S.L.:
Lei e i suoi collaboratori nel libro parlate del progetto
dell’unificazione dell’Europa. Tale progetto sarebbe stato già
programmato in tempi più remoti? Da chi?
P.R.: “Ufficialmente dal Mouvement Européen francese, nei primi decenni del 1900. Nel XVIII secolo dall’Ordine delle Ardenne (o di stenaj). Prima ancora dalla Struttura
descritta nel mio libro, che non risulta possedere un nome definito, in
quanto essa si maschera dietro altre compagini associative, dinastiche e
religiose. Nell’elenco custodito da mio padre essa figurava risalire
fino al 136 d.C., ma si parlava di un’antecedenza molto maggiore di tale
Struttura. Perciò possiamo ritenere che essa esistesse anche durante il periodo romano e alessandrino,
evidentemente con scopi diversi da quello prettamente ufficiale, cioè
dell’Unificazione del bacino mediterraneo, in quanto a quel tempo essa
era stata di fatto raggiunta tramite la dominazione romana. Nello
scritto che lo statista francese Schumann aveva
consegnato a mio padre verso la fine del decennio 1940, si enunciava (e
ne posseggo anche la descrizione cartografica ricopiata) un’antecedenza
della cosiddetta ‘Struttura’ al decimo millennio a.C. e un’ubicazione centrata prevalentemente nel basso corso del Nilo, nel Golfo Persico (ma in aree oggi sommerse), nel Golfo di Cambaj, a Galonia Laeta, nel continente di Colba (non identificabile) e in altri siti di incerta collocazione”.
S.L.: Nel suo libro si parla di
personaggi politici, artisti e altro che, secondo lei, sarebbero stati
parte integrante del progetto. In quali vesti?
P.R.: “Le persone che ho
elencato nel libro sono di varia provenienza: uomini politici;
appartenenti al mondo della cultura; ricercatori scientifici,
archeologi, etnologi, antropologi, uomini di Chiesa e personaggi delle
più disparate etnie ed ambiti culturali. Nel periodo recente (novecento)
la maggior parte è di estrazione francese, inglese e germanica. Mano a
mano che si arretra nel tempo l’elenco contempla una prevalenza francese
e infine, nel periodo greco-romano, la componente etnica è quasi
esclusivamente ebraica. L’elenco termina nel periodo di inizio dell’era
cristiana, ma esiste un secondo elenco, solamente enunciato a mio padre e
non consegnatogli, che contiene l’ascendenza dei nominativi fino
all’epoca di inizio della Struttura, che è asseritamente collocata nel decimo millennio a.C.”.
S.L.: Ho potuto notare che nel libro fate riferimento al mistero di Rennes Le Chateau. Che nesso c’è tra l’unificazione dell’Europa e il mistero del curato Saunière, se a Rennes si parla del Graal, della Maddalena o magari, addirittura, di qualcosa di più ‘tenebroso’?
P.R.: “La vicenda letteraria che negli ultimi decenni ha attirato l’attenzione del pubblico sulla questione ‘Rennes Le Chateau’ è
estranea al memoriale di mio padre e nemmeno io ne ho parlato nel mio
libro. Essa è stata collegata a taluni aspetti da me descritti, da parte
dei miei coautori Giorgio Galli e Loris Bagnara,
i quali hanno colto significative somiglianze e situazioni parallele
tra alcuni nominativi dell’elenco consegnato a mio padre da Ms. Schumann e quello che la narrativa recente ha scoperto sulla vicenda di Rennes.
Personalmente ritengo che l’ambiente da me portato alla stampa faccia
un preciso riferimento, nella parte più antica, a radici giudaiche e,
prima di queste, a collocazioni egizie e del Golfo Persico,
come peraltro si ricava dai disegni planimetrici che ho fornito
all’Editore, ma che in parte non sono stati inseriti nella
pubblicazione. Non di meno bisogna ammettere che alcuni membri di cui
all’elenco consegnato da Ms, Schumann a mio padre appartengono anche all’elenco dei Gran Maestri del Priorato di Sion contenuti nei Dossieurs di Lobineau.
Questo crea un problema interpretativo che non sono in grado di
dipanare: la duplicazione di funzioni dei medesimi personaggi, citati da
Ms. Schumann e dal noto P. Plantard.
