Questo
post dovrebbe essere letto come Parte 3 della serie che sto scrivendo
sulle infamità compiute da Google, per cercare di comprendere dove potrà
arrivare la nostra società se consentiremo ad una minoranza di
miliardari-tecnocratici, estremamente ricchi e potenti, di prendere il
controllo sociale della cultura, per adattarla alla loro visione
ideologica usando la coercizione, la forza e la manipolazione. Ecco i
link per la Parte 1 e la Parte 2.
Ho dovuto pensarci parecchio per scegliere il titolo di questo pezzo perché, dopo le elezioni del 2016, l’uso del termine “stato profondo” non è mai stato troppo associato ai cheerleaders di Trump e non mi sto riferendo a quelle persone che hanno votato per Trump – persone che posso comprendere e rispettare – sto parlando di quelli che hanno un “culto per Trump”.
Parlo di quella gran parte di persone che in modo irragionevole ed entusiastico si attaccano a certe figure di politici, tanto da sembrare idioti, se non solo opportunisti. Tuttavia, solo perché questo termine è stato un po’ sporcato, questo non significa che io voglia negare l’esistenza di uno “stato profondo” o di un “governo ombra”. L’esistenza di reti di persone potenti – non elette da nessuno – che dettano e promuovono le linee politiche da dietro le quinte e che poi vengono fatte proprie dai membri del Congresso (solo) per votarle sono praticamente innegabili.
Parlo di quella gran parte di persone che in modo irragionevole ed entusiastico si attaccano a certe figure di politici, tanto da sembrare idioti, se non solo opportunisti. Tuttavia, solo perché questo termine è stato un po’ sporcato, questo non significa che io voglia negare l’esistenza di uno “stato profondo” o di un “governo ombra”. L’esistenza di reti di persone potenti – non elette da nessuno – che dettano e promuovono le linee politiche da dietro le quinte e che poi vengono fatte proprie dai membri del Congresso (solo) per votarle sono praticamente innegabili.
Non credo assolutamente che lo stato “profondo” sia un’entità monolitica, ma c’è qualcosa che sembra unire tutte queste persone e queste istituzioni, benché diverse tra di loro. Credo anche che questo sia un credo, quasi religioso, nel dominio sul mondo da parte dell’impero Usa, nonché l’idea che questo impero dovrebbe essere sempre più governato da una oligarchia-responsabile composta da miliardari e da tecnici messi insieme.
Vediamo tutto intorno a noi i risultati di questa visione del mondo, guerre senza fine, stato di emergenza nazionale e incostituzionale, distruzione della classe media. Questi sono i frutti dell’ideologia dello Stato profondo e bastano per spiegare i motivi per cui questo si dovrebbe smantellare e sostituire con una governance vera, in mano al popolo, prima che questa gente porti gli Usa ad un totale disastro.
Vediamo tutto intorno a noi i risultati di questa visione del mondo, guerre senza fine, stato di emergenza nazionale e incostituzionale, distruzione della classe media. Questi sono i frutti dell’ideologia dello Stato profondo e bastano per spiegare i motivi per cui questo si dovrebbe smantellare e sostituire con una governance vera, in mano al popolo, prima che questa gente porti gli Usa ad un totale disastro.
Dalle mie ricerche e
osservazioni personali, ho compreso che Google è diventato veramente una
parte della volontà di questo stato profondo. Con Eric Schmidt che ha
trainato e poi spinto con forza l’azienda fino al suo ruolo attuale,
non solo come monopolista tra i motori di ricerca, ma anche come
Potentato-non-democratico e braccio tecnologico di un governo ombra.
Una
delle cose migliori che si possono comprendere dal recente memo
dedicato a Google è la sua incombenza come azienda e le sue tendenze
ideologiche che sono chiaramente sotto l’occhio del pubblico, cosa che
ci dà spazio per mettere a fuoco alcuni altri aspetti di Google che,
credo, la maggior parte delle persone avrebbe trovato piuttosto
inquietanti, se ne fosse stato informato.
