La viticoltura biodinamica o biologica che sia ha un nemico più o meno occulto: la flavescenza dorata, una malattia della vite contro la quale l’unico rimedio possibile è l’estirpazione del vigneto o l’uso di insetticidi contro l’insetto vettore: lo Scaphoideus titanus, meglio conosciuto come “cicalina”. Tutte le vigne che dovessero trovarsi in una zona dichiarata infetta o a rischio d’infezione, devono essere irrorate per prevenire l’attacco dello Scaphoideus.
Può un viticoltore biodinamico rifiutarsi di usare l’insetticida? La
risposta è no, ai sensi del Decreto Ministeriale n° 32442 del 31 maggio
2000, recante le “Misure per la lotta obbligatoria contro la Flavescenza
Dorata della vite”. Chi dovesse rifiutarsi va incontro alla violazione
dell’art. 500 del codice penale e può beccarsi da 1 a 5 anni di prigione
più una multa in denaro.
Addendum: la legge è più o meno uguale in tutta
Europa.
Ne sa qualcosa il
viticoltore biodinamico Emmanuel Giboulot che, in quel di Beaune
(Francia), rischia sei mesi di carcere e 30.000 euro di multa per
essersi rifiutato di praticare il trattamento sistemico contro la
cicalina.
Giboulot dichiara: “Mio padre si è convertito all’agricoltura biologica nel 1970, e ora siamo in regime completamente biologico e biodinamico. Non voglio annullare decenni di lavoro per applicare un trattamento i cui effetti sulla salute delle viti, e sull’uomo, sono ancora sconosciuti”.
Intanto, però,
dovrà presentarsi al più presto davanti al Tribunale per rispondere di
violazione del codice rurale vigente in Francia.
“Io non sono un irresponsabile — dice Giboulot — e non sto cercando di essere radicale. Io semplicemente non credo che un trattamento sistematico — anche senza alcun sintomo della malattia — sia la soluzione. Voglio mostrare alla gente che ci sono altre opzioni, e che dobbiamo pensare alla nostra salute e quella dei nostri clienti”.
Insomma, alla fine
della fiera sei biodinamico solo finché la legge te lo permette e le tue
opinioni su di una legislazione eccessivamente prudente valgono zero.
Come se ne esce da una situazione del genere?
Vi raccontiamo la storia del vignaiolo biodinamico francese che rischia una multa di 30.000 euro e 6 mesi di reclusione per non avere effettuato nei propri vigneti in Borgogna il trattamento preventivo obbligatorio per la flavescenza dorata. Uomo coscienzioso o pericoloso criminale?
Ieri abbiamo letto su Winenews l’ennesima notizia di multe a vignaioli, la questione è seria: “Un produttore di vino da agricoltura biodinamica non esegue il trattamento sistematico contro gli insetti che causa la flavescenza dorata, e ora rischia una multa di 30.000 euro e 6 mesi di reclusione. Succede in Francia, a Beaune…”Così recita il pezzo italiano che riprende una notizia pubblicata da Decanter.com e la prima domanda che è sorta spontanea è stata: questo viticoltore ha causato danni ai vigneti dei propri vicini? La risposta è no. Emmanuel Giboulot rischia una multa ingente e la detenzione senza aver causato nessun danno, anzi, per non avere eseguito i dettami di una legge che prescrive un inquinamento preventivo da insetticidi anche in mancanza di un effettivo pericolo.
Emmanuel Giboulot conduce 10 ettari di vecchie vigne nel comune di Beaune, sottoprefettura del dipartimento della Côte-d’Or. Nella sua azienda pratica da oltre quarant’anni il regime biologico, mentre ha abbracciato la biodinamica da poco più di quindici anni ed è associato alla Renaissance des Appellations, l’associazione guidata da Nicolas Joly.