Per quanto possa esprimere, anche se non sono un esperto in materia,
ritengo che all’origine di tutto vi sia un’unica situazione, molto dissimulata e ben custodita, che ‘si difende’ dai tentativi di identificazione mediante la costruzione di storie parallele, l’interpolazione di miti ed archetipi mentali collettivi
(vedi su ciò l’esposizione fatta nel libro), la simulazione di quadri
storici ben congegnati ma sostanzialmente falsi. Esistono, senza alcun
dubbio, un nucleo centrale di verità storica ed una Struttura
che ha agito nel passato ed agisce nel presente con molta
determinazione nelle questioni politiche di ampio respiro, ad un livello
discretamente alto e ben mimetizzato, per poter ‘piegare’ le scelte
della Società verso certi risultati
non ancora chiari, ma dei quali ho tentato di dare un’interpretazione
nel mio libro (pagg. 87-88-167-168)”.
S.L.. Lei e gli autori fate riferimento agli Illuminati. Vorrei capire se si tratta degli stessi che oggi, secondo la teoria della cospirazione, sono in procinto di creare il NWO per schiavizzare ancora di più il genere umano.
P.R.: “Il termine Illuminati di cui parla il mio testo (pag. 123) è usato per descrivere un gruppo o categoria di persone di stirpe giudaica, vissute in Palestina
in un periodo antecedente il 136 d.C. Lo stesso termine è usato per
persone che sono asseritamente vissute anche nel corso inferiore del
Nilo, sempre in epoca anteriore al 136 d.C. Posso dire (è una
coincidenza?) che questo stesso termine definisce una linea di re
predinastici, probabilmente capi tribù variamente associati tra loro e
risalenti a prima del regno di Menes in Egitto, colui
che unificò i diversi territori tribali intorno al 3100 a.C. ed eresse
una struttura urbana quale capitale (anche se tale nome non doveva
assomigliare al termine che noi usiamo ai nostri giorni) a Menfi (forse
anche il nome del sito a quell’epoca era diverso). Nulla fa pensare che
questa categoria di persone (regnanti) fosse intenta a schiavizzare il
genere umano, ammesso che avesse coscienza di un genere umano più esteso
delle coste raggiungibili con le proprie barche e con il percorso dei
cammelli nell’arco temporale di qualche settimana. Con ciò non intendo
sminuire la conoscenza del mondo da parte degli Egizi antichi,
indubbiamente assai simile a quella nostra, almeno nelle loro
elaborazioni geografiche speculative.
Mi sembra di dover precisare a questo punto che l’ambiente esoterico-politico che si era occupato delle prime fasi dell’Europa unita,
pur condividendo la particolare convinzione di far parte di una
consorteria la cui linea ininterrotta affondava asseritamente le proprie
origini nell’antichità più remota (circa 10.000 anni a.C.) del bacino
sud mediterraneo, voleva creare una sorta di umanità nuova, diversa da
quella dei secoli precedenti (cioè antecedenti il 1.900 d.C.),
costellati da conflitti bellici e sociali; umanità ispirata a criteri di fratellanza e ad un’etica civica rinnovata, fondativi di un mondo migliore.
Ho descritto nel mio libro questa idea di un ‘ciclo storico nuovo’ (pagg.
141 e succ.) e di come essa tragga origine da concezioni simili,
proprie della religione e della visione cosmica dell’antico Egitto
dinastico o di altre civiltà del Mediterraneo (e oltre). Nonostante
l’influenza di archetipi mentali collettivi, anche facilmente
distinguibili, all’interno della presentazione del racconto fornito a
mio padre, ritengo comunque (e non sono il solo di questo parere) che vi
siano reali e precise coincidenze tra la collocazione dei siti e la
descrizione degli eventi di cui parlano gli incartamenti di Ms. Schumann.
Queste coincidenze sono state avvalorate dalla ricerca paleografica
avvenuta negli ultimi anni. I disegni cartografici da me conservati
descrivono la derivazione della prima compagine organizzata in modo
civile della Storia, a partire dal noto sito di Menfi o
dalla collina rocciosa ove è ubicata la Sfinge, alla periferia del
Cairo odierno, fino alla sua precedente collocazione lungo gli originari
siti fluviali del Tigri e dell’Eufrate, nell’Iraq meridionale, e
all’interno di quello che adesso è il Golfo Persico e che,
precedentemente, in un periodo che si aggira sull’8000 a.C., era ancora
una pianura abitabile, non sommersa dal mare. In quest’ultima zona si
sarebbe dunque formata la proto-Struttura che ha fatto asseritamente da culla alla società cui apparteneva la Struttura vera e propria, prima che il massiccio ingresso del mare nel Golfo Persico inondasse a più riprese e in vari periodi le pianure costiere, e costringesse i proto-Sumeri
(una popolazione molto avanzata rispetto alle altre vicine) a
spostarsi, ri, una parte di questa, i due fiumi che si gettavano nel
Golfo, ed altri percorsi generalmente praticati, fino al bacino del
delta del Nilo, che allora doveva essere una vasta zona paludosa dalla
quale emergeva la zona collinare di Giza, alla periferia di quella che
oggi è l’odierna città del Cairo.
