Fino a circa 30.000 anni fa Dio non
esisteva. Erano ormai quasi due milioni di anni che l’essere umano
calpestava il suolo del pianeta Terra, vivendo e morendo da solo. La
prima idea della possibilità di “un qualcosa dopo la morte” appare
solamente 90.000 anni fa, e ce ne vollero altri 60.000 perché il
concetto di “Dio” apparisse nella cultura umana, ma attenzione: quel Dio
era femmina!
Come mai l’essere supremo ci ha lasciati per quasi due
milioni di anni, cioè dall’evoluzione dell’Australopitecus, del tutto
soli? Senza il conforto di poterci rivolgere a Lui, senza i riti e le
direttive morali che più tardi le varie religioni hanno affermato essere
indispensabili per la salvezza eterna?
E poi ancora, a quale dio rivolgerci?
Forse al buon vecchio di barba bianca della tradizione classica
cattolica? O forse al non rappresentabile di ebraica ed islamica
tradizione? O magari ai rissosi ed umanissimi dei della classicità
greco-romana? Una cosa è certa, questo supposto essere superiore è
rimasto muto ed assente per più del 90% della nostra presenza sulla
Terra.
Quando, poi, il concetto di “Dio” cominciò ad apparire tra gli
umani, esso era ben diverso dall’attuale: il primo dio era femmina;
questo è abbastanza naturale da comprendere perché se Dio è il creatore
di tutto, chi meglio di una donna può rappresentare la creazione della
vita ed assurgere a simbolo creativo per eccellenza? Chi meglio di lei
può prendersi cura delle sue creature, cosi come una madre allatta e si
prende cura della sua prole?
Fu solo successivamente, con l’avvento
dell’agricoltura e l’abbandono della vita nomade che il concetto di Dio
iniziò a cambiare. Ci fu quasi un colpo di stato da parte del dio
maschile contro la sua antagonista femminile, cosa che relegò le donne,
da allora sino ad oggi, in posizione soggiogata e socialmente inferiore
rispetto agli uomini. All’inizio del Tempo non c’erano Eroi, ma solo
Lei.
Gozo – Museo archeologico
Eva/Serpente, la Dea Madre generatrice
del mondo e del cielo, del giorno e della notte. Madre del Creato,
concedeva la vita e portava la morte, e nessuno si sorprendeva se, ogni
tanto, divorava i suoi figli e beveva il loro sangue. Era fatta così,
Eva. Nessuno si sognava di dire che fosse cattiva – anche se, ne sono
certa, qualcuno l’avrà maledetta e bestemmiata nel suo idioma
preistorico di fronte all’ennesima sciagura che la Natura gli
infliggeva. Eva governava il ciclo della vita e della morte senza né
saggezza né crudeltà, secondo un ordine cosmico che dalla Terra ci
faceva nascere e alla terra ci faceva tornare, in un ciclo senza fine.
L’uomo era parte dello spirito della Terra. Proprio perché Madre Terra –
per questo chiamata Gea dai Greci – la Dea Madre è stata simboleggiata
con il Serpente, l’animale che sulla Terra è adagiato, quasi
compenetrato in essa.
Eva era multiforme: donna e serpente,
dunque, materna e assassina, solare e lunare allo stesso tempo. Le
popolazioni di tutto il globo che la veneravano, con una sorprendente
similitudine da un estremo all’altro del pianeta – andate a vedere
ancora oggi la simbologia della Dea Madre e del serpente tra i nativi
dell’isola di Pasqua – erano fondamentalmente pacifiche, tolleranti,
basate su sistemi matriarcali. La religione maschilista c’impone di
conquistare le cose con il sudore, il dolore, il sangue.
La forma dei templi preistorici di Malta era espressamente intesa a rappresentare il corpo della Dea Madre.
La Dea Madre non è mai stata sconfitta
La Dea Madre tuttavia non è mai stata sconfitta modo permanente.
Nonostante le ferree leggi imposte dal
Dio Padre ai suoi seguaci, immutabili da millenni. Eppure, anche nelle
nostre culture patriarcali, la Dea Madre non è stata sconfitta del
tutto. Il Vecchio Testamento ce la presenta proprio nella sua forma
originaria, Eva/Serpente. Più tardi, Iside ha trasportato in sé miti e
forme dell’antica Madre, inclusa la sua bivalenza solare/lunare anche se
modificata dalla solo apparente dicotomia Iside (luna)/ Osiride (sole).
E Iside a sua volta ha influenzato la mitologia della Madonna, sublime
Madre, punto di contatto tra il divino e l’umano (è donna, ma il frutto
del ventre suo è l’umanità tutta.
Le prime vestigia della divinità femminile per eccellenza, la Dea Madre, appaiono già 25.000 anni fa, in ogni angolo del globo.
Con il passare dei secoli, ogni civiltà
le attribuì nomi diversi, glorificandola come unica fonte di vita
dell’intero Universo. Era la triplice Morrigan per i Celti, Isis per gli
egiziani, Maka per gli antichi popoli Maya e Atzechi, Kali per gli
Indiani, Lilith per gli Ebrei, Ishtar per i Sumeri e i popoli accadici; e
la lista potrebbe continuare all’infinito. Con l’avvento del
Cristianesimo, i padri della chiesa si sono adoperati (senza peraltro
riuscirci appieno) per cancellare traccia della presenza della Dea
Madre, quando una società matriarcale risultava scomoda e faceva paura.
