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In realtà solo il 3 per cento di questa gran massa di liquidi è composta di acqua dolce. Il 70 per cento della superficie terrestre è ricoperta d’acqua, ma si tratta per il 97,5 per cento d’acqua salata. Del restante 2,5 per cento, l’acqua dolce da cui dipende l’umanità, tre quarti è condensata in calotte di ghiaccio. E mentre la popolazione del globo terrestre si è triplicata nel corso dell’ultimo secolo, la domanda dell’acqua si è moltiplicata per sette e la superficie dei suoli irrigati per sei.
Un problema da non sottovalutare. Nell’ultimo mezzo secolo l’inquinamento delle falde acquifere ha ridotto
di un terzo le risorse idriche. Secondo l'Onu “1 miliardo e 400 milioni di persone vivono già
oggi senza acqua potabile. Sono costretti a ricavarne da pozzi salini, putridi
o inquinanti. E il loro numero potrebbe raddoppiare nei prossimi anni: entro il
2025 saranno 2 miliardi e 300 milioni”.
L’Unep (un'organizzazione delle nazioni
unite) calcola che “nel terzo
Mondo la sete uccida ogni anno oltre 4 milioni di persone”. In
sostanza: lo
sfruttamento dell’acqua si sta trasformando nel ricco affare dell’oro
blu. Non a caso, la banca privata elvetica, la Picete, ha lanciato dalla
Svizzera i primi fondi di
inversione nel mondo basati su 80 valori di borsa di imprese
specializzate in acqua.
Secondo i calcoli di questa ditta dedita al profitto “la loro resa
aumenterà singolarmente nei prossimi 10
anni”.
Lo chiamano “oro blu” e l’assimilazione al petrolio non è affatto casuale. Il fatto è che l’acqua è il business del futuro, anzi del presente. Ai petrodollari a breve si sostituiranno gli idroeuro.
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Lo chiamano “oro blu” e l’assimilazione al petrolio non è affatto casuale. Il fatto è che l’acqua è il business del futuro, anzi del presente. Ai petrodollari a breve si sostituiranno gli idroeuro.
E' tutto calcolato e pianificato a
tavolino dai padroni del vapore che intebndono schiavizzare
definitivamente l'umanità: “Nel
2050 a soffrire di sete sarà una persona su 5, nei prossimi anni la
scarsità di
acqua potrebbe accendere più conflitti politici che il controllo dei
giacimenti
di petrolio”.
Così uno studio della Bnl descrive la questione idrica a
livello mondiale.
Nel documento si rileva che il 40 per cento dell’acqua dolce è
concentrato in
soli 6 Paesi (Brasile, Cina, India, Russia, Stati Uniti e Canada),
mentre il 40
per cento della popolazione mondiale deve affrontare problemi di
razionamento.
Se per una famiglia canadese di quattro componenti 450 litri giornalieri
sono
appena sufficienti, ad una africana ne spettano a malapena 20 litri ogni
24
ore. L’agricoltura intensiva
porta a un consumo fuori controllo e un inquinamento senza precedenti.
Alcune
multinazionali non esitano a impadronirsi delle
falde freatiche, ma
incontrano resistenze: in Kerala dove le donne lottano contro la Coca
Cola che
prosciuga i loro pozzi. In Italia non va meglio, dove le solite
multinazionali, a partire dalla Nestlè da tempo si sono accaparrate con
pochi spiccioli le risorse idriche (in particolare le sorgenti) dello
Stivale.
Per la cronaca: in Basilicata alcune dighe (ad esempio l'invaso
del Pertusillo) che dissetano la popolazione anche della Puglia sono
inquinate da scarichi dell'industria petrolifera. Lo Stato tricolore e
le autorità locali sono al correte della grave situazione, ma fanno
finta di niente.
L’11 per cento della popolazione
mondiale, quella che controlla
l’84 per cento della ricchezza prodotta, consuma l’88 per cento
dell’acqua, mentre 80 Paesi con il 40 per cento della popolazione
mondiale sopravvivono in uno stato di scarsità idrica calcolata da chi
specula a livello mondiale.
L'acqua è un bene naturale che
appartiene a tutti gli esseri viventi: la proprietà su di essa è un
crimine contro l'umanità, un attentato alla vita, dunque va subito
abolita.
Gianni Lannes
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