Prima di far inoculare numerosi veleni, acidi e tossine nel corpicino ancora in formazione del proprio figlio, è bene informarsi adeguatamente: la bibliografia, gli studi e le ricerche non mancano.
E' bene sapere che il medico vaccinatore, non solo ci guadagna per ogni vaccino inoculato, ma non risponderà neppure per eventuali danni subìti dalla piccola creatura.
Pensiamoci molto bene prima di rischiare di danneggiare il proprio figlio, magari irrimediabilmente.
E' più serio e pericoloso il morbillo o l'autismo? E' meglio il diabete di tipo I o la pertosse?
“Ogni settimana
mi arrivano venti casi di danni da vaccino. Ho oltre 400 situazioni in
mano, al momento. La battaglia è nel momento migliore dal punto di vista
giuridico”. L'avvocato di Rimini Luca Ventaloro, in qualità di
legale ma anche di rappresentante del Comilva, ha partecipato l'ottobre
scorso al convegno “Le vaccinazioni di massa. Prevenzione, diagnosi e
terapia dei danni” che si è tenuto al Centro congressi Luciani di
Padova. Ed è lì che ha relazionato su alcune cause vinte e sulla pratica
dell'obiezione attiva.
“Siamo in un
alveo nuovo
– ha spiegato Ventaloro – dove i tribunali e le corti d'appello oggi
paradossalmente riconoscono i danni da vaccino. La parte sanitaria
dimentica che quando il giudice decide non lo fa sulla base della
simpatia ma perché si è affidato ad un tecnico molto preparato. Quando
l'Asl critica la sentenza, in realtà critica un approfondimento molto
certificato. La giustizia, oggi, sopravanza la parte sanitaria“.
La perizia
medico-legale è fondamentale, secondo l'avvocato: “È quella in cui si
accerta l'esistenza di un nesso causale tra vaccinazione e danno. Come
siamo riusciti a far risarcire o indennizzare le persone danneggiate in
passato? Grazie alla perizia medico-legale. In Italia abbiamo una
‘pattuglia' di una quindicina di medico-legali, ne stiamo formando
altri. Le loro perizie hanno fatto cultura giuridica. Abbiamo una decina
di sentenze appena vinte in Italia”.
Chi ha subito un
danno da vaccino può rivalersi in tre modi, ha spiegato l'avvocato: “Esiste
la tutela penale: va chiesta quando c'è un danno o un decesso immediato.
Se siamo tempestivi, facciamo la denuncia-querela. Il denunciato è colui
che ha proceduto all'inoculazione vaccinale.
Abbiamo processi a carico
di alcuni infermieri o di alcuni medici”. Poi c'è la tutela civile:
“Viene considerata la madre di tutte le cause. Si attiva quando il
danneggiato ha ricevuto una “malpractice” medica. Viene citata per danni
l'azienda sanitaria locale. Il risarcimento danni in genere è molto
corposo, alcune Asl hanno rischiato il commissariamento. La richiesta
danni, in questi casi, contempla anche l'assistenza medica al
danneggiato. Si parla in realtà di indennizzo: la somma bimestrale viene
diluita nel corso della vita”.
Per la tutela
amministrativa, invece, la domanda si fa all'Asl: “Non è necessaria
la colpa medica. Basta il nesso di causa. Basta che un medico legale
riconosca che la vaccinazione ha prodotto quel danno. Sono i casi di cui
si sente parlare continuamente. Sentenze storiche come quella
dell'autismo di Rimini”. Ma Ventaloro ha citato anche altre sentenze
che “hanno fatto storia”:
Cuneo 2007, Ascoli Piceno 2008, Busto Arsizio
2009, Torino 2010 e Pesaro 2011. “Queste sentenze hanno creato
principi diventati molto più solidi. Abbiamo una sentenza del tribunale
del lavoro di Rieti sul diabete mellito. Ha creato un precedente.
Abbiamo autismo, ritardi psicomotori. L'ultima è la morte in culla di
Pesaro, del maggio 2013″.
Ventaloro ha
parlato poi dell'obiezione attiva: “È l'aspetto più importante della
nostra battaglia. Vi preghiamo di praticare un'obiezione corretta,
bisogna uscire allo scoperto. Rifacendomi a quello che il Comilva
predica, non rimandate i vaccini, non fate certificati falsi, non fate
fughe, non rifugiatevi nel silenzio ma optate per atti chiari”.
L'Emilia Romagna contempla l'obiezione attiva: “Inviate alle Asl raccomandate con ricevuta di ritorno, non dite le cose al telefono, siate genitori che manifestano una responsabilità, partecipate a viso aperto al colloquio con l'Asl. Questo è il modo migliore per creare una buona cultura sanitaria”.
- Silvia
Manzani –
fonte, romagnamamma.it
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