Ieri è stato annunciato che la
coalizione guidata dal partito della Legge di Stato del Primo ministro
Nuri al-Maliqi è emerso vittorioso nelle tormentate elezioni
parlamentari del mese scorso in Iraq. Mentre militanti sauditi dello
Stato islamico in Iraq e Levante (SIIL) controllano Falluja e parte di
Ramadi, oltre 3500 persone sono già state uccise nelle violenze settarie
quest’anno. L’occupazione statunitense dell’Iraq ha portato con sé
l’insediamento di una classe dirigente esiliata da decenni. Questa
cricca monarchica tenta di trasformare il Paese da Stato arabo
egualitario a bastione del capitalismo selvaggio occidentale. Anni di
lotta rivoluzionaria avevano liberato l’Iraq dall’egemonia bancaria
internazionale guidata dai Rothschild. Tale lotta non sarà abbandonata
senza combattere.
Nel 1776 la British East India Company
stabilì il quartier generale in quello che oggi è il Quwayt. Quando i
membri del clan quwaitiano al-Sabah aiutò i turchi ottomani a sedare le
rivolte nel sud dell’Iraq, lo shayq della tribù dei Muntafiq diede agli
al-Sabah boschetti di datteri presso Fao e Sufiyah nel sud dell’Iraq. Il
Quwayt fu considerato altamente strategico dagli inglesi nella
protezione delle rotte marittime dell’Oceano Indiano.
Nel 1900 gli
inglesi siglarono un accordo con Mubaraq al-Sabah, separando il Quwayt
dall’Iraq e facendone un protettorato inglese. La stragrande maggioranza
delle persone che vi abitava s’oppose al piano britannico, volendo
continuare a far parte dell’Iraq da sempre considerando il Quwayt parte
della provincia di Bassora dell’Iraq. [1]
Per decenni i leader iracheni
contestarono la legittimità dell’accordo Sykes-Picot del 1920,
attraverso cui francesi e inglesi fecero del Quwayt un protettorato
inglese. Gli iracheni non furono mai consultati quando fu firmato il
“gentlemans agreement”. Il Quwayt divenne un importante fornitore di
petrolio per l’occidente e di petrodollari per i banchieri dell’economia
mondiale. L’ex-ministro degli Esteri inglese Selwyn Lloyd dichiarò che i
soldi del petrolio kuwaitiano puntellano la sterlina inglese. Una
battuta di Wall Street dice: “Perché gli Stati Uniti e il Quwayt hanno bisogno l’uno dell’altro?” La risposta “Il Quwayt è un sistema bancario senza patria. Gli Stati Uniti un Paese senza sistema bancario“.
Nel 1937 e di nuovo nel 1946 il Partito Comunista Iracheno indisse scioperi presso l’Iraq Petroleum Company
(IPC), a Kirkuk. Da quando la BP divenne l’importante proprietario
dell’IPC, gli inglesi inviarono truppe per sedare gli scioperi. Mezzo
milione di acri di terra nella provincia di Qut fu rilevato dai fratelli
al-Yasin, lacchè degli inglesi. Nel 1958, l’1% dei proprietari terrieri
in Iraq controllava il 55% dei terreni. [2] Nel 1950 l’IPC fu al centro
del boom del petrolio in Iraq. I suoi numerosi tentacoli includevano Bassora Petroleum e Mosul Petroleum. Chevron, Texaco, Exxon, Mobil, Gulf
e RD/Shell furono esclusi dall’IPC dopo che tali predecessori dei
Quattro Cavalieri firmarono l’accordo della Linea Rossa.
La rivoluzione
in Egitto del 1952, che depose la monarchia di Faruq e portò al potere
il leader nazionalista Gamal Abdal Nasser, ispirò una serie di rivolte
in Iraq contro l’IPC e la monarchia irachena. Nel 1958 re Faysal fu
assassinato insieme a numerosi membri della famiglia reale. La monarchia
irachena, da tempo marionetta dell’impero inglese, fu deposta. Gli
Stati Uniti e gli inglesi agirono rapidamente per garantirsi
l’installazione di un altro burattino nel generale Nuri al-Sayd. Gli
Stati Uniti e la Gran Bretagna convinsero al-Sayd a firmare il Patto di
Baghdad, di cui una parte chiedeva il riconoscimento ufficiale del
Quwayt. Un’altra parte dell’accordo autorizzava l’invio di forze
irachene in Libano per sostenere il governo filo-occidentale e
impopolare di Camille Chamoun. [3]
Nel 1958 al-Sayd fu deposto da un
colpo di Stato guidato da ufficiali nazionalisti dell’esercito fedeli a
Abdul Qarim Qasim. Il settimanale parigino L’Express riferì, “Il
colpo di Stato iracheno è stato ispirato dalla CIA per placare i
nazionalisti. La CIA ha visto Qasim come contenibile e preferibile agli
elementi più radicali che rapidamente guadagnano consensi tra il popolo
iracheno“. Inizialmente i membri del Partito comunista furono
banditi dal governo Qasim. Ma sotto la pressione della potente sinistra
irachena, Qasim subito sciolse la monarchia irachena e coltivò legami
con l’Unione Sovietica e la Cina. Si ritirò dal Patto di Baghdad e
chiese l’annessione del Quwayt alla provincia di Bassora. Tolse il
divieto del Partito Comunista Iracheno che divenne una forza importante
nel suo governo. Creò l‘Iraqi National Oil Company statale
(INOC), facendo dell’Iraq il primo Paese del Medio Oriente a
nazionalizzare le attività dei Quattro Cavalieri.
