Spesso il silenzio fa paura. Molta gente ha paura della solitudine e, di
conseguenza, del silenzio. Non si riesce a vivere più senza il rumore,
talmente ormai si è abituati al continuo dialogo interiore della mente
che sembra non cessare mai.
Proprio come un mitra spara a raffica i suoi colpi senza fermarsi, anche
la mente fa andare a ruota libera i pensieri, spesso ripetendone alcuni
in maniera ossessiva. In questi casi il silenzio diventa prezioso,
un'oasi nel deserto delle aride parole prodotte da una mente
incontrollata. E allora, come mai così tante persone hanno paura del
silenzio e della solitudine?
Si ha paura del silenzio perchè, proprio in quel momento, si ha la
possibilità di poter scrutare in fondo alla propria mente fino a
ritrovare la connessione con la propria Anima. Se si ha paura del
silenzio è perchè non si sa cosa farsene del vuoto al di là delle
parole. Ecco perchè il silenzio fa più paura delle parole.
Il fatto è che nessuno ci ha mai educati a vivere il silenzio, a creare
con esso uno spazio in cui ritrovare la fonte della nostra creatività.
Il silenzio è il suono prodotto dall'Anima più evoluta. Solo chi ha
imparato ad amare se stesso e la solitudine può ascoltare le note
sublimi prodotte dalla sua Anima evoluta. E' proprio fra gli spazi vuoti
fra le parole o fra i pensieri che dimora l'eternità.
Questo articolo di oggi ho voluto intitolarlo IL SILENZIO ATTRAVERSO LE
PAROLE. Cosa c'entra il silenzio con le parole? Poco o nulla! Eppure,
poichè si è talmente abituati a comunicare attraverso le parole, specie
qui, da noi, in occidente, ecco che risulta di vitale importanza
imparare il silenzio mediante la sua descrizione attraverso le parole.
Le parole non sono necessarie a chi ha sviluppato l'introspezione e
l'osservazione di Se. Esse servono, invece, a descrivere la procedura di
osservazione stessa e come portare a buon fine il lavoro su di Se. In
questo caso, le parole non sono più inutili pensieri trasformati in
suono attraverso la voce ma, al contrario, hanno il potere di comunicare
le istruzioni necessarie che, se comprese e seguite correttamente,
potranno offrire la possibilità di realizzare il silenzio.
Le parole sono l'opposto del silenzio. Ma, tuttavia, non sono sue
nemiche, anzi. Sperimentare il silenzio non è semplice, occorre
coraggio, capacità di mettersi in gioco, grande spirito di
auto-osservazione senza giudizio. Per sperimentare il silenzio bisogna
fare amicizia con la solitudine ed approfondire, al contempo, la
conoscenza della propria Anima, del tesoro che ognuno di noi ha dentro
di se ma che solo pochi hanno la fortuna di conoscere e godersi.
Si dice che i più grandi maestri in India stiano seduti su di una stuoia
disposta per terra all'interno della loro dimora e che ricevano i
visitatori alla ricerca della propria identità volgendo loro uno sguardo
scambiato in totale silenzio. Dopodichè i visitatori escono solo dopo
pochi minuti di contatto visivo, senza nemmeno scambiare con loro una
sola parola.
Questi silenzi emblematici non sono capiti da tutti, non possono
esserlo, specie da una cultura come quella occidentale, incentrata sulla
parola quale mezzo di comunicazione, sia essa scritta o parlata. Del
resto, a volte, solo conoscendo gli opposti si può fare una scelta. Di
questo ne ho già parlato in un precedente articolo intitolato GLI
OPPOSTI. Solo conoscendo il male, ad esempio, si potrà apprezzare il
bene e, nel nostro caso, solo conoscendo le parole si potrà sperimentare
il silenzio.
Il silenzio è il linguaggio parlato dall'Anima quando s'incontra con
Dio. La solitudine non è altro che la conoscenza di Se, ecco perchè fa
tanta paura! Solo chi sta bene da solo avrà l'opportunità di
autoconoscersi ed evolvere! Chi cerca gli altri, luoghi affollati, feste
da ballo, cene con tanti amici, a volte lo fa per evitare la solitudine
e, di conseguenza l'autoconoscenza.
Non è sbagliato uscire e divertirsi, sto solo dicendo che lo si deve
fare in totale libertà di azione e non come via di fuga dai propri
conflitti irrisolti. Bisogna coltivare gli hobby, le amicizie e
quant'altro ci piace senza mai dipenderne. Questo è fondamentale se si
vuole crescere liberi e padroni della propria mente.
Amare il silenzio vuol dire cercarlo oltre le parole, creando degli
spazi di riflessione che ci riconnettano col Tutto e ci mettano in
comunicazione con il nostro lato divino portandoci, col tempo e la
pratica costante, alla totale libertà dalla mente, diventandone padroni,
non più servi.
La mente crea il tempo. Il tempo crea la sofferenza. Si sta male per il
tempo. Si vive portandosi dietro le colpe del passato e le angosce per
quello che potrebbe succedere nel futuro, abitando solo con il corpo il
presente. Il tempo, così come le parole, hanno valore se utilizzati nel
QUI E ORA in funzione di un risultato. Ma se si fa di loro un uso
diverso, si rischia di perdersi in un tempo diverso dal presente e pieno
solo di problemi irrisolvibili in quanto inesistenti proprio perchè NON
ESISTE ALTRO TEMPO AL DI FUORI DEL PRESENTE.
Usiamo la mente, il tempo e le parole per realizzare risultati nei vari
campi lavorativi, relazionali, sportivi e sociali in generale. Dopo aver
usato la mente in funzione di un risultato, torniamo all'eterno
presente coi suoi silenzi. Qui si trovano Dio e la creatività.
Vincenzo Bilotta
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