ISIS/SITE: tocca a voi!
A proposito dell’annuncio post-Barcellona di un imminente attentato in Italia, ce ne sono stati altri che minacciavano sfracelli in Vaticano, al Colosseo, la conquista di Roma. Ma stavolta potrebbe essere diverso. Intanto la notizia proviene da fonte autorevole e credibile: il sito SITE di Rita Katz, portavoce e diffusore da anni del jihadismo più efferato, in particolare dell’ISIS, con il quale la collaborazione nella promozione di quel panico che si sa funzionale alle aggressioni belliche e all’instaurazione di regimi di polizia, è stretta e, come provano i risultati, efficacissima.
Senza l’istantanea diffusione a dimensione mondiale dei più raccapriccianti video e comunicati, prodotti con la nota perizia professionale dagli studios del mercenariato imperialista, di cui siamo debitori a Rita Katz, titolare del sito SITE, gran parte del messaggio terrorizzante e intimidatorio assegnato ai protagonisti della guerra al e del terrore sarebbe andata persa.
Rita Katz, ufficiale israeliano e portavoce Isis
Non deve stupire, data l’intesa strategica sugli obiettivi, l’amalgama Israele-jihadisti, evidenziato nel concorso israeliano alle operazioni sul campo dell’Isis e di Al Nusra e nel recupero israeliano di combattenti jihadisti curati negli ospedali allestiti sul Golan. Così non può sorprendere che Rita Katz, israeliana ex-ufficiale di Tsahal e da allora e sempre agente dei servizi israeliani, abbia costruito il meccanismo per il quale ogni azione e ogni parola del terrorismo jihadista entri nel conscio e nel subconscio delle popolazioni di mondi da condizionare.
I grandi vecchi della guerra al/del terrorismo, la testa della piovra gigante, hanno in SITE lo strumento indispensabile perchè di ogni iniziativa jihadista non sia perso l’effetto propagandistico: odio per l’Islam e guerre, panico e autorepressione. Piovra che alla periferia, per la penetrazione anche in nicchie potenzialmente refrattarie, si avvale dei formidabili tentacoli della grande informazione internazionale, a partire dal New York Times e, scendendo per li rami, dei tentacoli di seppioline mediatiche come gli organi ripetitori italiani, non escluso l’apporto di meduse tossiche dai peletti urticanti come “il manifesto”.
Ci si dovrebbe porre una domanda facile
facile, ma che nessuno si pone perchè sarebbe un po’ come utilizzare un piede
di porco contro la cristalliera: come mai a nessuno è mai venuto in mente di
indagare per quali vie un video Isis, tipo che mostra un gruppo di esseri
umani chiusi in gabbia, incendiati e poi affogati, sia riprodotto istantaneamente nel canale di Rita
Katz. Con chiaro effetto glorificatore.
Domanda alla quale potrebbe appaiarsi l’altra, circa una totale apatia, se non accidia, del dotatissimo apparato investigativo, di sorveglianza, di controllo, sviluppato in occidente con le nuove tecnologie, rispetto a qualche indagine su natura e dislocazione degli avanzatissimi studi e macchinari dai quali escono le perfette produzioni audiovisive dei jihadisti.
E siccome le domande, volendo, sono come le ciliege, si potrebbe considerare che l’assenza di queste domande, epocali quanto ne sarebbe la risposta, equivale a quella che per anni, fino all’arrivo dei bombardieri russi, non si è posto l’interrogativo di cosa fossero, da dove venissero, dove andassero (a Haifa) , cosa contenessero, quali profitti generassero e per chi, le colonne di cisterne che viaggiavano alla luce del sole tra pozzi petroliferi di Iraq e Siria sotto occupazione Usa-Isis-curdi, Turchia, mare e porti israeliani?
Siamo diventati discoli
Ma lasciamo il fumo e torniamo
all’arrosto. Perchè a questa nuova, diretta minaccia post-Barcellona di Rita
Katz/Isis andrebbe dato più rilievo che alle passate smargiassate contro papa e
Colosseo?
