Molto è stato detto sul fatto
che i rinforzi della NATO negli stati baltici e in Polonia siano stati
percepiti a Mosca come azioni provocatorie che minano la sicurezza in
Europa, mentre si è detto poco sulla graduale ma costante
militarizzazione della Scandinavia. Il tema non guadagna i titoli dei
giornali e non è al centro del dibattito pubblico ma, un passo dopo
l’altro, la regione si trasforma in un trampolino di lancio per condurre
azioni offensive contro la Russia.
Ørland [in inglese]
nella Norvegia meridionale si sta espandendo per diventare la
principale base aerea della Norvegia che ospita i velivoli americani
F-35 Lightnings – gli aerei invisibili che diventeranno la
spina dorsale della forza aerea norvegese. La Norvegia ha acquistato 56
di questi aeromobili. Lo F-35 è un’arma offensiva, non difensiva. Questi
aerei, armati con testate nucleari, possono colpire in profondità il
territorio della Russia.
Fornire ai piloti norvegesi
la formazione alla guida degli aerei che trasportano armi nucleari, come
le testate nucleari dotate di alette B61-12, costituisce una violazione
del Trattato di Non Proliferazione [in italiano]
del 1968. L’articolo 1 del TNP vieta il trasferimento di armi nucleari
da stati con armi nucleari ad altri stati: “Ogni stato membro del
Trattato fra potenze nucleari si impegna a non trasferire a nessun
destinatario armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari o il
controllo su tali armi o dispositivi esplosivi”.
L’articolo II impone
agli stati senza armi nucleari di non ricevere armi nucleari: “Ciascuno
degli stati senza armi nucleari del trattato si impegna a non ricevere
alcuna arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari o il
controllo di tali armi o dispositivi esplosivi”. Come può la Russia
essere sicura che questi aerei non siano armati con armi nucleari quando
non c’è accordo di alcun tipo per verificare la conformità con l’NPT?
Ørland si trova vicino a
Værnes – la base che ospita 330 marines americani. Nel mese di maggio,
la base ha ospitato l’esercitazione militare biennale della NATO
“Esercitazione Sfida Artica 2017” che coinvolge oltre 100 aerei da 12
nazioni. È stata la prima volta che un bombardiere strategico
statunitense (B-52H) ha partecipato all’evento formativo.
La scelta della base è stata
accuratamente calcolata per tenere gli aerei lontani dalla portata dei
missili russi Iskander (500 chilometri), ma nessuna posizione in
Norvegia è al di là della portata dei missili navali Kalibr a bordo
delle navi russe né tantomeno dagli aerei russi dotati di missili
aria-terra a lungo raggio.
Nel mese di giugno, il
governo della Norvegia ha annunciato che è stata presa la decisione di
estendere la presenza a rotazione del Corpo dei Marines degli Stati
Uniti, stanziati a Værnes fino al 2018. La mossa è in contraddizione con
la politica norvegese attuata fino ad oggi di non permetter
l’estensione di basi militari straniere nel paese in tempi di pace.
Nel mese di giugno inoltre,
gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Norvegia hanno convenuto in linea
di principio di creare una coalizione trilaterale costruita intorno agli
aerei da marina P-8 per creare operazioni congiunte nell’Atlantico
settentrionale nei pressi delle basi della flotta settentrionale della
Russia.
La Norvegia contribuisce al
sistema di difesa missilistica balistico (BMD) della NATO integrandovi
sia il suo radar Globus II/III nell’isola di Vardøya, situato vicino al
confine russo, a pochi chilometri dalla base dei sottomarini strategici,
sia 5 fregate di classe Fridtjof Nansen equipaggiate con il sistema
Aegis. La costruzione del radar a Vardøya è in corso, ed esso potrà
distinguere le testate reali dalle esche. Un altro radar situato nelle
Svalbard, nel Mare Artico, può essere utilizzato anche dalle forze
armate statunitensi per scopi di difesa missilistica.
Le forze terrestri Norvegesi
sono situate in Lituania come parte di una forza multinazionale della
NATO sotto il comando tedesco.
La Svezia, uno stretto
alleato della NATO, sta aggiornando le sue forze armate con un forte
aumento delle spese. Lo scorso dicembre, il governo svedese ha detto
alle autorità comunali di preparare le infrastrutture di difesa civile e
le procedure per una possibile guerra. La mossa è stata sollecitata dal
ritorno del Paese alla “strategia di difesa totale”, quella dell’era
della Guerra Fredda. Nel settembre del 2016, 150 soldati sono stati
messi in servizio permanente sull’isola di Gotland per “difenderla dalla
Russia”. La Svezia ha mantenuto una guarnigione militare permanente in
Gotland per centinaia di anni fino al 2005. L’agenzia svedese per le
contingenze civili (MSB) ha ordinato una revisione dei 350 bunker civili
sull’isola. I rifugi sono progettati per proteggere la gente dalle onde
d’urto e dalle radiazioni da una detonazione nucleare, nonché da armi
chimiche e biologiche.