La storia ci dice che il culto cristiano si è impossessato di tutti i
nomi della Dea Madre, dei suoi attributi, le cerimonie, i riti e le
festività, i suoi templi e, con il passare del tempo, i suoi archetipi
sono stati rimodellati sulla figura di una sola entità femminile, la
Vergine Maria. Durante il Medioevo migliaia di donne innocenti vennero
arse vive sui roghi dell’Inquisizione con l’accusa di stregoneria,
semplicemente per aver seguito le vie della Dea, o per aver messo a
frutto le loro doti di guaritrici e druide. In verità, l’adorazione
dell’elemento femminile possiede radici molto antiche.
La
Venere di Laussel (Dordogna, Francia, 43 cm), del Gravettiano circa
23.000 aC, trovata all’entrata di una grotta cerimoniale.
Originariamente era dipinta in rosso, colore sacro del sangue e della
vita. Nella mano destra regge un corno di bisonte a forma di falce di
luna, con 13 segni incisi a simboleggiare i giorni della luna crescente e
calante (più un giorno di luna piena e uno di luna nuova) ed i 13 mesi
dell’anno lunare. La mano sinistra poggiata sul ventre indica la
relazione fra il ciclo lunare e quello della fecondità femminile
“Quanto all’ordine che ci hai comunicato
in nome del Signore, noi non ti vogliamo dare ascolto; anzi decisamente
eseguiremo tutto ciò che abbiamo promesso, cioè bruceremo incenso alla
Regina del cielo e le offriremo libagioni come abbiamo già fatto noi, i
nostri padri, i nostri re e i nostri capi nelle città di Giuda e per le
strade di Gerusalemme. Allora avevamo pane in abbondanza, eravamo felici
e non vedemmo alcuna sventura; ma da quando abbiamo cessato di bruciare
incenso alla Regina del cielo e di offrirle libazioni, abbiamo sofferto
carestia di tutto e siamo stati sterminati dalla spada e dalla fame”
(Geremia, 44, 16-18). Nel Vangelo di Tommaso Gesù dice:
“Chiunque bestemmia contro il Padre sarà perdonato, e chiunque bestemmia contro il figlio sarà perdonato, ma chiunque bestemmia contro la madre non sarà perdonato, né sulla terra né in cielo.”
(ricordate che la ruah o sophia in ebraico è di genere
femminile). La dea è sempre TRIPLICE – trinità, è una in tre, e viene
rappresentata iconograficamente dalla Luna: Luna crescente, la vergine,
giovane fanciulla, luna piena la madre, colei che dispensa la vita Luna
calante la vecchia, la menopausa, la saggezza, la morte.
Molti i simboli
che la rappresentano, il cerchio, la conchiglia, la spirale, il
labirinto, l’acqua, il vaso e per estensione il Graal, che sembra sia
l’espressione del corpo della Madre che contiene la vita. Sacro era il
sangue mestruale, legato alla simbologia lunare dei 28 gg; nel
paleolitico i defunti venivano colorari d’ocra rossa, a simboleggiarne
la rinascita. Il tema della sacralità del sangue è ripresa anche dal
ebraismo – cristianesimo : “non nutritevi e non versate sangue perché in
esso è la vita”. Sempre riferendosi al periodo
assiro-babilonese-egiziano, le sacerdotesse dedicate alla madre,
vestivano di rosso, simbolo del sangue; erano vergini e prostitute,
perché la madre è tutto ciò: vergine all’inizio e poi prostituta per
poter dare la vita.
Il mito biblico condensa anche altri
elementi, svolti invece apertamente dal mito greco, che furono
sovrapposti a posteriori sul mito originale. Per esempio, l’albero
prodigioso, come regalo di nozze per Era. La prima coppia, Adamo ed Eva,
vengono messi nel giardino e viene presentato loro l’albero, come fosse
un regalo di nozze. Eva è colei che coglie il pomo, implicazione che a
priori i frutti erano stati creati per lei: il frutto, che come sostiene
Freud è il simbolo del corpo stesso della donna, è anche quello che
porterà nel ventre, nella sua veste di dea della fertilità. Vediamo così
che tutta la scena che si svolge nel giardino dell’Eden ha per
protagonisti solo Eva, il serpente e l’albero dai frutti proibiti, come
nel mito accadico – sumero e in quello greco. Solo dopo viene invitato
Adamo, per continuare in un’altra scena quella che è la condensazione di
un’altra fase del mito.
Eva è colei che colloquia col serpente e
coglie il frutto proibito, come nel mito delle Esperidi, dove non c’è
traccia di nessuna divinità maschile, e le dee sono sole nel giardino
con il “loro serpente” Ladone. Come Inanna, la dea sumerica, il suo
giardino e il serpente che aveva nidificato dentro l’albero e le
impediva di avvicinarsi, strumento a difesa del suo corpo stesso. È lei
la protagonista principale, e tutte le elaborazioni posteriori dei
commentatori rabbinici, permeate di forti tendenze misogine, non
riescono a mascherare la centralità della nostra madre primigenia in
questa scena del mito biblico.