Successivamente alla riorganizzazione dei miei appunti, in vista della stesura del testo L’altra Europa, ho avuto modo di leggere il libro di G. Hancoch Civiltà
sommerse (ed. Corbaccio), e qui ho avuto il piacere di trovare una
conferma, dettagliata e densa di apporti scientifici, alla parte del
Memoriale di mio padre, ove si parla della prima collocazione della
Società cui apparteneva la proto Struttura descritta da Ms. Schumann,
nella pianura del Golfo Persico, ai tempi in cui essa era, come già
detto, una valle fertile ed abitata dai primi insediamenti urbani,
alcuni dei quali sono stati individuati dalla Ricerca (o quantomeno
prospettati), appunto nel periodo sopra descritto. Anche dopo aver dato
credito alla citata ubicazione dei luoghi è doveroso, a mio parere,
usare molta prudenza nella reale interpretazione della natura delle
cosiddette ‘prime civiltà’.
Vedasi ad esempio il ‘Primo tempo’ degli
Egizi. La ciclica rinnovazione del tempo ha tutta una sua particolare
origine nel pensiero arcaico. Essa è stata anche l’elemento fondativo
del cristianesimo e delle civiltà romano-barbariche e, periodicamente,
torna a presentarsi anche oggi nel pensiero umano, nonostante la nostra
presunzione di esserci emendati dagli archetipi preistorici insediati
nella nostra mente. Ho citato questi argomenti perché ritengo che la
storia dell’Egitto arcaico racconti, nella versione del mito,
l’evoluzione della specie umana più di ogni altra civiltà antica e che
questo mito si sia travasato con mille affluenti nella cultura delle
epoche posteriori, fino a giungere, non più riconoscibile nelle sue
molteplici forme e sfaccettature, ai tempi moderni. Non voglio comunque
escludere la possibilità teorica che, mito a parte, il racconto di Schumann contenga elementi di corrispondenza oggettiva. Non sarebbe la prima volta che, cercando il mito, si raggiunge la realtà”.
S.L.: Se le è concesso, ci può dire in che modo fosse coinvolto suo padre? E che ruolo poteva avere monsignor Montini con tutto ciò?
P.R.: “Mons. Montini durante il periodo bellico era dirigente del Servizio Segreto Vaticano e
pro-segretario di Stato. Agiva come referente per l’Italia (durante la
campagna di liberazione) presso gli U.S.A. Nel primo dopo-guerra aveva
seguito le fasi iniziali di studio dell’Unione Europea e concorso ad
indirizzare, a quest’attività, personalità cattoliche che avrebbero
cercato di compensare le tendenze unioniste di stampo massonico di
alcuni membri d’oltralpe. In realtà, come ho spiegato nel libro, non si
può negare che l’impianto unionista, soprattutto nel secondo millennio
della nostra era, aveva delle forti componenti storiche ed ideologiche
di carattere vetero-massonico.
Fin dagli anni settanta ho cercato di seguire ed approfondire questo filone, nel mio studio sulla natura della Struttura
di cui stiamo parlando (tramite ricerche bibliotecarie ed altro) e mi
sono spesso imbattuto in nominativi che costituivano una traccia
singolarmente comune, quanto ad impostazione culturale e mentale.
L’analisi contemporanea di ciò che conosciamo sulla nostra Europa Unita
non mostra nulla che faccia ritenere ancora presente questa tendenza:
ma credo che bisognerebbe ‘scavare’ dietro le quinte e verificare se
effettivamente esiste ancora ‘qualcuno di famiglia che tira i fili’.
Personalmente mi stupisce lo ‘stato di quiescenza’ in cui versa
l’impegno dell’Unione (cioè l’apparente rarefazione dello slancio
nell’approfondimento dell’azione unionista da parte di tutti gli stati
membri). Sembrerebbe che questa si stia limitando ad espandersi in
superficie fino a completare le popolazioni del Continente e che rimandi
l’approfondimento ideologico, cioè la promozione nella coscienza dei
popoli che ne fanno parte, di una vera identità socio-culturale, come
sono riusciti a raggiungere gli U.S.A. (naturalmente privi dei vincoli
ancestrali che il vecchio continente deve superare.
