In Turchia c’è stata una riunione importante, che potrebbe avere
conseguenze a lungo termine per l’intera regione. Una delegazione
militare dell’Iran arrivava nel Paese della NATO per discutere le azioni
congiunte in Iraq e Siria.
La delegazione comprendeva il Capo di Stato
Maggiore Congiunto dell’Esercito iraniano Bagheri, il Vicecomandante
dell’IRGC, il Viceministro degli Esteri, il Comandante delle Forze di
Sicurezza delle frontiere. Durante l’incontro sono stati raggiunti
numerosi accordi che hanno permesso al Capo di Stato Maggiore Generale
iraniano di affermare che i colloqui sono stati molto efficaci.
1. Turchia e Iran non riconoscono il referendum curdo in Iraq. L’Iran è categoricamente contrario a un Kurdistan indipendente e, secondo il Capo di Stato Maggiore Generale iraniano, in questo argomento è stato trovato un linguaggio comune con la Turchia.
2. Le parti hanno convenuto visite navali reciproche, scambio di studenti delle accademie militari, presenza di osservatori militari nelle esercitazioni militari ed esercitazioni congiunte.3. È stato raggiunto un accordo col Capo di Stato Maggiore turco Hulusi Akar che presto visiterà Teheran. Beh, da lì la prima visita di Erdogan non è lontana. Entrambe le parti sono strategicamente impegnate nei negoziati di Astana, naturalmente vantaggiosi per la Federazione Russa.
4. La Turchia è lieta che Iran e Russia siano più consapevoli della sua preoccupazione per la questione curda, a differenza degli Stati Uniti, che non abbandonano il sostegno alle YPG, il primo problema della Turchia.
5. Iran e Turchia continueranno le consultazioni sulle operazioni dell’esercito e dei servizi speciali per un’azione comune contro al-Nusra, collegandosi alla questione della “procura” turca ad Idlib, dove al-Nusra ha puntato a un proprio allargamento.
6. Sono state discusse questioni controverse sulle zone di de-escalation, soggette a garanzie russe. In questo argomento sono rimasti punti controversi, in quanto la Turchia teme che, nel risolverle, l’Iran assegnerà ai suoi “agenti” ciò che non è dovuto dagli accordi di Astana ed altri.
In generale, in base ai cambiamenti strategici nel corso della guerra
siriana, si può osservare come gli interessi iraniani e turchi
coincidano. Questa opzione è apparsa in Turchia dopo aver abbandonato
l’idea di rovesciare Assad e puntato sul campo russo-iraniano. La
questione curda spingerà oggettivamente Ankara e Teheran verso una
cooperazione più stretta su questione curda e divisione delle sfere
d’influenza in Siria, soprattutto perché sarà preferibile per la Russia
vedere turchi e iraniani (entro limiti ragionevoli) che non truppe
statunitensi in Siria.
Questa cooperazione si è già perfettamente
manifestata dopo la conclusione degli accordi in Astana e le parti hanno
ottenuto notevoli benefici, intendendo continuare tale cooperazione
vantaggiosa dove, oltre ad obiettivi comuni con la Russia, hanno anche
propri interessi. La Turchia lotta contro l’influenza curda e il
ripristino della posizione nella regione, e l’Iran costruisce il ponte
sciita Teheran-Beirut diretto anche contro Israele, e prosegue la guerra
ibrida contro l’Arabia Saudita.
Dato che numerosi obiettivi di Iran e
Turchia coincidono con quelli della Russia, le parti da un lato svolgono
un compito utile ponendo fine alla guerra in Siria a favore di Assad e,
dall’altro, aumentano notevolmente l’influenza, sfruttando i fallimenti
di sauditi e statunitensi che ne hanno indebolito il controllo sulla
regione, aprendo opportunità ai principali attori regionali.
L’indebolimento dell’influenza statunitense, anche in considerazione
delle azioni della Russia, ha già portato diversi Paesi, già abbastanza
aperti a perseguire proprie politiche senza riguardo per Washington, a
concludere accordi che escludono Washington e dividono le sfere di
influenza senza badare agli statunitensi. È difficile immaginare
un’illustrazione più chiara per dimostrare la crisi dell’egemonia degli
USA.
L’attuale offensiva mediatica sugli Stati Uniti in merito alle accuse di aver fornito armi chimiche ai terroristi e le richieste della Siria di sospendere le azioni della coalizione statunitense sul proprio territorio, riflettono il graduale rafforzamento strutturale della Siria nella guerra, dove tutti gli attori chiave cercano posizioni favorevoli in anticipo e di conseguenza respingendo gli avversari. La posizione degli USA è più vulnerabile.
