La scienza ufficiale trova impossibile che
uomini del neolitico possano aver eretto megalitici monumenti, tra i
quali le piramidi e la Sfinge.
Come potevano averla costruita oltre 12.000 anni fa?
Le tesi dei ricercatori, tra i quali eminenti geologi, che la
considerano opera di una civilizzazione vissuta prima della nostra,
purtroppo cancellata alla fine dell'ultima era glaciale, sono state e
sono ritenute eretiche e, ovviamente, denigrate da tutti gli accademici.
È loro consuetudine, infatti, una volta ufficialmente accettata la
teoria di un eminente e illustre collega, di non considerare tutto
quanto emerge nei sopralluoghi successivi, neanche le eventuali
rettifiche a probabili errori di valutazione.
Essi continuano a sostenere la teoria accettata come avessero un
paraocchi che impedisce di allargare la visione dell'insieme,
comportandosi di conseguenza come coloro che avversarono, al tempo, la
teoria Copernicana.
Poi, talvolta, accade che il fato ci metta il famoso zampino scombinando
le cose, confondendo e demolendo l'assunto della così detta Scienza
Ufficiale.
E così dalle sabbie del tempo riemerge qualcosa che confuta tutte le
certezze; qualcosa che riscrive intere pagine della storia umana e
costringe gli accademici a retrocedere dalle loro convinzioni o a
restare in silenzio, considerando mestamente quanto fin a quel momento
era ritenuto "eresia".
Eventi che si sono ripetuti più volte nelle vicende umane in seguito a
scoperte che retrodatano nei meandri del tempo la presenza di una antica
e perduta civilizzazione provvista di avanzate conoscenze tecnologiche.
Siti come Nevali Cori e Catal Huyuk, avevano già fornito prove concrete
di insediamenti altamente civilizzati 9.000 - 10.000 anni fa confutando
già la tesi ufficiale che l'agricoltura avesse preceduto la
civilizzazione e non il contrario.
La scoperta di Göbekli Tepe,
in lingua turca "collina dell'ombelico", nel sud-est della Turchia,
negli altopiani dell'Anatolia, è una di quelle dovute al puro e semplice
caso fortuito e rappresenta la prova inconfutabile della presenza di
una comunità ben organizzata 13.000 anni fa, come emerge dalla datazione
al radiocarbonio. Costituisce quindi quel "qualcosa" che gli accademici
non si aspettavano assolutamente di trovare.
In una remota zona della Turchia, un pastore, mentre portava al pascolo
il suo gregge, si riposò sedendosi su una delle strane pietre che
affioravano dal terreno. Ai suoi occhi apparvero come pietre innaturali,
di una forma strana e ricoperte da frammenti di selce, un segno
inequivocabile di attività umana. Ne parlò in paese.
I curatori del museo di Sanliurfa contattarono il ministero e da
Istanbul, dall'Istituto Tedesco di Archeologia, giunse la squadra di
archeologi che sotto la direzione di Klaus Schmidt diede inizio agli scavi.
Göbekli Tepe consiste in un complesso di templi
megalitici situati sopra una collina artificiale
di circa quindici
metri e un diametro di trecento; sopra un pianoro che domina la valle di
Harran nei pressi di Sanliurfa, fra il Tauro e il Karaca Dag.
Il ritrovamento risale al 1994, ma ci sono voluti più di sedici anni per
affermare che si tratta di un sito risalente all'11.000 a.C.
Gli scavi hanno riportato alla luce un complesso tempio megalitico che
ha spinto alcuni di quegli eminenti archeologi a considerarlo, anche se
solo allegoricamente, come il possibile sito del favoloso "Giardino
dell'Eden". Nonché a porsi alcune domande che non forniranno a breve
risposte certe.
Chi lo ha costruito?
Uomini delle grotte? Alieni? O quella tanto nominata "prima civilizzazione" andata, forse non tanto misteriosamente, perduta?
Le rovine
di Göbekli Tepe antiche di 13.000 anni, che ufficialmente non
dovrebbero esistere, hanno obbligato l'archeologia ufficiale a
riesaminare le teorie riguardo al mondo antico e alle popolazioni
esistenti all'epoca; evidentemente più avanzate dal punto di visto
tecnologico rispetto a quanto finora ipotizzato.