Con questo fine, nel 2014, Wikileaks ha pubblicato un estratto estremamente forte del libro di Julian Assange, When Google Met Wikileaks. Il post era intitolato, Google Is Not What It Seems ed è un’incredibile archivio di informazioni e di intuizioni. Se non
l’avete mai letto, consiglio di perderci un po’ di tempo. Qui sotto
voglio condividere alcuni estratti del libro per dare un’idea di cosa
possa riuscire a fare Google.
Cominciamo con l’intro al pezzo, che spiega lo scenario …
Eric Schmidt è una figura influente, anche tra le potenti personalità con cui ho avuto a che vedere da quando fondai WikiLeaks. A metà maggio del 2011 ero agli arresti domiciliari nelle campagne di Norfolk,
a circa tre ore di macchina a nord-est di Londra. Il giro di vite
contro tutto il nostro lavoro era in pieno fermento e ogni momento
sprecato mi sembrava un’eternità. Era difficile riuscire a distrarmi. Ma
quando il mio collega Joseph Farrell mi disse che il CEO di
Google voleva fissare un appuntamento con me, non ho potuto non
dedicargli la mia attenzione.
Per
qualche ragione i più alti dirigenti di Google mi sembravano più
distanti ed oscuri delle stesse sale di Washington. Ci eravamo
incontrati per anni con i politici Usa e, su questo punto, i centri di
potere che stavano sviluppandosi nella Silicon Valley erano, per me,
ancora sconosciuti, così compresi immediatamente che quell’incontro
sarebbe stato un’opportunità per comprendere che cosa stava diventando
la società più influente della terra. Schmidt aveva assunto il ruolo di CEO di Google nel 2001 e l’aveva trasformata in un impero.1
Ero
incuriosito dal fatto che la montagna venisse da Maometto, ma è stato
solo dopo che Schmidt e i suoi compari se ne erano andati che ho
veramente compreso chi era colui che era venuto a farmi visita.
Il pretesto per la visita era un libro. Schmidt
stava scrivendo un trattato con Jared Cohen, il direttore di Google
Ideas, un manualetto del tipo “think / do tank” ad uso interno di
Google. All’epoca non sapevo molto di più su Cohen. Infatti, Cohen era
entrato a Google, dopo essere stato nel dipartimento di Stato
Americano, nel 2010. Era stato l’ideologo della “Generation Y”, in
rapida sintesi, era stato – sotto due amministrazioni USA – un
cortigiano dei think tank e delle istituzioni, quando aveva poco più di
vent’anni, poi era stato Consigliere Senior per i Segretari di Stato
Rice e Clinton.
Nello staff di pianificazione politica, Cohen fu presto
battezzato “Condy’s party starter”, quello cioè che cancellava le
intestazioni delle comunicazionmi-ordini che arrivavano dalla Silicon
Valley agli ambienti politici USA e li re-inventava con titoli dai
deliziosi intrecci retorici come “Public Diplomacy 2.0.” 2
Sul suo profilo personale trovato nel Consiglio per gli Affari Esteri, aveva descritto la sua esperienza come “terrorismo; radicalizzazione;
Impatto delle tecnologie di connessione sul patrimonio statale del XXI
secolo; Iran” 3.
Ora andrei avanti per arrivare al momento in cui Assange descrive il suo tentativo di entrare in contatto con il Dipartimento di Stato Usa nel 2011, per i collegamenti-i cables che Wikileaks stava facendo uscire.
Fu a questo punto che ho cominciato a rendermi conto che Eric Schmidt poteva essere non solo un emissario di Google. Sia in forma ufficiale, oppure no, era uno che aveva gestito una compagnia che lo aveva messo a stretto contatto con Washington DC, includendo anche un ben documentato rapporto con il Presidente Obama. Non solo lo staff di Hillary Clinton era al corrente che i soci di Eric Schmidt erano venuti da me, ma, anzi, li aveva scelti come back channel – come ambasciatori informali.
Mentre WikiLeaks era stata profondamente coinvolta nella pubblicazione dell’archivio interno del Dipartimento di Stato USA, il Dipartimento di Stato stesso si era intrufolato dentro il centro di controllo di WikiLeaks, per portarmi a pranzo. Un paio di anni dopo, nel 2013, dopo le prime visite in Cina, Corea del Nord e Birmania, sarebbe stato gradito che il Chairman di Google avesse portato avanti, in un modo o nell’altro, una “back-channel diplomacy” per Washington.