Questo mito, che è il corrispondente
ebraico del culto della Grande Madre o Madre degli dei , è senz’altro il
più arcaico, come dimostra l’assenza di Adamo dai versetti che lo
trattano (Gn.3,1-5). La tradizione rabbinica e cristiana fanno di Eva la
responsabile del peccato, ma quello che il testo intende suggerirci è
che tutto il colloquio, tra la nostra progenitrice e il serpente, allude
a un mondo creato dalla Madre Terra in cui questa è la protagonista, la
fonte e l’oggetto di tutte le pulsioni erotiche. I versetti che
trattano del “love affair” tra Eva e il serpente (Gn. 3,1-6), avrebbero
potuto, o dovuto, aprire il racconto del mito della creazione, come
nella cosmogonia babilonese, egizia e greca in cui ogni creazione ebbe
inizio dalla Terra o dalle acque, ovvero, da un elemento primordiale
dalla connotazione femminile.
Anche il nome Adamo, dall’ebraico
adamah, terra, allude alla nascita da una dea Madre Terra. Tutto allude a
questo primo strato del mito ebraico, che fu poi sterilizzato dal
redattore e soppiantato dalla versione iahvistica della creazione del
mondo come prodotto della creazione di un dio padre.
Michelangelo Buonarroti
Se, nel mito greco, l’albero dai pomi
d’oro appartiene alle Esperidi, altra triade di dee preolimpiche la cui
identità è estremamente confusa, ma che simboleggiano in un’altra
maniera la donna come prodotto delle fantasie più arcaiche, appartiene
ad Era, simbolo di madre e sposa, ed appartiene ad Afrodite, simbolo
dell’amore e dell’erotismo, nel mito ebraico Eva condensa in sé tutte
queste figure femminili. Il mito biblico è così condensato che, per
trovare allusioni ad altri aspetti della figura di Eva, dobbiamo cercare
in quelle leggende ebraiche che il redattore finale del Pentateuco non
trascrisse, preso com’era dallo zelo monoteistico e anti-pagano, pur
essendo talvolta le più arcaiche e le più adatte a svelare il contesto
mentale delle tribù ebraiche.
Gli Egiziani sono i primi che ritennero
come pratica religiosa di non aver contatto con donne nei templi e di
non entrarvi, dopo il contatto, senz’essersi lavati. Quasi tutti,
invece, gli altri uomini, eccetto Egiziani e greci, si uniscono alle
donne nell’interno dei templi.
Con le parole di Erodoto (Hist.,II.64),
“…gli altri uomini, eccetto Egiziani e greci, si uniscono alle donne nell’interno dei templi”.
È strano che proprio i greci abbiano
sentito il bisogno di elevare la verginità a modello, proprio loro che
uscirono dalla struttura mentale tribale, con le sue restrizioni e
compressioni, e poterono così risolvere la tensione libidinosa in uno
sfogo pulsionale estroverso, sgombrando la strada alla permissività
sessuale, alla tolleranza e alla rappresentazione del corpo nudo come
modello di bellezza e perfezione al punto di elevarlo a valore
religioso. Essi, a differenza degli altri uomini, non si uniscono alle
donne all’interno dei templi. Ai templi era riservato l’altro polo,
quello della verginità.
Nell’Oriente semitico non esiste il mito della
verginità. Tutte le dee falliche sono dee della fertilità e prostitute
sacre. Asherah (palo sacro) adorata anticamente dagli ebrei, era la
“Creatrice degli Dei” ed era rappresentata come una prostituta nuda,
chiamata “Santità” (Julius Wellhausen, Prolegomena to the History of
Ancient Israel, The Meridian Library, New York 1957, p.447)
Per i semiti il pene femminile non solo
non era tabù, ma era la rappresentazione scenica della fase
immediatamente precedente la deflorazione, come la verginità di Eva e il
suo colloquio con il serpente sono la rappresentazione scenica
precedente la cacciata dal Paradiso Terrestre, e quest’ultima
rappresenta l’atto di stupro – deflorazione – evirazione. Le dee
occidentali consideravano la verginità un privilegio che poteva essere
concesso da Zeus per meriti speciali, come nel mito di Estia (K.Kerenyi,
Gli Dei della Grecia, p.83), figlia di Crono e di Rea, che poté
rifiutarsi ad Apollo.
Vediamo come le dee vergini si difendono, e si
vendicano ferocemente degli uomini che tentano di deflorarle, cioè di
evirarle. I greci, che nella vita giornaliera hanno come modello la
permissività sessuale, si creano un modello alternativo che faccia da
compensazione, e ristabilisca l’equivalenza di valori in un equilibrio
ideale, e creano il mito della verginità. La dea da loro più venerata,
insieme ad Afrodite, era Pallade Atena, e queste erano i due poli di
un’unica equivalenza.
Verginità e maternità
Atena era considerata Parthenos,
vergine, ma veniva invocata nello stesso tempo anche come Meter, madre.