La Borgogna ha un’estensione di 31 582 kmq, divisa in 15 arrondissements e 2.045 comuni, è un territorio densamente vitato e visto il pregio dei vini di Borgogna la diffusione della flavescenza dorata creerebbe problemi economici a molti vignerons e imprese vitivinicole, così quest’anno per la prima volta la Regione Borgogna ha emanato l’obbligo di trattamento preventivo dei vigneti con insetticidi sistemici o altri consentiti in regime biologico.
Ma nei vigneti del Domaine Giboulot, nell’area del Beaune e in tutta la Côte-d’Or i monitoraggi non hanno rilevato la presenza dello Scaphoideus titanus, l’insetto originario del nord America considerato vettore della flavescenza dorata. Anche su questo tra l’altro le opinioni sono molteplici.
Ma se le vigne del Domaine sono sane e non ci sono stati danni ai vigneti dei vicini in base a cosa è scattata la denuncia? Nel corso di uno dei tanti controlli di prassi alla domanda se avesse fatto il trattamento per la flavescenza Giboulot ha risposto di no motivando la sua decisione.
Così ci ha spiegato: “In agricoltura biodinamica è consentito il trattamento insetticida con il piretro verde al posto degli insetticidi sistemici, ma è un insetticida non selettivo e trattando il vigneto avrei ucciso al tempo stesso molti degli insetti presenti, quelli nocivi, ma anche quelli antagonisti della cicalina e di altre malattie. La biodiversità nei miei vigneti è importante per l’equilibrio generale, certi vigneti non hanno visto trattamenti sistemici da 40 anni e sono perfettamente sani. Alcuni dei miei vigneti a Beaune si trovano vicini a una casa e anche se il piretro ha una decadenza molto veloce non è neutro. In luglio quando tutti trattavano nei vigneti la presenza dei pesticidi nell’aria era chiaramente avvertibile.”
Il vignaiolo doveva scegliere se attenersi alla legge o comportarsi secondo la propria coscienza ben sapendo che i pesticidi sistemici o naturali che siano hanno un effetto sulla salute dell’uomo e dell’ambiente (tant’è che in Francia il Parkinson è stata inserita tra le malattie professionali per gli agricoltori esposti a pesticidi). Ha scelto di comportarsi con serietà e competenza contadina controllando con meticolosità e costanza i propri 10 ettari di vigneto nei momenti in cui si può rilevare la presenza di questo insetto e pronto ad intervenire con i trattamenti ma anche con l’estirpo delle piante contaminate se ve ne fosse stato il bisogno.
Gli abbiamo chiesto se questo lavoro di monitoraggio sia possibile secondo lui in un’azienda di maggiori dimensioni: “Certo – ci ha risposto – non è neppure troppo impegnativo economicamente: prima della vendemmia è facile osservare i sintomi e una squadra di 20 persone può monitorare aree molto vaste. E’ il lavoro meno caro e più efficace che si può fare per prevenire la diffusione della flavescenza dorata in questo momento”. Quindi rimane una questione di volontà e di scala di valori, per qualcuno la salute dell’ambiente e delle persone è meno importante dell’economia di un’area.
Giboulot ha ricevuto una notifica che lo invitava a presentarsi davanti al tribunale di Digione il 10 novembre perché non ha applicato il trattamento insetticida nelle sue vigne, impossibilitato a presentarsi in quella data è ora in attesa di una nuova convocazione. Personalmente mi auguro che questa coraggiosa autodenuncia di Giboulot possa servire ai cittadini e all’opinione pubblica per porsi qualche domanda sulle nostre leggi e le nostre istituzioni che vedono un criminale e un nemico in persone che con competenza e coscienza non si comportano in modo dannoso per la collettività. Mi torna in mente quella frase di Brecht “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa dovere”. I tempi sono altri, ma la capacità di comportarsi secondo la propria coscienza è ancora un valore.
fonte: http://www.disinformazione.it/viticoltore_pesticidi.htm
http://www.sorgentedelvino.it/francia-vignaiolo-rischia-multa-e-detenzione-per-non-avere-trattato-i-vigneti-contro-la-flavescenza/
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