IL RITORNO DEGLI ITALIANI AL LAVORO DELLA TERRA E’ UN FENOMENO ORMAI NON PIÙ SPORADICO, ma al contrario più diffuso e aggiungiamo strutturato. Il terreno agricolo viene visto non più solo come bene anticiclico o bene rifugio, ma anche come effettiva opportunità d’investimento produttivo con possibilità di ritorni interessanti. Il tutto guidato da logiche di gestione “salutari”, slegate dai ritmi frenetici dell’economia industriale e finanziaria.
Un bell’esempio in tal senso ci viene anche dai GAT, acronimo che sta per Gruppi di Acquisto Terreni, ovvero un gruppo di persone che decidono di mettersi insieme, con un numero di quote più o meno paritario per acquistare un appezzamento di terra e poi lavorarci, coltivarlo, farne un’impresa e dunque il loro lavoro, la loro vita.
Un’investimento di tipo etico, a sostegno della natura, con obiettivi di guadagno spalmati nel medio-lungo termine, e in grado di assecondare la crescente richiesta di prodotti nei mercati ortofrutticoli. Frutta e verdura ottenuti sfruttando rigorosamente i metodi della coltivazione biologica, conservazione e ripopolamento dei boschi, allevamenti allo stato brado. le spese d’altra parte sono ridotte all’osso, puntando sull’autosufficienza energetica: impianti di solare termico e fotovoltaico, pozzi d’acqua autonomi, utilizzo di combustibili naturali.
DAL CONCETTO SI E’ PASSATI ALLA TRADUZIONE IN OPERA. Al momento sul suolo italiano siamo ancora agli inizi: il primo comitato promotore è sorto nel 2009 a Quistello (Mantova), su iniziativa di tre professionisti ed un ristretto elenco di soci che hanno istituito il GAT come marchio registrato. L’acquisto di un podere nella bassa padana sembrava, all’inizio, poco più di una scommessa. Oggi invece i soci sono divenuti 130, ed ha preso forma anche una seconda azienda agricola gestita secondo questa metodologia, sulle verdi colline di Scansano, in Toscana. Il GAT rappresenta un ponte tra il passato e il futuro.
Come integrazione al reddito prevede servizi di agriturismo con modalità di alloggio e ristorazione libera. Nei programmi rientra anche la promozione di un Centro di educazione ambientale/fattoria didattica, e percorsi di trekking a cavallo e a piedi. Un ulteriore ipotesi legata alla capacità produttiva è quella di sfruttare i mercati contadini o di creare veri e propri punti vendita, o ancora collaborare con i Gruppi di acquisto solidale (GAS).
Quella che sta prendendo forma è una nuova filosofia di vita, orientata al rispetto e alla collaborazione con la natura. Secondo i suoi ritmi e le sue regole, muovendo in direzione opposta rispetto allo sfruttamento scellerato e alla cementificazione.
>Fonte<
Redatto da Pjmanc http:/ ilfattaccio.org
http://www.ilfattaccio.org/2014/05/23/gruppi-acquisto-terreni-i-gat-questi-sconosciuti/
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