lunedì 27 maggio 2013

La società postmoderna, un modello trans-estetico


Sull’onda dell’entusiasmo e di una novità fatta di, promesse, aspettative e speranze, per una qualità di vita migliore e più felice, è stata definito, rivoluzionario, quel processo di industrializzazione che, nel solo arco di un secolo, ha sbaragliato dal campo le società contadine per imporsi come parametro assoluto di riferimento. Ma le rivoluzioni, sono portatrici di fratellanza, uguaglianza e libertà (sinonimi di felicità), in netta antitesi con quella “industriale”, equivalente di, omologazione, licenza, schiavitù e catastrofe ambientale. Quell’opera di “modernizzazione” che ha fatto precipitare l’umanità nel periodo più buio della storia del mondo. Tutte le promesse e le speranze, sbandierate in questo secolo, sono state disattese e umiliate.

 
La concretizzazione dell’arte, nella vita di tutti i giorni, ha prodotto la scomparsa dell’arte stessa in quanto, fenomeno separato e trascendente.
Jean Baudrillard – critico e teorico della post/modernità – definiva questa situazione, “trans-estetica”, e la collegava a fenomeni simili di “trans-politica”, “transessualità” e “trans-economia”, nei quali tutto diventava politico, sessuale ed economico. I domini, come nel caso dell’arte, perdevano la loro specificità, identità, e i loro confini. Il risultato era una condizione caotica in cui non c’erano più criteri di valore, di giudizio, o di gusto, e la funzione normativa sprofondava in questa maniera in una palude di indifferenza e inerzia. Tutto si finge arte, essendo venuti meno i punti, di riferimento imperituri e i parametri di giudizio e di comparazione, necessari per differenziarla dall’oggetto. Nella società post/moderna mediatica e consumatrice, tutto diventa un’immagine, un segno, uno spettacolo, un oggetto trans-estetico – nella stessa misura in cui, tutto diventa anche trans-economico, trans-politico e trans-sessuale. Nella società tecnologica, tutte le imperfezioni della vita umana e del mondo, sono convogliate verso la virtualizzazione, ma eliminate nella realtà virtuale, annullando così, la stessa realtà.


Baudrillard, sosteneva che la “modernità” era priva di significato e che affermarne l’insensatezza, era liberatorio.

Gli individui che compongono le moderne società, inette e rammollite, non conoscono la verità. Il loro pensiero, omologato e omologante, è il risultato di un libretto di istruzioni che il Sistema Liberista Relativista distribuisce loro, e che, gli stessi, interpretano alla lettera in ogni suo punto, comma e nota. Ogni più remoto barlume di consapevolezza e discernimento è stato cancellato dal loro DNA e, principi, valori e doveri, sono parole sconosciute di un mondo virtuale, di una dimensione onirica e di un tempo eroico. La paura è il perno cancerogeno di un meccanismo diabolico intorno al quale ruota un’esistenza svuotata di ogni significato. Tutto questo è causa di frustrazione e depressione, alle quali, il Sistema, cerca di ovviare, mettendo a disposizione degli stessi nuove forme di comunicazione atte a fare interagire in tempo reale, e solo verbale, i vari sentimenti di rabbia, di indignazione e di virtuali rivoluzioni e sommosse. In questo modo, il Sistema li disattiva, rendendoli inoffensivi, tenendoli impegnati virtualmente, e dando loro l’impressione di essere protagonisti e possibili artefici del cambiamento. Ogni individuo è schedato, controllato e, di privato, non è rimasto nulla. Per l’uomo moderno non vi è alcuna speranza di riscatto, essendo la sua mente oramai completamente plagiata, e la sua volontà e reattività, refrattaria a ogni condizionamento. La passione per la terra si è estinta, e la fatica per il lavoro dei campi, si è reso un ostacolo insormontabile.

Tutte quelle che oggi, persistono con il definire conquiste (che siano sociali o tecnologiche), sponsorizzate nei decenni come traguardi fondamentali e scelte ineludibili, si sono rivelate oggi, alla luce dei risultati, delle autentiche bufale, ma non solo; hanno peggiorato la condizione umana, azzerando ogni barlume di autentica felicità. Questo mio, è un dato di fatto incontrovertibile (sicuramente impopolare), che misura la felicità, usando come parametri assoluti, la qualità della vita e l’integrità dell’ambiente.