Vi è una strana storia sulle sue nozze, in cui essa non perdette la
verginità, ma dopo le quali affida ugualmente un bambino alle figlie di
Cecrope, re della sua amata città di Atene È difficile non notare la
somiglianza tra questa storia e il mito cristiano del parto verginale di
Maria. Anche la Grande Madre degli Dei dell’Asia Minore veniva
denominata dai greci ”La Grande Artemide”. La Diana di Efeso era
rappresentata con numerose mammelle ed era denominata Artemis
polymastos, la madre universale che allatta l’intera umanità.
L’Artemide di Efeso
Artemide di Efeso
L’identificazione di Artemide con la
Vergine riceve conferma dal fatto che a Efeso, dove era considerato
cardinale il culto di Artemide-Diana, sorse la prima grande basilica in
onore di Maria, al posto del grande tempio di Artemide che era
considerato una della meraviglie del mondo antico.
Quindi vediamo come
le due grandi dee vergini del mondo greco Artemide e Pallade Atena
fossero entrambi contemporaneamente “Grandi Vergini” e “Grandi Madri”.
In Occidente la maternità, invece di
essere legata al concetto di copulazione come sarebbe logico aspettarsi,
è legata al concetto di verginità. Afrodite non fu una vera dea-Madre e
anche Era, la regina degli dei, era più associata al concetto di moglie
che di madre. I greci non solo separarono tra le due funzioni, quella
di madre e di amante, ma le resero antitetiche: la maternità viene
associata alla verginità.
Delle tre dee falliche, Atena, Artemide,
Persefone, le prime due rimasero vergini e diventarono Grandi Madri,
mentre la terza fu deflorata, e divenne dea degli Inferi, cioè dei morti
invece che dei vivi. L’equazione diventa ora chiara: verginità =
maternità = vita, mentre invece deflorazione = morte. Il cristianesimo
ha accentuato questa chiave di lettura, ma come abbiamo visto esisteva
inequivocabilmente già nel mondo greco-romano. La Vergine è madre e
partorisce il Dio della vita, ovvero, partorisce Dio grazie alla sua
verginità.
In Occidente l’implicazione che il
rapporto sessuale sia di per sé peccato, porta alla morte e alla
dannazione. Questa equivalenza: copulazione = peccato = morte è una
delle equivalenze base della cultura occidentale. L’Occidente non ebbe
bisogno di imparare il concetto di peccato dai giudei, come pensa
erroneamente Nietzsche. Questo concetto esisteva in forma embrionale, ma
ben definita, all’interno della propria cultura.
Nel momento di crisi
questo concetto di peccato prese il primato su quello di permissività
sessuale, che i greci gli avevano istituito accanto. Una cultura può
attingere solo da se stessa. Il contatto con altre civiltà può al
massimo stimolare la ricerca di soluzioni verso una direzione piuttosto
che un’altra. Il contatto dell’Occidente con i giudei, in un momento di
crisi esistenziale, servì da ispirazione a rivolgersi verso quei
modelli, che erano però già stati elaborati in maniera autoctona.
È piuttosto il caso di pensare che
l’influenza sia avvenuta in direzione opposta, e che sia stata
l’influenza ellenica a penetrare la cultura ebraica con concetti come
l’immortalità dell’anima, il mondo dell’aldilà, il castigo e la
retribuzione di peccati e meriti dopo la morte, quando queste culture
entrarono in contatto fra di loro. Tutti i concetti di filosofia e di
metafisica sono infatti estranei all’ebraismo. Come abbiamo visto, la
condensazione simbolica, nel mito come nel sogno, è estremamente
precisa.
Dopo averlo trattato sommariamente, riassumeremo ed esamineremo
ora più da vicino il simbolismo che accompagna il mito di Persefone. La
dea, che faceva parte della triade di dee olimpiche vergini, insieme ad
Atena e Artemide, e quindi avrebbe dovuto avere anche lei un’arma come
il pene apotropaico; ma poichè fu rapita e deflorata questo simbolo
venne soppresso. In certe rappresentazioni le viene restituito l’arcaico
serpente pre-olimpico, ma diventò l’unica dea occidentale, non vergine,
ad essere accompagnata da un simbolo fallico.
L’allusione è che fosse deflorata ma
vergine allo stesso tempo, la condensazione di due opposti. Infatti, nel
mito come nel sogno, non esiste il principio di non-contraddizione. Il
mito stesso ci racconta di una dea che, malgrado apparentemente
deflorata da Ades, dalle parole di Kerenyi rimane vergine-sterile. Il
mito orfico secondo il quale Zeus si sarebbe unito alla dea nelle
spoglie di un serpente e da questa unione sarebbe nato Dioniso, non
allude a un’unione eterosessuale, bensì Zeus nelle vesti di serpente
rappresenta il pene verginale di Persefone, come il serpente che
colloquiava con Eva nel Paradiso Terrestre.
Lo Zeus dei miti orfici, di
cui questa storia fa parte, oltre ad essere dio del cielo e delle sfere
superiori, era anche detto Zeus Katachthonios o Chthonios, era cioè
anche uno Zeus sotterraneo e questo, a sua volta, non era che un altro
nome per Ades. Quando si parla di un “altro Zeus”, “dell’ospitale Zeus
dei defunti”, s’intende immancabilmente Ades e l’unione rappresenta più
l’unione simbolica con uno spirito che con il Zeus olimpico, di cui
conosciamo così bene le altre avventure romantiche che si concedeva.
