Questo articolo è dedicato al sig. Forconi; sì, proprio quello che ad
un certo punto si imbufalisce, si dota di un attrezzo simile al suo
cognome e va in piazza a fare un po’ di rumore.
Il sig. Forconi ha un piccolo esercizio, fa fatica, e percepisce che
qualcosa non funziona, ma non riesce a mettere a fuoco bene la sua
rabbia, altrimenti potrebbe diventare anche più cattivo.
Quando va far benzina e la trova cara, il sig. Forconi è il classico
cittadino che, come tanti, se la prende un po’ con tutti e con nessuno:
non capisce quanto il costo del suo pieno aumenti per le accise e quanto
per colpa del benzinaio e/o del raffinatore: chissà se questi due
soggetti staranno navigando nell’oro o piuttosto, come lui, stanno
cercando affannosamente di sbarcare il lunario per non chiudere.
Ma ora torniamo in ufficio, o in negozio, dove il signor Forconi vede
la bolletta elettrica aumentare continuamente. Impegna 15kW
contrattuali, un consumo grosso modo attorno a 30 MWh/anno (lasciatemi ragionare in MWh, così ci portiamo dietro numeri più leggibili),
prevalentemente in fasce orarie F1 ed F2 (diciamo 26MWh, mentre i
rimanenti 4MWh sono prelevati in F3), e si è rivolto al servizio di
maggior tutela (quello a cui si rivolgono gli utenti che non vanno a
negoziare le proprie condizioni di fornitura sul mercato libero, aperto
ormai anche agli utenti di taglia minima).
In pratica, ai prezzi di dicembre 2013, le sue bollette annue
assommerebbero a circa 8200 €, a partire da 6700 € circa senza il 22% di
IVA. Questi 6700 € sono formati grosso modo da:
- 49.2% di costi variabili associati all’energia elettrica
- 3.3% di costi variabili associati ai servizi di rete
- 31.4% di costi variabili associati agli oneri generali
- 6.2% di accisa (anch’essa variabile). Poi ci sono:
- 7.5% di quota legata alla potenza impegnata
- 3.5% di costi fissi, anch’essi ripartiti tra energia (1.1%), rete (0.4%) e oneri generali (di nuovo, 2.1%).
Di queste voci, la più fumosa da comprendere per il sig. Forconi riguarda sicuramente gli oneri generali,
peraltro mica leggeri. Cosa sono? Sapere che servono ad incentivare le
rinnovabili potrebbe anche dargli qualche soddisfazione civica, (magari non spiegandogli che questa quota vale 12 miliardi di euro all’anno e non inizierà a calare prima del 2031, perché non sono stati stanziati proprio nel modo più efficiente…).
Invece probabilmente diventerà più guardingo sapendo che il restante
serve più o meno a mantenere la baracca pubblica che tiene in piedi il
sistema (insomma: legislazione, funzionari, piattaforme di mercato,
incentivi, studi e indagini, sperimentazione pubblica, tutela del
consumatore, ma anche smantellamenti degli impianti nucleari e aiuti
vari. Bello, ci vuole; tanta burocrazia però, intuisce il sig. Forconi).
Ma, una volta rizzate le orecchie, potrebbe saltare sulla sedia
vedendo questo grafico, che riporta gli andamenti delle quote variabili
negli ultimi due anni (clicca per ingrandire):
Essì, farebbe un bel salto, perché dal grafico è evidente che le
quote delle componenti variabili energia, legate all’energia elettrica
vera e propria, nelle fasce F1 ed F2 in cui avviene la maggior parte del
suo consumo, in due anni hanno segnato diminuzioni attorno al 5% (interpolate da retta di regressione).
Ma allora, perché coi prezzi del gennaio 2012 la sua bolletta annuale sarebbe stata di 7100€ (senza scomodarsi ad abbassare l’IVA, che calcoliamo all’odierno 22%)? Perché oltre il 15% di rincaro?
A questo punto il sig. Forconi guarderebbe il grafico con più
attenzione, e si accorgerebbe che gli incrementi dei famosi oneri (cioè
gli incentivi alle rinnovabili e, nella sua visione, gli stipendi del
personale pubblico che amministra la baracca) si sono pappati cinque volte la diminuzione delle quote energia.
Riuscendo a mantenere ancora calma sufficiente, magari andrebbe a
vedere i costi non variabili. Vabbè, incideranno poco, però anche qui
la componente di rete e quella di potenza non sono variate, mentre
quella relativa agli oneri generali è diventata una volta e mezzo (e arridàgli con ‘sti oneri!):
139 € di oneri generali sono sì ancora una fetta piccola, ma cominciano
a non essere più proprio invisibili (due anni fa erano 90€).
Ora, il sig. Forconi non è uno che si perde d’animo, ed è un tipo
proattivo, per cui si concentra subito su quel che può migliorare: si
accorgerà che sul mercato libero, specie se è un tipo po’ sveglio, o
magari facendosi assistere, si riesce a negoziare, con qualche
soddisfazione, la parte variabile relativa all’energia.
Ma ormai ha perso l’innocenza, e nessuno gli toglierà la rabbia nel
pensare che coi fornitori puoi negoziare su metà della bolletta, mentre
su buona parte della restante metà è lo stato che ogni trimestre (a
volte meno) ti impone un aggiornamento unilaterale delle sue condizioni (e negli ultimi due anni non ha fatto complimenti).
Ed è difficile non pensare che questi ritocchi vengano anche più
facili quando il mercato scende, incamerandosi così il ribasso che
spetterebbe al cittadino (magari senza restituirlo nell’anticiclo, in
perfetto stile boa constrictor).
Il sig. Forconi è furibondo, cerca ancora di contenersi, ma gli fanno notare un’altra cosa: l’IVA è applicata anche sull’accisa, insomma gli tassano una tassa (e pure il suo consulente gli confessa che, se un tempo non fu così, nemmeno lui si ricorda quando).
A chi rivolgersi? All’Autorità? Forse è come andare da uno dei topi e chiedergli di rinunciare ad una parte del formaggio.
A questo punto, anche se personalmente non ne sono contento, non mi
stupisce che il signor Forconi vada ad aguzzare le punte al suo
tridente.
Fonte: Questione Energia
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