Tutto è iniziato a febbraio. I protagonisti: un bambino vegano e una mamma consapevole!
Ma andiamo per ordine.
Gli
anni passano velocemente per tutti, anche per una mamma di Merano che
deve iniziare lo “svezzamento sociale” per suo figlio: il piccolo cioè
deve iniziare ad andare all’asilo.
La premessa importante è che
questa mamma segue per motivazioni personali un regime alimentare sano
ed etico che non crea alcuna sofferenza, basato esclusivamente su
vegetali.
Sempre più persone in Italia e nel mondo stanno abbracciando stili di vita similari.
Tenendo conto di questo, la donna fa legittimamente richiesta all’asilo di sostituire la sbobba innaturale che normalmente viene rifilata ai poveri cuccioli d’uomo (che non possono lamentarsi) magari preparata da qualche società di catering, con pasti sani di origine vegetale.
Tenendo conto di questo, la donna fa legittimamente richiesta all’asilo di sostituire la sbobba innaturale che normalmente viene rifilata ai poveri cuccioli d’uomo (che non possono lamentarsi) magari preparata da qualche società di catering, con pasti sani di origine vegetale.
Il Comune di Merano a questa incredibile
e inaccettabile richiesta, non solo nega tale sacrosanto diritto, ma
addirittura allontana il figlio dall’asilo!
La mamma avrebbe dovuto produrre certificati medici (che detto tra noi si possono ottenere senza tanta difficoltà da qualche dottore amico e/o compiacente) ed eseguire analisi cliniche al bambino che ne comprovassero il buono stato di salute.
Della serie “O mi dai un buon motivo per cui il bambino è vegano e mi dimostri che sano come un pesce, oppure te lo tieni a casa tua e non ci rompi le scatole!”. Come mai non usano lo stesso metro di giudizio anche con gli altri bambini, magari tutti belli vaccinati e immunodepressi, facendo fare gli esami a tutti?
Stranamente in questo caso il Comune di Merano si è dimenticato di chiedere pure un test genetico al bambino “vegano” per verificarne anche la predisposizione a malattie future, magari all’autismo o a quelle comportamentali come l’ADHD…
Esattamente come una volta quando i bambini cattivi venivano segregati dietro la lavagna, gli esperti assessori del Comune di Merano buttano fuori un bimbo, la cui unica colpa è quella che i genitori si alimentano in maniera corretta.
La linea del Comune non ha dubbi: la
dieta vegana sarebbe pericolosa per un minore, specie in età prescolare,
per il quale non varrebbero le direttive ministeriali (Linee guida
della ristorazione scolastica) in quanto rivolte alla scuola e non
all’asilo nido. Lavarsi le mani e scaricare i barili è il comun
denominatore della politica.
Linea però questa assai ridicola che dimostra la totale ignoranza degli addetti ai lavori comunali, ignoranza purtroppo condivisa anche in altri ambiti medici. Basta però citare la posizione ufficiale dell’associazione americana e canadese dei dietisti (A.D.A., American Dietetic Association(1) per fugare ogni dubbio:
“Le diete vegetariane correttamente pianificate, compreso il regime vegano, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Tali diete se ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia, adolescenza, e per gli atleti”.
Secondo la
massima autorità mondiale in ambito nutrizionale, un regime vegano se
ben fatto (e qui viene il punto cruciale), si può applicare in tutti gli
ambiti dello sviluppo umano, perfino in gravidanza!
Queste conoscenze sono lontane anni luce dalle sale comunali dell’Alto Adige.
A questo punto la donna impugna tale assurda quanto incivile decisione e va spedita al TAR.
La
madre, oltre a dimostrare in sede di giudizio la superiorità
dell’alimentazione vegetale rispetto a quella “onnivora” (cosa questa
estremamente facile visto che gli studi e le informazioni scientifiche
oggigiorno sono copiose), ha sottolineato che la decisione della
dirigenza scolastica va contro norme costituzionali e direttive
ministeriali, imponendo un onere iniquo (la produzione dei certificati
medici) e mettendo in atto una discriminazione, l’espulsione del
bambino, sproporzionata e illegittima.
Il TAR, Tribunale Amministrativo Regionale, dell’Alto Adige con una sentenza storica accoglie la richiesta della donna e obbliga la dirigenza scolastica a riammettere il bimbo, condannando il Comune di Merano al pagamento delle spese legali.
Il TAR, Tribunale Amministrativo Regionale, dell’Alto Adige con una sentenza storica accoglie la richiesta della donna e obbliga la dirigenza scolastica a riammettere il bimbo, condannando il Comune di Merano al pagamento delle spese legali.
Secondo il Tribunale infatti
“la dieta vegana è migliore di quella ‘onnivora’ e poterla rispettare è un diritto, anche all’asilo nido”.
Secondo
Carlo Prisco, l’avvocato della giovane madre, si tratta di una “pietra
miliare” nel riconoscimento del diritto all’alternativa alimentare
etica, diritto questo di origine costituzionale.
Il legale prosegue dicendo che
“non occorre nessuna certificazione per ottenere il pasto vegano a qualsiasi età, i genitori vegani non possono essere oggetto di discriminazioni, nemmeno mediante l’imposizione di condizioni o adempimenti ulteriori o differenti rispetto a quelli richiesti a tutti gli altri. Questa pronuncia sarà d’aiuto in tutti i casi futuri in cui gli istituti e le pubbliche amministrazioni cercheranno d’impedire ai cittadini di esercitare il proprio diritto a compiere scelte alimentari etiche”.
Finalmente nel Terzo Millennio si inizia a parlare di diritti anche in ambito nutrizionale.
Oggi purtroppo ci si riempie la bocca
con i diritti sociali, religiosi, sessuali, ecc., e infatti se una
persona decide di essere gay, di cambiare sesso, di affittare o
noleggiare un utero, di essere una mamma surrogata, di farsi inseminare a
destra o a manca, guai a giudicare, perché si scatenerebbero le
potentissime lobbies di categoria e si verrebbe tacciati magari di
omofobia, rischiando anche il carcere. Ma quando una mamma consapevole
chiede il diritto e il rispetto sacrosanto delle proprie scelte etiche e
morali, dimostrate valide dal punto di vista salutistico anche dalla
scienza, bisogna chiamare un avvocato e interpellare un Tribunale…
Questa è l’Italia.
Marcello Pamio
Fonte: disinformazione.it
[1] http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19562864, NCBI, National Center for Biotechnology Information
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