A questo proposito è molto illuminante
riportare una credenza diffusa nella tribù australiana degli Arunta, che
abolisce la connessione esistente tra atto sessuale e concepimento.
Quando una donna si sente madre, ciò significa che uno degli spiriti che
sonnecchiano in attesa di rinascere è penetrato nel suo corpo
provenendo dal più vicino luogo degli spiriti, e viene partorito da lei
in forma di bambino (S.Freud, “Totem e Tabù”, in op.cit., Vol. 7.
pp.118-121). Il concepimento indipendente dall’atto sessuale, e per
opera di uno spirito, non fu dunque un’innovazione del cristianesimo. Il
mito greco stesso ne conservava le tracce dalla sua lontana preistoria.
Quindi vediamo che il mito si svolge parallelamente in due strati: il
primo è quello in cui la dea ha rapporti con il serpente, come simbolo
del proprio pene verginale, come Eva nel mito biblico, e da questo
rapporto autoerotico nasce Dioniso, mentre invece dal rapporto
autoerotico di Eva non avviene nessuna concezione, poiché il concetto di
verginità = maternità è estraneo alla mentalità semitica. In questo
strato del mito di Persefone, come fantasia che si accompagna alla
masturbazione, il proprio serpente-pene verginale diventa Zeus-serpente,
cioè uno spirito che il mito cristiano tradurrà in Spirito Santo.
Ed ecco che il colloquio autoerotico di
Eva con il suo serpente trova il suo corrispondente nel «colloquio» di
Persefone con Zeus-serpente. A differenza del mito semitico, dove
Asherah, la prostituta nuda, è madre di tutti gli dei, e Eva, la Grande
Madre delle tribù ebraiche, diventa tale dopo che suo marito la
«conobbe», la Grande Madre occidentale diventa tale solo rimanendo allo
stadio autoerotico, vergine, alla pari di Atena e Artemide, le altre due
Grandi Madri della mitologia occidentale.
Il secondo strato è quello in
cui ha rapporti con Ades, che non è che la versione arcaica di Zeus,
che porta alla sua deflorazione e perdizione, dopo la quale però rimane
sterile. Il mito qui non è chiaro, poiché più che di rapporti con Ades
si parla del suo ratto mentre stava cogliendo fiori. La sua
de-florazione è implicata solo da questo simbolismo e forse il mito
intende una deflorazione simbolica come equivalenza della sua verginità:
la condensazione dei due opposti in uno, una dea che sia vergine che
deflorata, e quindi condannata agli Inferi allo stesso tempo.
La condanna agli Inferi è parziale: una
parte del tempo con lo sposo e una parte con la madre, come dire metà
vergine e metà deflorata. Anche dopo il suo «rapporto» con Zeus-serpente
la dea rimase vergine e il suo fu un parto verginale come quello di
Atena e della Vergine Maria. Anche il fatto che da esso nacque Dioniso,
il dio destinato a morire dilaniato dai Titani e a risorgere (K.Kerenyi,
ibidem, p.210), allude al mito cristiano dove la dea vergine partorì un
dio destinato a morire di una morte violenta e tragica e poi a
risorgere.
Il mito di Persefone contiene tutti gli elementi principali
del mito biblico: i rapporti autoerotici di Eva con il serpente
(Zeus-serpente per Persefone) e deflorazione da parte di Adamo (Ades per
Persefone) dopo la cacciata dall’Eden, ma a differenza del mito
semitico dove ogni concezione è preceduta da un atto di
deflorazione-evirazione di carattere eterosessuale, Persefone concepisce
Dioniso come conseguenza del rapporto con uno spirito, cioè come
conseguenza di un rapporto autoerotico.
Dopo il rapporto autoerotico con
Zeus-serpente partorisce Dioniso, mentre dopo il rapporto-deflorazione
con Ades rimane sterile, quindi non dal suo rapporto eterosessuale con
Ades concepisce e partorisce bensì, al contrario, da questo rapporto
«non ne nasce nulla». La deflorazione corrisponde alla cacciata
dall’Eden per Eva, e per Persefone corrisponderà alla condanna agli
Inferi.
In entrambi i casi, dopo il rapporto autoerotico avviene la
deflorazione-evirazione del rapporto eterosessuale, come il susseguirsi
di due stadi inevitabili nell’evoluzione della donna, in cui il secondo
allude a una conseguenza e un castigo per il primo. Le differenze tra il
mito greco, che continuerà a sussistere quasi invariato nel
cristianesimo, e il mito ebraico, sono le seguenti:
1) Persefone, malgrado la sua apparente deflorazione per mano di Ades, rimarrà essenzialmente una dea vergine (sterile, secondo Kerenyi) e la sua concezione di Dioniso da Zeus-serpente una concezione immacolata, mentre Eva, dopo la sua cacciata-deflorazione-evirazione dal Paradiso Terrestre partorì Caino, Abele e figli e figlie, e diventò la Madre di tutti i viventi attraverso il rapporto eterosessuale e il parto.