Il mito dell’alfabetizzazione e della scolarizzazione obbligatoria, sdoganato dal Sistema come riscatto ad una condizione di ignoranza, accesso alla società civile e come presupposto per un lavoro dignitoso (mortificando così, il lavoro della terra, vera conoscenza, tradizioni, principi e valori), è miseramente defunto.

La perdita di autonomia e autosufficienza (un tempo valore fondamentale dell’illuminata società contadina), ci ha relegato dentro una schiavitù senza catene, omologando gli individui e privandoli dei personalismi, immaginazione e slanci rivoluzionari – mentre “la cultura”, si è rivelata arido apprendimento, improduttivo e inconcludente. Per il Sistema una vera pacchia!!
Quanti giovani, oggi, hanno buttato il loro prezioso tempo, chini sui banchi di scuola, dentro atenei caotici, fra master e improbabili specializzazioni? Quanti hanno rinunciato a vivere, per rincorrere, il mito di una laurea, svuotata di ogni significato e intenzione, per coronare l’ambizione dei loro padri? Quante energie e sudati risparmi, è costato tutto questo?

Ergo, quel processo di semplificazione che ha traghettato l’uomo da un passato industrioso a un presente industriale, è miseramente fallito: l’autonomia di un tempo, fonte di libertà e decoro, è degenerata in dipendenza dal Sistema, e la salutare e appagante fatica dell’uomo contadino, in lavoro meccanico, frustrante e senza dignità. Per tali motivi, l’individuo umano, cosciente e responsabile di un tempo, si è involuto in umanoide robotizzato; un automa che si attiene alle regole stereotipate di un libretto di istruzioni che il Sistema gli consegna al momento della sua venuta al mondo. A un tale uomo è negata la felicità. Oggi, con l’Industrialesimo ateo e pagano, ogni più remoto barlume di dignità è stato per sempre cancellato, superato, allineando la società alle logiche perverse di un Sistema, che le vuole uniformate all’idea dominante del consumo sistematico di beni effimeri e di bisogni inesistenti.

L’uomo ragionevole cerca l’autonomia e la libertà, in una condizione d’autenticità, e di qualità della vita. Diversamente, meglio sarebbe per lui, vivere di espedienti e trovare ristoro, nel freddo di una baracca di lamiera e cartone, e che fosse la carità, a soddisfare i suoi bisogni, e le notti stellate, i suoi sogni – un uomo, costretto a lavorare otto ore ogni santo giorno (che piova o tiri vento), per quarant’anni della sua vita dentro una fabbrica malsana, caotica e assordante, per miserabili 1000 euro al mese non solo, è un irresponsabile ma (senza il dubbio di essere smentito), uno psicopatico. Questo, vale anche per le otto ore svendute di fronte ad un computer, o alla guida di un Tir, o alla cassa di un supermercato. Questa non è la vita o estrema condizione di sopravvivenza, ma stato vegetativo.

Così, il “capitale”, un tempo in uso all’aristocrazia, alla nobiltà e a una borghesia illuminata, che della cultura ne aveva fatto il fiore all’occhiello, è oggi passato di mano ai rappresentanti di una oscura borghesia industriale, ignorante e cialtrona che, dopo millenni di latitanza ai margini della società, ha trovato riscatto e visibilità al suo esilio socio-culturale ed esistenziale. La moderna “borghesia industriale” interpreta la cultura, come ostacolo, insormontabile all’esercizio del profitto e dell’interesse particolare. Non da meno, si circonda di opere d’arte di pittori, scultori (vere o false che siano) ostentate come trofei di caccia e attestato di un prestigio sdoganato a suon di milioni, frutto di traffici, di illegalità, di corruzione e collusione.

La capacità dell’uomo di sapere contrastare e ribaltare l’eccezionalità degli eventi , rende gli uomini autonomi e per questo liberi. Questa prerogativa, è resistita nel tempo per tutto il corso della storia umana, per poi impantanarsi e soccombere nelle società post-industriali liberiste consumiste.

Gianni Tirelli
http://www.oltrelacoltre.com/?p=16572 

Nessun commento:

Posta un commento