Ma all’epoca sembrava ancora un romanzo.11 Non ci ho più pensato fino a febbraio 2012, quando WikiLeaks, insieme ad altri trenta partner dei media internazionali, ha iniziato a pubblicare i file della Global-Intelligence: una correlazione di e-mail interne che andavano da quelle della intelligence privata della Stratfor.12 – uno dei partner investigativi più forti – al giornale Al-Akhbar, di Beirut, che scrisse sulle e-mail di Jared Cohen..13
Quelli della Stratfor, che amavano credere di essere una specie di agenzia della CIA, erano profondamente consapevoli di altre iniziative che percepivano come intrighi all’interno del loro stesso settore. Google cominciava ad apparire sui loro radar. In una serie di e-mail colorite si discute sul modello di attività promosse da Cohen e chiamate Google Ideas, che volevano spiegare cosa significa “do” nel gergo del “think / do tank”.
La direzione di Cohen sembrava attraversare le relazioni pubbliche oltre alle “responsabilità aziendali” e si muoveva con interventi imprenditoriali nel campo degli affari esteri ad un livello normalmente riservato agli Stati. Jared Cohen potrebbe essere definito il “direttore del cambio di regime” di Google. Secondo le email, stava cercando di dare una propria impronta ad alcuni dei principali eventi storici dell’odierno Medio Oriente.
Potremmo ben vederlo in Egitto durante la rivoluzione, mentre si incontra con Wael Ghonim, altro impiegato di Google, il cui arresto, dopo poche ore di reclusione, lo aveva già reso un simbolo PR della rivolta sulla stampa occidentale. Erano previsti dei meeting in Palestina e in Turchia, ma – come si legge sulle email di Stratfor – furono cancellati dalla leadership senior di Google perché troppo rischiosi.
Solo pochi mesi prima di incontrarsi con me, Cohen stava progettando un viaggio ai confini dell’Iran, in Azerbaigian, per “prendere contatti con le comunità iraniane più vicine al confine”, come parte del progetto delle Google Ideas sulle “società repressive”. Il Vice-Presidente dell’intelIigence di Stratfor, Fred Burton (egli stesso ex ufficiale del Security del Dipartimento di Stato), ha scritto: Google sta ottenendo l’appoggio della White House e del Dip. di Stato Dept oltre che la copertura aerea. In realtà sta facendo quelle cose che la CIA non può fare… . [Cohen] si farà rapire o si ammazzerà da solo. Potrebbe essere in modo per rivelare il ruolo segreto di Google e per non dare troppo nell’occhio. Il Governo USA quindi potrebbe dire che non sapeva niente e Google potrebbe continuare a spalare la merda per il governo.14
In un’altra comunicazione interna, Burton disse che le sue fonti sulle attività di Cohen erano Marty Lev, director of security and safety di Google e Eric Schmidt..15 Per trovare qualcosa di più concreto, ho cominciato a cercare informazioni su Cohen nell’archivio di WikiLeaks.
Le rivelazioni del Dipartimento di Stato rilasciate come parte del Cablegate dicono che Cohen era stato in Afghanistan nel 2009, per cercare di convincere le quattro principali compagnie di telefonia afgana a spostare le loro antenne nelle basi militari USA.16
In Libano ha lavorato in silenzio per mettere su una organizzazione intellettuale e clericale rivale di Hezbollah “Higher Shia League.”17 E a Londra ha offerto soldi ai dirigenti dei film di Bollywood per far mettere contenuti anti-estremisti nei loro film con la promessa di metterli in contatto con reti collegate con Hollywood.18
Tre giorni dopo che ci eravamo visti a Ellingham Hall, Jared Cohen ha volato in Irlanda per dirigere il “Save Summit”, un evento co-sponsorizzato da Google Ideas e dal Council on Foreign Relations. Raccogliendo in un unico luogo gli ex membri delle bande cittadine, dei militanti di destra, dei nazionalisti violenti e degli “estremisti religiosi” provenienti da tutto il mondo, l’evento era un workshop sulle soluzioni tecnologiche al problema dell’ “estremismo violento”19. Cosa avrebbe potuto andare storto?