Nel mese di marzo, Stoccolma
ha annunciato i piani per reintrodurre il servizio militare obbligatorio
abbandonato nel 2010. La coscrizione rientrerà in vigore il 1 ° gennaio
2018.
Nel mese di giugno, la Svezia ha detto [in inglese]
che desidera unirsi a una “Joint Expeditionary Force” condotta dai
britannici, rendendo la partecipazione svedese a una guerra europea
praticamente inevitabile.
Questo mese, l’esercito svedese ha annunciato [in inglese]
i piani per condurre la sua più grande esercitazione militare congiunta
con la NATO da 20 anni. Chiamato Aurora 17, l’evento formativo è
previsto per settembre. Le esercitazioni si svolgeranno in tutto il
paese, ma si concentreranno sulla valle di Mälardalen, le aree intorno
alle città di Stoccolma e Gothenberg e sull’isola strategica di Gotland [in inglese].
Oltre 19.000 soldati svedesi parteciperanno, oltre a 1.435 soldati
degli Stati Uniti, 270 dalla Finlandia, 120 dalla Francia e 40-60 da
Danimarca, Norvegia, Lituania e Estonia.
In giugno il presidente russo Putin ha avvisato [in inglese]:
“Se la Svezia entra nella NATO, ciò influirà in modo negativo sulle
nostre relazioni, perché considereremo che l’infrastruttura del blocco
militare occidentale ora si avvicina dal lato svedese”.
Nel giugno 2016, la Finlandia
ha partecipato alla BALTOPS, un’esercitazione navale della NATO. È
stata la prima volta che le forze NATO si sono esercitate sul territorio
finlandese (la zona costiera a Syndale). Nel frattempo, il Ministro
degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto [in inglese] al
suo omologo finlandese Timo Soini che il Cremlino prenderà misure non
specificate per rispondere ad una maggiore attività della NATO nella
regione baltica. Secondo Lavrov “Noi non nascondiamo il nostro
atteggiamento negativo rispetto ai movimenti dell’infrastruttura
militare della NATO nei confronti delle nostre frontiere, che sta
trascinando nuovi Stati nell’attività militare del blocco”.
Tutti questi fatti e
manifestazioni, sommati insieme, dimostrano che la militarizzazione
della Scandinavia sta avanzando a passi da gigante per minare la
sicurezza in Europa. Nessun grido di allarme è stato sollevato dai media
russi, ma gli sviluppi sono attentamente seguiti da Mosca.
Visitando la
Finlandia il 27 luglio, il Presidente Putin ha dichiarato che la Russia
“sta tenendo d’occhio una certa intensificazione nel movimento degli
aerei militari, delle navi e delle truppe. Per poter evitare conseguenze
negative, che nessuno vuole, dobbiamo mantenere il dialogo”. Putin ha
inoltre sottolineato la disponibilità al dialogo con i paesi neutrali
che si affacciano sul Mar Baltico, come la Finlandia che non fa parte
della NATO.
I fatti sopra elencati
mostrano che la situazione è abbastanza grave da diventare una priorità
nell’agenda del Consiglio NATO-Russia. Ma non è ancora così. Lo scorso
anno Frank-Walter Steinmeier, l’allora Ministro degli Esteri e attuale
Presidente della Germania, rimproverò [in inglese] la NATO per “il tintinnare di sciabole e le grida di guerra” e le provocatorie attività militari in prossimità dei confini russi. Egli chiese [in inglese]
quindi un accordo per il controllo delle armi tra l’Occidente e la
Russia. Quindici altri membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la
Cooperazione in Europa (OSCE) hanno aderito all’iniziativa di
Steinmeier: Francia, Italia, Austria, Belgio, Svizzera, Repubblica Ceca,
Spagna, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Svezia, Slovacchia,
Bulgaria e Portogallo.
In realtà, l’iniziativa di
rilanciare il processo di negoziazione non è della Germania. La proposta
della Russia per discutere di un nuovo trattato europeo [in inglese] sulla sicurezza è stata respinta dall’Occidente, e il progetto di documento [in inglese] è stato pubblicato nel 2009. Nel marzo 2015 la Russia ha espresso [in inglese] la sua disponibilità a negoziare un nuovo accordo sul controllo delle armi convenzionali in Europa.
Mosca non ha mai respinto
l’idea di lanciare dei colloqui per affrontare il problema e non lo
rifiuta adesso. Il Consiglio NATO-Russia potrebbe contribuire al lancio
di discussioni in materia ma non lo ha ancora fatto. In realtà, nulla è
stato fatto per alleviare le tensioni, in particolare in Europa e nella
penisola scandinava. Nel frattempo, la situazione aggrava i malintesi e
monta la tensione.
*****
Articolo di Alex Gorka apparso su Strategic Culture Foundation il 31 luglio 2017
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]
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