giovedì 29 maggio 2014

Est ed Ovest: dove si dirigono i flussi energetici russi

Est ed Ovest: dove si dirigono i flussi energetici russi

L’Unione Europea ha elaborato una nuova strategia per la sicurezza energetica la cui idea principale è di rinunciare nella massima misura alle forniture di materiali energetici dalla Russia. Sono piani con prospettive di lungo termine dal momento che in un prossimo futuro l’Europa non ha un’altra alternativa al gas russo.
 
Tuttavia la Russa già ora sta provvedendo a riorientare i suoi flussi energetici verso l’Asia. I contratti più recenti, stretti con la Cina e l’India, offrono grandi possibilità alle Società per l'estrazione di idrocarburi russe.

Sebbene ciò non sia apertamente dichiarato, tutto il senso della strategia europea per la sicurezza energetica si riduce all’idea di diminuire la dipendenza da un fornitore concreto – ossia dalla Russia. Ciò è prevedibile nel contesto degli attuali avvenimenti in Ucraina. Oltre all’inasprimento delle contraddizioni politiche tra Bruxelles e Mosca per la soluzione della crisi ucraina, l’Ue ha anche un reale motivo di essere preoccupata per la sua sicurezza energetica. Oggigiorno la maggiore parte del gas russo (il riferimento è proprio ad esso poiché in seno all’Ue si preferisce non sollevare la questione delle forniture di petrolio dalla Russia) viene trasportato verso l’Europa attraverso il territorio ucraino. Ma Kiev per l’ennesima volta si rivela partner estremamente inaffidabile: non solo ritarda i pagamenti ma anche minaccia di sottrarre gas europeo di transito per i suoi bisogni.

Quando una simile cosa era avvenuta nell’inverno 2008-2009, la Russia aveva avviato con impegno i lavori per la realizzazione di nuovi gasdotti. I progetti South Stream (attraverso il Mar Nero verso l’Europa Meridionale e Centrale) e Nord Stream (sul fondale del Mar Baltico verso la Germania ed altri paesi) sono studiati per ridurre la dipendenza delle forniture del gas naturale russo verso i consumatori europei dai rischi di transito. Contestualmente le Società per l’estrazione di idrocarburi russe hanno prestato attenzione anche ad altri mercati di sbocco. Nel 2009 la Russia ha iniziato ad esportare il gas verso l’Asia dal complesso d’estrazione Sakhalin-2. Da allora la quota degli idrocarburi russi nella regione asiatica è notevolmente aumentata,- dice Alexey Gromov, direttore per la direzione energetica dell’Istituto di Energia e Finanze.

Dopo che giorni fa è stato firmato il contratto di portata storica per la forniture di gas naturale russo verso la Cina per un periodo di 30 anni, si è chiaramente delineato il fatto che la Russia provvederà a sviluppare in modo intenso la cooperazione con i paesi dell’Asia. In prospettiva per la Russia sarà un mercato in sviluppo altrettante poderoso, innanzitutto nel campo del GNL, anche l’India dove entro il 2020 è attesa una forte crescita del consumo del gas naturale. Al momento l’India non ha altri mezzi di suo ottenimento se non quello sotto forma di GNL, perciò ci prepariamo in anticipo ad una simile crescita sul mercato indiano. Contattiamo le Società indiane e, relativamente, le invitiamo ad inserirsi in progetti russi.

Quanto al petrolio russo, va detto che entro il 2020 si prevede di aumentare fino a 80 milioni di tonnellate i volumi che si trasportano verso l’Asia attraverso il sistema di metanodotti “Siberia Orientale – Pacifico”. Giorni fa è stato stretto anche il contratto per la fornitura di 6 milioni di tonnellate di petrolio all’anno verso il Vietnam. Per aumentare l’esportazione del petrolio verso l’India s’intende realizzare un apposito oleodotto. Considerato che praticamente tutte le risorse di petrolio e di gas russe sono concentrate nella zona asiatica del Paese, la decisione della Russia di riorientare le forniture da Ovest verso Sud-Est appare del tutto logica.

 
Natalja Kovalenko


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