Io avevo accennato nel mio libro che l’idea iniziale, non menzionata
esplicitamente, dei personaggi che avevano deciso di dare corso
all’impresa unionista, era di accorpare anche i popoli del bacino sud
del Mediterraneo, quelli che stanno evolvendo più
lentamente verso una mentalità democratica di stampo occidentale, il che
implica ‘l’allenamento’ da parte loro della rigidità ideologica
proveniente dal retaggio islamico di stretta impronta. Può darsi che i
fautori dell’Unione (gli eredi di quelli veri) attendano proprio questa
maturazione, per completare il coinvolgimento di tutti quei popoli che
oggigiorno abitano le regioni (almeno la maggior parte di esse) le
quali, nell’epoca dell’ascendenza mitica descritta nel libro (il decimo
millennio a.C.), facevano parte della primordiale civiltà.
S.L.: Lei ha detto
precedentemente che suo padre pensava che la gente non fosse pronta a
sostenere un simile impatto e che sarebbe stata richiesta una solida
fede spirituale e mentale. Quindi, il ‘segreto’ che suo padre sapeva su
cosa si basa?
P.R.: “Dal carteggio fornito a mio padre dal Segretario di Stato francese Maurice Schumann emerge con chiarezza l’esistenza di un’Organizzazione sufficientemente radicata nel tessuto connettivo delle Comunità Europee e
altrettanto dissimulata, che ha interferito nel passato con gli eventi
socio-economici e nel presente anche con quelli politici, ad un livello
abbastanza alto da determinare spesso l’adozione di strategie
super-statuali.
Questa Entità era presente e costitutiva, intorno ai due secoli posti
a cavallo dell’era cristiana, quello che è stato definito con acume e
appropriazione di termine, ‘un diffuso movimento non conformista’,
individuato mediante metafore variabili, fortemente orientato in
termini religiosi, ma del pari vocato ad azioni militari per la
salvaguardia della propria identità; collocato nella Giudea sotto
dominazione romana. Esso ha subito, verso la metà del primo secolo, una
violenta scissione al suo interno ad opera di agenti infiltrati dagli
occupanti militari. Una buona parte del movimento è andata ad originare
quella che poi diventerà l’organizzazione cristiana delle origini.
Invece, la parte che è rimasta fedele alle proprie origini
ideologiche e storiche ha continuato ad operare come prima,
mimetizzandosi in una proliferazione di fazioni e società segrete, che
ha ‘assunto’ un indirizzo comune all’interno del continente europeo, pur
vivendo le vicende storiche delle varie patrie.
Nella risposta alle
precedenti domande ho ben precisato che l’ambiente ‘politico’ che ha
dato impulso all’Unione Europea appartiene ad una ‘consorteria’,
che asseritamente fa risalire sé stessa alla prima organizzazione
sociale nata nell’Egitto protostorico attorno al diecimila a.C. Ne
esistono le prove, anche se io stesso ho fatto fatica a prestar fede ad
un tale enunciato, che cozza contro la maggior parte delle conoscenze
scientifiche in materia. Ma la vera e propria novità, che l’ambiente
esoterico-politico dei costruttori dell’Europa nasconde, consiste nel
fatto che quello che noi oggi conosciamo come Cristianesimo è nato in
realtà come un’opera di dissimulazione, frutto del tentativo di reazione
della Roma antica a quell’ambiente giudaico che si
tramandava l’antichissima consorteria che ho descritto nella precedente
intervista e che è ben evidenziata nel libro da me scritto.
Sarebbe necessario offrire le spiegazioni che l’enunciato
soprascritto merita; ma von ve n’è lo spazio. Mi rendo conto ora che la
lettura del mio libro dovrebbe essere integrata da altre pubblicazioni,
perciò invito i lettori a ricercare il testo intitolato Il mistero del
Mar Morto di M. Baigent (ed. Best), almeno per dotarsi di qualche conoscenza in più circa la fase citata della storia che ho riportato”.
S.L.: Vuole dire qualcosa ai nostri lettori?
P.R.: “Termino esortando i
lettori più interessati a fornirsi di un adeguato equipaggiamento,
quando si imbattono nell’esplorazione del mondo antico. Suggerisco prima
di ogni altra cosa di leggere le opere di Theodor Reik sull’interpretazione
della Bibbia e dei miti antichi, compresa l’origine del Cristianesimo
dall’Ebraismo. Queste letture dovrebbero ‘corazzare’ ciascuno dal non cadere nella ‘trappola’ dei miti moderni e dalla superficiale interpretazione delle opere religiose in genere”.
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