Gli
attacchi terroristici in Belgio del 22 marzo hanno dimostrato che la
‘guerra al terrore’ non finirà presto. Sembra che alcuna sicurezza o
sorveglianza possa ‘proteggerci’ da criminali psicopatici intenti ad
uccidere inermi per ‘portarci via le nostre libertà’. L’ondata di
attentati in Belgio avviene pochi giorni dopo che i media francesi
annunciavano la ‘buona notizia’ che un progresso era stato finalmente
compiuto portando alcuni di questi terroristi in tribunale.
L’Europa
comincia a sperimentare ciò che i siriani negli ultimi cinque anni e gli
iracheni da oltre un decennio hanno sofferto: le stragi indiscriminate
di civili. Ma quando i “ribelli” commettono tali crimini in Siria al
soldo degli alleati occidentali per la geopolitica della NATO, non è
terrorismo. Quando i camerati dei terroristi belgi uccidevano uomini,
donne e bambini in Siria nel 2013, il magistrato antiterrorismo francese
Marc Trevidic disse:
“Ci sono molti giovani jihadisti recatisi al confine turco per entrare in Siria e combattere il regime di Bashar, ma l’unica differenza è che la Francia non è il nemico. Quindi non li vediamo allo stesso modo. I giovani che vediamo oggi lottare contro Bashar al-Assad saranno forse pericolosi in futuro, ma per il momento combattono Bashar al-Assad e la Francia è dalla loro parte. Non ci attaccheranno”.
Ma ora i terroristi sono di nuovo ”pericolosi”.
Vale a dire pericolosi per la gente. Tali delinquenti, tuttavia, non
sono un pericolo per il potere politico élitario. L’arresto di Salah
Abdasalam a Bruxelles il 21 marzo fu salutato come una vittoria
importante dai governi belga e francese nella ‘guerra al terrorismo’ in
Europa.
In effetti, è raro vedere terroristi taqfiri/salafiti/wahhabiti
arrestati e processati. Il modello usuale è essere uccisi nelle
sparatorie con la polizia. Allora, cos’è cambiato? Nulla è cambiato
nella politica estera francese dai due attentati dello scorso anno. La
Francia continua a vendere armi a regimi che sostengono il terrorismo
wahabita come l’Arabia Saudita. La Francia continua a sostenere i
cosiddetti “ribelli moderati” in Siria, nonostante che non esistano
ribelli moderati. Così, ora abbiamo l’arresto del ‘principale
sospettato’ degli attentati del 13 novembre, che viene considerato una
svolta dai servizi europei. Prima o poi le autorità europee dovevano
arrestare qualcuno legato al terrorismo.
Il modello da ‘liquidazione’
cominciava ad apparire assai sospetto, minando la credibilità delle
‘democrazie occidentali che vogliono sostenere lo Stato di diritto’.
Dalla presunta uccisione di Bin Ladin nel 2011 a quella di Muhamad Marah
nel 2012; di Michael Zehaf Bibeau a Ottawa nel 2014; dei fratelli
Quachi e di Qulibaly nel 2015; ad Abdalhamid al-Baud a Parigi nel
novembre 2015 e all’esecuzione di Sayad Rizuan Faruq e Tashfi Maliq a
San Bernardino sempre nel 2015, sembrava che le forze di sicurezza
occidentali volessero i ‘terroristi’ morti piuttosto che vivi. Tali
“liquidazioni” di presunti criminali eliminavano anche testimoni chiave
dei crimini in questione. Le prove quindi sparivano insieme all’apparato
di prove, esami incrociati, argomentazioni e parti civili. Così il
pubblico resta all’oscuro se o meno presunti assassini fossero veramente
colpevoli, agissero da soli o avessero ricevuto l’aiuto di agenzie
d’intelligence per tali violenze.
Ci possono essere stati buoni motivi per cui la polizia francese voleva morti i fratelli Quachi. Presumibilmente avrebbero combattuto in Siria e stretti legami con i servizi segreti francesi.
Muhamad Marah era
informatore dell’intelligence francese e aveva prestato servizio in
Afghanistan.