Il mondo di Cohen sembra essere un evento dopo l’altro, di questo tono: serate interminabili per una fecondazione incrociata tra le élites e loro vassalli, sotto la caritatevole agenda della “società civile”. La saggezza che ci arriva nelle società capitalistiche avanzate è che esiste ancora un “settore organico della società civile” in cui le istituzioni elaborano autonomamente e si riuniscono per spiegare quali sono gli interessi e la volontà della popolazione. La favola si muove tutta entro certi confini che sono sempre rispettati da attori dei governi e del “settore privato”, che lasciano un ampio spazio alle ONG e alle non-profit che possono difendere cose come i diritti umani, la libertà di parola e i governi responsabili.
Tutto suona come una grande idea. Ma se mai fosse vero, ci vorrebbero decenni per vedere qualche risultato. Fin dagli anni ’70, i veri attori in campo, come i sindacati e le chiese, si sono piegati sotto un assalto sferrato da uno statismo di libero mercato, che ha trasformato la “società civile” in un mercato dove fanno la spesa le fazioni politiche e dove si perseguono gli interessi delle grandi imprese che cercano di ottenere tutto e subito. Gli ultimi quarant’anni hanno visto un’enorme proliferazione di think tank e di ONG politiche il cui scopo, chiacchiere a parte, è quello di mettere in atto delle agende politiche per procura.
Non ci sono solo gruppi neo-con schierati, come Foreign Policy Initiative.20 , ma ci sono anche delle frivole ONG occidentali come Freedom House, dove certi ingenui ma ben intenzionati lavoratori non profit di carriera, si infilano nei grovigli dei finanziamenti politici, denunciando violazioni dei diritti umani fatti in paesi non occidentali, continuando però a tener ben chiusi gli occhi sugli abusi fatti nei loro paesi.
Il circuito delle conferenze della società civile — che fa volare gli attivisti per tutto il mondo in via di sviluppo centinaia di volte ogni anno per benedire le empie connivenze tra “governi e azionisti privati” in eventi geopolitici come lo “Stockholm Internet Forum” — semplicemente non potrebbero esistere se non fossero finanziati con milioni di dollari di finanziamenti sprecati dai politici ogni anno.
Nel 2011 l’Alleanza dei Movimenti Giovanili è stata rinominata “Movements.org”. Nel 2012 Movements.org è diventata una divisione di “Advancing Human Rights,”, una nuova ONG creata da Robert L. Bernstein dopo essersi dimesso da Human Rights Watch (che originariamente aveva fondato) perché si rese conto che non doveva coprire gli abusi dei diritti umani fatti dagli israeliani e quelli fatti dagli americani. 28
Advancing Human Rights mira a correggere Human Rights Watch che sbaglia a concentrarsi esclusivamente sulle “dittature” 29 Cohen dichiarò che la fusione del profilo del suo Movements.org con “Advancing Human Rights,” sarebbe stato “irresistibile”, apprezzando particolarmente la “fenomenale rete di cyber attivi in Medio Oriente e in Africa del Nord” di A.H.R. “30 Poi entrò nel Consiglio di Amministrazione di Advancing Human Rights, insieme a Richard Kemp, ex comandante delle forze inglesi di occupazione in Afghanistan.31
Al momento, sotto la sua egida Movements.org continua a ricevere finanziamenti da Gen Next, da Google, da MSNBC e dal gigante PR di Edelman, che rappresenta General Electric, Boeing e Shell, tra gli altri.32
Google Ideas è una organizzazione più grande, ma segue le stesse strategie. Guarda gli elenchi degli invitati ai suoi incontri annuali, come “Crisis in a Connected World”, dell’ottobre 2013. Teorici e attivisti delle reti danno all’evento una patente di autenticità, ma a dire il vero si tratta solo di una pignatta tossica di partecipanti: ufficiali di Stato USA, magnati delle telecomunicazioni, consulenti per la sicurezza, capitalisti della finanza e avvoltoi tecnologici della politica estera come Alec Ross (il gemello di Cohen al Dipartimento di Stato) 33
Nel nucleo duro ci sono i contractors delle armi e i militari di carriera: Comandanti in capo della US Cyber e, perfino, l’ammiraglio responsabile di tutte le operazioni militari americane in America Latina dal 2006 al 2009. A tenere insieme il pacchetto poi ci sono Jared Cohen e il Presidente di Google, Eric Schmidt.34Ecco qualche notizia sul background di Schmidt.
