca, dove ho qualche conoscente che ringrazio per avermi spedito i soldi per il viaggio e per l'alloggio dei primi giorni.
 Si può dire che in Ucraina, attualmente, domina un terrore di stato contro i giornalisti indipendenti?
 Sì, posso dirlo con certezza. Ora non esiste giornalismo indipendente in Ucraina. O si diventa giornalisti pronti a prostituirsi e a eseguire gli ordini del padrone, oppure ti sparano, o ti fanno marcire in carcere con accuse inventate! Pertanto, tutti i giornalisti ucraini, parlo di autentici patrioti che amano il loro paese, prima o poi saranno costretti a lasciare l'Ucraina  

 
Eliseo Bertolasi 
 

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