Tutti nasciamo con un progetto. Per questo, dopotutto, veniamo al mondo.
Un bel momento decidiamo di nascere, di esserci anche noi, di vivere
sulla terra, di esistere assieme agli altri nostri simili. Tutto fila
liscio fin quando non cominciamo ad andare a scuola e ad essere educati
alla razionalità.
La razionalità, purtroppo, crea una mente ipertrofica che non lascia più
spazio ai progetti della nostra Anima ma, anzi, li nasconde in un
angolo sperduto del nostro dimenticatoio interiore. Col tempo e man mano
che la nostra educazione prosegue, il risultato sarà una dimenticanza
delle nostre origini divine e dei nostri progetti animici.
A quel punto, le strade che si potranno intraprendere saranno due: la
Vita meccanica, da robot programmato ad eseguire degli ordini ricevuti
tramite l'educazione oppure andare controcorrente, ponendosi le domande
giuste. Tutto dipenderà dalla propensione di ognuno di noi. Nessuno è
giusto o sbagliato: attenzione a non fare questo errore di
classificazione, altrimenti si rischia di cadere nel giudizio.
Ciascuno fa la sua scelta in base a ciò di cui ha bisogno in quel dato
momento della propria Vita ed in base alle nozioni e convinzioni
acquisite ed elaborate nel tempo. Si può vivere da robot senza saperlo,
la maggior parte delle persone tende a farlo e a starci bene. Tuttavia,
oggi tante persone si stanno avvicinando sempre più alla spiritualità e
all'introspezione, ciò non per seguire una moda New Age o per ricalcare
dei modi di vivere propri degli hippies sessantottini.
Quello che guida molti alla ricerca di un qualcosa di trascendente, di
spirituale, è un disagio interiore, io lo definirei come un'esigenza
dell'Anima. L'Anima, sin dalla nostra nascita, è stata sempre lì ad
aspettare la realizzazione, per il tramite nostro, dei suoi progetti.
Essa vuole solo vederci felici e realizzati, nient'altro. L'educazione,
invece, ci allontana dall'Anima. Nessuno c'insegna ad ascoltare i nostri
bisogni, le nostre esigenze primarie.
Tutti "vogliono" delle cose, ci danno delle direttive attraverso il
processo educativo e noi "dobbiamo" eseguirle se vogliamo davvero essere
felici, almeno così ci hanno promesso. Ad un certo punto, però, accade
l'inaspettato, iniziano a sorgere i dubbi, le domande, ci si ferma a
riflettere. E' proprio in quel momento che la nostra Anima sta cercando
di comunicare con noi, cercando di eludere la vigilanza della mente
automatica e reattiva.
L'Anima crea dal nulla, la mente tende a ripetere ciò che già ha
sperimentato, evitando accuratamente ciò che è nuovo. Così, se il nostro
lavoro non ci piace, l'Anima ci spinge a cambiarlo. E' proprio per
questo che sorge quel senso di disagio che non ci fa più bastare
quell'occupazione, rendendocela invisa ai nostri occhi. Tuttavia, al
desiderio di cambiare, tipico dell'anima, s'insinua subdola la mente con
le sue paure.
Paura di ciò che sarà se lascio il vecchio lavoro per il nuovo, paura
che possa succedere qualcosa di non previsto che possa farci soffrire,
etc. Vi suona nuovo? A me sembra un Déjà Vù. Attenzione: la mente non è
sbagliata quando ci fa avere paura, sta solo cercando di preservare la
nostra incolumità in quanto essa teme ciò che non conosce.
Solo chi riesce ad andare oltre le sue paure riuscirà a realizzare il/i
progetto/i dell'Anima. Parlo anche al plurale perchè, normalmente ognuno
di noi ha più di un progetto conservato e da realizzare nella sua Anima
solo che, spesso, non si ha la possibilità, a causa delle nostre paure,
di realizzarne nemmeno uno.
Vivere significa andare oltre le apparenze, oltre le paure tipiche della
mente plasmata e programmata attraverso un processo educativo che tiene
in considerazione la realizzazione delle aspettative ed ambizioni
altrui, MAI delle proprie. Per realizzarsi e creare qualcosa di nostro,
bisogna andare oltre la mente e cominciare ad osservare le proprie
paure, smettendola di prenderle troppo sul serio.
Essere prudenti va bene, il kamikaze mette a rischio la propria come
l'altrui Vita. L'obiettivo dev'essere uscire fuori dagli schemi mentali
creati in noi dai nostri educatori e capire qual'è il nostro scopo. Ciò
costerà fatica, si rischia di perdere la bussola e rimanere al buio ma,
in ogni caso, ne vale sempre la pena. Basta andare avanti e non fermarsi
al primo dubbio.
Oltrepassato il limite del conosciuto, tipico della mente, esiste un
viaggio nell'ignoto, che ci porta al nostro interno. Ci sarà buio, si
avrà voglia di tornare indietro e smettere di proseguire. In quei
momenti, occorre semplicemente OSSERVARE I PENSIERI E LASCIARLI ANDARE
SENZA GIUDICARLI O TRATTENERLI. Passati questi pensieri potremo leggere
nelle carte della nostra Anima e realizzare ciò che prima non ci
permettevamo nemmeno di sognare.
Vincenzo Bilotta
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