Eric
Schmidt è nato a Washington, DC, dove suo padre era professore ed
economista per la Tesoreria di Nixon. Ha frequentato la scuola superiore
a Arlington, Virginia, prima di laurearsi in ingegneria a Princeton.
Nel 1979, Schmidt si trasferì a Berkeley, dove prese il PhD prima di
entrare nel Sun Microsystems di Stanford/Berkley nel 1983. Quando lasciò la Sun, 16 anni dopo, era diventato parte della Direzione esecutiva.
La Sun aveva dei contratti molto importanti con il governo USA, ma solo quando arrivò in Utah come AD della Novell i numeri cominciarono a cambiare, grazie alla strategia di Schmidt che coinvolse la classe politica di Washington. I libri contabili della campagna federale mostrano che il 6 gennaio 1999, Schmidt fece due donazioni da $ 1.000 al senatore repubblicano per lo Utah, Orrin Hatch. Lo stesso giorno la moglie di Schmidt, Wendy, fece altre due donazioni da $ 1.000 al senatore Hatch.
All’inizio del 2001, erano sul libro paga di Schmidts i PAC, oltre ad una dozzina di altri politici, tra cui Al Gore, George W. Bush, Dianne Feinstein e Hillary Clinton, in un caso arrivò fino a $100.000.36 Nel 2013, Eric Schmidt – ormai notoriamente molto prossimo alla Casa Bianca di Obama – entrò ancor più nella politica. Otto repubblicani e otto democratici furono finanziati direttamente, così come due PAC.
Quell’aprile, 32.300 dollari sono andati al Comitato Senatoriale Repubblicano Nazionale e un mese dopo la stessa somma, di 32.300 dollari, prese la strada del Comitato Democratico per le Campagne Senatoriali. Perché Schmidt donò esattamente la stessa quantità di denaro ad entrambe le parti è una domanda di 64.600 dollari ?37
Fu sempre nel 1999 che Schmidt entrò nel CdA di un gruppo di Washington, DC: la New America Foundation, una fusione di forze di Centro con buone entrature (in termini da DC). La fondazione e il suo staff di 100 dipendenti funge da centrale di influenza, usando una propria rete di sicurezza nazionale ufficiale, di politica estera e di esperti in tecnologia per mettere in circolazione centinaia di articoli e di iniziative ogni anno.
Nel 2008 Schmidt era diventato Presidente del CdA e dal 2013 i principali finanziatori della New America Foundation (che contribuiscono con oltre $ 1 milione ciascuno) si chiamano Eric e Wendy Schmidt, Dipartimento di Stato USA e Bill & Melinda Gates Foundation. I finanziatori minori includono Google, USAID e Radio Free Asia.38
Il coinvolgimento di Schmidt nella New America Foundation lo pone fermamente al centro dei gangli dell’establishment di Washington. Altri membri del CdA della fondazione, sette dei quali sono anche membri del Consiglio sulle Relazioni Estere, includono Francis Fukuyama, uno dei padri intellettuali del movimento neoconservatore; Rita Hauser, che è stata nel Intelligence Advisory Board del Presidente sotto Bush e Obama; Jonathan Soros, figlio di George Soros; Walter Russell Mead, uno stratega del Security USA e redattore di American Interest; Helene Gayle, che siede nei CdA di Coca-Cola, Colgate-Palmolive, Fondazione Rockefeller, nel Foreign Affairs Policy Unit del Dipartimento di Stato, nel Consiglio sulle Relazioni Estere, nel Centro per gli Studi Strategici e Internazionali, nel programma White House Fellows e nella campagna ONE di Bono; E Daniel Yergin, geostrategista del petrolio, ex presidente della task force americana dell’energia per la ricerca strategica dell’energia e autore di “The Prize: The Epic Quest for Oil, Money e Power”.39
Il CEO della fondazione, nominato nel 2013, è l’ex capo di Jared Cohen, quando lavorava allo State Department’s Policy Planning Staff, Anne-Marie Slaughter, una secchiona che ha studiato legge e relazioni internazionali a Princeton, che tiene sempre d’occhio chi passa dalle porte girevoli 40. Lei si trova ovunque al momento in cui si deve scrivere, si deve telefonare per conto di Obama, si deve rispondere sulla crisi dell’Ucraina, e non solo mandando forze armate segrete USA in giro nel paese, ma anche quando c’è da buttare bombe sulla Siria — e quando c’è da mandare un messaggio a Russia e Cina 41. Insieme a Schmidt, nel 2013 partecipa alla conferenza di Bilderberg e siede nella commissione per gli Affari Esteri del Dipartimento di Stato.42
