mercoledì 5 agosto 2015

Nella direzione nativa: all'e(mittente).

Durante gli esercizi, vi accorgerete che all’interno del corpo esiste una parte violenta e una non violenta. Una parte è deliberatamente violenta perché le cellule lavorano troppo, mentre l’altra definita non violenta ha una violenza non deliberata, perché le cellule stanno morendo, come bambini nati morti.
Toccando leggermente laddove le cellule sono immobili, è come se si creasse impulso di vita e le cellule tornano a pulsare.
Grazie a questo accorgimento di toccare il mio allievo io stimolo la vita in quelle cellule. Ma alcuni l’hanno considerata una violenza, e per questo sono stato definito un maestro violento o aggressivo!
Questo tocco leggero del maestro sul corpo è ben diverso da quello del massaggio; è più del massaggio; è un’auto-correzione che il massaggio non può produrre...
Nello Yoga l’effetto di questo tocco è duraturo perché per suo mezzo riusciamo a far comprendere all’allievo cosa sta avvenendo nel suo corpo.
Con il massaggio invece non si ottiene lo stesso risultato, perché dovendoci servire della forza il suo effetto è solo temporaneo...
Il principio è lo stesso ma l’effetto è diverso
L’albero dello Yoga – B.K.S. Iyengar
Lo Yoga è, al pari di qualsiasi altra disciplina (nello status quo sempre verde):
qualcosa che “sembra, ma non è”.
Nel “qua, così” (con il diretto responsabile, non manifesto, di un simile “binomio” = reale manifesto) il (f)attore dominante è, dunque, (in)diretto.
Non lo “vedi”.
Dunque, tutto quello che puoi “pensare/fare” – senza accorgerti di un simile “vuoto” – risulta come disinnescato:
una parte è deliberatamente violenta perché le cellule lavorano troppo, mentre l’altra definita non violenta ha una violenza non deliberata, perché le cellule stanno morendo, come bambini nati morti… (sei, insomma, senza alternativa sostanziale).
Tu, “qua, così”, non nasci vivo ma “nasci morto”. Svuotato (d)entro.
Ti sei accorto/a? Di cosa? Di… questa “tua” non vitalità.
Come una banale strategia, non essendo il Dominio manifesto alla tua “latitudine”, tu risulti altro rispetto a quello che “già sei, perché lo sei fonda(mental)mente”.
Registrando, comunque, un certo stato di malessere Globale (senza cause precise indagabili a livello allopatico, psicologico, religioso o spirituale… perché, in ogni caso, ciò che ti viene detto dagli “esperti” è sempre e solo qualcosa “che non viene da te”) una (p)arte di te si accorge di quella stranezza, che (ri)avvolge il tutto (ri)emerso “ad immagine e somiglianza” di chi non (ri)esci mai ben “mettere a fuoco”.
Ergo:
  • qualcosa di/in te è “conscio”
  • altro è, (in)vece, “(in)coscio”.
Nel ribaltamento dell’asse dei valori, “qua, così”, è tutta(via) la prospettiva “altra” (by Dominio) che ha la meglio su tutto il resto, per cui:
  1. l’(in)conscio si carica di una valenza superiore
  2. rispetto al (conscio).
Ciò per(mette) di (ri)generare quel “vuoto”, che qualcosa prov(vede) sempre a riempire “con la propria immagine”.
Tu sei reso (di)pendente, in questo modo.
Per, poi, essere in grado di sentirti in dovere di:
ricevere una “soluzione”, che è pari all’entità stessa che ha (ri)creato il “problema da risolvere”.
Senza fare “nulla”, il Dominio… impera.
   
Contando su di te e sulla “tua” risposta automatica senza bussola, agganciata al “Gps e(s)terno del satellite”.
Le polarità dentro/fuori, (in)&conscio, lavorano su quell’aspetto del reale manifesto che ti attendi perché ormai abituato/a a ricevere.
Il principio è lo stesso ma l’effetto è diverso…”.
A livello frattale espanso, tutto funziona così. Perché è il Dominio che ha im(presso), nella propria (ri)produzione di reale, il proprio livello “comporta(mentale)”, la propria strategia, il proprio intento, il proprio essere ed agire di (con)seguenza…
La legge, strumento, memoria, “frattale espansa” (ri)produce e (re)distribuisce “per peso e misura” (in funzione della grande massa di concentrazione compresente ed in proiezione sul circuito terziario, del reale manifesto).
È questa legge che e(segue) le “ordinate” del Dominio.
Non è il Dominio che agisce diretta(mente) in tal senso.
Da qua, puoi capire quanto conti/pesi il divenire un “centro di massa”.

Da qua, puoi accorgerti di tutto ciò che ti (s)fugge, a causa di una “programmazione frattale espansa” di base, “ad immagine e somiglianza” del principio auto ordinante ogni “soluzione di reale manifesto”.
Sempre a livello “analogico (analogia)”, ecco il perché – nel Mondo (ri)emerso “qua, così” – esiste la gerarchia:
quello che tu non puoi fare senza “magia” (l’ordine wireless, indiretto, senza fili), lo hanno risolto con la schiavitù (sotto ad ogni forma, anche democratica) e con la creazione del denaro, con la delegazione e l’effetto leva.
Perché esiste, da sempre, “chi ordina e chi obbedisce”?

