«Il sonno è ciò che i siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre
chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali». Così
il Principe di Salina nel “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa.
Citazione perfetta, secondo Rosanna Spadini, per fotografare lo
sconcertante voto italiano delle europee, che trasformano l’incolore Pd
neoliberista nel primo partito europeo, ufficialmente ancora “di
sinistra” benché renziano e ligio ai diktat della destra economica euro-atlantica,
prontissimo anche ora alle larghe intese a Bruxelles coi popolari della
Merkel e del navigato tecnocrate lussemburghese Juncker, ennesima
controfigura del super-potere antidemocratico diretto dalla Troika.«Io
però non credo all’esito di queste elezioni», protesta Spadini. «Non
credo che gli italiani possano essere così imbecilli da rifiutare il
cambiamento, o comunque barattarlo con un voto di scambio degli 80 euro. Non credo che siano state elezioni pienamente libere e democratiche, perché garantite da una casta politica che usa le garanzie solo per sé».
La dissonanza dell’Italia è dolorosa, preoccupante. In Francia, il
Front National di Marine Le Pen conquista il 25% e demolisce il
socialista Hollande, in
Spagna crollano i due grandi partiti del bipolarismo iberico, popolari e
Psoe, che dimezzano la loro rappresentanza europea. E mentre in Gran
Bretagna lo Ukip di Farage diventa primo partito stracciando il prenier
Cameron relegato in terza posizione, in Grecia, con Syriza, Tispras
arriva al 26,7%, staccando di quattro punti il partito del premier
Antonis Samaras. «Che cos’ha l’Italia per essere diversa?». La mancanza
di alternative credibili?
Grillo ambiguo sull’euro?
Non basta: con una posizione più netta sulla moneta unica, il M5S
avrebbe recuperato «i 3 punti che sono andati alla Lega» e si sarebbe
fermato a quota 24-25%, quella del febbraio 2013. Bravo Salvini, certo:
ha «riesumato un partito-spazzatura», corresponsabile «di tutte le
nefandezze euriste che hanno saccheggiato il paese», compresi «tutti i
trattati-capestro europei che stanno trasformando l’Italia in economia da terzo mondo».
«Oggi – continua Rosanna Spadini su “Come Don Chisciotte” – l’Italia ha perso tutte le proprie sovranità, quella monetaria con l’introduzione dell’euro,
quella economica con la legge del divorzio tra il Tesoro e Bankitalia
(Ciampi-Andreatta, 1981) e quella politica, da quando nel 2011 il
governo Berlusconi
è stato silurato dal “golpe bianco” dello spread e sostituito da
“governi oligarchici” impostici da quei poteri finanziari che hanno
commissariato l’Italia e la spolperanno fino all’osso. Io non credo –
continua Spadini – che gli italiani abbiano capito cosa sta succedendo a
loro e al loro paese, mentre il governo Renzi proseguirà nel progetto
di svendita dei gioielli di Stato (Eni, Enel, Finmeccanica) alle lobby
finanziarie straniere, e nella realizzazione del suo piano di lavoro Jobs Act, che precarizzerà a vita il lavoro
delle giovani generazioni – se ne troveranno uno e retribuito
decentemente».
Gli italiani? «Non hanno capito la nuova proposta
politica del M5S, un movimento di cittadini che si fanno Stato, cittadini comuni entrano nelle istituzioni, ma solo per due mandati».
Una forma di democrazia
diretta, quella dei 5 Stelle, che «risponde benissimo alle sfide del
nostro tempo e si adatta perfettamente alla società dei consumatori,
dove i grandi apparati politici si sono sgretolati sotto il crollo delle
ideologie, dove le grandi fabbriche si stanno dissolvendo a vista
d’occhio sotto i colpi della globalizzazione (vedi Fiat)».
Il Movimento 5
Stelle non sparirà facilmente: «Si è confermato comunque come prima
forza politica di opposizione e seconda forza in Italia», quindi
«continuerà a restituire i soldi dello stipendio e a rifiutare i
rimborsi elettorali, a difendere la Costituzione, i giovani dal
precariato e gli imprenditori da Equitalia», mentre il Pd confluirà nel
Partito Socialista Europeo che ha già annunciato che si alleerà con il
Ppe della Merkel e di Berlusconi
– possibile che gli elettori Pd non se ne siano “accorti”?
Più facile,
invece, che nel frattempo sparisca l’Italia, «condannata al declino
inesorabile stabilito dagli oligarchi». E’ un destino di
terzomondizzazione, «sancito da quelle lobby finanziarie che pilotano
Renzi and company: l’Italia è destinata a diventare un’economia da terzo mondo – anzi, se vogliamo culturalmente lo è già, perché così ha stabilito il vero potere».
fonte: http://www.libreidee.org/2014/05/votiamo-chi-ci-spolpera-siamo-un-paese-di-imbecilli/
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