Non c’è stato niente che non sia riuscito a fare Eric Schmidt in politica, tanto da rendermi incredulo nel comprendere cosa sia diventato un ingegnere della Silicon Valley senza ambizioni, com’era ai bei vecchi tempi della cultura dei laureati in informatica della West Coast. Ma forse stiamo parlando di un tipo di persona che partecipa a una conferenza di Bilderberg per quattro anni di seguito, che frequenta regolarmente la Casa Bianca, o che prepara “incontri davanti al caminetto” al Forum Economico Mondiale di Davos.43
Il fatto che Schmidt sia diventato il “Ministro degli Esteri” di Google – con tutta la pompa del cerimoniale di Stato previsto dalla geopolitica – non è qualcosa che arriva dal nulla; E’ il risultato di una lunga preparazione di anni di assimilazione dell’establishment USA, di reputazione conquistata e di influenza dimostrata.
A livello personale, Schmidt e Cohen sono assolutamente persone amabili. Ma il presidente di Google è il classico giocatore “capo d’industria”, con tutto il bagaglio ideologico che si porta dietro quel suo ruolo.44 Schmidt è sempre la persona giusta al posto in cui si trova: il punto in cui si incontrano le tendenze centrali, liberali e imperialiste nella vita politica americana.
In ogni caso, i capi di Google credono veramente nel potere civilizzante delle multinazionali illuminate e lo vedono come una missione che deve plasmare il mondo nel modo come meglio crede la “superpotenza benevola”.
Vi spiegheranno che una mentalità aperta è una virtù, ma tutte quelle prospettive che non coincidono con l’eccezionalismo alla guida del cuore della politica estera americana, per loro resteranno sempre invisibili. Questa è la banalità impenetrabile del “Don’t be evil”, perché loro credono veramente che stanno facendo del bene. E questo è un problema.
Anche quando Google parla in pubblico della sua ambivalenza aziendale, fa molto poco per mascherare questi elementi di fede.45 La reputazione dell’azienda è apparentemente inattacabile. Il logo colorato e giocoso di Google si imprime sulle retine umane poco più di sei miliardi di volte al giorno, 2,1 trilioni di volte l’anno, un’opportunità di condizionamento di chi guarda di cui non ha mai goduto nessuna altra società nella storia. 46 Presa con le mani nella marmellata, lo scorso anno, mentre pasava petabyte di dati personali all’Intelligence USA con il suo programma PRISM, Google continua a proclamare la sua buona volontà generata da un modo di fare ambuiguo che “Don’t be evil”. Google ha mandato qualche lettera aperta simbolica alla Casa Bianca e dopo un po’ tutto sembra essere stato perdonato. Anche quelli che si oppongono ai controlli della sorveglianza non possono farci niente, perché condannano immediatamente lo spionaggio del governo, ma per cercare di modificare i sistemi invasivi della sorveglianza di Google, devono usare strategie di appeasement – di mediazione..47
Nessuno vuole riconoscere che Google è diventata grande e cattiva. Ma questo è diventata: grande e cattiva. Il mandato di Schmidt come AD ha visto Google integrarsi con la parte più ombrosa della struttura del potere USA, mentre diventava una mega-corporazione geograficamente invasiva. Ma Google, in questa compagnia, si è sempre trovata a suo agio. Molto tempo prima che Larry Page e Sergey Brin assumessero Schmidt nel 2001, le loro prime ricerche, grazie alle quali fu fondata Google, erano state, in parte, finanziate dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA).48 E anche mentre la Google di Schmidt si stava costruendo una immagine, eccessivamente friendly, di Gigante della tecnologia globale, il suo rapporto stretto con la comunità di intelligence andava avanti.