Il capo del Front National, Marine Le Pen, notava alla TV francese che Marah aveva avuto stretti legami con la DCRI (Direction Centrale du Renseignement Intérieur)
l’agenzia di spionaggio nazionale francese, e osservò che la
familiarità con tali funzionari era fonte di grave preoccupazione.
Il 21
luglio 2014 Le Monde riferì che la maggior parte dei casi di terrorismo
‘islamista’ negli Stati Uniti, dal 2001, erano azioni sotto falsa
bandiera orchestrate dall’FBI. Mentre sono pronti ad ammettere che sia
così negli Stati Uniti, i media francesi sono profondamente riluttanti
ad affrontare la possibilità della collusione dello Stato
nell’orchestrare il terrorismo ‘islamista’ in Europa. Sui sospetti
terroristi ‘liquidati’ dai grandi e buoni, possiamo citare il caso del
capo del terrorismo stesso, Usama bin Ladin.
Il terrorista saudita fu
ampiamente indicato gravemente malato quando venne apparentemente
visitato da agenti della CIA pochi mesi prima degli attentati del
settembre 2001 a New York, Pennsylvania e Washington, secondo un
articolo del quotidiano Le Figaro.
Molti credono sia morto molto prima dello spettacolare assassinio per
mano del commando statunitense, il 2 maggio 2011. In realtà, l’ex-prima
ministra del Pakistan Benazir Bhutto aveva già sostenuto su al-Jazeera,
nel 2008, che fu ucciso da shayq Ahmad Umar Said. Alcuna prova fu mai
prodotta della sua morte per mano dei commando statunitensi.
Il ruolo esatto di Salah Abdasalam negli attacchi terroristici del 13 novembre rimane sconosciuto. Si dice che sia stato un ‘fixer‘, affittasse le auto, e che avesse espresso il desiderio di suicidarsi allo Stade de France,
ma gran parte di tale storia è poco chiara. Nessuno può spiegare come
Abdasalam sia riuscito a nascondersi in Belgio per tutto questo tempo.
Può davvero essere tutto causa della totale incompetenza della polizia
belga, come alcuni hanno sostenuto? Ciò che è chiaro è che ci sarà un
processo di fronte a una ‘corte d’assise speciale’, una seduta speciale
di magistrati francesi senza una giuria e il pubblico non potrà mai
scoprirne le relazioni con l’intelligence belga o francese,di certo
esistente direttamente o indirettamente, dato che lo Stato francese ha
stretti legami con i terroristi taqfiri in Medio Oriente e Africa e i
loro capri espiatori in Europa. Mentre articoli abbondano di dettagli
sull’arresto e la vita turbolenta del terrorista, alcun media
‘rispettabile’ ha osato dire l’indicibile: che lo Stato francese, lungi
dal promuovere ‘democrazia’ e ‘diritti umani’, s’è infognato col
terrorismo taqfirita, decorando i dittatori wahabiti che promuovono il
culto della morte, mentre demonizza le democrazie laiche e religiose che
combattono il terrorismo taqfrita come Federazione russa, Repubblica
araba siriana e Repubblica islamica dell’Iran.
Senza la copertura
militare e la propaganda costante del complesso
militare-industriale-mediatico-spionistico francese, i terroristi
taqrifi in Siria sarebbero stati sconfitti dall’Esercito arabo siriano
nel 2011 e la ‘guerra al terrorismo’ sarebbe finita. Nonostante France Inter,
la radio di stato del Paese, abbia trasmesso un’inchiesta nel dicembre
2015, dal titolo ‘SIIL, Autopsia di un mostro’, rivelando che gli Stati
Uniti ne siano i creatori, il pubblico francese fu completamente
ingannato sulla guerra alla Siria, e la grande menzogna riemerge
immancabilmente su tutti i media francesi ogni volta che c’è un attacco
terroristico o quando un fantoccio terrorista viene ufficialmente
arrestato o ‘liquidato’.
Mentre scrivo, arriva la notizia di un altro
attentato in Belgio. Un aeroporto e una stazione della metropolitana
venivano attaccati, 30 persone uccise e 230 ferite. Tali attentati
stressano ancor più i civili che viaggiano per lavorare. Ci saranno
sensori all’ingresso alle stazioni della metropolitana, con lunghe code.
