(Immagine presa dal web) |
In questo capitolo descriverò la
tendenza al vittimismo che, oggigiorno, la maggior parte delle persone ha.
Molte persone si rendono schiave di situazioni che le fanno soffrire e spesso,
succede che non ne cercano la soluzione allo scopo di farsi commiserare dagli
altri ed avere qualcosa da raccontare. La realtà dimostra che molte volte la
gente è più brava a rendersi vittima di presunti carnefici proprio perché
questo risulta essere molto più facile rispetto al prendere una decisione che
possa farle migliorare la vita senza più soccombere a nessuno.
Come ho già avuto modo di
spiegare nei capitoli precedenti, ognuno di noi nasce dotato di libero
arbitrio, ma, col passare del tempo ed in base all’impostazione mentale
ricevuta attraverso l’educazione e l’ambiente in cui si cresce, questo libero
arbitrio viene ad essere sensibilmente ridotto e, a volte, annullato. La
condizione di soggezione ad eventi e persone da parte di molti soggetti, deriva
dall’educazione ricevuta, ma non necessariamente si è obbligati a seguire
questa via alla quale, all’apparenza, molti sembrano irrimediabilmente
destinati.
Ognuno di noi ha la capacità di
venire fuori da tutti i problemi a patto che abbia la volontà di farlo, a
prescindere dai limiti derivanti da educazione, cultura o modi di vedere la
vita. Quando ci si sente soggiogati da determinate situazioni, si può sempre
decidere di uscirne anche se, a volte, ciò potrebbe risultare difficile. In
molti casi ci si può fare aiutare da un bravo psicoterapeuta, aderente però
alla nuova psicologia energetica, che adotti un approccio psicoterapeutico di
tipo breve e dia, per il seguito, al paziente che si sarà sottoposto alle sue
sedute, dei consigli utili a rivedere la sua vita e a camminare sulle proprie
gambe, senza necessitare più di alcun supporto esterno.
Secondo me non esistono carnefici
ma soltanto persone che decidono, spesso loro malgrado, di soccombere. Ecco
che, in quel preciso istante, nascerà la figura del carnefice, che altro non
sarà che un complemento integrativo e consequenziale rispetto alla figura della
vittima. Il carnefice sarà un po’ come un parassita che si nutrirà
dell’energia-paura della vittima, allo scopo di mantenersi in vita. Da oggi, quindi,
sapete che nella vita c’è sempre una possibilità di scelta, anche se a volte
risulta molto più facile soffrire rispetto all’avere il coraggio di cambiare.
La scelta va presa nel momento
in cui determinate situazioni (lavorative, sentimentali, di amicizia) non solo
non riescono più a soddisfare le vostre aspettative ma portano addirittura
nella vostra vita sofferenza e dolore. Sarà spesso opportuno, oltre all’aiuto
di uno psicoterapeuta, l’utilizzo delle innovative quanto efficaci tecniche di
psicologia energetica come E.F.T. (vedi capitolo 3), le quali risulteranno
molto utili nel fare prendere coscienza al soggetto dei blocchi energetici a
causa dei quali si è venuta a verificare quella situazione di stasi che non gli
consente di poter effettuare il cambiamento.
Sarà in ogni caso compito dello
psicoterapeuta, che segua ovviamente un approccio diverso dai tradizionali,
basato sulla psicologia energetica, quello di riuscire a portare il proprio
paziente a conoscenza di queste tecniche di auto aiuto. Lavorando sulle proprie
paure e capendo che non si è necessariamente obbligati a soggiacere a qualcuno
o a qualcosa, ecco che magicamente la vita comincerà a cambiare, assumendo una
nuova luce sotto i vostri occhi, consentendovi di eliminare dalla vostra vita
tutto ciò che vi fa soffrire, senza avere più paura del cambiamento né di
deludere qualcuno con la vostra nuova presa di posizione.
Per inteso, quanto detto finora
non si riferisce, ovviamente, alle situazioni in cui siano presenti delle
persone che, loro malgrado, sono costrette a soccombere a dei carnefici, come,
ad es., le vittime delle deportazioni operate dal nazismo o le vittime in
generale dei conflitti armati o degli atti di rappresaglia. In questi casi,
assistiamo al processo inverso: prima nasce il carnefice e poi, di conseguenza,
la vittima.
L’altra differenza, qui, sta nel
fatto che, le vittime di guerra o degli atti di violenza di massa, sono, loro
malgrado, costrette a soccombere e non hanno capacità di scelta e, qualora
decidessero di ribellarsi, rischierebbero di venire uccise. Da oggi, quindi,
tranne che non siate vittime di situazioni dovute a guerre, a causa delle quali
non avete la possibilità di reagire né di cambiare in alcun modo la situazione,
prendete in mano la vostra vita e decidete cosa farne, in quanto la scelta
spetta solo a voi.
A seconda di come saprete rispondere alla domanda posta dal
titolo di questo mio capitolo, vivrete le conseguenze della risposta che vi
sentirete di dare e che porterà
inevitabilmente dei cambiamenti profondi nella vostra vita.
Vincenzo Bilotta
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