Nel 2003 l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Nazionale (NSA), sotto il suo direttore generale Michael Hayden.49 , aveva già cominciato a violare sistematicamente la Legge sulla sorveglianza delle informazioni in ambito internazionale (FISA). Quello era il periodo del programma “Total Information Awareness”.50 Prima ancora che PRISM fosse immaginato, quando Bush era alla Casa Bianca, e prima ancora che la NSA cercasse di “raccogliere tutto, annusare tutto, sapere tutto, elaborare tutto e sfruttare tutto” 51. Nello stesso periodo, Google— ormai aveva reso di dominio pubblico che la sua missione era di raccogliere e “organizzare le informazioni del mondo e renderle universalmente accessibili e utili” 52— ed accettava ( per questo) un paio di milioni dalla NSA per fornire all’agenzia gli strumenti di ricerca per mettere insieme rapidamente tutte le informazioni rubate.
Nel 2004, dopo aver rilevato la Keyhole, una start up di mappatura tech, co-finanziata dalla National Geospatial-Intelligence-Agency (NGA) e dalla CIA, Google sviluppò altre alla tecnologia di Google Maps, anche una versione aziendale che da quando è stata acquisita dal Pentagono e dalle agenzie federali e statali ha generato contratti multimilionari.54 Nel 2008, Google ha contribuito al lancio di un satellitare spia NGA, lo GeoEye-1 e Google ha condiviso le foto inviate dal satellite con l’esercito e con le intelligence USA 55 Nel 2010, la NGA ha assegnato a Google un contratto da 27 milioni di dollari per i servizi di visualizzazione geospaziale. 56
Allo stesso tempo, Google si stava interessando di un programma chiamato “Enduring Security Framework” 58 (ESF), che comportava la condivisione di informazioni tra le aziende tecnologiche della Silicon Valley e le agenzie che lavoravano “a velocità di rete”59 per il Pentagono. Le e-mail ricevuto nel 2014, per le richieste di libertà d’informazione, ci mostrano che Schmidt e il suo socio in Google Sergey Brin hanno tenuto una corrispondenza – molto confidenziale – con il capo del NSA, Gen. Keith Alexander su ESF. 60
Il reportage sulle e-mail si concentra sulla familiarità nei toni nella corrispondenza: ”Gen. Keith, è stato bello incontrarci . . . ! ” – Scrive Schmidt -. Ma la maggior parte dei commenti hanno trascurato un dettaglio cruciale, quando si legge: “Le sue intuizioni come membro chiave della Defense Industrial Base“ – come scrive Alexander a Brin – “sono preziose per garantire che gli sforzi del FSE abbiano un impatto misurabile”.
Nel 2012, Google entrò nell’elenco dei lobbisti come Top-Spending di Washington, DC, – un elenco della Camera di Commercio USA, ad uso esclusivo dei massimi contraenti militari e del petrocarbone 62 Google è entrata in questa classifica, subito sopra il gigante aerospaziale militare Lockheed Martin, che pagò un totale di 18,2 milioni di dollari spesi nel 2012 e la Lockheed che spese $ 15,3 milioni.
Anche la Boeing, il costruttore militare che assorbì McDonnell Douglas nel 1997, era sotto Google, con 15,6 milioni di dollari spesi, così come Northrop Grumman che spende 17,5 milioni di dollari.
Se qualcosa è cambiato da quando queste parole sono state scritte, è che la Silicon Valley è cresciuta incessantemente in quel suo ruolo passivo, preferendo nascondere il suo pugno duro in un guanto di velluto. Nel 2013, Schmidt e Cohen dichiaravano:
Quello che era la Lockheed Martin era nel XX secolo, saranno le tecnologie e le società di sicurezza informatica nel XXI secolo.