Più restano illegalmente in Siria e vicini
al califfato dello SIIL, più sarà chiaro che sono in Siria per
smembrarla, facilitando l’ulteriore campagna mediatica contro gli Stati
Uniti, che hanno già abbandonato lo slogan “Assad deve andarsene”. Ciò
rende la loro presenza in Siria più aggressiva.
Russia, Iran e Turchia
sono in una posizione favorevole, poiché operano in Siria in accordo con
Damasco, e Russia e Iran in generale operano su invito del governo
siriano. Naturalmente, Russia e Iran, così come la Turchia che li ha
raggiunti, si sforzeranno di cacciare gli Stati Uniti dalla Siria e di
risolvere il problema curdo secondo propri termini.
Gli Stati Uniti, a
loro volta, chiariscono che non rigetteranno la propria strategia
(altrimenti ammetterebbero di aver perso la guerra in Siria), portando
alla dichiarazione della leadership delle SDF sugli Stati Uniti che
resteranno in Siria per anni, con una “Cooperazione fruttuosa”. Mentre
il califfato e al-Nusra sono schiacciati, queste contraddizioni saranno
sempre più evidenti e la posizione della Turchia sarà di grande
importanza nella definizione della configurazione della Siria
settentrionale dopo la sconfitta del califfato.
Pertanto, ci saranno
ancora molti negoziati tra Russia, Iran e Turchia, dove le parti si
coordineranno alla luce di un possibile conflitto con gli Stati Uniti
per il controllo della Siria settentrionale. Erdogan non ha ancora
rigettato l’invasione di Ifrin e continuerà a presentare tale opzione a
Russia e Iran, nel caso in cui i rapporti con i curdi e gli Stati Uniti
si guastino completamente, dando ad Erdogan l’opportunità di occupare
Ifrin col pretesto di “combattere il terrorismo”. L’intrigo principale è
che se gli Stati Uniti vogliono accelerare l’isolamento del Kurdistan
siriano dalla Siria, e Russia e Iran avranno due buone ragioni per
attirare immediatamente Erdogan su una politica più rigorosa nei
confronti dei curdi in Siria.
Da una parte, la lotta per l’integrità
territoriale della Siria, su cui Federazione russa, Iran e Turchia
convergono. D’altra parte, vi è il desiderio di scacciare gli Stati
Uniti dalla Siria. Qui la Turchia ha una posizione piuttosto ambigua,
poiché fiancheggia la coalizione russo-iraniana continuando a sondare
gli statunitensi per revisionare la strategia di Washington in Siria.
C’è la possibilità che la cacciata degli statunitensi dalla Siria e la
soppressione delle aspirazioni separatiste dei curdi saranno solo due
dei problemi delle parti interessate, servendo da terreno fertile per
una nuova guerra nell’Iraq settentrionale e nella Siria settentrionale,
dove gli Stati Uniti prevedono di smantellare Siria e Iraq (con l’aiuto
di certi Paesi NATO, Giordania, Arabia Saudita ed eventualmente
Israele); vi sarà una coalizione contingente tra Siria, Iraq, Russia,
Iran, Turchia ed eventualmente Qatar, alla luce delle nuove realtà che
saranno decise. La Russia preferisce ancora non forzare gli eventi e
suggerisce di collegare i curdi siriani ai negoziati di Astana,
prevedendo di sottrarre almeno alcuni curdi dall’influenza statunitense e
permettere dei compromessi tra i curdi e Assad.
Ma la Turchia si oppone
apertamente a tale piano, non volendo negoziare coi curdi. E la
posizione dura sul referendum in Iraq, dimostrata congiuntamente con
l’Iran, può anche essere considerata dimostrazione che la Turchia, come
l’Iran, preferisce una posizione più ferma sulla questione curda, e che
la Russia dovrà considerarla. Tuttavia, questo è ancora un problema
lontano e quando si svilupperà pienamente, prossimamente, potrà ancora
cambiare, anche se i contorni generali del conflitto possibile sono già
abbastanza visibili.
Le biforcazioni più vicine sono la liberazione di Dair al-Zur, la presa di Raqqa e il referendum curdo in Iraq, dopo di che vedremo ulteriori chiarimenti del quadro e della configurazione generale del conflitto sull’autodeterminazione curda, in contraddizione inconciliabile con la questione dell’integrità territoriale di Siria e Iraq.
Cassad, 18 agosto 2017
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
https://aurorasito.wordpress.com/2017/08/18/sullamicizia-iran-turchia-usa-emraginati-dal-medio-oriente/
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