Per via di un certo potere, di un certo lignaggio, di un certo possesso di denaro e di averi, di certe cariche politiche, gestionali, funzionali, diplomatiche, lavorative?
No. O, meglio: sì… ma solo a livello secondario (di risposta conseguente al modello che SPS ha messo in luce su questa frequenza):
  • a livello principale
  • il Dominio ordina
  • la frattalità espansa rende possibile
  • il reale (con)seguente si auto organizza inerzial(mente)
e
  • tu e(segui).
Ecco perché, allora, “qua, così” (da sempre), la storia registra l’inequivocabile (com)presenza intersecata e funzionale del “chi comanda e chi obbedisce”.
Perché, “al di sopra” del reale manifesto, non c’è Dio (per come te lo hanno raccontato ad arte, al fine di renderti schiavo del principio svuotante, della non risposta ricevuta in tempo utile per… fartene qualcosa di sostanziale) ma c’è una organizzazione di Dominio:
umani esatta(mente) come te.
(In)fatti, anche tu puoi diventare come loro (una grande concentrazione di massa).
In che modo?
  • Accorgendoti.
  • Fermandoti.
  • (Ri)cordando.
  • (Ri)conoscendo(ti).
  • (Ri)assumendo il “tuo terzo stato, lato proprio”.
  • Diventando una grande concentrazione di massa.
(Im)piegando la frattalità espansa al “sentirti”, ossia ad:
  • obbedire
  • al tuo… comando (ordine, intenzione).
Questa è la via che per(corre) “Dio”, alias:
il Dominio.

Una volta "padrone di te stesso/a"... diventerai come loro?
Gli “ingredienti” sono (di)spersi e co(sparsi) dapper(tutto), anche nel “qua, così”. Perché la frattalità espansa è anche memoria (e neutra di fondo).
Le prime due leggi di SPS:
Tutto è vero
Tutto è uno nel terzo stato”.
Se non sei nel “tuo terzo stato, lato proprio”, allora, sei in quello di (un) altro (perchè trattasi di un insieme).
Ti muovi in qualcosa di lottizzato e (in)clinato verso a/di
La giurisdizione e la delegazione hanno reso “privato”, ciò che nasce sostanzial(mente) libero:
  • che ti sembra qualcosa, ma non lo è
  • che è, ma ti sembra altro.
Il principio è lo stesso ma l’effetto è diverso…”.
Se ti perdi nell’effetto, ti (s)fugge il “principio” (dimentichi).
Da tutto ciò ti accorgi che “vieni dopo, rispetto a qualcosa che percepisci ma non vedi”.

Alias:
il principio è un “Principio” (Dominio), che ha scelto di non essere manifesto.
E Dio è la risposta frattale, riempitiva di quel “vuoto” che senti sempre la necessità, a tua volta, di riempire con qualsiasi “cosa/versione” che sia in grado di “farti sentire meglio”. 

Allo stesso modo per il quale prendi un’aspirina per il dolore alla testa:
  • un rimedio veloce
  • economico
  • sicuro
e
  • curante il sintomo, ossia, quel dolore (informazione) che ti suggerisce qualcosa che non va – alla sua maniera – e che tu registri solo in quanto dolore insopportabile, da eliminare al più presto e in qualsiasi modo.
Che cosa dovresti fartene di questo "dolore"?

Una ragione tale da (ri)convertirlo in… “nastro teletrasportatore”, verso ciò che lo ha (ri)progettato, il mittente, il principio... che (s)corre via, ciò che “è”, l’origine, il… Punto di Dominio.
Hai mai provato a “parlare” a qualsiasi “cosa” ti… ac(cade)?
Hai mai provato ad “ordinare”?
Hai mai interagito con ciò che “non parla la tua lingua”?


C’è sempre una prima volta. 
Il grande matematico tedesco Ernst Zermelo si pose, nel 1912, il problema di provare che il gioco degli scacchi è strettamente determinato ossia che vale una di queste tre alternative:

• il Bianco ha a disposizione una strategia, cioè un piano completo di azione, che porta alla vittoria qualunque strategia adotti il Nero;

• il Nero ha a disposizione una strategia, che porta alla vittoria (del Nero) qualunque strategia adotti il Bianco;

• sia il Bianco sia il Nero hanno a disposizione ciascuno una strategia che assicura almeno la patta qualunque cosa faccia l'altro...

Link

Se tu non sei il "bianco", allora... sei il "nero" (o viceversa):
sia il Bianco sia il Nero hanno a disposizione ciascuno una strategia che assicura almeno la patta qualunque cosa faccia l'altro...
Ciò è, almeno, mooolto meglio... rispetto all'inerziale (perchè non ricordi l'origine) "qua, così". Ma, per "abitare" questa possibilità, devi (ri)assumere il controllo di te stesso/a:
  • il tuo terzo stato, lato proprio
  • anti(camera) per il tornare ad essere
  • una grande concentrazione di massa.
Una "r(e/a)gione (e)mittente... ad immagine e somiglianza del Dominio".
E, al(fine), se qualcosa di/in te ti suggerisse costante(mente) che tu "sei di un altro colore"... sappi che "la via è sempre aperta" (comunque, volente o nolente). Il pensare diversa(mente) ri(entra) solo nella strategia dell'avversario, del tuo "simile" che è più avanti o più... sopra a te.
Quale via?
Quella per (ri)tornare ad essere Dio "in persona" (non quella che ti riporta a Dio "qua, così")...
Al "mittente" non significa "a Dio"... significa alla ragione "e-mittente", che ha provocato il vuoto, del quale il Dominio si è auto impossessato (un loop auto referente, che usa come "leva" la frattalità espansa, ossia, la condizione alla base della riprogrammabilità del reale manifesto, come scelta dall'intera gamma del reale potenziale):
Dio è "l'alfa e l'omega" del termine... Dominio.
             
Davide Nebuloni
SacroProfanoSacro 2015/Prospettivavita@gmail.com

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