Già da due giorni si era capito che la nomina del nuovo presidente
del Consiglio di amministrazione della Rai sarebbe stato la “carta da
spariglio” che Renzi si sarebbe giocato. «Mentre tutti si accanivano
sulla nomina di un outsider competente come Freccero o di illustri ma
sconosciuti portaborse dentro il nuovo Cda, il presidente del Consiglio
aveva la sua carta in mano da giocare», scrive Sergio Cararo. «Questa
carta si chiama Monica Maggioni, la ex corrispondente internazionale
della Rai che in questi anni aveva “normalizzato” quella che era stata
l’isola felice di RaiNews24, allineandola sempre più all’informazione
embedded imposta dai poteri forti».
Una funzione «a questo punto
realizzata e suggerita da uno dei centri di potere più forti: il gruppo
Bilderberg». La Maggioni ha partecipato agli incontri di questa
organizzazione riservatissima dei potenti del mondo, «facendosi
legittimare proprio dalla Rai di cui si apprestava a diventare
presidente», come si evince dalla risposta destinata a Roberto Fico, del
M5S: sì, la Maggioni è andata al meeting del Bilderberg e a noi va bene
così.
La Rai era stata sollecitata da un’interrogazione del presidente
grillino della Commissione Vigilanza in merito alla partecipazione della
Maggioni alla riunione del Bilderberg del 29 maggio scorso. Roberto
Fico si era sentito rispondere, testualmente:
«Si conferma che la dottoressa Monica Maggioni ha partecipato a
Copenaghen al meeting annuale di Bilderberg nel periodo compreso tra il
29 maggio e il 1° giugno. La Rai – ancorché la partecipazione citata sia
avvenuta a titolo personale – ritiene assolutamente legittimo che,
nell’ambito della propria attività professionale, un suo dipendente
possa partecipare, se invitato, a prendere parte ad eventi organizzati
da un think tank di tale rilevanza internazionale, e che tale
partecipazione costituisca elemento di prestigio per l’azienda stessa».
Per onestà, aggiunge Cararo su “Contropiano”,
occorre sottolineare come la Maggioni non sia affatto l’unica
giornalista di comando a partecipare alle riservate riunione del
Bilderberg. «Negli anni passati, negli hotel di lusso che ospitavano gli
incontri si potevano incontrare Lilli Gruber, Gianni Riotta, Ugo
Stille, Arrigo Levi, Ferruccio de Bortoli, Lucio Caracciolo. Soprattutto
quelli del “Corriere della Sera” erano di casa».
Sulla funzione del Bilderberg come “facilitatore” nel controllo dei
punti strategici del comando, continua Cararo, è interessante il
meccanismo descritto nel libro di Domenico Moro (“Club Bilderberg”),
ossia quello delle “porte girevoli”, per cui un ministro (o, nel caso
degli Usa,
un segretario di Stato) si ritrova poi al vertice di una
multinazionale, o magari ne aveva fatto parte prima. Mentre grandi
manager pubblici come Romano Prodi, dopo aver portato avanti massicce
privatizzazioni, si ritrovano presidenti del Consiglio o ai vertici
dell’Unione Europea.
O ancora, uomini come Mario Draghi, che passano da presidente del Comitato economico e finanziario del Consiglio della Ue
a direttore generale del ministero del Tesoro italiano, per poi
diventare vicepresidente della Goldman Sachs, dopo di che governatore
della Banca d’Italia e infine presidente della Banca centrale europea.
«Insomma una vera e propria oligarchia esclusiva, che occupa
sistematicamente tutti i posti rilevanti nell’economia, nella politica,
nell’informazione e nella diplomazia internazionale». Chiosa Cararo:
«Con un presidente del Consiglio in odore di grembiulini come Renzi
(come aveva scritto l’ex direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio
de Bortoli, immediatamente messo alla porta), la nomina di una
partecipante al Gruppo Bilderberg a presidente del Consiglio di
amministrazione della Rai è tutt’altro che una sorpresa, è una
conferma».
fonte: http://www.libreidee.org/2015/08/monica-maggioni-ovvero-la-rai-di-renzi-formato-bilderberg/
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