Il 29 agosto 2017, la Repubblica popolare
democratica di Corea procedeva al lancio missilistico che sorvolava il
Giappone. Questa nuova iniziativa, dopo tre lanci di missili a corto
raggio del 26 agosto, sembra la risposta di Pyongyang all’intensificarsi
delle sanzioni internazionali contro la RPDC e le manovre belliche
USA-Corea del Sud Ulji Freedom Guardian del 31 agosto.
La
scommessa dell’amministrazione Trump di piegare la Repubblica
Democratica Popolare di Corea (RPDC) si è dimostrata ancora una volta
errata, non sorprendentemente in quanto la RPDC ha sempre risposto alle
ostilità di Stati Uniti e alleati coi programmi nucleari e balistici.
Più che mai, l’Associazione Amicizia Francia-Corea vorrebbe che gli
Stati Uniti avanzino un’offerta seria di dialogo, con un gesto
significativo che dimostri buona volontà, la sospensione delle manovre
militari e almeno soppressione parziale delle sanzioni in cambio della
ripresa dei negoziati, che potrebbe assumere la forma di un appello a
Kim Jong-un e Donald Trump a porre fine a tensioni e sanzioni,
costantemente rinnovate.
Col lancio del missile (che non è chiaramente un ICBM, a differenza di
luglio), presso Sunan, sede dell’aeroporto di Pyongyang, la RPC dimostra
l’operatività dei lanci su tutto il suo territorio al fine di
dissuadere gli Stati Uniti da colpi mirati su alcune installazioni
militari. Il missile ha percorso 2700 chilometri in 15 minuti a una
quota massima di 550 chilometri, prima di cadere in mare a 1180
chilometri dalle coste giapponesi. In precedenza, missili che
trasportavano satelliti, non balistici, avevano più volte sorvolato il
Giappone fin dal 1998.
Come nei precedenti lanci, il Giappone
denunciava, col Primo ministro Shinzo Abe, “una minaccia grave e senza precedenti“.
Dato che il lancio è in contrasto con le risoluzioni, il Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) si riuniva urgentemente il 29
agosto su richiesta di Washington, Tokyo e Seoul. Donald Trump e Shinzo
Abe parlarono al telefono per 40 minuti.
La Cina invitava le parti a
frenare: il portavoce del Ministero degli Esteri Hua Chunying dichiarava
che “la Cina invita tutte le parti interessate a non intraprendere
azioni che potrebbero spingere ad altre aumentando le tensioni nella
regione“. Dopo aver promesso alla RPDC “fuoco e furia” come
reazione tale che il mondo non ha mai visto, il presidente Donald Trump
intende esercitare una “pressione pacifica” sulla Corea democratica.
Se Tokyo minacciava di distruggere il missile nordcoreano che
sorvolasse il suo territorio, non adottava alcuna iniziativa. Gli
abitanti dell’isola di Hokkaido, sorvolata per due minuti, ricevevano il
messaggio di mettersi al riparo. Joshua Pollack, ricercatore presso il
Centro James Martin per gli Studi sulla non proliferazione, dichiarava
alla CNN che la traiettoria seguita (ad est della Corea, non verso Guam)
era una “misura per mitigare i rischi” verso le aree popolate,
supponendo che il tiro subisse problemi.
La scelta della traiettoria sul
Giappone può anche essere legata alle esercitazioni militari congiunte
statunitensi-giapponesi Northern Viper ad Hokkaido. Poi le autorità
coreane chiarivano di esser intervenute in occasione dell’anniversario
dell’entrata in vigore del Trattato di annessione della Corea al
Giappone del 29 agosto 2010. Un portavoce del Ministero della Difesa
degli Stati Uniti aggiungeva che il lancio non “rappresenta una minaccia
per l’America del Nord”.
Anche se non minacciata, la Repubblica di
Corea (Corea del Sud), poche ore dopo effettuava esercitazioni di
bombardamento con quattro F-15K che sganciavano otto bombe da una
tonnellata Mk-84 nei pressi della RPDC, per dimostrare la “capacità di
distruggere la leadership nordcoreana” in caso di “emergenza”. Tale
iniziativa rende improbabile la ripresa del dialogo inter-coreano,
sacrificato alla speranza di Seul, finora delusa, di poter pesare sugli
orientamenti strategici di Washington ponendosi da alleato più fedele
nell’Asia del Nordest.
Mentre è sempre più improbabile che la RPDC rinunci volontariamente alle armi nucleari alla luce dei progressi compiuti, i negoziati, unico risultato credibile e desiderabile alla crisi attuale, si concentreranno sulla non proliferazione e il possibile congelamento dei programmi nucleari e balistici nordcoreani. Inoltre, come osserva CNN, riflettendo il consensuale punto di vista degli esperti statunitensi, una forza dissuasiva nucleare per le autorità nordcoreane è garanzia di non seguire il destino di Iraq e Libia; gli esperti (anche consiglieri governativi occidentali) non credono nel primo uso della forza militare della Corea democratica: “Perché la Corea democratica vuole armi nucleari e missili
La Corea democratica sviluppa da tempo armi nucleari e missili a lungo raggio per dissuadere gli Stati Uniti dal tentativo di rovesciare il regime di Kim Jong Un. Pyongyang ritiene che i leader di Paesi come l’Iraq, dove l’ex-dittatore Sadam Husayn fu rovesciato dagli Stati Uniti, e la Libia, il cui ex-leader abbandonò le ambizioni nucleari per eliminare le sanzioni e avere aiuti, furono rovesciati e uccisi dall’intervento statunitense in un contesto d’instabilità interna, e ritiene che solo la minaccia di colpire il territorio statunitense con una forza di ritorsione nucleare impedirà l’intervento militare statunitense. Molti esperti ritengono che la Corea democratica non utilizzerà per prima le sue armi.