Questo a causa dell'attuale modo di considerare la preistoria.
Costruzioni
complesse e elaborate come quelle di Göbekli hanno trovato accademici
non ancora preparati a considerare la possibilità che l'intero complesso
possa essere stato eretto da una perduta civilizzazione che popolava la
Terra prima di noi, spazzata via a causa dello scioglimento dei ghiacci
durante la fine dell'ultima era glaciale.
Adesso quegli accademici sono attualmente costretti ad ammettere i loro
errori e ad affermare che furono proprio i cacciatori del Neolitico e
erigere quelle antiche strutture.
La conseguenza di tali deduzioni e la datazione al carbonio, che sposta
il complesso di Gobelki Tepe all'11000 anni a.C., spingono a
riconsiderare l'età della Sfinge suggerendo che possa essere ancora più
antica; avvalorando la ricerca condotta negli anni settanta e ottanta da
John Anthony West, attraverso la quale concluse che la Sfinge era di
gran lunga più antica di quanto gli archeologi ortodossi erano preparati
ad accettare e ci fossero anzi buone probabilità che potesse essere
stata costruita da una civiltà perduta nella notte dei tempi.
In un recente studio, titolato "Aspetti geologici sui problemi di
datazione della grande costruzione egizia, chiamata, Sfinge", pubblicato
nel 2008, sono state presentate prove che retrodatano la costruzione
del monumento a oltre 10.000 anni fa, nel Pleistocene.
Benché l'archeologia ufficiale insista con la tesi che vede la Sfinge
come il monumento dedicato al faraone Chefren, adesso molte evidenze
collocano l'edificazione del monumento al 10.500 a.C., in pratica nello
stesso periodo in cui fu edificato il complesso di Gobelki Tepe.
Ecco manifestarsi un crescente consenso alle tesi secondo le quali una
"perduta" civiltà che abitava lungo le aree costiere del mondo antico
possa avere costruito la Sfinge, le piramidi e quant'altro; un popolo
erroneamente considerato composto solo da cacciatori-raccoglitori, ossia
"uomini delle caverne", che popolavano la regione nord-mediorientale
tra 12.000 e 13.000 anni fa.
Secondo l'archeologo tedesco Klaus Schimdt, che da anni segue gli scavi
sul sito di Göbekli, si trattava di una civiltà che aveva sviluppato
una cultura religiosa, un'architettura avanzata concettualmente, nonché
una forma sociale estremamente moderna.
Schmidt ritiene che il tempio di Göbekli meriti un'altra considerazione
"Per costruire un posto come questo, i cacciatori devono essersi riuniti
in gran numero. Dopo avere finito l'edificio, probabilmente si
stabilirono nella regione, accumunati dal culto religioso. In seguito
scoprirono che non era sufficiente il sostentamento alimentare per tante
persone sebbene l'attività di caccia e raccolta fosse regolare. Quindi
iniziarono la coltivazione del terreno promuovendo l'agricoltura e
l'allevamento. Raggrupparsi in un insediamento permanente poteva essere
stata semplicemente un'esigenza per il sostentamento, oltre a una difesa
contro predatori e condizioni atmosferiche avverse."
In effetti le pianure dell'Anatolia sono state la culla dell'agricoltura.
Il primo allevamento di suini addomesticati è stato rilevato a Cayonu, a sole sessanta miglia di distanza.
Anche ovini, bovini e caprini sono stati addomesticati per la prima volta nella Turchia orientale.
Il frumento di tutto il mondo discende da una specie di Farro coltivato
nel territorio di Göbekli. Lo stesso dicasi per altri cereali quali la
segale e l'avena.
Oggi il paesaggio che circonda le misteriose pietre di Göbekli è arido e
brullo, ma un tempo era popolato da grandi quantità di selvaggina,
percorso da fiumi ricchi di pesce, sorvolato da stormi d'uccelli;
costellato da verdi prati, boschi e frutteti.
Circa 10000 anni fa, il deserto curdo era un luogo paradisiaco dice Schmidt; per questo motivo lo indica come un Eden.
Come tutte le medaglie hanno il loro rovescio, quando l'uomo ha iniziato
la pratica dell'agricoltura, ha contribuito a cambiare il paesaggio e
il clima della regione.
