Per
più motivi, la visita a Beijing di questa settimana di Sergej Ivanov,
capo del personale dell’ufficio esecutivo del Presidente della
Repubblica, al Cremlino, non può passare inosservata. Ivanov viaggia
raramente all’estero (data la natura del suo oneroso lavoro interno); la
carriera nel KGB dove fu generale e la lunga collaborazione con il
Presidente Vladimir Putin; il ruolo centrale nel processo decisionale e
la stretta associazione con le politiche ‘Verso Est’ della Russia,
rendono questo evento significativo.
La visita di Ivanov era su invito
di Li Zhanshu che dirige l’Ufficio generale del Comitato centrale del
Partito comunista cinese e che lavora direttamente sotto la supervisione
del Presidente Xi Jinping. Ivanov e Li hanno firmato un ‘Protocollo di
cooperazione’ tra l’Ufficio esecutivo presidenziale del Cremlino e
l’Ufficio generale del Comitato centrale del PCC. Non vi sono dettagli
sull’accordo. (Sito web del Cremlino)
Significativamente, la Russia è l’unico Paese con cui il Comitato
centrale del PCC ha stipulato tale cooperazione ai vertici di
leadership.
E’ dubbio se tale legame tra la ‘fucina’ del Comitato
Centrale del PCC e la ‘Sala verde’ del Cremlino sia mai esistito in
epoca sovietica, quando entrambi i Paesi sposavano al socialismo. A dire
il vero, Ivanov è stato accolto col tappeto rosso a Beijing. Il primo
giorno della visita lo stesso Presidente Xi l’ha accolto ed ha avuto
incontri anche con due aderenti al Politburo, Liu Qibao che dirige il
Dipartimento di Propaganda del Comitato Centrale e, curiosamente,
l’estremamente potente Wang Qishan (da molti considerato la seconda
figura più potente del Politburo, dopo solo Xi), dalla reputazione
favolosa di risolutore di crisi ed estrema competenza nel campo degli
investimenti e del commercio esteri. Inoltre, Wang è la punta di
diamante dell’eccezionale campagna anticorruzione di Xi.
Quale aspetto
della personalità politica di Wang sia rilevante per l’incontro con
Ivanov non lo sapremo forse mai. (Sito web del Cremlino)
In ogni caso, la competenza di Ivanov sui problemi della sicurezza nel
contrastare le tecniche da guerra fredda della sovversione occidentale è
considerevole. In realtà, il Cremlino ha una vasta esperienza nella
gestione di tali situazioni dalla Guerra Fredda, istigate dai servizi
segreti occidentali e che negli ultimi tempi sono sorte, con intrighi,
in Cina dove un autore è spuntato improvvisamente su internet
minacciando personalmente Xi se dovesse persistere nella campagna
anticorruzione. (Guardian).
All’interazione con i media a Pechino, Ivanov si è concentrato sulle
questioni economiche, in particolare la cooperazione energetica tra
Russia e Cina, ed ha espresso soddisfazione per l’aumento del volume
degli scambi, i progressi dei negoziati relativi alla proposta del
gasdotto siberiano occidentale per la Cina. (Sito web del Cremlino)
Il Cremlino ha dato alta pubblicità al viaggio di Ivanov,
sottolineandolo quale grande evento che di conseguenza merita
attenzione. Nella riunione con Xi, Ivanov in realtà ha ringraziato
personalmente il leader cinese per “l’aiuto nell’organizzare la visita“. (Sito web del Cremlino)
Infatti, sotto ogni apparenza, qualcosa di grosso sembra costruirsi
attorno la prossima visita di Putin in Cina, a giugno. Solo due
settimane prima, il Ministro degli Esteri Wang Yi visitava Mosca.
Beijing ha emesso una dichiarazione straordinaria sulla visita il cui
unico scopo era evidenziare la fiducia nella partnership strategica
sino-russa (qui).
Ai colloqui a Mosca l’11 marzo, durante la visita di Wang, i due
ministri degli Esteri hanno deciso di ampliare il coordinamento
bilaterale sulla politica estera a livelli senza precedenti. Sembra che
abbiano stilato un documento completo su cui avviare circa 50
consultazioni tra i Ministeri degli Esteri dei due Paesi nel prossimo
futuro, a livello di viceministri degli Esteri e capi di dipartimenti.
Chiaramente, Mosca e Beijing stringono il coordinamento intergovernativo
sulle questioni globali.
A mio avviso, l’intesa sino-russa diverrà inesorabilmente un’alleanza. Naturalmente, la saggezza convenzionale è che né Russia, né Cina avessero mai desiderato tale alleanza. Ma poi, il ‘co-rapporto di forze’ (prendendo in prestito il concetto sovietico) nella situazione mondiale contemporanea spingerebbe Mosca e Beijing su questa direzione. Nel libro La Russia in Estremo Oriente: Nuove dinamiche in Asia-Pacifico e oltre, il co-autore Prof. Artjom Lukin dell’Università Federale dell’Estremo Oriente di Vladivostok (una voce influente nella politica ‘Verso Est’ della Russia) avrebbe menzionato che dal 2014 lo stesso Putin cerca un’alleanza sino-russa. In effetti, in quel periodo, nel 2014, il Ministro della Difesa russo Sergej Shojgu (e il Viceministro della Difesa Anatolij Antonov) chiesero apertamente l’alleanza militare tra Russia e Cina per lottare contro terrorismo e rivoluzioni colorate. La grande domanda è se sia giunto il momento, infine, dell’idea nell’aria da quasi due anni.
MK Bhadrakumar, Indian Punchline, 26 marzo 2016
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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