Ci saranno perquisizioni da parte delle guardie di sicurezza, più
telecamere di sicurezza, ulteriori restrizioni alle libertà civili in
nome della ‘sicurezza’. Nel frattempo, altri interventi all’estero
saranno chiesti per combattere il nemico fantasma. Uno dei video
utilizzati dal giornale belga Dernière Heure era una
videoregistrazione degli attacchi terroristici all’aeroporto di Mosca a
Domededovo, del 24 gennaio 2011. Perché il media decise di mostrare un
falso video sugli attacchi belgi è una domanda che possiamo, forse,
porci.
I musulmani soffriranno, in particolare, a seguito di tali
attentati, divenendo i capri espiatori della ricerca del sionismo del
dominio globale e, siamo chiari, il sionismo è la forma d’imperialismo
che ha prodotto una ‘guerra al terrore’ profondamente menzognera. La
maggior parte dei capi neo-conservatori degli Stati Uniti che spingono
per la ‘guerra globale al terrorismo’ e che pregano per avere il
pretesto di scatenare la guerra, sono titolari del doppio passaporto
statunitense/israeliano o sono per ‘Prima Israele’. E il ruolo d’Israele
negli attacchi terroristici dell’11 settembre è ampiamente dimostrato.
Esplorare il ruolo d’Israele nel fabbricare attentati fuori della
Palestina è, naturalmente, un indiscutibile tabù. Il giornalista
investigativo francese Hisham Hamza, che scrisse un libro dettagliato
sul ruolo d’Israele negli attacchi 911, è stato recentemente arrestato
per aver denunciato l’origine israeliana delle foto del massacro al
teatro Bataclan di Parigi, negli attentati del 13 novembre 2015.
Hamza
potrebbe affrontare un condanna per ‘violazione del segreto
istruttorio’, un’affermazione assurda da una magistratura che
chiaramente opera per conto di una potente lobby. Ofir Akunis, Ministro
della Scienza, Tecnologia e Spazio d’Israele, ha detto che gli attacchi
terroristici dello SIIL erano dovuti all’UE che passa più tempo ad
etichettare i prodotti dei territori occupati dagli israeliani che a
proteggere i propri cittadini dal terrorismo ‘islamico’, sollevando
sospetti sui social media sul ruolo nefasto dello Stato ebraico nel
terrorismo e nell’accusarne gli arabi. Tale nuova ondata di attacchi
terroristici in Belgio ricorderà ai cittadini le precedenti campagne
terroristiche. Anche se il Parlamento europeo ne ha condannato
pubblicamente l’esistenza, nel 1990, l’Operazione Gladio, vasta rete
europea del terrorismo della CIA, non è mai stata completamente studiata
dai tribunali europei. Il 26 febbraio del 2013, un breve articolo
apparve su Le Monde sui procedimenti giudiziari in Lussemburgo
relativi alla rete terroristica della CIA. Ma l’articolo era solo di un
paio di righe e fu sepolto nelle ultime pagine.
Nel gennaio 2016 un
articolo sull’Operazione Gladio fu pubblicato ancora su Le Monde dal
titolo ‘Il peso del piombo’. sulla campagna terroristica in Italia,
ammettendo che i servizi segreti e altre agenzie statali erano colluse
con i terroristi di destra per screditare l’avanzare dell’opposizione di
sinistra all’ordine capitalistico, commettendo atti terroristici contro
i civili per incolparne i gruppi di sinistra. Gli attacchi terroristici
di questo tipo sono comunemente noti come terrorismo sotto falsa
bandiera. Non ci fu alcuna discussione nei mass media sulla possibilità,
difatti forte probabilità, che le stesse forze siano in gioco oggi
nell’attuale ‘guerra al terrore’. Gli attacchi terroristici di Gladio
facevano parte della ‘strategia della tensione’ della CIA volta a
spingere i cittadini europei a volere la protezione dallo Stato,
neutralizzando così il malcontento popolare per le politiche
antisociali, pur mantenendo la massima ostilità verso l’Unione
Sovietica.