Secondo gli esperti, Kim Jong Un pone
la sopravvivenza del suo regime al di sopra di tutto e sa che l’uso di
un’arma nucleare innescherebbe una guerra che non può vincere”. D’altra
parte, il rischio che una guerra sia scatenata dagli Stati Uniti
dell’imprevedibile Donald Trump è più elevato: questo è il rischio che
va eliminato.
Fonti:
Pentagono: La Corea democratica ha lanciato un missile che ha sorvolato il Giappone
Il lancio dei missili nordcoreani vi spaventa?
Pentagono: La Corea democratica ha lanciato un missile che ha sorvolato il Giappone
Il lancio dei missili nordcoreani vi spaventa?
Zjuganov consiglia gli USA di lasciare in pace la Corea democratica
Gennadij Zjuganov Histoire et Societé 29 agosto 2017
Gennadij Zjuganov Histoire et Societé 29 agosto 2017
Gennadij
Zjuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa, ha
invitato gli Stati Uniti a lasciare in pace la Corea democratica, che ha
diritto alla propria versione dello sviluppo, secondo Interfax.
“Lasciate in pace la Corea democratica. Lasciatela crescere come ritiene opportuno. Conta sulle proprie forze creando una tecnologia moderna, costruendo strade e abitazioni. Ha diritto al proprio sviluppo“,
dichiarava Gennadij Zjuganov a una conferenza stampa a Mosca.
“In geopolitica gli statunitensi s’intromettono dovunque, hanno 800 basi. Non è un caso che la leadership nordcoreana sia obbligata a creare armi di distruzione di massa, missili e tecnologie spaziali“,
ha detto
il leader del Partito Comunista, secondo cui se queste armi le avesse
avute la Jugoslavia, Milosevic non sarebbe stato trattato in quel modo.
“Se le avesse avute l’Iraq, Sadam Husayn non sarebbe stato impiccato. Se le avesse avute la Libia, Gheddafi non sarebbe stato linciato per strada“,
affermava Gennadij Zjuganov, secondo cui ogni volta che c’è una
leadership, un pensiero nazionale indipendente, inizia il sabotaggio
degli Stati Uniti, la provocazione.
“D’altra parte, questa situazione è così tesa che ci vuole poco per fare esplodere la regione“,
e ha detto che si era recato nella Corea democratica, vedendo il
rafforzamento dei sistemi d’arma, tra cui artiglieria dalla gittata di
40 km.
“Ho visto e capisco che è obbligata a farvi fronte, perché saranno obbligati a partecipare a questo conflitto. C’è un’enorme armata statunitense in Corea del Sud, persone che cercano di proteggersi dalle altre. Così smettete di minacciare, di violare lo spazio di questo Paese, di passare leggi contro la Federazione Russa“,
dichiarava il leader del Partito Comunista.
La
RPDC ha nuovamente ignorato le minacce di Washington e le sanzioni del
Consiglio di sicurezza dell’ONU lanciando un missile balistico Hwasong-12
che sorvolava il Giappone verso l’Oceano Pacifico e raggiungeva 550 km
all’apogeo volando per 2700 km prima di cadere nell’Oceano Pacifico, ad
est dell’Hokkaido.
Fonti giapponesi affermano che prima della caduta il
missile balistico andava in pezzi. In occasione del lancio, Giappone e
Corea del Sud hanno protestato, e inoltre il primo ministro giapponese
dichiarava di lamentarsi all’ONU aspettandosi un’azione dagli Stati
Uniti, finora limitata a dichiarazioni minacciose, cui Kim Jong-un non
bada.
Il missile è denominato KN-17 dagli Stati Uniti e dal punto di vista degli specialisti statunitensi, è dotato di un motore nordcoreano, versione modernizzata di alcuni sviluppi sovietici (eventualmente della Juzhmash esportati dall’Ucraina). Un’importante differenza del missile è l’assenza di “pinne” di stabilizzazione esterne, presenti sulle versioni precedenti dei missili balistici della RPDC; ciò è considerato un progresso significativo del programma missilistico nordcoreano.
I
potenziali parametri della testata nucleare del missile sono
sconosciuti, ma ufficialmente la RPDC dichiara che il missile può
trasportare una grande testata nucleare. Non ci sono informazioni sulla
capacità del missile di violate gli elementi del sistema ABM. Il missile
lanciato non è il più avanzato disponibile della RPDC: non molto prima
veniva testato un missile Hwasong-14 più lungo, che può colpire
Guam e teoricamente l’Alaska, cosa che non impedisce alla propaganda
nordcoreana di dire che gli Stati Uniti continentali possono essere
colpiti. Ma anche nella forma attuale, Hwasong-12 e Hwasong-14
garantiscono pienamente alla RPDC l’opportunità di colpire obiettivi in
Giappone, Corea del Sud e Guam, base della dissuasione nucleare con cui
la RPDC può danneggiare i vicini in modo inaccettabile, in caso di
aggressione.
Naturalmente, Pyongyang non rinuncerà mai a ciò, il che
significa che nel prossimo mese vi saranno diversi test simili,
soprattutto dato che Kim Jong-un già indica apertamente “ad approfondire
e velocizzare”. Si può dire con sicurezza che finché gli Stati Uniti
continueranno le esercitazioni e a mantenere il THAAD in Corea del Sud,
Pyongyang continuerà i lanci in modo che nessuno pensi che si possa
costringerla ad abbandonare il proprio programma sui missili nucleari.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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