Non credete minimamente a ciò che dico. Non prendete nessun dogma o libro come infallibile. (Buddha)
venerdì 7 agosto 2015
Renzi ci prova con la banda larga per distrarre dalla” banda dei ladroni” del PD romano
Il “fenomeno politico “Matteo Renzi anche stavolta vuole stupire il pubblico con i suoi “effetti speciali”: in questa occasione ha scelto di concentrarsi sulla “banda larga” per distrarre gli italiani dalla banda di malfattori e corrotti annidata nel suo partito.
La tecnica a lui consigliata dai suoi consulenti è quella solita: trovare un argomento di forte impatto emotivo per lanciare annunci roboanti (anche se irrealistici ) e deviare l’attenzione dell’opinione pubblica da situazioni negative per lui e per il suo partito.
Qualche giorno fa ci aveva provato con l’annuncio spettacolare di un programma di riduzione delle tasse, incluso sulla prima casa, poco credibile secondo tutti gli esperti economici ma utile per riconquistare i consensi in forte calo. Adesso è’ la volta della banda larga.
Intanto da gli interrogatori di Buzzi, il presidente della Coop 29 giugno, in affari con gli amministratori di Roma e con il PD della capitale, emerge quale fosse la banda di ladri e profittatori che spolpava il denaro pubblico e si divideva appalti in cambio di tangenti ed assunzioni di parenti e clienti, sotto il naso del sindaco Marino, quello che, se c’era non vedeva, non sapeva e non si accorgeva di nulla.
Nell’inchiesta “Mafia Capitale”, dagli interrogatori di Salvatore Buzzi e dalle illazioni dei giornali ben introdotti negli uffici giudiziari, sono emersi nomi nuovi. In particolare Buzzi avrebbe detto di aver versato “Soldi anche per un uomo vicino a Nicola Zingaretti e Ignazio Marino“, cioé P. C., imprenditore, che viene riportato da varie fonti che fosse la persona che aveva l’incarico di raccogliere fondi per le campagne elettorali del presidente della Regione Lazio e il sindaco di Roma. Sono moltissimi i nomi che spuntano fuori dall’interrogatorio del presidente del sistema 29 Giugno, ritenuto dagli inquirenti il braccio economico-politico di quella Mafia Capitale guidata da Massimo Carminati, l’ex terrorista dei Nar accusato come primo capro espiatorio e già in carcere dall’inizio dell’inchiesta.
Viene coinvolto nell’inchiesta anche Luca Odevaine, uomo per molte stagioni della politica romana – già vice capo di Gabinetto di Walter Veltroni e al vertice della Polizia Provinciale – Buzzi racconta poi del sistema degli appalti in Regione: “La gara per il Calore, la fornitura di energia agli ospedali del Lazio – un appalto da 1,25 milioni – era organizzato in maniera certosina: 6 lotti alla maggioranza, uno all’opposizione con Luca Gramazio, capogruppo PdL alla Regione Lazio, che coordinava la partita”. Per il Comune, a descrivere il sistema e a mettere in mezzo nomi grossi, è sempre lui, Salvatore Buzzi: “Noi abbiamo sempre sostenuto il Partito Democratico in campagna elettorale, ma essere affrontati in quella maniera direttamente in consiglio comunale non ci era mai capitato. Così”, continua Buzzi, “il Pd non l’avevamo mai pagato”.
MAFIA CAPITALE, SALVATORE BUZZI FA I NOMI
Ed escono anche gli altri nomi: sempre stando a quanto riferito, Luigi Nieri, vicesindaco di Roma Capitale per Sel, Buzzi ha dichiarato che avrebbe fatto assumere “quattro persone”, protetti degli esponenti del PD capitolino, in particolare segnalati da Fabrizio Panecaldo, il capogruppo Pd e coordinatore della maggioranza . Vengono fatti anche i nomi e le cifre delle tangenti liquidate ai vari personaggi: dall’ex capogruppo del PD al presidente del Municipio di Ostia, oltre a quanto versato all’AMA (azienda manutenzione di Roma) totalmente sotto il controllo dei personaggi del PD. “Il CdA di Ama è roba nostra, ci devi pagare per parlarci”, avrebbero riferito al Buzzi i caporioni del PD romano.
Il sistema era chiaro: per ogni appalto che la 29 Giugno si assicurava, doveva tornare al politico di riferimento “il 3, il 4, il 5%”, dice Buzzi nell’interrogatorio: “Pagai anche G. T.”, ma, e l’affermazione è importante, “ l’altro D.O . Lui garantiva il mondo delle Cooperative e per noi era importante, sostenemmo la sua campagna elettorale, in chiaro”. In conclusione, Buzzi avrebbe detto al magistrato: “Io non ho ancora capito dove mi accusate di Mafia. Sulla corruzione ho capito tutto, ma sulla Mafia no”.
Certamente il sistema era quello della gestione politico mafiosa degli appalti e delle nomine e non c’è niente di nuovo ma soltanto il patetico tentativo di Renzi e dello stato maggiore del PD di nascondere tutto e di” parlare d’altro”: ben venga la banda larga, la riduzione delle tasse sulla prima casa e chissà che altro ancora.
Tutto questo scandalo è comunque minimo rispetto a quanto il governo Renzi ha fatto per dare vantaggi e rendite di posizione alle banche, nazionali ed estere. Se si dovesse scoperchiare quella pentola, allora verrebbe furi il vero volto di questi personaggi, tutti al servizio dei potentati finanziari sovranazionali.
Luciano Lago
fonte: http://www.controinformazione.info/renzi-ci-prova-con-la-banda-larga-per-distrarre-dalla-banda-dei-ladroni-del-pd-romano/
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