2) Nel mito ebraico non esiste allusione alcuna alla Santa Trinità
3) Nel mito ebraico non esistono allusioni al culto del Bambino, che sembra più un culto radicato nel modus mentale indoeuropeo, come in India.
Persefone sarà la dea della fertilità
occidentale come Eva lo era stata per le antiche tribù ebraiche.
Un’ulteriore allusione alla sua natura di dea della fertilità si trova
sia nelle sue radici, sia nel ruolo che adempie nel mito dopo essere
stata rapita. Ella è figlia di Demetra, dea delle messi, e attraverso la
sua discesa e salita dagli Inferi, rappresenta il cambiamento delle
stagioni, che permette la semina e il raccolto. Il mito occidentale ha
sviluppato dal primario concetto della fertilità, intesa come
prolificazione, il concetto di fertilità, nel senso di produzione
agricola e fertilità della terra, come era successo precedentemente nel
Medio Oriente, quando le tribù seminomadi del periodo calcolitico erano
diventate residenti fissi e si erano costituite nelle grandi civiltà del
fertile crescente: Sumeri, Egizi, i Babilonesi, Fenici e Cananei.
L’arcaico senso di fertilità, intesa
come prolificazione, fu tradotto in culti della fertilità della terra.
In Babilonia, in Siria e in Palestina, il dio Tammuz moriva all’inizio
della primavera per risorgere con le prime piogge, ricalcando il molto
più antico culto sumerico di Inanna-Dumuzi. I Sumeri erano infatti stati
i primi a costituirsi a civiltà, in concomitanza agli Egizi, per i
quali gli stessi culti di morte e resurrezione venivano personificati
nel culto di Osiris. Questi giovani dei venivano pianti dalle madri che
avevano perso il loro amante: Inanna, Isthar-Astarte, Iside, che
diventarono dee della fertilità dei loro popoli. In Mesopotamia e
Siria-Palestina erano prostitute sacre.
Fino al sesto secolo a.C. questo culto
veniva perpetrato anche nel tempio di Gerusalemme, con grande disappunto
dei profeti: “Mi condusse all’ingresso del portico della casa del
Signore che guarda a settentrione e vidi donne sedute che piangevano
Tammuz” (Ezechiele 8,13). Persefone non sarà mai una prostituta sacra
poiché, come abbiamo visto, la psiche occidentale sviluppò altri
bisogni, ma mantenne quello strano serpente enigmatico: lei non più
vergine (forse) e mai prostituta sacra.
Prima dell’avvento del monoteismo, la
religione del mondo antico era politeistica, animistica e sciamanica.La
religione della gente celta, germanica, baltica e di Slava, che ha
abitato Europa prima dell’era cristiana, così come quella dei Greci e
dell’altra gente mediterranea,era animistica: gli dei ed le dee, le
intelligenze viventi della natura, erano percepiti ed adorati nei
boschetti , nella foresta, in zone sacre sulle parti superiori della
montagna e nei cerchi di pietra grandi.
Oltre che i dei e le dee c’erano altri esseri connessi con la natura, che non erano umani, ma
certamente superiori agli esseri umani tali da meritarsi del rispetto,
quali i giganti ed i nani, gli elfi ed i trolls, le fate, gli gnomes, le
crisalidi, le sirene .Questi esseri potevano essere invocati da
chiunque fosse disposto a seguire la via insegnata dagli sciamani e dai
loro successori le streghe, le donne sagge, usando le piante e le pietre
magiche, canti, balli e rituali.
Questa è la religione della natura che è
stata eliminata dal monoteismo cristiano durante i secoli primissimi
della nostra era. Gli dei di Pagani sono stati demonizzati o si ne
negata la loro esistenza. Coloro che seguono la vecchia religione della
natura sono stati marcati come “pagani”, che originalmente significa
semplicemente “gli abitanti del paese” o “abitanti della brughiera”.
Alcuni degli dei pagani sono stati assorbiti dal credo cristiano, poichè
alcuni posti sacri tradizionali sono divenuti sedi di santuari e
chiese. Sotto l’influenza del monoteismo del giudeo-Cristiano il genere
di consapevolezza, diretta delle presenze spirituali della natura, che i
nostri antenati pagani hanno onorato, è stato perso gradualmente. Come
William Blake ha detto, “gli uomini si sono dimenticati così, che tutti
gli dei vivono all’interno del seno umano.”
Le Madonne nere
Madonna nera di Loreto
Ci sono circa 500 immagini della vergine
nera in varie chiese in Europa. Fra le più note ci sono quelle nella
cattedrale di Chartres in Francia, della Polonia in Czestochowa, della
Svizzera a Einsiedeln, vicino a Zurigo, il Muttergottes (“madre del
dio”) in Altötting, vicino a München, in Baviera, e quello in Loreto,
Italia. Questi santuari della Madonna nera sono fra i posti più visitati
nella cristianità.
Anche godendo del riconoscimento
popolare, le immagini della Madonna nera sono una fonte di un certo
imbarazzo per la chiesa cattolica. Solitamente, le guide turistiche non
fanno riferimento al colore; o quando provano a spiegarlo si va dai
riferimenti dell’effetto d’annerimento nei secoli del fumo dalle candele
e dei bruciatori di incenso. Occasionalmente, ci sono riferimenti al
cantico dell’antico testamento di Salomone, in cui la regina di Saba,
canta: “sono nera, ma sono bella.”