Perchè prima non risultava esserci motivo per impartire all’Italia una
qualche lezione imperiale via terroristi sedicenti islamisti. Le minacce erano
fuffa, fumo che obnubilasse un po’ di cervelli perchè chiedessero “Strade
sicure”, soldati agli angoli della metro e accettassero le intemerate della
Boldrini per l’accoglienza senza se e senza ma e contro le fake news.
Poi
nell’opinione pubblica è incominciato a muoversi la sensazione che con
tutti questi migranti, tutti da noi, con queste Ong che andavano a raccattarli
dai trafficanti, qualcuno puntava a fregarci. Noi e pure i migranti. La coperta
buonista su certe malefatte in mare veniva lacerata da politici e magistrati.
E, a coronamento dell’insubordinazione
ai piani imperialisti, appaltati a Soros, un ministro italiano, che
evidentemente non aveva imparato la lezione Moro, è uscito dallo sgabuzzino
dove curano le scope della villa i nostri politici, e ha messo la mordacchia a
un anello della filiera criminale che svuota paesi per alluvionarne altri.
Insomma è spuntato qualcosa e qualcuno che minacciava di far vedere nudo il re.
E questo è niente: quando gli era stato fatto capire che l’ENI doveva limitarsi
a fare le pulizie alle Sette Sorelle, che Roma doveva starsene lontana dal gas
del Mediterraneo, che a occuparsi di Al Sisi, dell’Egitto e della Libia, cuore
della regione, ci pensavano Usa, UK, Francia, ma mica i loro subalterni,
addetti all’accoglienza e basta, Roma non si è addirittura azzardata di far
tornare l’ambasciatore al Cairo! Lo svuotatore di posaceneri che si intrufola
nella partita di briscola? E Rita Katz
ha tuonato.
Regeni e Oxford Analytrica, la sete di verità dei regeniani
Vogliamo allargarci, eccedere in domande impudiche, anche riguardanti campi lontani, ma pur sempre connessi a quelli di cui sopra? Sappiamo, anche se il silenzio sulla cosa è di tomba (a offesa di quella in cui è rinchiuso Giulio Regeni), che tutti sanno che il giovanotto, definito ricercatore a Cambridge, ma invece, o anche, collaboratore dell’agenzia internazionale di spionaggio e affari sporchi vari “Oxford Analytica”, al Cairo andava sfrucugliando soggetti sindacali “indipendenti”, potenzialmente sovversivi, ai quali, per conto dei suoi mandanti, offriva ricchi fondi perchè presentassero e attuassero “progetti” (testuale nel video). .
Qualche timido tentativo di risalire a
dove originava la missione di Regeni, consultando i suoi referenti a Cambridge,
ebbe piena collaborazione quanto alle domande poste dagli investigatori
italiani. Lo dichiarano quelli di Cambridge, lo negano i corifei italiani di
Regeni e di Aegyptum delendum est. Sarà, non sarà.
Ma la domanda da un milione e passa di
verità è un’altra. Stabilito, sebbene sottaciuto, che Regeni aveva
lavorato, almeno per un anno e mezzo, ufficialmente per Oxford Analytica,
prima di spostarsi al Cairo per offrire progetti a oppositori del governo, alle
dipendenze e su disposizioni di provati criminali come John Negroponte, David
Young e l’ex.capo-spione britannico McColl, c’è un solo motivo al mondo che
spieghi perchè coloro che si sono arrabattati da 17 mesi per Regeni e contro Al
Sisi, con un accanimento degno della neutralizzazione di Mengele, non si
siano mai occupati di Oxford Analytica, non siano mai andati a sentire che cosa
il ragazzo ci facesse tra le grinfie di quei pendagli da forca che avevano
insanguinato interi continenti?
Sempre che non siano troppo impegnati, come in questi giorni, a raddrizzare la barca delle bufale su Al Sisi, Regeni, il terrorismo, riempiendo paginate con interviste su Regeni e Al Sisi ai rinomati professori dell’Università Americana del Cairo, noto covo di intelletti antimperialisti, o ai tanti che, nel web e sui giornali, sbertucciano o demoliscono il presidente di questa povera repubblica, sottoposta a una dittatura che reprime ogni libertà d’espressione. Salvo quella di dire peste e corna dell’assassino di Regeni.
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