Con il taglio degli alberi il suolo è stato così lentamente eroso;
l'aratro e la successiva azione di mietitura hanno lasciato un terreno
arido e nudo.
Col passare del tempo, l'oasi è diventata una terra stressata e con diminuzione di rendimento.
Il paradiso di Schmidt andò perduto. Il cacciatore fu costretto ad allontanarsi dal suo glorioso Eden, come dice la Bibbia.
Dobbiamo considerare che le ricerche della culla della civiltà ci
portano nell'est asiatico, dove numerose sono le testimonianze di una
vita organizzata in villaggi che praticavano l'agricoltura,
l'addomesticamento degli animali, la tessitura, l'estrazione e la
lavorazione dei metalli, molto tempo prima che tali attività facessero
la loro comparsa in terra mesopotamica.
Il geologo Raphael Pumpelly, dopo aver visitato l'Asia centrale,
ipotizzò la presenza di un grande mare interno nell'Asia centrale che
sostenne la popolazione della regione nella sua ordinaria attività.
Intorno al lago di Aral, in origine di 68.000 Km2 e adesso
ridotto al 10% di tale superficie, per colpa dell'azione insana
dell'uomo che per la coltivazione del cotone ha dirottato i due fiumi
che lo alimentavano, vi erano numerosi insediamenti; la scomparsa
progressiva di tale "mare interno" costrinse la popolazione a spostarsi
verso ovest, portando la civiltà in quelle zone.
Dalle indagini risulta che l'attuale deserto situato fra il Turkmenistan
e l'Uzbekistan, era un tempo un territorio agricolo, irrigato a mezzo
di canali, con molte oasi e terreni adibiti alla coltivazione del
frumento e dell'orzo.
Innumerevoli le prove storiche di quanto asserivano gli scrittori della
Bibbia, quando parlavano dell'Eden, descrivendo l'angolo dell'Anatolia.
Nel Libro della Genesi, è indicato che l'Eden è a ovest dell'Assiria;
Göbekli si trova in tale posizione. Che è attraversato da quattro fiumi,
tra cui il Tigri e l'Eufrate. E Göbekli si trova tra due di questi.
Un libro dell'Antico Testamento parla dei bambini di Eden, che abitavano
a Thelasar, una città nel nord della Siria, nei pressi di Göbekli.
Infine Eden è una parola che deriva dalla lingua sumera e significa pianura. Göbekli si trova nella pianura di Harran.
In base a questi motivi l'archeologo Schmidt considera Göbekli Tepe, il
luogo dove era stato eretto un tempio nel paradiso perduto.
Göbekli nasconde anche un mistero che potrebbe essere terribile.
Pochi anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di
teschi umani, trovati sotto una lastra d'altare, tinta con sangue umano.
Forse la prima prova di sacrifici umani; cosa che può essere avvenuto
anche a Göbekli Tepe dato che, senza motivo o un perché, intorno al 8000
a.C., il sito fu deliberatamente sepolto sotto migliaia di tonnellate
di terra, insieme a tutte le sue meravigliose sculture di pietra,
creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava
nel 1994.
Ad oggi sono state riportate alla luce cinquanta pietre, alte da uno a quattro metri, a forma di "T", disposte in cerchi
aventi un diametro da cinque a dieci metri. Intorno panchine scavate
nella roccia, terrazze, nicchie e muri di mattoni di fango essiccato.
Indagini geo-magnetiche hanno rilevato altre 250 pietre ancora sepolte e altri quindici complessi monumentali.
I cinquanta pilastri alti tre metri, di un complesso che risulta essere
l'opera monumentale più antica e fulcro della vita religiosa della
città, portano bassorilievi con sculture che raffigurano piante ed animali; fra i quali gru, scorpioni, cinghiali, leoni, serpenti, anatre, tori e vacche.
Per adesso non sono stati ritrovati resti di abitazioni.
Alla stessa profondità delle costruzioni sono stati trovati raschiatoi
in pietra e punte di freccia con ossa di animali selvatici, semi e legno
carbonizzato; reperti che denunciano un insediamento stabile.
Le oltre 100.000 ossa ritrovate appartengono a animali macellati e
cucinati sul posto. Tra essi gazzelle, pecore, cinghiali, cervi rossi e
moltissimi uccelli.