Nel 1961 Qasim approvò
la legge 80 che recuperava il 99,5% dei terreni inesplorati dell’IPC e
chiese l’annessione del Quwayt. Big Oil e le sue otto famiglie
proprietarie ne ebbero abbastanza. Nel 1960 Sydney Gottlieb della
Divisione Servizi Tecnici della CIA ordì un piano per assassinare il
Presidente Qasim. [4] Una campagna terroristica a bassa intensità fu
organizzata dalla CIA con i partiti nazionalista e baathista che
attaccavano il Partito Comunista Iracheno, il partito di sinistra più
formidabile della regione. La CIA diede ai suoi sgherri gli elenchi dei
leader di sinistra da colpire. Nel 1961 il Quwayt dichiarò
l’indipendenza, prendendosi lo sbocco del solo porto dell’Iraq, Bassora.
Le truppe statunitensi sbarcarono in Libano e quelle inglesi in
Giordania. [5]
Nel 1963 l’agente della CIA Bruce Odell organizzò un ponte aereo per armare la cellula di destra del partito Baath di Baghdad. Gli operatori del Baath
scatenarono un’ondata di terrorismo segnata da innumerevoli massacri di
civili. L’uomo di punta della CIA, la cui fazione di destra nel Baath emerse vittoriosa dopo l’assassinio Qasim nel 1963, fu Sadam Husayn. [6] Secondo un articolo del 17 aprile 2003 dell’Indo-Asian News Service,
la CIA fece uscire Sadam dall’Iraq dopo l’assassinio e lo piazzò in un
hotel di Cairo per qualche notte. Adb al-Salam al-Arif fu nominato
presidente. Il suo primo decreto abrogò la legge 80.
I Quattro Cavalieri
erano di nuovo in sella all’IPC. Nel 1967 l’IPC perforò diversi pozzi
con un potenziale di 50000 barili al giorno. Si nascosero questi
risultati al governo iracheno. Quando la notizia trapelò il popolo
iracheno ne fu indignato. Arif ne seguì l’esempio.
Nazionalizzò banche e
compagnie di assicurazione, insieme a trentadue altre grandi imprese.
L’Iraq approvò le leggi 97 e 123 che diedero all’INOC statale un ruolo
maggiore nell’industria petrolifera irachena, tra cui il diritto
esclusivo di sviluppare il giacimento petrolifero di Rumayla Nord,
presso il Quwayt. La Brown & Root di Houston aveva
costruito il terminal petrolifero dell’IPC di Fao che serviva Rumayla
Nord, mentre la società tedesca Mannesman costruì la pipeline
Kirkuk-Dortyol dell’IPC. [7]
Ora le multinazionali corsero ai ripari
mentre un Iraq irritato ruppe le relazioni con gli Stati Uniti. L’anno
dopo il presidente di sinistra Hasan al-Baqr combatteva l’Unione
Patriottica del Kurdistan sostenuta dalla CIA e guidata da Jalal
Talabani, mentre le truppe lealiste curde di Mustafa Barzani attaccarono
le strutture del’IPC nei pressi di Kirkuk. Il decreto del governo
iracheno dell’11 marzo 1970 premiò i curdi di Barzani con l’autonomia
delle province settentrionali di Kirkuk e Dohuk.
Nel 1971 l’Iraq ruppe i
rapporti con l’Iran dopo che lo Shah fu scoperto aiutare la fazione di
Talabani per conto della CIA. Nel 1972 al-Baqr nazionalizzò l’IPC. Nel
1973 la Bassora Petroleum fu nazionalizzata. Entro dicembre 1975 tutte
le aziende straniere in Iraq erano state nazionalizzate. [8] Non
dovrebbe sorprendere che il flessibile Jalal Talabani sia il presidente
dell’Iraq occupato dagli USA.