La vergine nera è stata identificata con
parecchie delle dee delle culture pre-patriarcali antiche: Cibele del
Medio Oriente mediterraneo, Inanna sumerica, Anath siriana, Lilith
ebraica, Kali indiana, Diana e delle dee egiziane Neith e naturalmente
Isis. Nelle culture d’adorazione della vecchia Europa e del Mediterraneo
pre-patriarcale , il nero era il colore di fertilità e dell’abbondanza,
come il terreno nero ricco del Nilo e di altre valli del fiume.
Il
bianco d’altra parte era il colore simbolico della morte e le immagini
della dea associata alla morte sono state intagliate in osso o marmo.
Tuttavia, per il pastori nomadi Indo-Ariani, che hanno invaso l’Europa
dal quarto millennio a.c., il bianco, l’oro ed il colore giallo erano i
colori della vita del sole-dio; e nero era il colore degli dei
sotterranei di morte come Ade ed Ecate.
Con l’avvento della religione
patriarcale del dio e, in seguito, delle tradizioni monoteistiche dei
giudeo-Cristiani, la religione degli dei della natura del mondo arcaico
sono state soppresse, desacralizzate e demonizzate. Il rituale sacro
connesso con il culto di Inanna e di Ishtar è stato condannato come
prostituzione. Lilith, che rappresentava l’autonomia sessuale femminile,
la protezione del parto e dei bambini, è stata trasformata in un demone
distruttivo che rubava i bambini.
I preti e i teologi maschi hanno
avuto buon gioco ad insistere sulle funzioni terrificanti del culto
della dea, portando ad esempio i culti di Cibele, in cui i sacerdoti
offrivano i loro genitali in sacrificio alla dea. Diana è diventata la
dea delle streghe. È stata associata con la cristianità esoterica a
partire dal dodicesimo secolo ad opera dei Templari. Tutti coloro che
hanno provato a sanare la spaccatura dissociativa fra natura-eros e lo
spiritualità ascetica sono stati distrutti dalla chiesa di Roma.
S’è salvata soltanto l’immagine del
Madonna e del bambino nero, in sè basato sulle immagini egiziane di Isis
con il bambino Horus, superstiti della distruzione misogina dei
cristiani. Il culto di Isis era la religione dominante del Mediterraneo
durante i periodi tardo romani ed era arrivato anche nelle terre
occupate dai romani , compresa la Gallia. La città di Parigi è stata
dedicata a Isis, poichè Lione era dedicata a Cibele, e Marsiglia a
Artemis.
Come altre dee nere, Isis è la dea della terra, della vita e della morte. Nell’asino dorato di Apuleius, Isis parla:
“sono la natura, la madre universale, il mistero di tutti gli elementi, bambino primordiale, sovrana di tutte le cose spirituali , la regina dei morti, regina degli immortali, la singola manifestazione di tutti i dei e tutte le dee. Io sono.”
Il testo continua affermando che è
identica a Cibele, Artemis, Aphrodite, Persephone, Demeter, Juno e
Hecate. La dea nera della terra, compresa la Madonna nera, è stata
tradizionalmente sempre invocata durante i processi naturali della vita:
aiutare l’ammalato, facilitare i dolori del parto, portare la
fertilità, confortare e guidare l’uomo nella morte. Ha sempre
rappresentato la persistenza della Dea durante il periodo di
predominanza dei culti patriarcali del dio maschio e rappresenta il
bisogno di femmineo dell’animo umano, la dualità insita in ogni cosa,
bene-male, notte-giorno, maschio-femmina, yang-yin. Anche il testo sacro
del cristianesimo, ribadisce il concetto “dell’UNO” attraverso l’unione
dei due opposti maschio e femmina, che nell’unione raggiungono la
perfezione.