Secondo gli esperti si può supporre un culto di tipo sciamanico.
Anche per Schmidt l'imponente costruzione
eretta da cacciatori del primo Neolitico rappresenta un cosa
indecifrabile, come lo è il motivo che ha spinto gli stessi costruttori a
ricoprire il tutto erigendo colline artificiali, con un altrettanto
imponente lavoro di movimento di terra. Si ipotizza che ciò possa essere
avvenuto per la vergogna di aver usato violenza e sparso sangue a causa
del culto seguito.
Alcune statue custodite nel museo di Sanliurfa, mostrano l'esuberante raffigurazione della dea Madre; un culto dedicato alla madre terra, che indicherebbero però qualcosa di completamente diverso.
A Göbekli adesso si possono ammirare quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra.
Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.
Un'altra pietra a forma di T, lunga nove metri, estratta solo a metà
dalla cava, è stata rinvenuta a circa un chilometro dal sito. Presenta
una visibile frattura e forse per questo non venne utilizzata.
Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van,
in Anatolia, ha fornito significative informazioni sui cambiamenti
climatici del periodo, individuando una consistente crescita della
temperatura intorno al 9500 a.C.
Le analisi dei resti di pollini trovati nei sedimenti hanno rivelato che
nella regione un tempo vi erano querce, ginepri e mandorli.
Di Göbekli finora è stato riportato alla luce solo il 5%, nonostante i
lavori di ben tre team archeologici che vanno avanti senza soste.
Le escavazioni
procedono lentamente a causa del clima che registra temperature estive
proibitive e intense piogge nel periodo invernale, riducendo a pochi
mesi dell'anno il periodo adatto per il proseguimento dei lavori.
Ma non solo Göbekli è incredibilmente antico, anche Sanliurfa lo è forse
quanto Göbekli; non sono i soli siti dell'intera regione ad esserlo e,
guarda caso, sono luoghi citati nella Genesi. Ad Harran viveva Abramo.
Tom Knox autore del libro "Il segreto della genesi" basato sugli scavi
di Göbekli, benché romanzato, scrive che nella regione intorno a Göbekli
Tepe, tra i curdi della Turchia meridionale e dell'Iraq settentrionale,
è diffuso ancora oggi un gruppo di antiche religioni noto come culto
degli angeli.
Gli adepti adorano un dio chiamato Melek Taus. Non a caso nel Museo di Sanliurfa vi sono statue di figure dalle sembianze angeliche.
Speculazioni, leggende; ma non si può negare che fino ad ora è sempre
stato ritenuto che 13.000 anni fa l'uomo vivesse all'interno di caverne,
dipingendole con scene di caccia, o costruendo al limite qualche
rifugio in pietra grezza.
Anche dopo il periodo in cui Göbekli Tepe era al suo massimo splendore e
per i circa 1500 anni successivi sembra ci siano pochissime evidenze di
edifici anche solo paragonabili a quelli ritrovati nel sito turco.
Per questo si tratta di una scoperta che potrebbe mettere in discussione
la linea temporale sull'evoluzione della civiltà umana; potrebbe essere
né l'unica, né l'ultima.
È notizia recente che 40.000 anni fa l'Europa fu popolata da individui
provenienti dal Kashmir; un'antica specie di Homo Sapiens.
Sarebbe la conclusione di uno studio condotto dalla UC Davis
Antropologia, presso il
Dipartimento degli Stati Uniti d'America,
rilevando che il 4% degli esseri umani non di origine africana hanno
geni Neanderthal in seguito ad accoppiamenti avvenuti in tempi
preistorici tra i due popoli.
Questa notizia ci arriva da Srinagar, un'alta valle del Kasmir piena di
templi, uno dei quali conosciuto come "Il tempio degli Ebrei" o "Il
tempio del Sole".
Il più grande della regione, sullo sfondo dell'Himalaia il monte
altissimo descritto da Ezechiele.
Per maggiori informazioni in merito
rimando all'articolo "Marand l'impronta del Signore".
Per quanto riguarda gli esiti finali non rimane che attendere, anche se da quanto dichiarato da Schmidt, il lavoro di scavo di Göbekli impegnerà più di una generazione di archeologi.
Mauro Paoletti
per Edicolaweb
http://www.edicolaweb.net/edic210a.htm
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