La Siria guidava i Paesi della regione seguendo l’esempio iracheno. La nazionalizzazione dell’IPC fu molto popolare e fu sostenuta dal governo di al-Baqr, che costituì l’Iraqi Company for Oil Operations (ICOO) per commercializzare all’estero il petrolio dell’INOC. ICOO siglò accordi di fornitura con Giappone, India, Brasile, Grecia e molte nazioni del Patto di Varsavia.
Nel 1973-1978 i proventi del petrolio
iracheno passarono da 1,8 miliardi di dollari a 23,6 miliardi dollari
all’anno. [9] L’Iraq implementò controlli valutari rigorosi per evitare
che i banchieri internazionali sabotassero il dinaro. Introdussero
restrizioni alle importazioni di valuta estera, affinché non venisse
sprecata in beni di lusso frivoli. L’Iraq divenne un leader rispettato
della fazione dei falchi dei prezzi dell’OPEC. Fu un esempio mondiale
del tentativo di liberarsi dalla schiavitù della otto famiglie della
mafia bancaria che voleva la testa di al-Baqr. Dopo un fallito tentativo
di colpo di stato nel 1975 contro al-Baqr, la polizia irachena scoprì i
dollari in possesso dei golpisti. [10]
Nel corso di quattro decenni, i Quattro Cavalieri e i loro scagnozzi della CIA cercarono di sedare il nazionalismo del popolo iracheno. Il successo fu minimo e i loro regimi fantoccio di breve durata. Il regime di Sadam Husayn sembrava promettente ai banchieri internazionali. Un giro di vite sui partiti nazionalisti uccise e deportò gli elementi più radicali. Invase l’Iran rivoluzionario con una gomitata del tirapiedi dei Rockefeller Zbigniew Brzezinski. Aprì l’economia irachena alle multinazionali occidentali.
Ma quando sauditi e kuwaitiani iniziarono a
pretendere da Sadam il rimborso di 120 miliardi di dollari in prestiti
per la guerra all’Iran, che avevano originariamente chiamato
“sovvenzioni”, Sadam esplose. Gli Stati Uniti dissero ai monarchi
al-Sabah d’insistere, spingendo Sadam sulla nota via socialista del
popolo iracheno. Presto si trovò nel mirino dei suoi ex-sponsor. Una
volta ritiratisi completamente gli Stati Uniti dall’attuale
multimiliardario incubo neo-coloniale, gli iracheni sembrano destinati a
continuare sul familiare percorso rivoluzionario socialista. Non è
facile abrogare la storia di un popolo, a dispetto dell’arroganza e
della ricchezza del propagandista.
Note
[1] Beyond the Storm: A Gulf Crisis Reader. Phyllis Bennis and Michel Monshabeck. Olive Branch Press. Brooklyn, NY. 1991. p.39
[2] Iraq Since 1958: From Revolution to Dictatorship. Marion Farouk-Sluglett and Peter Sluglett. I.B. Tauros & Company, Ltd. New York. 1990.
[3] Diplomacy in the Near and Middle East: A Documentary Record: 1914-1956. J.C. Hurewitz. D. Van Nostrand Company, Inc. Princeton, NJ. 1956. p.236
[4] Iraq and Kuwait: A History Suppressed. Ralph Schoenman. Veritas Press. Santa Barbara, CA. 1990. p.14
[5] Ibid
[6] Ibid. p.14
[7] Ibid
[8] Sluglett and Sluglett. p.120
[9] Bennis and Monshabeck. p.31
[10] Schoenman. p.20
[1] Beyond the Storm: A Gulf Crisis Reader. Phyllis Bennis and Michel Monshabeck. Olive Branch Press. Brooklyn, NY. 1991. p.39
[2] Iraq Since 1958: From Revolution to Dictatorship. Marion Farouk-Sluglett and Peter Sluglett. I.B. Tauros & Company, Ltd. New York. 1990.
[3] Diplomacy in the Near and Middle East: A Documentary Record: 1914-1956. J.C. Hurewitz. D. Van Nostrand Company, Inc. Princeton, NJ. 1956. p.236
[4] Iraq and Kuwait: A History Suppressed. Ralph Schoenman. Veritas Press. Santa Barbara, CA. 1990. p.14
[5] Ibid
[6] Ibid. p.14
[7] Ibid
[8] Sluglett and Sluglett. p.120
[9] Bennis and Monshabeck. p.31
[10] Schoenman. p.20
Dean Henderson 20 maggio 2014
Dean Henderson è autore di:
Big Oil & Their Bankers in the Persian Gulf: Four Horsemen, Eight
Families & Their Global Intelligence, Narcotics & Terror
Network, The Grateful Unrich: Revolution in 50 Countries, Das Kartell
der Federal Reserve, Stickin’ it to the Matrix & The Federal Reserve
Cartel. Potete seguirlo su Left Hook.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/05/26/storia-rivoluzionaria-delliraq/
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