La Dea Madre – Titoli conferiti a Iside
Abile nel calcolo, Abile nella
scrittura, Abitatrice a Netru, Afrodite, Agape, Alto faro di luce,
Ankhet (produttrice e dispensatrice di vita), Anqet (colei che abbraccia
la terra, produttrice di fertilità nelle acque), Arbitro in faccende di
amore , Aset (un modo di pronunciarne il nome egizio), Ast (un altro
modo di pronunciarlo), Atena, Base del più bel triangolo, Bellicosa,
Benefattrice del Tuat (gli inferi), Colei che abbraccia la terra, Colei
che muove (ovvero potere che interviene), Comprensiva, Consacrata,
Cornucopia di tutti i nostri beni, Corona di Ra – “Heru”, Creatrice,
Creatrice dell’inondazione del Nilo, Dalla bella forma, Datrice di luce
del cielo, Datrice di vita, Dea degli incroci, Dea della rugiada, Dea di
tutte le dee, Dea madre di Dio, Dea madre, Dea Stella maris, Dea verde,
Diadema di vita, Dea della pace, Divina, Donna trono, Dynamis, Epekoos –
colei che tutto ode, Era – Iside identificata con Era, Estia – Iside
identificata con Estia, Euploia – dispensatrice di buona navigazione,
Figlia di Geb, Figlia di Neb- Er – Teher, Figlia di Nut, Figlia di Ra,
Figlia di Seb, Figlia di Thot, Fruttificatrice, Galactotrouphousa –
Iside che allatta, che concede il miracolo del latte della vita,
Generatrice di monarchi, Generatrice di re, Gentile, Gioia, Gioiello del
vento, Giustizia – Iside di giustizia, Grande dea, Grande dea degli
inferi, Grande maga che guarisce. Grande signora, Grande signora degli
inferi, Grande vergine, Grandissima, Guardiana, Guida, Guida delle Muse,
Hent – Regina, Heqet – Iside grande maga, Horus femmina, Immortale,
Ineffabile signora, Inventrix – inventrice delle cose, Iside – Afrodite,
Iside – Afrodite – Astarte, Iside – Afrodite – Pelagia, Iside –
Astarte, Iside – Fortuna – dea del fato e della fortuna, Iside – Hathor,
Iside – Inanna, Iside – Nike – Iside associata alla dea della vittoria,
Iside – Tyche, Khut – la dispensatrice di luce, Kourotrophos, La bella
dea, Libertà, Linopeplos – Iside vestita di lino, Lochia, Luna, Lydia
educatrix – Iside educatrice di Lydia, Madre degli dei, Madre dell’Horus
d’oro, Madre divina, Maia, Massima degli dei, Materia, Mediatrix tra il
celestiale e il terreno, Medicina Mundi – il potere che guarisce il
mondo, Menouthis – questo aspetto di Iside era adorato sia a Menouthis
sia ad Alessandria dove era considerata una dea dalle potenti capacità
terapeutiche, Meri – Iside come dea del mare, Myrionymos – Iside dalla
miriade di nomi, Iside dei diecimila nomi, Multiforme, Multinominata,
Nanaia – Iside identificata con la dea Nanaia, Nascosta, Natura,
Nepherses – la bella Nome del sole, Noreia – Iside identificata con la
dea Noreia, Nutrice, Occhio di Ra, Onnidea, Onnimunifica, Onniricevente,
Onniudente, Onnivedente, Panthea – la dea di tutte le dee,
Pantocrateira l’onnigovernante, Pelagia – Iside del mare cioè
protettrice di navi, Persefone, Pliaria – Iside dell’isola di Faro ad
Alessandria, Phronesis – personificazione della sapienza, Placidae
Reginae – la Regina della pace, Ploutodotai – Iside dispensatrice di
ricchezze, Pluonumos – Iside dai molti nomi, Polyonimos – dai molti
nomi, Potentissima, Potere che guarisce il mondo, Potere che sorge dal
Nilo, Prima delle muse a Heropolis, Primo principio femminile in natura,
Primo figlio del tempo, Pterophoros – l’Iside alata, Quella dalle
grandi ali e dalla falce di luna, Quella della luna, Quella dalle lodi
innumerevoli, Ra femmina, Regina del cielo, Regina della pace, Regina
del sole, Regina del sud e del nord, Regina della terra, Regina d’Egitto
di lino vestita, Renenet – dea del raccolto, Risurrezione e vita,
Saeculi Felicitas – felicità dell’età nostra, Salvatrice, Salvatrice
dell’umanità, Salvatrice di marinai, Selene – la luna, Sesheta – dea
della letteratura e della biblioteca, Signora degli incantesimi, Signora
dell’anno nuovo, Signora del caldo e del fuoco, Signora del mare,
Signora del mondo, Signora del pane, Signora del tuono, Signora del
vento del nord, Signora dell’abbondanza, Signora dell’amore, Signora
delle api, Signora della bellezza, Signora della birra, Signora della
casa di fuoco, Signora della crescita e del declino, Signora
dell’eternità, Signora della fiamma, Signora della gioia e
dell’allegria, Signora della grande casa, Signora della guerra e regola,
Signora della luce, Signora della tessitura, Signora della pace,
Signora della parola del principio, Signora della piramide, Signora
della terra, Signora della terra delle donne, Signora della terraferma,
Signora della vita, Signora delle bocche dei mari e dei fiumi, Signora
delle due terre, Signora delle messi verdi, Signora delle parole di
potere, Signora di ogni paese, Signora di tutti gli elementi, Signora
Iside, Signora ricca di nomi, Signora sempiterna di tutte le cose,
Signora su un carro a forma di fuoco, Sophia – Iside come sapienza
divina, Sothis – Iside dea della stella Sothis (Sirio) e dell’anno
nuovo, Sovrana del mondo, Sposa di Dio, Sposa di Ra, Sposa del signore
(Osiride), Sposa del signore dell’abisso, Sposa del signore
dell’inondazione (Osiride), Trono – Iside colei che assegna il trono,
Uadyet – Iside dea cobra, Una, Unica, Urthekau – colei che è in magici
incantesimi, Usert – Iside dea della terra, dispensatrice di vita,
Raffigurata con un manto azzurro, cosparso di stelle, una falce di luna
ai piedi, la corona, mentre allatta Horus
Sono cose già sentite, cambia solo il nome…
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