Prima
degli attentati belgi di questa settimana, lo SIIL emise un video che
minacciava altro terrorismo in Francia. Ma molti di tali video si
dimostrarono in passato dei falsi. Il 29 novembre 2002, la BBC pubblicò
l’analisi sul video di bin Ladin dell’Istituto Dalle Molle Institute for Perceptual Artificial Intelligence.
I ricercatori confermarono che molti dei video di bin Ladin, diffusi
dopo il 2001, erano falsi. Eppure anonimi esperti statunitensi
sostennero il contrario. Le loro analisi le riterreste più credibili?
Nel 2007, il New York Times riferì che il capo di al-Qaida
in Iraq, Abdullah Rashid al-Baghdadi, era un personaggio di fantasia
inventato dai militari degli Stati Uniti. L’articolo è tra i primi a
parlare dell’ormai famigerato ‘Stato islamico’.
“Lo stratagemma era inventare Baghdadi, un personaggio il cui nome ne stabilisce il pedigree iracheno, farne il capo di un’organizzazione di facciata chiamata Stato Islamico dell’Iraq… Ayman al-Zawahiri, il vice di Usama bin Ladin, cercò di rafforzare l’inganno facendo riferimento ad al-Baghdadi nelle sue affermazioni video e internet”.
La spiegazione ufficiale dello stratagemma dei militari degli Stati Uniti era che volevano screditare al-Qaida
in Iraq mettendovi uno straniero a capo. Ma tale argomento non ha senso
dato che al-Qaida è sempre stata una rete internazionale di fanatici,
non un’organizzazione nazionalista. Infatti, l’esistenza di al-Qaida
in Iraq servì a criminalizzare l’opposizione patriottica e nazionalista
all’occupazione militare degli Stati Uniti. Le prove della collusione
USA/NATO/Israele con al-Qaida e SIIL sono troppe per essere
trattate tutte qui. Potremmo parlare delle foto dell’incontro del
senatore statunitense John McCain con lo SIIL in Siria; la sua
conferenza stampa in cui disse ”Conosco lo SIIL intimamente, gli ho incontrati e gli ho parlato sempre”.
I numerosi invii di armi dai militari inglesi e statunitensi allo SIIL
in Iraq; le dichiarazioni di ambasciatori e ufficiali israeliani che
preferirebbero lo SIIL all’Iran in Siria. Ed in tale contesto si
potrebbe sostenere che il presidente Obama commise un lapsus linguae
imbarazzante quando ammise che il Pentagono “addestrò le forze dello SIIL, tra cui le tribù sunnite della provincia di Anbar”.
La prova che lo SIIL/Stato islamico sia uno strumento della politica
estera della NATO, una risorsa chiave segreta militare e strategica
nell’incessante guerra imperialista di conquista all’estero. e pretesto
per imporre lo Stato di polizia all’interno, è incontrovertibile. Gli
ultimi arresti ed attentati sono nuovi e tragici episodi dell’infinita
guerra dell’oligarchia alla libertà. La guerra al terrorismo è ed è
sempre stata una guerra di classe.
Quando la CIA armò, addestrò e
finanziò i mujahidin nell’Afghanistan democratico nel 1979, sosteneva i
suoi alleati di classe, i padroni che usavano il fanatismo religioso per
mantenere il dominio di classe feudale sui contadini poveri. Oggi gli
alleati chiave delle élite politiche occidentali/sioniste sono i
Fratelli musulmani che hanno gli stessi interessi di classe delle
controparti occidentali. Non sorprende quindi trovare che il presidente
Erdogan della Turchia, che Le Monde del 12 febbraio 2014 ammetteva
sostenere lo SIIL in Siria, abbia predetto il terrorismo a Bruxelles il
19 marzo 2016, pochi giorni prima degli attentati.
E’ uno sporco gioco, questa guerra al terrorismo. Ma quando abbastanza persone ne conoscono le sue regole, il potere élitario responsabile cadrà nella propria trappola.
Gearóid Ó Colmáin, AHTribune 24 marzo 2016
I nostri padri fondatori
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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