Questa fu una delle tante asserzioni audaci fatta da Schmidt e Cohen nel loro libro, poi pubblicato nell’aprile 2013. Abbandonato il titolo iniziale “L’Impero della mente”, si preferì “The New Digital Age: Rimodellare il Futuro delle Persone, delle Nazioni e degli Affari”. Nel momento in cui venne pubblicato io formalmente avevo chiesto e ottenuto asilo politico dal governo dell’Ecuador, e mi ero rifugiato nell’Ambasciata di Londra ed avevo già trascorso quasi un anno in quell’ambasciata e, con la polizia UK fuori dalla porta, non potevo uscire.
Online feci notare che la stampa stava parlando con una certa eccitazione del libro di Schmidt e di Cohen, ignorando in modo assoluto l’esplicito imperialismo digitale contenuto nel titolo e la lampante sequela di endorsements che avevano preceduto la pubblicazione del libro fatta da noti guerrafondai come Tony Blair, Henry Kissinger, Bill Hayden e Madeleine Albright.
Etichettato come una predizione visionaria sui cambiamenti tecnologici globali, il libro non è riuscito nel suo intento — non è riuscito nemmeno a immaginare un futuro, sostanzialmente, diverso dal presente sia nel bene che nel male. Il libro era una fusione semplificata tra la vecchia ideologia di Fukuyama “La fine della storia” – già fuori moda dagli anni ’90 – e i sempre più veloci telefoni cellulari. Il libro è pieno di frasi fatte usate a Washington , dagli ortodossi del Dipartimento di Stato, e da sparate adulatrici di Henry Henry Kissinger.
Le cose nuove scedenti e degenerate, quasi non sembravano scritte da quello Schmidt, da quell’ uomo acuto e tranquillo che si era seduto nel mio salotto. Ma leggendo ho cominciato a vedere che il libro non era un tentativo serio di parlare della storia futura, ma era solo una canzone d’amore che Google aveva voluto scrivere alla Washington ufficiale. Google, un enorme superstato digitale, si stava offrendo di diventare il visionario-sognatore della geopolitica di Washington.
Un modo di guardare le cose fatto dal libro è vederle come un business. Per un monopolista dei servizi di Internet americani per garantirsi il dominio del mercato globale non può bastare continuare semplicemente a fare quello che sta già facendo e permettere che la politica si occupi della politica. L’egemonia strategica ed economica americana diventa un pilastro vitale perché Google possa dominare il mercato. Che cosa deve fare, quindi, una megacorp ? Se vuole occuparsi del mondo, deve diventare parte integrante dell’impero originale ““don’t be evil””.
Sia che sia semplicemente un’impresa o “qualcosa più di una impresa”, le aspirazioni geopolitiche di Google sono aggrovigliate nel programma stesso della politica estera della più grande superpotenza del mondo.
Mentre cresce il monopolio del Search e di Internet di Google e, mentre si allarga il suo cono di controllo, per coprire la maggior parte della popolazione mondiale, mentre sta dominando rapidamente il mercato dei telefoni cellulari e mentre sta correndo per estendere ancora la sua rete di accesso a Internet nel mondo globale, Google sta diventando per molte persone la personificazione di Internet. 70 e la sua influenza sulle scelte e sul comportamento della totalità degli esseri umani si traduce in un potere reale che può influenzare il corso della storia.
Se il futuro di Internet dovrà essere Google, questa dovrebbe essere una grave preoccupazione per tutti, in America Latina, in Oriente e nel Sud-Est Asiatico, nel subcontinente indiano, in Medio Oriente, nell’Africa subsahariana, nell’ex Unione Sovietica e anche in Europa – dove Internet incarna la promessa di un’alternativa ed una nuova egemonia culturale, economica e strategica che sarà americana.71All’inizio mi ero veramente interessato a questa faccia di Google nel 2013, poi mi sono letto l’intera trascrizione dell’intervista di Schmidt ad Assange che è riportata in questo articolo: Highlights from the Incredible 2011 Interview of Wikileaks’ Julian Assange by Google’s Eric Schmidt.
Per finire mi sembra che questi Tweet spieghino in sintesi e un modo corretto il contenuto di questo pezzo:
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