«Non sono certo voti di sinistra quelli che hanno spinto il Pd oltre
il 40% nel nord-est, un’area dove la sinistra storicamente non ha mai
superato il 20%». Massimo Cacciari non ha dubbi: «L’elettorato deluso da
Berlusconi
e poi dalla Lega ha detto: ok, proviamo anche questa, ma è l’ultima
spiaggia».
Non è una cambiale in bianco, quella concessa a Renzi: deve
fare qualcosa di concreto per risolvere la “questione fiscale” che
paralizza le aree più produttive del paese, massacrate
dall’iper-tassazione indotta dall’euro.
Italia smarrita: ha votato solo il 57% degli aventi diritto, poco più
di un italiano su due. L’astensionismo è il primo partito virtuale:
fatto di italiani delusi da tutto, anche da Grillo. Forse, soprattutto
da Grillo, reduce da una campagna elettorale surreale: la battaglia era
per la democrazia
boicottata dall’Unione Europea, mentre il leader 5 Stelle ipnotizzato
dall’“ebetino” si è prodotto in esternazioni-spettacolo sulla “peste
rossa”, sulle auto blu e sulle prevedibili malefatte dei piccoli ladri
dell’Expo milanese.
I dominus dei mercati non l’hanno nemmeno preso in considerazione, il
Movimento 5 Stelle, come possibile pericolo per l’élite finanziaria
europea responsabile
dell’austerity generata dalla moneta unica: secondo Paolo Barnard, che
cita documenti riservati, a impensierire gli oligarchi che affidano alle
larghe intese Merkel-Schulz il dominio delle nostre democrazie in via
di rottamazione sono stati lo Ukip di Nigel Farage, che ha fatto man
bassa di voti in un paese che detesta l’Unione Europea pur non dovendo
subire le forche caudine dell’euro,
e soprattutto il Front National di Marine Le Pen, che ha umiliato il
regime “socialista” di Hollande sulla base di una tesi chiarissima:
visto che l’Eurozona è incompatibile con la democrazia,
non c’è altra strada che il ritorno alla sovranità nazionale, pena
l’uscita della Francia dall’attuale Ue.
Naturalmente i pompieri sono già
al lavoro per spegnere l’incendio evocando anche a Parigi il fantasma
dello spread, ma sanno che – grazie alla prodigiosa “stabilizzazione”
offerta dal Pd di Renzi, la grande speculazione finanziaria non corre
pericoli: tutto continuerà come prima, loro ad arricchirsi e noi a
sprofondare nella crisi.
Dell’imbarazzante Renzi, in tutta la campagna elettorale Beppe Grillo
si è limitato a dire che è «il nulla», anziché la stampella
fondamentale della Merkel dopo il crollo di Hollande e la sconfitta dei
socialisti spagnoli, greci e britannici.
Un “nulla” che oggi vale il 40%
dei votanti italiani, peraltro. E il 43% che non ha votato? Certo non
si è fidato di Grillo né come potenziale leader di governo – non un’idea
su come “cambiare le cose”, nemmeno nell’oretta concessa da Bruno Vespa
– né come credibile leader anti-euro:
il programma del Movimento 5 Stelle infatti si limitava a un “no al
Fiscal Compact” e un altrettanto pletorico “referendum sull’euro”,
quello che semmai si sarebbe dovuto tenere vent’anni fa.
Oggi, chi si
candida a governare un paese – tanto più un grande paese come l’Italia –
sull’euro
dovrebbe avere idee chiarissime, schierarsi per il sì o per il no,
fornire spiegazioni esaurienti e proporre soluzioni credibili. «Noi noi
siamo contro l’euro», ha detto Casaleggio a Marco Travaglio, alla vigilia del voto.
Nemmeno Tsipras è no-euro,
del resto, e la Lista Tsipras è stata sostenuta largamente da Sel, che è
alleata in tutta Italia col Pd di Renzi. Così, l’Italia è la grande
assente di questa decisiva tornata europea, per molti aspetti storica. E
quasi metà degli italiani, quelli che hanno disertato le urne, non
hanno di fronte soluzioni convincenti per tornare a votare domani.
fonte: http://www.libreidee.org/2014/05/la-pistola-scarica-di-grillo-contro-renzi-e-i-boss-dellue/
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